Della moneta (1788)/Capitolo XXIV

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Capitolo XXIV - Conclusione

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Capitolo XXIII APPENDICE
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CAP. XXIV.

Conclusione.


A
Nalizzando la natura della moneta, i di lei valori in commercio, e le operazioni politiche solite a farsi pel regolamento della medesima, ho ricavato, che il valor vero della moneta non è altro che un rapporto ai generi, con cui si cambia, ossia che la moneta vale precisamente tutto ciò che si suole esibire in commercio per acquistarla; che per conseguenza il valor vero della moneta è necessariamente variabile ed incostante; che i valori detti numerarj non sono che pure denominazioni, inutili ogni qual volta corrispondono esattamente ai valori veri, e perniziose quando non corrispondono; che meglio sarebbero regolate le finanze e i contratti tutti de’ Cittadini in monete effettive, che in valori numerarj; che tutte le leggi dirette a prescrivere i valori delle monete, ad impedire l’introduzione di monete forastiere, a togliere dal commercio le monete calanti, a ristringere in somma in qualunque modo la libertà del commercio delle monete; che tali leggi, dissi, sono pregiudizievoli al commercio, senza che arrechino o alla Nazione o all’Erario del Principe [p. 145 modifica]vantaggio alcuno; che tali operazioni politiche non sono altro in fondo, che accrescimenti di tributi, diminuzioni dei pubblici salarj, o fallimenti; che tutto ciò farebbesi più utilmente per la Nazione con operazioni immediate, che per via delle leggi monetarie. Da tutti questi principj ho dedotto per massima fondamentale, che il ben pubblico richiede la più estesa libertà in materia di monete, eccettuatane la sola fabbricazione, che dev’essere di diritto privativo del Principe.

Nacque da questa massima il progetto per quelle Nazioni che non avessero moneta propria di sorte alcuna, di sostituire alle comuni leggi monetarie una tariffa puramente istruttiva pel popolo, in cui possa ciascuno riconoscere il peso, il titolo, il valore presso le Nazioni confinanti di ciascuna moneta, e di abbandonarne alla piena libertà del commercio la estimazione ed il corso di tutte quante, sciegliendone una sola delle più comuni, cui assegnare un determinato numerario valore costante, e a cui ragguagliare i valori di tutte le altre monete, e ciò non già con tariffa coercitiva riguardante il commercio, ma unicamente con tariffa di privata economía pel solo uso delle Finanze, affine di sottrarre i tributi e i pubblici stipendj da quella incostanza, cui soggiacerebbero per la [p. 146 modifica]variabilità dei valori numerarj di tutte le monete in commercio.

Ma le Nazioni che non hanno moneta propria, non potranno giammai rimediare intieramente a’ disordini cagionati dall’innalzamento continuo dei valori numerarj, il quale può solo esser represso dal regolamento delle monete nazionali, per cui costringansi i valori numerarj a identificarsi perfettamente co’ valori veri. Ho esaminato pertanto a quali Nazioni convenga, e a quali no, battere moneta, ed ho trovato che è falso quanto si crede comunemente, che nella fabbricazione delle monete vi sia sempre un guadagno pel Principe, mentre anzi può egli avere molte volte del discapito, non essendo in sua mano di caricare sopra la moneta stessa la spesa della di lei fabbricazione. Ho osservato, che quanto alle monete di rame non v’è probabilmente Nazione alcuna in Europa, che non le possa battere senza discapito, e tanto basta per poter tenere in freno i valori numerarj. Quanto alle monete d’oro e d’argento ho additato un facilissimo calcolo onde conoscere se la fabbricazione delle medesime sia dispendiosa indifferente o proficua alla Nazione, e per nulla omettere di ciò che riguarda il risparmio delle spese nella fabbricazione delle monete, ho [p. 147 modifica]suggerito i mezzi per conoscere se convenga o no moltiplicare le Zecche nelle provincie, e quali sieno i siti più opportuni per istabilirvi la Zecca.

A quella Nazione che avrà riconosciuto essergli conveniente fabbricare monete d’una o più specie di metallo, ho suggerito qual titolo debba assegnare alle medesime, qual sia la più opportuna maniera di coniarle, ed ho sviluppato finalmente l’unico mezzo di render perpetuamente corrispondenti ai valori veri i valori numerarj, fabbricando tali pezzi di monete, che possano costantemente serbare le denominazioni di denaro, di soldo, di lira, di scudo ec. Per tal fine ho mostrato la maniera di conoscere i giusti rapporti, che si devono assegnare alle monete d’un metallo, relativamente a quelle d’un altro; ho suggerito le vie di rimediare alle alterazioni, che ne’ scelti rapporti potessero avvenire pel mutato credito d’alcune monete, pella copia o pel desiderio d’un metallo più che d’un altro accresciuto o scemato in commercio, pella naturale o fraudolenta corrosione delle monete e pei monopolj. Ho proposto la progressione decimale da sostituirsi nella serie di varie monete alla progressione comunemente usata. E finalmente per togliere il grande inciampo che incontrar potrebbe nella esecuzione d’una buona riforma del [p. 148 modifica]sistema delle monete, ho fatto vedere che le vecchie monete erose aventi un valor vero troppo minore del corrente numerario si devono a spese del Principe ricomprare con nuove monete di valor giusto, potendo il Principe su i tributi rifarsi facilissimamente d’ogni spesa ch’avrà dovuto fare pella riforma delle monete. Da tutti i principj e ragionamenti esposti in questo discorso può ricavarsi il seguente progetto di nuova monetazione.

Provvista che sia la Zecca de’ migliori stromenti, de’ più abili artefici, e di illuminati ed integerrimi Direttori, si piglieranno dalle proprie miniere, o si compreranno col maggiore risparmio le paste d’oro, d’argento, e di rame. Un pezzo di rame che possa corrispondere alla più piccola moneta di cui s’abbisogni nel minuto commercio, coniato che sia, porterà impronto il nome suo di denaro. Si faranno di simil rame altre monete, come più piacerà, cui sia segnato nell’impronto il valore di due, tre, quattro ec. denari; avvertendo che siano esattamente di peso doppio, triplo, quadruplo ec. del denaro. Un pezzo di rame che contenga il peso decuplo del denaro, avrà nome soldo. Tutte queste monete saranno ben coniate e contornate, ma non avranno alcuna vernice. Non si faranno monete composte di rame e d’argento; [p. 149 modifica]ma delle monete di puro rame si passerà subito a quelle di puro argento. Conosciuto che sia il rapporto corrente nel proprio paese tra il valore delle paste di rame e quelle d’argento, si calcolerà la spesa che ci vuole a coniar monete di rame, e quella che richiedono le monete d’argento: unita la spesa della monetazione al valor del metallo sì nel rame che nell’argento, si paragoneranno insieme ambe le somme, e risulterà in qual rapporto debbano essere le monete d’argento a quelle di rame. Secondo questo rapporto si farà una lira d’argento, che sia di valore eguale a dieci soldi di rame. Si faranno delle mezze lire, dei quarti di lire in argento, che abbiano esattamente la metà o il quarto del peso della lira. Un pezzo d’argento che sia di peso eguale a dieci lire si chiamerà scudo, e si faranno a piacimento dei mezzi scudi, dei quarti ec. di peso proporzionale. Tutte le monete d’argento saranno elegantemente coniate e contornate, colla sola avvertenza che non sia tanto rilevato l’impronto a potersi troppo facilmente rodere e consumare. L’argento adoperato per le monete sarà, o perfettamente puro, o tanto fino almeno quanto il suol essere nei più fini artefatti. Volendosi fabbricare anche monete d’oro, si riconoscerà in primo luogo il rapporto corrente nel [p. 150 modifica]paese fra le paste d’oro e d’argento, si esaminerà quindi il rapporto in cui sono presso i banchieri e cambisti le monete d’oro e d’argento, detratte però quelle che possono avere un valor d’opinione maggiore o minore di quello delle comuni monete. Se il rapporto delle monete presso i banchieri non sarà sensibilmente ed in costante proporzione diverso dal rapporto delle paste metalliche, da questo secondo si piglierà norma per determinare in qual rapporto si debbano fabbricare le monete d’oro relativamente a quelle d’argento. Se i due rapporti saranno sensibilmente, ed in costante proporzione diversi si piglierà per norma quello delle monete presso i banchieri1, e secondo quello si [p. 151 modifica]faranno monete d’oro equivalenti a due, tre, quattro scudi ec. come piacerà, e si potrà fare ancora una moneta chiamata doppia equivalente a dieci scudi, onde si aggiunga nel calcolo delle monete una quinta colonna alla progressione decimale delle cifre. Il conio e il titolo delle monete d’oro sarà regolato come quello delle monete d’argento.

Preparate così le nuove monete in quella quantità che si crederà sufficiente a’ bisogni dello Stato, si farà un nuovo riparto di tutti i tributi e di tutti i pubblici stipendj, regolato secondo la nuova monetazione: saranno rifatti per conseguenza tutti i libri di Finanze relativamente all’introito ed alla uscita del Principe. Si distribuirà una quantità conveniente di monete nuove a tutti i pubblici cassieri delle Provincie, e pochi giorni prima del termine, in cui sogliono pagarsi i pubblici stipendj si pubblicherà l’Editto della nuova monetazione, consistente ne’ seguenti articoli.

I. L’abolizione di tutte le antecedenti leggi monetarie, e di tutte le proibizioni o vincoli riguardanti il commercio interno ed esterno, la fusione delle monete e dei metalli oro, argento, e rame; e il corso ed estimazione delle monete: nelle quali cose tutte s’intenda restituita al popolo tutta la libertà. [p. 152 modifica]

II. La descrizione della nuova moneta, in cui si spieghi il titolo ed il peso di ciascuna specie, la corrispondenza del nome coll’effettiva moneta, la progressione nuova introdotta, e i comodi della medesima.

III. Il nuovo regolamento dei tributi e dei salarj secondo le nuove monete, avvisando che non si giudichi del valore delle monete nuove relativamente alle vecchie da questo regolamento, in cui possono essere state fatte in quest’occasione delle opportune varietà, accrescendosi alcuni articoli di tributi o stipendj, e diminuendosi altri ec.

IV. Una doppia tavola indicante il rapporto dei numerarj valori delle monete nuove ai numerari antecedenti di tariffa, e a quelli del corso abusivo, acciocchè possa ognuno, secondo questa tavola, ragguagliare i debiti e crediti contrattisi avanti la nuova monetazione. S’ordini che questa tavola sia conservata in tutti i Tribunali di giudicatura.

V. Una tariffa puramente istruttiva di tutte le monete straniere, in cui si esprima il peso e titolo di tutte le monete conosciute nel paese, il credito o discredito delle medesime, s’alcuna ve ne sia comunemente mancante dal giusto peso, il loro corso legale ed abusivo presso le Nazioni confinanti, [p. 153 modifica]e il loro valore relativamente alle monete nuove nazionali, secondo il rapporto del peso e della qualità del metallo. S’avvisi, che questa tariffa sarà rifatta ogni anno e stampata in tutti gli almanacchi.

VI. Un’ordinazione a tutti i banchi e luoghi pubblici, agli spedali, ai pubblici cassieri ec. di riformare tutti i loro libri secondo la nuova monetazione, ai notari di far uso della medesima in tutti i contratti, testamenti ec. (lasciando però la libertà d’aggiungervi, anche il calcolo secondo le antiche denominazioni delle monete); ai Magistrati di ordinare i pagamenti, a tutte le persone in somma, e corpi dipendenti immediatamente dal Principe di ricevere, pagare, calcolare, e registrare secondo le nuove monete e le nuove loro denominazioni.

VII. Un avviso ai Negozianti che i libri loro, in cui saranno registrati i crediti posteriori a quest’editto, non avran fede in giudizio, quando non siano regolati secondo la nuova monetazione.

VIII. Un avviso che saranno ricevute e date dal Principe le monete nobili forestiere secondo il valore, espresso nella tariffa istruttiva, ch’esse hanno relativamente alle nazionali in ragion di peso e di titolo. [p. 154 modifica]

IX. Un avviso che le monete erose forestiere, e così pure le monete nobili calanti oltre la quantità tollerata (da esprimersi per tutte le monete in quest’articolo) non saranno ricevute dal Principe, e non sarà tenuto alcun cittadino a riceverle in pagamento, ma ne sarà libero il corso e l’estimazione come se fossero merci.

X. L’esibizione di monete nuove in cambio delle vecchie nazionali a profitto di chi le possedeva, talchè si dia per le vecchie erose nazionali che equivalevano, per esempio, ad uno Zecchino, tante monete nuove, che equivalgano ad uno Zecchino, prescrivendosi però un tempo assai breve a far questo cambio, per esempio d’una o due settimane; passato il quale s’abbiano le monete erose vecchie nazionali nello stesso conto delle erose forestiere.

XI. L’esibizione d’un perpetuo libero e gratuito cambio di qualunque specie di monete nuove con altre specie, presso i pubblici cassieri residenti nella Città capi di Provincia, a condizione però, che non si cambi mai più d’una determinata somma per volta.



Questo è il progetto di nuova monetazione che risulta dalle teorie esposte in tutto il libro. [p. 155 modifica]Io m’arrischio di esporlo al giudizio del Pubblico colla speranza che, o la ragionevole critica ne scoprirà i difetti, e ne sarà impedita ogni funesta conseguenza, o l’approvazione delle persone dotte e ben informate di queste materie gli darà quella riputazione che dovrebbero avere tutti i progetti in materie gravi e dilicate, prima d’essere eseguiti. Avrà potuto facilmente osservare ciascuno che non ho tentato d’imporre col seducente stile dell’eloquenza, ma che ho adoperato il semplice linguaggio della fredda ragione; quello appunto che desse il comodo ai leggitori d’esaminare da ogni lato le teoríe che ho esposto, e le conseguenze che ne ho dedotto, e a proferirne il più sicuro giudizio. Ad ogni modo sarà pienamente soddisfatta la mia vanità, quando si riconosca che ho sinceramente dedicate al ben pubblico le mie fatiche.


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Note

  1. La diversità dei rapporti fra l’oro e l’argento nelle monete presso i banchieri, e nelle paste presso i negozianti ed artefici non può nascere che da due cagioni, cioè o perchè nel commercio si valuti la disuguale spesa di monetazione nell’oro e nell’argento, e per conseguenza si modifichi nelle monete il rapporto metallico dell’oro all’argento secondo questa disuguaglianza di spese; ovvero perchè vi sono delle monete, che a cagione del loro credito o discredito, o vogliam dire a cagione d’una maggiore o minore attitudine ad essere spese in alcune Nazioni si sottraggono dalla legge dei rapporti metallici. Nel primo caso la differenza fra i rapporti delle paste, e delle monete sarà in qualche modo costante onde mutandosi i rapporti delle paste si muteranno i rapporti delle monete per quanto risultano dai rapporti delle paste, e non per quanto risultano dalla disuguaglianza delle spese. Nel secondo caso le varietà nei rapporti delle monete saranno irregolari nè seguiranno con una certa proporzione i cambiamenti avvenuti nei rapporti delle paste.