Breve trattato delle cause che possono far abbondare li regni d'oro e d'argento dove non sono miniere/Parte terza/Capitolo VIII

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Capitolo VIII

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CAPITOLO VIII

Se, non ostante la difficoltá, si possa reparar
alla penuria e introdur l’abbondanza.

Giá si è inteso la difficultá degli espedienti: resta di dire se vi è modo de facilitarli o ve ne possano essere altri, per concludere questa terza parte e adempire quanto si è promesso. E, in quanto alla prima causa, ch’è l’entrate che tengono forastieri in Regno, se detta causa si deve levare, si concluda che, o per la ragione dell’impossibilitá o pericolo di maggior danno, che non si deve tentar questo espediente. Quell’altro di levar l’industrie de forastieri, quando si facesse, non genera alcun danno, ma utile al Regno, né lo priva del commercio; e di quello, che per tal ragione lo privasse, li giova in superlativo grado, ma con li debiti modi, essendo potenti piú volte li diversi modi far diversificare l’effetto senza togliere la causa. E, in quanto alla robba che viene da fuora per il bisogno del Regno, si concluda che d’alcune robbe, che sono prodotte dalla natura e in Regno non vi sono, come sono li metalli, robbe di speziaria, è impossibile levar la causa; ma di tutte altre, che produce l’artificio, essere possibile levar la causa, e doversi fare per principale espediente. Quale causa si leva levando la seconda causa principale che produce la penuria, cioè il defetto degli accidenti communi, con introdur in Regno gli artefíci; quali espedienti, per esser possibili e importare quanto si è detto, con ogni sforzo si deveno cercare di arrivare. E, se bene tanto questo quanto gli altri non si neghi che non siano difficili da intendersi in sé come [p. 228 modifica]si abbino da disponere, conoscendo quel che vi bisogna, non per questo si deve lasciare di cercarli e metterli in essecuzione, dovendo atterrire la difficoltá gli uomini di poco spirito e manco forze, e non chi deve abbondare e abbonda maggiormente di spirito e di forza, come è il prencipe che governa: essendo verissima la proposizione che a colui che vuole e puote non è cosa difficile, e l’altra ancora che non si concede cosa alcuna senza gran travaglio di vita. E, se non fussero in sé d’alcuna difficultá importante per esser conosciuti e ben disposti, fuori di proposito mi saria affaticato in far conoscere quanto si è fatto conoscere; e la principale operazione dell’ingegno sta in facilitar le cose difficili, e piú volte arriva alle cose che communemente son state tenute per impossibili. E, perché la maggior difficoltá consiste nel modo, giaché le cause e remedi son chiariti, si accennerá solamente in confuso e in generale il modo che, senza produrre inconvenienti o danno al Regno, possa generar abbondanza di moneta, removendo gli effetti della penuria prodotta dalle cause predette, non convenendo per piú rispetti dire il modo in particolare. E, perché da alcuni non si imagini che questa sia escusazione dell’ignoranza, sempre che il padrone lo comanda, se li fará palese il modo in particulare, con reforma grandissima e beneficio universale del Regno e della Maestá cattolica, senza privare il privato del suo contra la disposizione della giustizia, quale sempre deve avere il primo luoco nella considerazione di chi governa e regolare tutte sue operazioni, contra o senza la quale mai si deve fare provisione picciola o grande.