Elogio della vecchiaia/XII
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Capitolo XII.
IL CODICE DELLA VECCHIAIA.
igiene fisica. - igiene morale.
Amplectenda est et amanda senectus, plena est voluptatis, si illa scias uti. Gratissima sunt poma quum fugiunt. Deditos vino potatio extrema delectat. Quod in se iucundissimum hominis voluptas habet in finem sui differt.
Seneca |
AFORISMI E PENSIERI
1.
Ogni vecchio sano dovrebbe far mettere in un quadro queste sante parole del dottor Reveillé Parise, che ci ha dato un bellissimo libro sulla vecchiaia 1.
Valutare le forze che rimangono, eccitarle e sostenerle con arte, onde godere della vita il più possibile, il meglio possibile e il più a lungo possibile.
A raggiungere questo fine valgono questi quattro precetti:
- Saper essere vecchio.
- Conoscer perfettamente se stesso.
- Disporre e regolare convenientemente le abitudini della vita.
- Combattere ogni malattia dal suo principio.
2.
Fate il vecchio di buon’ora se volete farlo lungamente.
3.
Anche se siete sani e robusti, anche se l’amore vi serba ancora de’ fiori, dichiaratevi vecchi a sessant’anni.
4.
La decrepitezza è una forma morbosa della vecchiaia: il vecchio sano muore senz’esser mai stato decrepito.
5.
Il vecchio deve lavorare sempre un poco; non far mai un solo sforzo.
6.
In ordine di pericolo si schierano in questo modo le fatiche del vecchio:
- Le amorose2.
- Le muscolari.
- Le intellettuali.
7.
Nemico tremendo della vecchiaia è il freddo.
8.
Nemico non meno terribile è il mutamento di clima e di abitudini.
9.
Temete il freddo umido: tenete i piedi caldi, imperciocchè vi dico che il catarro
ha ucciso più vecchi di quello che il cannone abbia massacrato soldati.
10.
I vecchi dovrebbero viver sempre in campagna, e anche in città badare moltissimo alla purezza dell’aria che respirano. L’aria pura, tonica, calda e secca è un vero elisir di lunga vita.
11.
In Italia, credo Bordighera l’ottima fra le stazioni per l’uomo vecchio.
12.
Il vecchio non deve mai escir di casa nei giorni più freddi dell’inverno perchè la pneumonite è uno degli assassini più feroci degli uomini vecchi.
13.
Nessun vecchio (fosse egli il più bigotto degli uomini) deve mangiar di magro.
Anche Erasmo nei suoi ultimi anni aveva ottenuto la dispensa dal papa, perchè egli diceva, di avere l’anima cattolica, ma lo stomaco protestante.
14.
I vecchi devono mangiar pochissimo e il loro cibo deve esser sempre di facile digestione.
15.
Il vino è il balsamo della vecchiaia. Lo hanno detto i proverbi di tutte le nazioni, lo hanno proclamato i medici d’ogni tempo e Galeno lasciò scritto:
Sane vinum pueris est alienissimum, ita senibus aptissimum.
16.
Il vino conviene meglio ai vecchi magri e di polsi deboli, che agli obesi e a quelli che hanno tendenza alle congestioni cerebrali.
17.
Non mai bagni freddi, se non ordinati dal medico o usati da lungo tempo.
18.
Mantenete attiva la circolazione capillare della pelle, facendosi mattina e sera frizioni per tutto il corpo con una spazzola, nè troppo molle, nè troppo dura.
19.
Due volte alla settimana fatevi fare un massaggio generale.
20.
Nell’inverno e nel sommo dell’estate potete ripetere il massaggio anche tre o quattro volte per settimana.
21.
Nessun giorno senza una piccola pas seggiata e senza un breve lavoro intellettuale.
22.
Non prolungate mai il sonno artificialmente con calmanti delle farmacie. I vecchi hanno piccolissimo bisogno di dormire.
23.
Combattete la veglia troppo ostinata, facendo un po’ più di moto e bevendo un bicchiere di latte prima di andare a letto.
Se non siete pletorico, potete senza pericolo aggiungere al latte un cucchiaino di vecchio cognac.
24.
25.
Il vecchio sano si alza molto presto e si corica molto presto.
Se è molto debole si alza molto tardi e va a letto molto presto.
Anche nella giornata sta lungamente sdraiato, per riposare il cuore e per facilitare la circolazione venosa delle gambe, che spesso hanno vene varicose.
26.
Il vecchio sano, appena alzato, prende una tazza di cioccolatte al latte o all’acqua, secondo i propri gusti e secondo l’appetito: lo prende solo o in compagnia di un crostin di pane o di un biscotto.
27.
All’infuori di questa piccola colazione, il vecchio non mangia che due volte al giorno, cioè dal mezzogiorno al tocco e fra le cinque e le sette secondo i gusti e le abitudini.
28.
Il pasto del mezzogiorno deve essere il più forte, leggerissimo quello della sera.
29.
Ogni pasto deve essere accompagnato da acqua pura sul principio e il vino non deve beversi che sulla fine.
30.
Per pasteggiare ottimo vino è il Chianti di due a quattro anni, o il Bordeaux leggero od anche il Borgogna.
Con la frutta potete bere un bicchiere di Gattinara, o di Ghemme, o di Sizzano stravecchio.
Nei casi di grande debolezza o di vecchiaia estrema sostituite a questi tre nettari del Piemonte un bicchiere di Oporto vecchissimo.
31.
Nessun liquore — mai! — Nè vermutte prima del pranzo, nè chartreuse nè benedectine dopo pranzo.
32.
Il caffè o il tè può prendersi una o due volte al giorno, quando non produce la veglia o non eccita soverchiamente i nervi.
33.
Per rispetto agli eccitanti ognuno deve governarsi da sè. Ai vecchi l’esperienza non può mancare davvero, e se il grande Zimermann diceva, che a trent’anni ogni uomo deve essere medico di se stesso, figuratevi come non lo debba essere a sessanta e settanta.
34.
35.
Una cena eccellente consiste in un po’ di carne fredda e una buona insalata di lattuga, che ha anche il merito di conciliare il sonno.
36.
Fate pure una buona siesta dopo il primo pasto e sonnecchiate pure sulla poltrona dopo il secondo, prima di andare a letto.
37.
A letto abbiate sempre molte coperte e soprattutto tenete bene caldi i piedi.
Nell’inverno la camera da letto sia sempre tiepida, nell’estate sempre fresca, non temendo mai di tener aperti i vetri e chiuse le persiane.
38.
Quando la tristezza vuol far capolino sul vostro orizzonte, bevete un bicchierino di vino di più, fregatevi le mani e canticchiate a bassa voce questa giaculatoria:
Oggi è il giorno più giovane che mi rimane a godere. E quanti vorrebbero giungere dov’io son giunto!
39.
Nella vecchiaia i conti con l’amore, con l’amicizia, con l’ambizione devono essere già tutti saldati.
Non apritene mai di nuovi.
40.
Non pensate mai all’avvenire e rivivete nel vostro passato.
Quanto al presente, considerate ogni giorno come un regalo squisito della provvidenza.
41.
Fate vostra la felicità degli altri. Nella vostra compagna, nei vostri figli, nei vostri nipoti vi è tanta parte del vostro sangue, della vostra vita; e la loro gioia è e deve essere gioia vostra.
42.
Il poter dir sempre, ogni giorno, fino all’estrema vecchiezza: io posso ancora giovare a qualcheduno, è tale la contentezza intima e serena, che basta da sola a farci benedire la vita.
43.
Quand’ero giovane, m’avevo fatto una bella e ricca armeria, che era uno dei più cari e dei più belli ornamenti della mia casa. Avevo una splendida collezione di sdegni, di collere, di ire; avevo un assortimento di impeti subitanei, di rancori e di risentimenti; ma con i primi capelli bianchi ho ricominciato a vendere ora uno sdegno ed ora un rancore, cambiandoli in libri e in fiori.
Oggi che son vecchio ho venduto tutta quanta la mia armeria, e mi son provvisto di una grande quantità di indul genza, che è come chi dicesse una flanella, che ci difende dai reumatismi del cuore e dalle nevralgie del pensiero.
Consiglio a voi tutti di fare altrettanto.
Ai giovani la lotta, anche se fiera e tenace; ai vecchi l’indulgenza per gli uomini e per le cose.
Ai giovani abbattere i nemici del bene e del vero; ai giovani combattere per il trionfo del progresso, della libertà, della giustizia.
Ai vecchi medicare le ferite dei caduti, siano poi d’una parte o dell’altra.
Ai giovani la fede, che apre gli orizzonti dell’avvenire; ai vecchi la carità che calma il dolore da qualunque parte venga, che medica i feriti e seppellisce i morti.
Ogni umana famiglia è fatta da un uomo e da una donna, e dove manca o l’uno o l’altro di questi due grandi fattori, l’organismo della famiglia zoppica e s’inferma.
E così è di quell’altra più grande famiglia che è una società umana. In questa devono esservi i giovani e i vecchi. Senza quelli manca il cuore e mancan le braccia; senza questi vien meno il cervello e mancano i freni.
Alla grande opera della generazione occorrono un Adamo e una Eva. - All’opera grandissima della civiltà occorrono giovani e vecchi; i due sessi del mondo che pensa, del mondo che lotta.
- ↑ Traité de la vieillesse. Paris, 1853.
- ↑ Nel breve giro della mia esperienza conosco cinque vecchi morti fra le braccia di una donna e morti vergognosamente, perchè la donna era una femmina vendereccia. Molti di questi casi rimangono celati dal pudore dei superstiti, amici o parenti che sieno; ma sono molto più frequenti di quel che si crede.