Desana-Mirandola

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Mariano Mariani

1895 Indice:Rivista italiana di numismatica 1895.djvu Rivista italiana di numismatica 1895/Desana/Mirandola Desana-Mirandola Intestazione 14 aprile 2018 75% Da definire

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DESANA-MIRANDOLA





I.


L’illustre Domenico Promis, nella memoria sulle Monete della zecca di Dezana1, chiudeva la serie dei signori che in essa avevano battuto, col conte Carlo Giuseppe Tizzone, dichiarando che per cagione del processo a questi intentato dal fisco imperiale e ripreso contro la vedova, le figlie e i pretendenti alla successione del feudo, l’officina rimase chiusa; e che, aggiudicata Desana ai cugini Curzio Francesco Tizzone, marchese di Crescentino, e Giorgis Enrico Emanuele Tizzone conte di Rive, e rimasta, per convenzione seguita fra costoro, al Curzio, " non appare nemmeno che questi vi facesse lavorare „2.

Pochi anni dopo il Promis rinveniva e pubblicava nella memoria II, Monete dì zecche italiane inedite3, un testone che egli attribuì al Curzio Francesco. Lo dice nuovo di conio, però colla data alquanto guasta, ma che deve leggersi 1688.

[p. 466 modifica] considerazione che il conte Carlo Giuseppe, ultimo del ramo cui spettava il feudo, era morto nell’11 aprile 1676, e soltanto in forza della sentenza 12 febbraio 1683 del consiglio aulico4, erano stati dichiarati successori legittimi nel feudo i cugini su ricordati, e che il feudo, solo qualche tempo dopo, era passato per convenzione tra essi fattasi al Curzio Francesco. La convenzione è del 1 ottobre 16835.

Nell’anno andato ebbi anch’io la fortuna di acquistare in Pavia un testone, che di pochissimo differisce da quello pubblicato dal Promis. Quest’ultimo, conservato nella R. Raccolta di Torino, reca nel

D/ FRAN • TIT • M • ROD • C • D • G • S • R • I • VI •, poi la data guasta. Busto volto a destra;
R/ QVÆ • SOLA • VIRGO • PARTVRIT • La Madonna della Giara di Reggio.

Quello da me posseduto reca nel

D/ FRAN • TlT • M • RO • C . DE • C • S • R • I • VI * 1667.
Il R/ è identico a quello del testone del Promis. Noterò che certo per errore dello zecchiere fu nel mio esemplare posto un punto fra il DE e il C, che dovevano essere uniti (DECianae).

Come si vede, mentre il testone del Promis ha la data guasta e non decifrabile, il mio, la cui conservazione è in generale non troppo buona, reca chiarissimo l’anno 1667. E siccome i due esemplari possono quasi dirsi identici e debbono quindi ritenersi battuti da uno stesso signore, è naturale il supporre che la data del 1667 sia da leggersi anche su quello del Promis, e il conchiudere che molto [p. 467 modifica]sia stato battuto dal Curzio Francesco.

L’unica ragione che potrebbe farsi valere per ammetterla, si è che il Curzio Francesco avesse, durante la vita del lontano parente conte Carlo Giuseppe Tizzone, avanzato pretese sul feudo, e, appunto coniando monete al proprio nome, operato da pretendente. Ma per quante ricerche io abbia istituito, non mi fu dato di trovare un solo indizio di tali pretese6. Anzi, per non lasciare nulla di d’intatto e attingere a fonte sicurissima, mi rivolsi all’illustre Barone Antonio Manno, cui esposi la questione; e il dotto e cortese uomo mi fornì il dato per risolverla, ed è giusto gliene renda pubblicamente le più vive grazie.

Il Barone Manno mi avvertiva che l’ultimo della linea Tizzoni aveva i nomi di Carlo Giuseppe Francesco Delfino Maria7. Il testone adunque recherebbe il terzo nome del Conte, anzichè i primi due, ed essendo stato battuto nel 1667, nove anni prima della sua morte, è logico ammettere che ad esso appartenga.

[p. 468 modifica]Se non che è facile mi si muova una obiezione. Si dirà: come può essere che il Conte in tutte le sue altre monete ponesse il nome di Carolus, o di Car. Jos., e nel testone in questione ponesse quello di Francesco?

L’obiezione può essere vittoriosamente combattuta con poche osservazioni.

È noto che i signori di Desana si erano dati, forse come pochi altri, alla contraffazione delle monete dei vicini paesi d’Italia e di Francia. Ora anche il testone in questione costituiva una contraffazione di un testone di Francesco II d’Este duca di Modena, che tenne lo Stato dal 1662 al 1694, e lo ha dimostrato il Promis nella citata memoria seconda, perchè " su di esso e raffigurata, come su quello di Modena, la Madonna della Giara di Reggio „. Ora è evidente che a rendere tanto più perfetta e ingannatrice la contraffazione, tornava utilissimo il nome di Francesco, e il Tizzone, il quale nella contraffazione mirava, come pure dimostra il Promis, al grosso guadagno, trovò conveniente di far battere il testone al nome di Francesco, anzichè a quello di Car. Jos., che usò specialmente, perchè più opportuno, nelle contraffazioni dei sesini di Milano battuti al nome di Carlo II, Re di Spagna8.

Un altro argomento poi vi ha che esclude assolutamente possa il testone attribuirsi al Curzio Francesco. È il titolo di Marchese di Roddi (M • ROD •) che nel testone si legge, il quale apparteneva al Carlo Giuseppe Tizzone, perchè la madre sua Costanza Maria Sangiorgio Picco Biandrate costituì, con atto 29 novembre 1649, del feudo di Roddi una [p. 469 modifica]primogenitura a favore di esso9, che passò coi beni a Filippo Della Chiesa, Marchese di Cinzano, genero del conte Carlo Giuseppe10 sicchè nè titolo nè beni ebbe mai il Curzio Francesco.

Bisogna adunque convenire col Barone Manno che " la data del 1688 non fu letta dal Promis sull’esemplare corroso, ma indovinata col preconcetto del Curzio, e male indovinata „; e conchiudere che fino a prova contraria il Curzio Francesco non ha battuto moneta nella zecca di Desana.


II


La serie delle monete battute nella zecca di Mirandola si chiude dagli scrittori con quelle del duca Alessandro II Pico, al quale nel 1691 succedeva il nipote Francesco Maria, spogliato nel 1708 dello Stato dall’Imperatore.

Pensando all’importanza che tutti i principi hanno dato al diritto di battere moneta, siccome la più chiara manifestazione della loro signoria, m’è sempre parso strano che questo ultimo duca abbia tenuto lo Stato dal 1691 al 1708 senza mai farne uso.

Nell’anno andato acquistai un soldo di rame, che sebbene mal battuto e di cattiva conservazione riconobbi subito di Mirandola; e quale non fu la mia meraviglia, leggendo nel rovescio chiara la data del 1704! Per me non ci fu più dubbio: anche il duca [p. 470 modifica]Francesco Maria Pico ha battuto moneta. Peccato che il soldo, come dissi, mal battuto e mal conservato, non permetta la lettura piena delle epigrafi11. Ne do la descrizione.


D/ – . . . . M . . . . . . . MIRANDV • Scudo dei Pico su cui la corona ducale.
D/ – : IN T . . . . . . . VI: 1704. Croce ornata, fra i raggi della quale quattro testine.


Pavia, ottobre 1895.

M. Mariani.        



Note

  1. Torino, stamperia reale, 1863.
  2. Pag. 68 della citata memoria, V. anche Dionisotti, Il comune di Desana e la famiglia patrizia dei Tizzoni, Torino, Vincenzo Bonn, 1895. pag. 27.
  3. Torino, stamperia reale, 1868.
  4. V. Dionisotti, op. e pag. cit.
  5. V. nota precedente
  6. Anche nel recentissimo lavoro del Dionisotti, già citato, non è fatto il più piccolo cenno di pretendenti al feudo durante la vita del conte Carlo Giuseppe.
  7. Ed è quanto appare anche dal lavoro del Dionisotti. V. la tavola genealogica N. VII. Però i nomi del Conte furono in detta tavola così riportati:

    CARLO GIUSEPPE

    |

    FRANCESCO DELFINO


    sicchè potrebbero far supporre due persone. Ma l’errore di stampa è evidente perchè nel testo (pag. 27), è detto che la Eleonora maritata a Filippo Della Chiesa, Marchese di Cinzano, era la primogenita delle tre figlie del conte Carlo Giuseppe, le quali nella tavola genealogicn sono poste in ordine di nascita sotto il Francesco Delfino.

  8. Morel Fatio, nella Revue Numismatique Belge, A. 1865, pag. 111 e Tav. VI, n. 40.
  9. Dionisotti, op. cit., pag. 26. Il Morel Fatio, op. e pag. cit., dà erroneamente a questo atto la data del 1667.
  10. Promis, Memoria seconda, già citata.
  11. L’egregio D.r Solone Ambrosoli m’informa che un altro esemplare della moneta mirandolese qui descritta è posseduto dallo studioso giovane sig. Mario San-Romè, di Como.