Dialoghetti sulle materie correnti nell'anno 1831/Dialogo secondo
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Dialogo secondo
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DIALOGO SECONDO.
IL GIUDIZIO, LA LIBERTÀ, IL TURCO
E LA POLITICA.
E LA POLITICA.
- La Libertà
- Oh poveretta me? Avete udito?
- Il Giudizio
- Che cosa?
- La Libertà
- Quell’inferno di cannonate dalla parte di Levante? Quello è stato il segnale dell’ultimo mio sterminio.
- Il Giudizio
- Cosa avete da spartire coi Levantini? Forse anche i Turchi si sono impazziti per la libertà?
- La Libertà
- Non si tratta dei Turchi, ma dei Greci. Io avevo piantata la mia bandiera nella Grecia, in quella terra classica madre delle scienze e delle arti, e sono venuti là pure a perseguitarmi e distruggermi.
- Il Giudizio
- Era da dirsi, e ve la potevate aspettare. Figliuola mia, voi avete un bel nome e ancora un volto grazioso, ma da poco in qua vi si è guastata la testa, e con le vostre pazzie siete entrata nelle tasche a tutti i discendenti di Adamo.
- La Libertà
- Questa volta però nessuno poteva condannarmi, giacchè l’avevo presa solamente coi Turchi, e non si poteva aspettare che anche i Turchi trovassero protettori contro di me.
- Il Giudizio
- I Turchi, pazzarella mia, sono padroni in casa loro come ognuno è padrone in casa sua, e perciò la sovranità dei Turchi deve essere rispettata come quella degli altri principi.
- La Libertà
- Oibò, oibò. Il Gran-Turco è un tiranno, e i Greci avevano ogni ragione di scuotere il giogo della tirannia. Voi che siete il Giudizio dovete comprenderlo meglio di ogni altro.
- Il Giudizio
Appunto perchè sono il Giudizio comprendo affatto diversamente. Il Turco ha cattivo nome, e chi non è stato in Turchia crede che in quel paese non si faccia altro che impalare e strozzare senza sapersi il perchè. In sostanza però anche là ci sono ordini e leggi, e chi attende ai fatti suoi forse vive più tranquillo in mezzo ai Turchi, che in qualche altra nazione del mondo troppo complimentosa e civilizzata. Quanto poi ai vostri Greci erano trattati benissimo, e lungi dal vivere in servitù, potevano quasi considerarsi come i padroni della Turchia.
- La Libertà
- Sia pure come volete del trattamento dei Greci; sempre è vero che il Turco è un usurpatore, e che il suo governo è un governo illegittimo.
- Il Giudizio
- Voi mettete in campo la legittimità? Ragazza mia, siete veramente buffona. È vero che il Turco s’impossessò della Grecia colle armi, ma se quella fu usurpazione, tale usurpazione è antica, e dopo il corso di lungo tempo si deve rispettare la sovranità attuale come legittima, e non ci è più nè il modo, nè il diritto di esaminarne l’origine.
- La Libertà
- E chi ha potuto togliere al popolo questo diritto?
- Il Giudizio
- La necessità, nella quale bisogna riconoscere il volere di Dio; e glielo ha tolto per il bene del popolo istesso, e per la tranquillità del mondo. Se le origini delle Sovranità potessero sottoporsi all’esame, quale sarebbe il giudice fra i popoli e i sovrani? E se il tempo non bastasse per rendere legittima la sovranità attuale, qual popolo non si lusingarebbe di trovare negli archivj, ovvero nelle istorie qualche ragione o pretesto per sottrarsi alla ubbidienza del proprio principe? Se poi tutti i principi vedessero soggetti a discussione i loro diritti, e tutti i popoli fossero incerti sull’obbligo della ubbidienza, qual ordine, qual sicurezza? Quale tranquillità potrebbero sperarsi in questo povero mondo?
- La Libertà
- Dunque, messer Giudizio, secondo il vostro parere un popolo appena conquistato deve baciare la mano all’usurpatore, e venerarlo come suo sovrano legittimo?
- Il Giudizio
No, pazzarella, non dico questo. Un popolo può resistere usurpatore nell’atto della usurpazione, e ancora successivamente per un certo tempo, ora più lungo, ora più breve secondo le circostanze. Ma dopo passate due, tre, o quattro generazioni, quando il nuovo principato è già stabilito pacificamente, e quando il popolo lo ha riconosciuto espressamente con un atto di sommissione, ovvero tacitamente col fatto di una lunga ubbidienza, allora quel principato è dichiarato legittimo dal tempo, e i sudditi non possono ricusargli ubbidienza senza mettersi in ribellione.
- La Libertà
- Bellissima dottrina, e veramente da Turchi! Dunque se un ladro tiene stretto il suo furto per cento, ovvero cento venti anni, diventa il padrone legittimo della cosa rubata?
- Il Giudizio
- Si vede bene che parlate senza giudizio. Il ladro non sopravvive mai cento venti anni, e così il possesso della cosa rubata non si rende mai legittimo nella vita del ladro. Quando però una famiglia privata ha posseduto una proprietà per cent’anni, e in tutto questo tempo nessuno l’ha turbata, nessuno le ha mosso lite, e nessuno ha reclamato, il ladro è sempre ladro, e penserà a punirlo la giustizia di Dio; ma quella, famiglia dovrà considerarsi come padrona legittima della sua proprietà, e se non si ammette questo principio, bisogna sovvertire tutto l’ordine sociale. Lo stesso accade nella usurpazione degli Stati, con questa differenza di più, che qualche volta i diritti de’ privati anche dopo alcuni secoli si possono discutere avanti al giudice con la voce e con le scritture, ma i diritti dei principi non soggiacciono a tribunali, e si possono discutere solamente con le spade e coi cannoni; per lo che la discussione dei diritti dei principi è inseparabile dalla strage della umanità.
- La Libertà
- Dunque dopo cento anni chi ha avuto ha avuto, e per i principi non si trova più la giustizia.
- Il Giudizio
Figliuola, la giustizia di Dio arriva i principi dopo cento anni e dopo mille anni ancora; ma al mondo la prima legge è la pace del mondo. Senza parlare delle altre sovranità che voi dichiarereste usurpatrici e tiranniche, la Francia che è tanto innamorata di voi, e l’Inghilterra dove dicono che siete stata allattata, non si sono forse ingigantite con le armi e con le usurpazioni? E se tante provincie e colonie volessero adesso mettere in dubbio la sovranità della vostra prediletta Francia, e della vostra balia l’Inghilterra, cosa direste signorina mia? E fra queste libertà che farebbero a capelli una con l’altra, a quale dareste ragione?
- La Libertà
- Non avrei creduto mai che il Giudizio si mettesse a fare l’avvocato de’ Turchi. Ma dite pure quello che vi piace; i Greci avevano sempre ragione di sollevarsi, almeno per causa della religione, giacchè è insoffribile che un popolo cristiano debba vedersi schiavo di una canaglia di maomettani.
- Il Giudizio
- Questa scappata in bocca vostra è più bella di tutte. Dopo la divozione che mostraste al tempo della republica francese, e dopo gli atti di pietà che si vedono, dovunque mettete il naso, vi sta bene di fare la bigotta e parlare di religione. Comunque sia, il Cristianesimo comanda la fedeltà e l’ubbidienza, condannando sempre la rivolta, e l’Evangelo de’ Cristiani vuole che si renda a Cesare quello che è di Cesare. Il Cesare dei Greci è il Gran-Turco, e coloro ribellandosi al proprio principe hanno trasgredita la Legge Cristiana.
- La Libertà
- Non dubitate no, che la pagano cara, e la povera Grecia è ridotta una bottega di macellaro. Adesso poi che tutti gli danno addosso....
- Il Giudizio
- Cosa sapete di questo?
- La Libertà
- Io stessa ho veduto le flotte inglesi, russe e francesi che correvano a quella volta con le bandiere spiegate, e queste cannonate che abbiamo udito or ora, senza meno, hanno mandato sott’acqua i miei poveri Greci, come si fa delle anitre nei pantani.
- Il Turco
- Ajuto, misericordia. Soccorrete un povero assassinato.
- Il Giudizio
- Cosa è accaduto, e chi siete?
- Il Turco
- Non conoscete che sono il Turco?
- Il Giudizio
- Come? così disarmato, senza baffi e senza turbante? Chi vi ha ridotto in questo misero stato?
- Il Turco
- Gli Inglesi, i Russi, e i Francesi. Mi hanno carpito tutti i peli, mi hanno stracciato la mussolina, e mi hanno ridotto come un vero babbuino.
- Il Giudizio
- E quando vi è sopraggiunta questa rovina?
- Il Turco
- Sono pochi momenti; quanto che abbia fatto la strada. Avete udito quel precipizio di cannonate che ha fatto restare di stucco tutto l’universo mondo? Or bene, con quei colpi inaspettati e crudeli la flotta ottomana è subissata, i seguaci del Profeta sono arrostiti, ovvero tagliati a fette come cocomeri, e la povera mezza luna è rimasta senza le corna.
- La Libertà
- Dite da vero, o burlate?
- Il Turco
- Se non credete alle mie parole, andate a Navarino, e vedrete la sublime Porta levata dai gangheri, e i suoi brani galleggianti in quelle acque.
- La Libertà
- Cosa ne dite?
- Il Giudizio
- Che ve ne pare?
- La Libertà
- Voi sapete che io sono accostumata alle facezie di tal natura; ma pure questo povero diavolo quasi mi fa compassione.
- Il Giudizio
- Ed io che sono il Giudizio, oramai perdo affatto il giudizio. In somma: eravate forse in guerra con le Potenze alleate?
- Il Turco
- Dio guardi. Io ero in pace con tutti, e nessuno ignora che da un secolo in quà io sono il più buono di tutti.
- Il Giudizio
- Dunque per qual motivo sono venute a visitarvi con tanta buona grazia?
- Il Turco
- Per soccorrere quei ribelli e ingannatori di Greci.
- La Libertà
- Poverini, facevano pietà a tutto il mondo, e voi eravate troppo crudele con essi.
- Il Turco
- Signorina mia, le gazzette e i giornali dei Franchi e dei Greci si leggono in tutto il mondo, e i Turchi parlano poco e non mettono fuori gazzette e giornali. Per questo si parla della crudeltà dei Turchi, e non si parla di quelle dei Greci. Comunque sia noi siamo padroni in casa nostra, vogliamo castigare i nostri ribelli come ci pare, e nessuno ha diritto di venirci a dettare la legge.
- Il Giudizio
- Sentite signor Turco mio, ognuno è padrone in casa sua, ma quando due pazzi vogliono scannarsi un galantuomo che ha buon cuore e buon senno deve intromettersi per impedire la strage.
- Il Turco
- Sì; un galantuomo deve impedire il sangue tenendo le mani alla parte che ha torto, ma non già dando sulla testa a quello che ha ragione.
- Il Giudizio
- Si può cercare qualche via di concordia.......
- Il Turco
- Sibbene; ed io mi sono prestato a tutto. Ho offerto di perdonare ai ribelli, di accordar loro nuovi privilegi, e di stabilire nella Grecia un reggimento mansueto e benigno, ma non si è trattato di domande e di patti discreti. Si vuole che io rinunzi per sempre alla sovranità della Grecia, e come si suol dire che mi carpisca i baffi da me medesimo. Un uomo che non abbia perduto qualsivoglia sentimento di dignità prima di assoggettarsi a questa prepotenza si lascia piuttosto impalare.
- Il Giudizio
- In fondo la ragione sta dalla parte vostra, ma signor Turco mio caro, al mondo non basta la ragione, vi vuole ancora la prudenza. Voi non avevate forza bastante per misurarvi con quelle tre potenze riunite.
- Il Turco
- È vero, ma stavo in buona amicizia con esse, e sapevo che i loro sovrani sono giusti, moderati e fedeli. Chi avrebbe mai creduto che tre principi battezzati venissero senza motivo e senza giustizia ad assassinare un povero circonciso che non dava loro fastidio, e stava in pace e in amicizia con loro?
- Il Giudizio
- Direste bene se fossero sempre i principi quelli che comandano nei loro stati, ma il gabinetto.... la Politica....
- Il Turco
- Anche a questo ho pensato, e non crediate che sotto ai turbanti, dei turchi ci siano tante zucche spagnuole. Ma ditemi in coscienza vostra avreste immaginato mai che le legittimità della Europa accorressero in soccorso della rivoluzione, la quale minaccia di subbissarle tutte?
- La Libertà
- La rivoluzione della Grecia è una cosa tutta diversa dalle altre.
- Il Turco
Tacete sgualdrina sfacciata e bugiarda. La rivoluzione della Grecia è dell’istessissimo parentato delle altre, e se non fosse così, non avrebbe ottenuto tanto applauso, e tanta benevolenza dai vostri pazzi Francesi, e da quanti bricconi si trovano sotto il mantello del sole.
- Il Giudizio
- Via, via, questo non si può mettere in dubbio, e ci si vede chiaramente l’opera del partito. Da che ci è il mondo, popoli innumerabili hanno sofferto oppressioni e calamità senza che la filantropia dei zerbini e delle madame siasi mossa a sovvenirli con un sospiro, e i Greci dimenticati e spregiati da tutti non avrebbero acceso la febbre filoellenica nei cervelli contaminati e sventati, se la causa dei Greci non fosse quella di tutti i congiurati, e di tutte le sette.
- Il Turco
- Il signor Giudizio dice benissimo, e perciò stimavo che nessuno prenderebbe le parti del boja che minaccia di strozzarlo. Di fatti la Francia ha fatto la rivoluzione, e si è corso giustamente a spiantare gli alberi della Libertà senza risparmio di spese e di sangue. La Spagna ha fatto la rivoluzione, e il re di Spagna è stato ricondotto in trionfo sul trono, e le lapide della costituzione si sono messe in pezzi. Il regno di Napoli, e quello del Piemonte hanno tentato la rivolta, e i pochi disperati che promovevano quella peste sono stati compressi. Insomma dovunque quella belva ha alzato un poco la testa si è corso subito a romperle i denti, e con ciò si è operato saggiamente, giacchè l’incendio di una camera se non si estingue a tempo si comunica a tutta la casa. Chi dunque poteva credere che ripudiati in un momento la giustizia, il buon senso e fino il proprio interesse si corresse ad attizzare quel fuoco che si era procurato di estinguere con trentacinque anni di sudori e di sangue? Chi poteva immaginare che i coronati dell’Europa si renderebbero essi medesimi i manutengoli dei sansculottes? Signor Giudizio mio ditelo voi; ci è stato un’oncia di giudizio in questo fatto di sostenere la rivoluzione dei Greci?
- Il Giudizio
- Per verità rimango stordito, e non so cosa pensare. Sarei curioso di sapere cosa ne dice la Politica, la quale senza meno è stata la consigliera questa impresa.
- La Libertà
Se volete parlare con la Politica, ecco appunto che arriva.
- Il Giudizio
- Dov’è?
- La Libertà
- Ecco là che scende da un battello, e viene da Navarino.
- Il Turco
- Guardate come è mortificata. Cammina quatta quatta con la testa bassa e la coda fra le gambe, e sembra un novizio dei cappuccini quando ha sotto il piattello.
- Il Giudizio
- Può essere che io sbagli, ma quella povera vecchia si è accorta di aver fatto una frittata.
- Il Turco
- Signora Politica dite su. Perchè siete venuta a romperci il turbante?
- Il Giudizio
- Dichiarateci un poco la vostra condotta, giacchè ci pare che siate in contraddizione con voi medesima.
- La Libertà
- Io mi trovo favorita dalle vostre grazie, ma a dire la verità pare anche a me che vi siate regolata da matta.
- La Politica
- Lasciatemi pigliare il fiato, e vi renderò informati di tutto. La Russia....
- Il Turco
- Perchè vi fate rossa?
- La Libertà
- Perchè vi trema la voce?
- Il Giudizio
- Perchè vi mancano le parole?
- La Politica
- La Russia è stata quella che ha voluto risolutamente la libertà della Grecia.
- La Libertà
- Ah!
- Il Turco
- Ih!
- Il Giudizio
- Oh!
- La Libertà
- Quella potenza che ha da perdere più di tutte?
- Il Turco
- Quella potenza che ha mostrato più fermezza di tutte?
- Il Giudizio
- Quella potenza che si conduce con tanta nobiltà e dimostra tanto giudizio?
- La Politica
- Ebbene; appunto quella potenza ha voluto sostenere la rivolta dei Greci, e non ci è stato modo di levarle questo proposito dalla testa.
- Il Giudizio
- E quale è stato il motivo di tale inconcepibile proponimento?
- La Politica
- Non ci vuole gran talento a comprenderlo. Col pretesto di liberare la Grecia voleva pigliarsela, oppure ciò che è lo stesso, voleva proteggerla per forza come fa l’Inghilterra con la così detta Republica delle Isole Joniche.
- Il Turco
- Non dite male, e il vostro pensiero non è senza giudizio.
- La Libertà
- Volevo ben dire che il Russo si fosse innamorato sinceramente di me.
- Il Giudizio
- Signori miei abbiate pazienza; ma questa cosa non mi persuade del tutto. È un pezzo che la Russia si diverte a merendare a spese del Turco; sicchè oramai lo ha sfogliato come un torso di cavolo; ma se le cresce l’appetito può inghiottirlo tutto in un boccone senza pretesti, e non ha bisogno di travestirsi e figurare al mondo come la cameriera della Libertà. Credete a me figliuoli, l’interesse non è stato il vero consigliere di questa impresa, e là dentro ci ha messa la coda un altro satanasso.
- La Politica
- Chi credete dunque che l’abbia consigliata?
- Il Giudizio
- Lo spirito della rivoluzione.
- La Politica
- Vogliamo dire che quella meretrice abbia debosciato ancora il gabinetto di Pietroburgo?
- Il Giudizio
- Sapete che io vivo ritirato, e in particolare non conosco nessuno; ma assicuratevi che la cosa è così, e la brava e generosa Russia è stata anch’essa tradita.
- Il Turco
- Io però sono stato sbudellato ancora dagli Inglesi e dai Francesi, e non posso saperne il motivo.
- La Politica
- Quanto a questo io vi dirò il perchè. L’Inghilterra si è ingelosita della Russia non potendo tollerare che le crescessero le unghie fuori di misura, e molto meno che piantasse un piede fermo nella Grecia da dove poteva stendere l’altro sopra le Isole Joniche. Perciò a forza di complimenti ha voluto accompagnarla di filo, e in sostanza è andata insieme con essa per tenerle le mani.
- Il Turco
- E la Francia?
- Il Giudizio
Sopra quella poi ci è poco da strologare. Le grida dei liberali hanno assordato la nazione, il gabinetto non ha potuto, ovvero non ha voluto resistere alla corrente, e sulla bandiera dei Borboni i Fiordalisi sono diventati rossi e turchini.
- Il Turco
- E voi, signora Politica, come vi siete regolata in queste faccende?
- La Politica
- Ho fatto, ho detto e ho messo a lambicco il cervello, ma parlandovi sinceramente ormai non trovo più la strada da camminare.
- Il Turco
- Stiamo freschi davvero. Dopo la morte di quella povera donna della Giustizia, se anche la Politica perde la testa, il mondo vorrà diventare una bella cosa. Cosa ve ne pare, signor Giudizio?
- Il Giudizio
- Io dico che questa volta il Demonio è più brutto di quanto sembra, e che oramai è venuto davvero il tempo di piangere. Guai per il gregge se il pastore smarrisce la strada, e guai per la povera Europa adesso che i suoi condottieri si sono messi in un cammino fallace. La Francia sarà tutta incendiata da quelle vampe che i suoi reggenti non hanno il coraggio, l’abilità, oppure il volere di spegnere; l’Inghilterra, che da più secoli va bamboleggiando con la Libertà, si accorgerà alla fine che non si scherza impunemente col ferro arroventato; e la Russia se per essere ancora nella infanzia della filosofia avrà la forza di resistere al contagio della rivoluzione, nulladimeno imparerà a sue spese qualmente ciò che non si vuole in casa propria non bisogna farlo in casa degli altri. In ultimo il mondo ritornerà nell’ordine, giacchè è fatto per l’ordine, ma prima di arrivare a quella meta dovrà passare per un mare di pianto e di sangue.