Della architettura della pittura e della statua/Della architettura/Libro settimo – Cap. XVII
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Traduzione dal latino di Cosimo Bartoli (1550)
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Se e’ si debbon metter le statue ne Tempii, et di che cosa si debbon fare più commodamente.
cap. xvii.
„ Ritto a gran pena, et nella destra mano
Appresso a gli Egittii furono alcuni che si pensarono che Dio fusse di fuoco, et che egli habitasse nello elemento del fuoco, nè potere essere compreso dal senso de gli huomini, et però feciono gli Dii di cristallo. Alcuni altri si pensarono che fusse bene fare gli Dii di Pietra nera, pensando che tal colore fusse incomprensibile. Altri finalmente di oro, per confarsi il colore alle stelle: ma io son stato sospeso di che cosa sia bene fare le statue de li Dii. Tu dirai certamente che quella materia in che si ha a intagliare la immagine di Dio, bisogna che sia oltra modo degna; accostasi alla degnità quella cosa, che è più che l’altre rara; niente dimeno io non son tale che io le voglia fare di sale, si come dice Solino, che erano soliti di fare i Siciliani, nè come dice Plinio, anco di vetro, nè di oro massiccio, ne di argento ancora, non perche io la intenda come coloro che ciò recusavano, per esser nato di terra sterile, et di color pallido: Ma ci sono molte cagioni che a ciò mi muovono, infra le quali ci è questa, che io mi persuado che e’ si appartenga alla Religione, che quelle statue, che noi porremo da doversi adorare come Dii, sieno per quanto si può simili a essi Dii; giudico adunque che gli huomini mortali le habbino a fare quanto più possono immortali, o qual dirò io che sia la cagione perche si stimi tanto una ricevuta openione da nostri maggiori di cosi fatte cose? che e’ si tenga per certo, che in questo luogo una dipinta immagine d’uno Dio ci esaudisca, et in questo altro una statua del medesimo Dio non esaudisca, non che altro, le orationi, et i voti de gli huomini giusti? Che più? se tu tramuti le medesime statue da luogo a luogo, alle quali il vulgo soleva portare grandissima reverentia, non troverai chi più gli creda, o gli faccia voti, come se elle fussino fallite; bisogna adunque che elle habbino i luoghi loro stabili, propii, et dignissimi. Dicono che e’ non ci è memoria alcuna infra gli huomini, che di oro si sia visto lavoro alcuno eccellentissimo, come che il principe de metalli si sdegni di esser troppo honorato da le mani de gli Artieri: se questo è cosi, non è bene fare le statue de gli Dii, che noi vorremo fare convenientissime, di oro. Oltre a che alcuni tirati dal deriderio de l’oro più facilmente fonderanno tutta la statua, che solamente la barba, essendo d’oro. Piacerammi molto di bronzo, se già non mi diletterà più il candore del bianchissimo marmo. Ma nel bronzo vi sarà un certo che, che io primieramente loderò, rispetto al durare assai, pur che noi le facciamo tali, che e’ sia maggiore il peccato nel guastarle, che il guadagno nel fonderle, per farne poi altro. Sieno veramente tali come se noi le havessimo fatte con il martello, o di lamine sottilissime, fondute che paia fatta appunto la pelle. Scrivono che fu fatto un simulacro d’avorio tondo, grande, che a gran pena capiva sotto il tetto del Tempio: a me non piace. Percioche e’ bisogna che e’ sia conveniente di grandezza, di forma, di disegno, et di convenienza di parti; et forse non stanno bene insieme le faccie de grandi Dii severi di barba et di ciglia, con l’effigie più dolci de le Vergini. Oltre a che se gli Dii saranno più rari, s’io non m’inganno, accresceranno la reputatione et la riverentia. Sopra uno Altare vi se ne porranno commodamente duoi, o non più di tre: il numero et moltitudine de gli altri si ponga nelle nicchie, in luoghi accommodatissimi. Io vorrei che lo scultore si ingegnasse quanto più puo di esprimere nel fare qualunque di questi Dii con habito, et con gesti da huomini grandi, qual sia stata la vita et i costumi loro. Io non voglio, il che tengono per cosa bella, che e’ paia quasi un histrione, o uno schermidore, ma voglio che et dal volto, et da tutto il resto del corpo mostri di se una certa gravità, et una maiestà degna certo di Dio: Et che e’ dimostri quasi col cenno et con la mano di esaudire et spontaneamente ricevere coloro che lo vanno ad adorare. Cosi fatte vorrei io che fussino le statue che si ponessino ne Tempii, et l’altre si lasciassero a Teatri, et a gli altri edificii secolari.