Certo ben so, che ti lusinga il core
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XLIX
ALLA SIGNORA
D. FLAVIA ORSINA
DUCHESSA DI BRACCIANO.
Certo ben so, che ti lusinga il core,
Nobile Donna, il canto,
Che va gridando il vanto,
E l’onorato ardir del tuo Signore:
5Ma dir del suo valore,
Che spronato dagli Avi in alto ascende;
Sol puossi del gran Pindo in sulle cime;
E gir per via sublime
La stagion sì cocente oggi contende.
10Or che lodarsi? or che da me si deve
Cantar per tuo diletto?
L’avorio del tuo petto
Dir può mia cetra, e la tua man di neve:
Ma sue lodi riceve
15Con gran rossore il tuo gentile ingegno;
Onde oggi teco io parlerò de’ venti,
Che de’ soävi accenti
Da lor merce sperar forse fia degno.
Che contra amore ogni contrasto è poco,
20Spesso affermar si suole;
E sì fatte parole,
Chi ben conosce il ver, non ha per gioco;
Che non potrà suo foco?
O quale incontra amor petto ostinato
25Troverà tempra alle sue fiamme salda,
Se i venti anco riscalda,
E fra lo stuol de’ venti il più gelato?
Già dell’argivo Ilisso in sulla riva,
Inclita verginetta
30Premea co’ piè l’erbetta,
Che per virtù d’april tutta fioriva;
Ostro gentil copriva
Le belle membra, e tra’ lavori egregi
Ei spargea per lo cielo aure Sabbee,
35E di gemme Eritree
Sovra il lucido lembo erano i fregi.
Vivo piropo le fiammeggia in seno,
Ammirabil monile,
Agli orecchi gentile
40S’attenea lampo di zaffir sereno;
Candido vel ripieno
D’alta ricchezza, onde ogni sguardo è vinto,
Sulla gonna di porpora risplende,
E l’aria intorno accende
45Cinto d’opre d’amor tutto dipinto.
Così lieta spargea tra sete ed ori
Chiome d’oro lucenti,
E scopria de’ bei denti
Fra’ rubin delle labbra almi candori,
50E tra’ vivi splendori,
Tra’ vaghi rai, sotto begli archi e neri
Occhi volgea per man d’Amore accesi;
Occhi dolci e cortesi,
Occhi duri ed acerbi, occhi guerrieri.
55Or mentre ella movea sul prato erboso,
Ecco dal Tracio albergo
Alato i piedi e’l tergo
Per quell’aria venir Borea nevoso;
Ei giù dal sen sdegnoso
60Era pronto a soffiar spirto crudele,
E le selve atterrar sull’alte sponde,
E ne’ regni dell’onde
Rompere in un momento ancora e vele
Ma quell’alta bellezza appena ei scôrse,
65E riguardolla appena
Che per ogni sua vena
Alto incendio d’amor subito corse.
Nè lungo tempo in forse
Tenesti nuovo amante il tuo pensiero.
70Anzi pien di desir, pien di vaghezza
La bramata bellezza
Fosti a rapire, indi a fuggir leggiero.
Felice appien, che dell’amato aspetto
Empiesti i desir tuoi;
75Via più felice poi,
Che di vergine tal godesti il letto:
Deh se dolce diletto
Per sì care memorie al cor ti riede,
Questa cetera mia, che le rinnova,
80Gli spirti tuoi commova
Sì, che io vaglia impetrar qualche mercede.
Mira siccome il Sol v’avventa strali
Fiammeggianti infocati,
Mira, che arsi infiammati
85Omai posa non trovano i mortali:
Deh vesti, o Borea, l’ali,
E l’aure chiama, e va volando intorno;
E di là sgombra il non usato ardore,
Ove del mio Signore
90La carissima Donna or fa soggiorno.
Fa, perchè al guardo suo dolcezza cresca,
Ne’ prati i fior più vivi,
E ne’ fonti, e ne’ rivi,
Ov’ella suol mirar, onde rinfresca;
95O che dal mar se n’esca,
O che dall’alto ciel raddoppi il lume;
O che s’inchini il dì, tempra l’arsura,
E per la notte oscura
Lusinga i sonni suoi con le tue piume.