Dialoghetti sulle materie correnti nell'anno 1831/Dialogo primo/Parte seconda
Aspetto
Questo testo è stato riletto e controllato. |
Dialogo primo
Parte seconda
Parte seconda
◄ | Dialogo primo - Parte prima | Dialogo secondo | ► |
PARTE SECONDA.
L’EUROPA, LA GIUSTIZIA, LA FRANCIA,
E LA RISTAURAZIONE.
E LA RISTAURAZIONE.
- L’Europa
- Cosa ne dite madonna Giustizia di questi accomodamenti del mondo? Mi pare che la vostra convenienza non vi stia troppo bene.
- La Giustizia
- Quanto a me, madonna Europa mia, è poco da maravigliarsi, perchè ci sono accostumata da una sessantina di secoli. Tutti mi vogliono, tutti mi chiamano, ma quando sono arrivata, ognuno desidera che alberghi in casa degli altri, e nessuno vuole alloggiarmi in casa propria neppure nei soffitti. Piuttosto mi sorprende che questi vostri figliuoli non pensino a se stessi, e dopo una lezioncella di venticinque anni accompagnata da non poche sferzate, ancora non abbiano appreso che quando si cammina senza di me tutte le strade conducono al precipizio. Eppure mi sembrano figliuoli bene inclinati.
- L’Europa
- Sì in verità, madonna Giustizia; una figliuolanza buona come questa non la ho avuta mai più. Sono ragazzi di garbo, modesti e timorati di Dio, ma si lasciano mal consigliare dai cattivi compagni. Chi sa però se è vero tutto ciò che ha detto l’Italia. Quella non è pratica delle cose del mondo, non fa altro che zufolare e cantare, e tutti ci prendono spasso. Bisognerà informarsi per altra parte.
- La Giustizia
- Zitto; ecco quella sventata della Francia che se ne viene facendo pirolè. Parleremo con essa, purchè ci riesca di tenerla ferma cinque minuti. Madamigella Francia, madama vostra madre desidera di favellare con voi.
- La Francia
- Buon giorno madama Giustizia; bacio la mano a mammà, e sono agli ordini vostri.
- L’Europa
- Venite qua figliuola, e raccontateci un poco come vanno le cose del mondo.
- La Francia
- Ottimamente madama; tutto è accomodato tre volte bene.
- L’Europa
- Sia ringraziata la providenza del cielo. Dite su dunque, e dichiarateci quali sono questi accomodamenti.
- La Francia
- Mammà tre volte cara, sapete che io non amo l’applicazione, ed è per questo che non sono stata attenta gran fatto. Ma ho veduto tanto che basta, e credete all’onor mio si è fatto assai bene. Niente di cerimonie, niente di scrupoli, niente di pregiudizii. Mitre di vescovi, pastorali di abbadesse e di abbati, berrette degli elettori, corona di Carlo Magno, bolle, diplomi, rescritti, tutto, tutto un fidò che era la più bella cosa del mondo. E poi una trentina o forse una cinquantina di principini restati in camigiola e mandati a casa con due bajocchi: vederli sgambettare così in farsetto è stato un morire di ridere.
- L’Europa
- Ma tutto questo non mi pare che vada tre volte bene.
- La Francia
- Oh sì mammà, credete sulla mia fede non si poteva far meglio. E poi tutto si è fatto per voi, e per conservarvi nell’equilibrio. La Politica diceva così, e la Politica non falla; credetelo sul mio onore.
- L’Europa
- Colei a forza di mettermi in equilibrio finirà di stroppiarmi affatto. Voi dunque non sapete di più?
- La Francia
- Nient’altro madama mammà, niente del tutto. Io non posso applicare un minuto di seguito, e dopo due parole devo fare una dozzena di pirolè, altrimenti mi assaltano i vapori e muojo strozzata dalle convulsioni.
- L’Europa
- Almeno sarete informata bene di quello che riguarda voi stessa?
- La Francia
- Oh diavolo madama! Voi vi prendete beffa di me. Io so benissimo che mi hanno accomodata a meraviglia, e a dirvela in due parole, i Francesi hanno ottenuta la carta.
- L’Europa
- La carta?
- La Francia
- Sì, mammà, sul mio onore la carta.
- L’Europa
- E cos’è questa carta che vi rende tanto contenta?
- La Francia
- La carta è una cosa tre volte buona, tre volte ammirabile, tre volte necessaria al riposo del mondo. Un popolo senza la carta è un popolo tre volte stupido, tre volte infelice, tre volte schiavo, e senza la carta sarebbero accaduti disordini fastidiosi tre volte, pericolosi tre volte, orribili tre volte, e non sarebbe mai restata tranquilla la Nazione grande una volta. Ma vi prego mia buona mammà non mi fate ragionar lungamente.
- L’Europa
- Capisco bene figliuola mia che voi non siete fatta per ragionare; ma vedo che avete una compagna, si potrebbe parlare con quella?
- La Francia
- Come vi piace mammà, ma quella mia compagna è zoppa, e impedita di lingua; ha le mani legate, non ha un vestito da mettersi addosso, non può guardare nè addietro, né avanti, insomma viene con me per esser il balocco dei Francesi.
- L’Europa
- Come si chiama questa sventurata?
- La Francia
- La Ristaurazione.
- L’Europa
- Ristaurare vuol dire accomodare le cose guastate, e perciò la Ristaurazione dovrebbe essere una persona di garbo. Cosa ne dite madama Giustizia?
- La Giustizia
- Le cose guastate indoverosamente non si possono accomodare senza di me, e perciò la Ristaurazione dovrebbe essere figlia mia. Ma io non ne so nulla, e non comprendo come possa nascere una figliuola senza che lo sappia la madre. Nulladimeno interroghiamola un poco.
- L’Europa
- Madama Ristaurazione compiacetevi di darci qualche ragguaglio.
- La Ristaurazione
- La Francia vi ha già descritto il mio stato, e da quello potete comprendere il resto.
- L’Europa
- Chi vi ha ridotto in una condizione così miserabile?
- La Ristaurazione
- La carta.
- L’Europa
- Cos’è mai questa carta che fa tanto romore?
- La Ristaurazione
- Si pretende che sia un contratto tra il popolo e il re.
- L’Europa
- Un contratto fra il popolo e il re? Per il Carro di Boote, si può sentir di peggio? Forse la Francia è una bottega d’affitto; ovvero il re di Francia è cocchiere che si prende al servizio a un tanto per mese?
- La Francia
- Buona mammà, come potrebbero regnare i re senza patti?
- L’Europa
- Come hanno fatto sempre prima che si pensasse a queste sciocchezze di carte. Figliuola mia l’autorità dei re non viene dai popoli, ma viene a dirittura da Dio, il quale avendo fatto gli uomini per vivere in società ha reso necessario un capo che li governi, e con ciò ha comandato che i popoli ubbidiscano ai re. Il re deve procurare tutto il bene del popolo; il popolo deve ubbidire a tutti i comandi del re, e questa è la gran carta scritta con la mano di Dio, e stampata col torchio della natura.
- La Francia
- Mammà tre volte cara; e se il re volesse il male del popolo, come si farebbe senza la carta?
- L’Europa
Ragazza mia, i re non vogliono mai, e non possono volere il male del popolo, perchè il popolo è la famiglia e il patrimonio del re, e nessuno vuole il danno della propria famiglia e la rovina del suo patrimonio. Anche il re può sbagliare, perchè anch’esso è un uomo, ma può sbagliare anche il popolo, e dovendosi vivere esposti all’errore è meglio essere esposti all’errore di un solo, che agli errori di tutti.
- La Francia
- No, no, mammà. Il popolo riunito non può sbagliare, ed è tutto affatto impossibile che in una nazione non si trovino uomini onesti e saggi.
- L’Europa
- Ma, storditella mia, chi vi assicura che quelli onesti e saggi vogliano esporsi al tumulto delle adunanze del popolo? Chi vi dice che saranno i più, e chi vi promette che le poche voci della saviezza e della onestà verranno ascoltate e seguite nel battibuglio di un’assemblea nazionale? Non avete sperimentato fin’ora cosa è il comando e il potere del popolo? Venticinque anni di orrori e di pazzie, il mondo messo sottosopra, gli altari rovesciati, il credito perduto, i beni immensi della vostra Chiesa e della vostra nazione divorati, e quattro o sei milioni di Francesi scannati dovrebbero bastare ad aprirvi gli occhi. Se vi resta un’oncia di giudizio e mezza ottava di coscienza, ditemi per la verità qual errore e quale cattiveria di un re assoluto avrebbero fatto la metà del male che ha prodotto la sovranità immaginaria del popolo? Dite su, ragazza, parlate.
- La Francia
- Mammà, ricordatevi dei miei vapori.
- L’Europa
- Sì, sì, mi ricordo che voi non siete fatta per ragionare, e perciò divertitevi coi pirolè. Madama Ristaurazione, quella carta, o sia quel contratto che vi ha contraffatta e massacrata in così brutto modo, si è stipulato veramente per accordo delle parti, e perchè esse hanno voluto così?
- La Ristaurazione
- Neppure in sogno, signora. Le parti contraenti non ci hanno avuta nessuna parte. Di trenta milioni di Francesi, ventinove milioni e mezzo non ci pensavano affatto, e farebbero della carta quell’uso che ne fanno tutte le nazioni del mondo. Gli altri avevano di caro e grazia di salvare la pelle, non sapevano quello che volevano, e non ardivano di alzare la testa.
- L’Europa
- Forse il re Luigi decimottavo ha voluto darla spontaneamente?
- La Ristaurazione
Potete immaginarvi se quel povero galantuomo sia contento di ritornare a casa sua con i lacci ai piedi e alle mani, e coi calzoni calati, sicchè ognuno può divertirsi a dargli le sculacciate. Glie l’anno messa in gola, e ha dovuto inghiottirla per forza. O carta, o niente.
- L’Europa
- Qual motivo dunque ha indotto i miei buoni figliuoli a commettere questo sgarrone? Non hanno considerato che la causa di un re è la causa di tutti i re, e che lasciando crescere le unghie di un popolo, crescono ancora quelle di tutti gli altri?
- La Ristaurazione
- Così dicevano appunto l’esperienza e la saviezza, ma la Politica non ha permesso che si ascoltassero.
- L’Europa
- E quali ragioni allegava quella sputa sentenze?
- La Ristaurazione
- Che fa d’uopo ammansire le fiere, non irritarle, e che la Francia non si può soggiogare con la forza.
- L’Europa
- Bellissima davvero! Ci hanno combattuto venticinque anni, e adesso che le tengono sul corpo un milione di baionette tedesche e russe, ed hanno la strada aperta per condurcene tre volte tante, diffidano d’imporle con la forza?
- La Francia
- Diavolo mammà; la forza con la Francia?
- L’Europa
- Signora sì, la forza. Ai pazzi e agli scapestrati si mette giudizio con altro che col bastone?
- La Francia
- In tutte le quattro parti del mondo non ci era forza bastante per tenere assoggettata la gran nazione.
- L’Europa
- E bene, si faceva diventare una piccola nazione, e tutto era accomodato.
- La Francia
- Come! un dismembramento?
- L’Europa
Sicuro, un dismembramento. Ditemi un poco; la vostra republica e il vostro imperatore si erano dimostrati pietosi con gli altri Stati, oppure li avevano dismembrati e divorati senza discrezione e senza misericordia? E bene, una buona tosata ai confini; una fetta di Francia all’Inghilterra, un’altra alla Spagna, una per ciascheduna all’Austria, alla Prussia, alla Olanda, alla Baviera e al Piemonte, con alcuni baratti per mantenere la bilancia e soddisfare la Russia e la Svezia, tutto era accomodato; voi bella signorina sareste stata buona come l’orso in mano del montanaro, e la gran nazione ridotta nazione più piccola non avrebbe turbata per due o tre secoli la tranquillità del mondo.
- La Francia
- Ah mammà, voi siete ben crudele!
- La Ristaurazione
- Perdonate madama Europa, ma spezzare il trono di san Luigi, e disperdere il retaggio dei Borboni.....
- L’Europa
- Madama mia, quando i figliuoli di san Luigi vivono come i figliuoli degli scellerati, bisogna castigarli come Iddio castigò gli Angioli prevaricatori; e quanto ai vostri buoni e degni Borboni sarebbero contenti di regnare tranquilli sopra una Francia piccola piuttostochè finire decapitati e scannati in una Francia grande. Io poi dico che doveva farsi così se non si trovava altro modo; del resto avrei voluto che il trono dei Borboni si rialzasse in tutto lo splendore di prima, ma senza l’avvilimento di un contratto, e senza quella porcheria della carta.
- La Ristaurazione
- Ah quella carta, quella carta...
- L’Europa
- Mamma ditemi il vero. Credete voi che l’abbiano dettata solamente il timore e la generosità?
- La Ristaurazione
- I vostri figliuoli incoronati hanno creduto così in buona fede, ma la Politica aveva ancora qualche altra idea per la testa. Diceva sottovoce nel gabinetto che la Francia ridata tutta intiera ai Borboni avrebbe riacquistato ben presto una potenza smoderata, che bisognava ricordarsi Luigi XIV. e che perciò conveniva farle il regalo di Pandora; e darle quell’intrigo della carta con cui avrebbe avuto tanti fastidii in casa sua da non pensare a mettere il naso in casa degli altri.
- L’Europa
Ah! ah! Adesso riconosco quella furbaccia. Mi pareva impossibile che ne avesse fatta una per titolo di carità. Contuttociò, madama, io non sono persuasa. Soffrire venticinque anni, come hanno fatto i miei figli, insulti, rubamenti, esilii e ferite; combattere in tutto questo tempo, spiantarsi e farsi scannare a milioni; vincere alla fine, avere tutto nel pugno, e poi rinunziare a tutto e tornare a guastare il mondo con quel pezzaccio di carta, questo è uno sproposito di cui non sarebbero stati capaci nemmeno quei figliuoli che studiano il Donato. La Politica è una femmina scellerata, senza onore, senza coscienza e senza pietà, ma pure ha gli occhi nella testa, e senza il proprio interesse non si lascia condurre in questi errori. Chi mai può averla sedotta?
- La Ristaurazione
- Nel gabinetto non ho veduto nessun altro, fuorchè una maschera che non ho potuto conoscere.
- L’Europa
Una maschera?
- La Ristaurazione
- Sì, una maschera tutta imbacuccata, la quale aveva grandissima attenzione di non farsi conoscere. Veniva quando non ci erano i principi, diceva qualche parola all’orecchio di alcuni subalterni, e poi subito via. Una volta sola mi accorsi che le usciva di sotto un lembetto di veste a tre colori.
- L’Europa
- Ho capito, e basta così. Colei è la rivoluzione, che astuta e sottile come una serpe, ha potuto introdursi nel gabinetto, e siamo tutti da capo. La carta si è dettata da lei, e i patti della carta sono le morse lasciate per congiungere la rivoluzione passata con le rivoluzioni future. Povere speranze del mondo deluse! poveri trionfi de’ miei figli perduti! povero sangue dell’Europa versato inutilmente! Pazzarella di Francia và a riposarti sopra un bragiere acceso; buoni e sventurati Borboni tenete pronta la vostra valigia; e voi madama Ristaurazione, preparatevi a retrocedere quanto prima per questa medesima strada.