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Canti di Castelvecchio/Canti di Castelvecchio/La canzone del girarrosto

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La canzone del girarrosto

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Canti di Castelvecchio - Primo canto Canti di Castelvecchio - L'ora di Barga
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LA CANZONE DEL GIRAROSTO



Domenica! il dì che a mattina
sorride e sospira al tramonto!...
Che ha quella teglia in cucina?
che brontola brontola brontola...

È fuori un frastuono di giuoco,
per casa è un sentore di spigo...
Che ha quella pentola al fuoco?
che sfrigola sfrigola sfrigola...

E già la massaia ritorna
da messa;
così come trovasi adorna,
s’appressa:

la brage qua copre, là desta,
passando frr come in un volo,
spargendo un odore di festa,
di nuovo, di tela e giaggiolo.

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II


La macchina è in punto; l’agnello
nel lungo schidione è già pronto:
la teglia è sul chiuso fornello,
che brontola brontola brontola...

Ed ecco la macchina parte
da sè, col suo trepido intrigo:
la pentola nera è da parte,
che sfrigola sfrigola sfrigola...

Ed ecco che scende, che sale,
che frulla,
che va con un dondolo eguale
di culla.

La legna scoppietta; ed un fioco
fragore all’orecchio risuona
di qualche invitato, che un poco
s’è fermo su l’uscio, e ragiona.

III


È l’ora, in cucina, che troppi
due sono, ed un solo non basta;
si cuoce, tra murmuri e scoppi,
la bionda matassa di pasta.

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Qua, nella cucina, lo svolo
di piccole grida d’impero;
là, in sala, il ronzare ormai solo
d’un ospite molto ciarliero.

Avanti i suoi ciocchi, senz’ira
né pena,
la docile macchina gira
serena,

qual docile servo, una volta
ch’ha inteso, nè altro bisogna:
lavora nel mentre che ascolta,
lavora nel mentre che sogna.

IV


Va sempre, s’affretta, ch’è l’ora,
con una vertigine molle:
con qualche suo fremito incuora
la pentola grande che bolle.

È l’ora, s’affretta, nè tace,
che sgrida, rimprovera, accusa,
col suo ticchettìo pertinace,
la teglia che brontola chiusa.

Campana lontana si sente
sonare.

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Un’altra con onde più lente,
più chiare,

risponde. Ed il piccolo schiavo
già stanco, girando bel bello,
già mormora, in tavola! in tavola!
e dondola il suo campanello.