Correndo il 2° anniversario della morte dei fratelli Bandiera

Da Wikisource.
Goffredo Mameli

1846 Indice:Poesie di Giovanni Berchet.djvu Poesie/Risorgimento Letteratura Correndo il 2° anniversario della morte dei fratelli Bandiera Intestazione 26 ottobre 2022 100% Da definire

Questo testo fa parte della raccolta Poesie (Berchet)


[p. 120 modifica]

CORRENDO IL 2° ANNIVERSARIO

DELLA MORTE

DEI

FRATELLI BANDIERA

E DEI LORO COMPAGNI DI MARTIRIO

in Cosenza il 25 luglio 1844.


Et sit memoria eorum in benedictione,
et ossa eorom pullulent in loco suo.


Tentai più volte un cantico
     Come un sospir d’amore
     A voi sacrar; ma un fremito
     D’ira stringeami il core,
     Ma soffocava il pianto

[p. 121 modifica]

     Sulle mie labbra il canto,
     E non ardì il mio genio
     Sui venerandi avelli
     Dei martiri fratelli
     Voce di schiavo alzar.
          L’inno dei forti ai forti,
          Quando sarem risorti
          Sol vi potrem nomar.
Come raccolta e trepida
     Presso l’altar fatale
     Nella città dei secoli
     La vergine vestale
     Sul sacro fuoco intesa,
     Noi pur la fiamma accesa
     Dal vostro sangue, vigili
     Nel nostro duol spiammo,
     Pensando a voi sperammo,
     Trovammo in voi la fè
          Quando dicean che solo
          In sorte l’onta, il duolo
          A noi l’eterno diè.
E or fra il desio, fra l’ansia1
     Che dei credenti in petto
     Nuova speranza suscita,
     Or che ogni grande affetto
     Parla potente al core,
     L’Italico cantore
     Di nuova luce splendida
     Sente nel sen presago
     La vostra santa imago,
     E del suo carme il vol,
          Spiega per voi le piume,
          Qual di cometa il lume
          Torna al paterno sol.
Chè fra i codardi, lurido
     Vidi destarsi un riso,
     E dei tiranni a un’empia
     Gioia atteggiarsi il viso,
     Mentre una grande idea

[p. 122 modifica]

     La fronte lor cingea
     Di viva luce, e martiri
     Della sua fede in cielo,
     Sgombri del mortal velo
     Dal suo cruento altar
          Di degno incenso fumo,
          Di degno fior profumo
          L’anima a Lei mandar.
Un indistinto fremito2
     Infra l’ausonie genti
     Errar parea, commuovere
     I popoli dormenti;
     Pareva giunta l’ora
     Della promessa aurora....
     Ma chi fia quei che scendere
     Osi nel grande agone,
     Della fatal tenzone
     Primo il vessillo alzar?
          Ringagliardir gl’ignavi,
          Da popolo di schiavi,
          Nell’avvenir lanciar?
Altri desia, ma debole
     Teme, e voler non osa,
     Altri al materno gemito,
     Alla plorante sposa
     Pietà codarda ostenta;
     Tal cui l’osar sgomenta,
     Vilmente pio, la Patria
     Al cieco caso affida,3
     Nel proprio fango grida
     Sola virtù dormir;
          E con superbe fole
          Della romulea prole
          Tenta ingannar l’ardir.
Stolti, o venduti — credono
     Guidar tremando i fati,
     Che il lor terrore adorino
     I popoli prostrati;
     Della viltà profeti,

[p. 123 modifica]

     Sui fremiti secreti
     Che l’avvenir racchiudono
     Spargon blandizie e oblio,
     Dicon, mentendo Iddio,
     Empio chi tenta oprar;
          Come se in ciel l’eterno
          Avesse sol governo
          Di chi sa sol tremar.
Silenzio, eunuchi! — Il garrulo
     Bisbiglia, almen quest’ora
     Tema turbare.... — Un angelo
     D’amore e speme infiora,
     Noi d’un fecondo pianto,
     D’un generoso canto
     Sacriam l’avel dei martiri,
     Raccolti all’urne a lato
     Noi vi cerchiamo il fato,
     La fede ed il valor.
          Muore il profeta, dura
          L’Idea, nel duol matura,
          Si fa più sacra ancor.
Qui presso all’ossa, o giovani
     Che all’avvenir vivete,
     La sanguinosa pagina
     Qui del dover leggete.
     O gelidi vegliardi,
     Si fa par voi già tardi,
     Fra pochi giorni in braccio
     Al fatal nulla andrete;
     Ah! più per poco avete
     La vita da offerir.
          Qui tutti — a questa scola
          Chiediam la gran parola
          La scienza del morir.
Oggi ha due anni — videro4
     Pregar la madre accanto
     L’ultima volta i figli,
     E una gentil che il pianto
     Per non scorarli tenne,

[p. 124 modifica]

     E il mesto addio sostenne
     Senz’arrestarli — martire
     In pochi dì la pia
     Vinta dal duol moria
     Di liberta e d’amor.5
          Voi che sui cor regnate,
          S’ama così — gittate
          Sovra quest’urna un fior.....
Soli quei prodi scesero
     — Onta ai fratelli! — in campo
     Qual la diffusa tenebra
     Rompe solingo un lampo;
     Ma anche in quel giorno amaro,
     Credettero, speraro,
     Morir gridando Italia,
     Piangendo sui perduti,
     Pregando pei caduti,
     Pensando all’avvenir.6
          Col sangue del Divino.
          Trafitto, un cherubino
          Raccolse quel sospir,
Lo serba nel gran calice
     Col fremito dei forti,
     Col sangue delle vittime,
     Dei santi che son morti
     Pel vero, pei fratelli,
     Ai preti, ai re ribelli —
     Nell’ora del giudicio,
     Saetta pei potenti,
     Rugiada pei credenti,
     Sui mondo il verserà.
          Nel nome dei Bandiera
          Lo giuro — la grand’Era
          Promessa arriverà.

. . . . 1846

Goffredo Mameli

Note

  1. [p. 125 modifica]Questi versi furono scritti in tempo che la recente mal compressa insurrezione in Gallizia, cogli assassinj e l’imminente movimento svizzero davano luogo a speranze, in parte non totalmente deluse (dura il fermento in Polonia) in parte confermate.
  2. [p. 125 modifica]Il fermento insurrezionale in Italia — mi scriveva Attilio Bandiera — dura, se debbo credere alle voci che corrono tuttavia; e pensando che potrebbe ben essere l’aurora del gran giorno di nostra liberazione, mi pare che ad ogni buon patriotta corra l’obbligo di cooperarvi per quanto gli è possibile. Vi hanno invece tali che agognano al monopolio dell’italico avvenire, autori di speranze disperate che dicono che miglior mezzo di liberar l’Italia è di far delle corse pei monti della Savoia, e davvero che le persone di giudizio troveranno la loro tattica migliore di quella dei Bandiera. Alla fin fine coprendosi bene, non vi è neanche il rischio d’un’infreddattura.
  3. [p. 125 modifica]Si allude ai provvidenzialisti.
  4. [p. 125 modifica]Il governo Austriaco, impaurito dal fermento che la partenza dei due Bandiera aveva desto nella sua flotta, temendo le virtù dell’esempio, e più d’ogni altra cosa la fiducia che la rivelazione di un elemento nazionale in mezzo alle forze nemiche darebbe ai rivoluzionari Italiani, cercava modo perchè il fatto apparisse piuttosto avventatezza di giovani traviati che proposito d’anime deliberate, e tentava le vie pacifiche. “L’arciduca Raineri (mi scriveva Attilio il 22 aprile da Corfù) mandò uno de’ suoi a mia madre a dirle che ove essa potesse di Corfù ricondurmi a Venezia, ecc..... Mia madre crede, spera e giunse qui dove vi lascio considerare quali assalti, quali scene io debba sostenere. Invano io le dico che, il dovere mi comanda di restar qui.... nè nessuna affezione mi potrà staccare dall’insegna che ho abbracciata, e che le insegne di un re si debbono abbandonare, quelle della patria non mai...”

    Mazzini, Ricordi sui fratelli Bandiera.

  5. [p. 125 modifica]“Come sosterranno questa rovina mia madre e mia moglie, creature dilicate incapaci forse di resistere a grandi dolori” — Quand’egli (Attilio Bandiera) mi scriveva queste parole, sua moglie era morta. Avvertita da Emilio del progetto di fuga, avea, finchè l’esito rimanevasi dubbio, mantenuto il segreto e la forza d’animo necessaria a non tradire le inquietudini [p. 126 modifica]mortali che l’opprimevano; poi, saputo in salvo il marito avea ceduto al dolore, donna rara al dir di chi la conobbe, per core, per intelletto, per bellezza di forme.

    Mazzini, Opere citate.

  6. [p. 126 modifica]La mattina del giorno fatale furono trovati dormendo, ecc.... un prete venne per confessarli, ma essi lo respinsero dolcemente, dicendogli: — “Che essi avendo praticato il vangelo, e cercato di propagarlo anche a prezzo del loro sangue fra i redenti da Cristo, speravano di essere raccomandati a Dio più dalle loro opere che dalle sue parole, e lo esortavano a serbarle per predicare ai loro oppressi fratelli in Gesù la religione della libertà e della eguaglianza...” — Gridarono viva l’Italia, e caddero morti.

    Mazzini, Opere citate.