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Poesie
letteratura
Dunque, o vaga mia diva
Intestazione
14 febbraio 2011
100%
Poesie
<dc:title> Dunque, o vaga mia diva </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Giambattista Felice Zappi</dc:creator><dc:date></dc:date><dc:subject>Poesie</dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Scherzi poetici di vari celebri autori italiani e veneziani.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Dunque,_o_vaga_mia_diva&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20200504170507</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Dunque,_o_vaga_mia_diva&oldid=-20200504170507
Dunque, o vaga mia diva Giambattista Felice ZappiScherzi poetici di vari celebri autori italiani e veneziani.djvu
Dunque, o vaga mia diva,
Voi mi gradite men, perchè in sembiante
Pallido mi vedete?
Ah se non lo sapete
Questo è il color d’ogni più fido amante: 5
Questo è il color che Amore
Di sua man intinge e segna,
Nè vanno i suoi guerrier sott’altra insegna.
Benchè sia pallidetta
La vaga violetta, 10
Non è che non sia bella;
La coglie dal terren
E se la pone in sen
La pastorella.
Benchè non sia vermiglio 15
Il candidetto giglio,
V’è chi sen innamora;
Lo coglie sul mattin
La vaga aurora.