Epistole (Caterina da Siena)/Lettera 118

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[p. 153 modifica]A FRATE TOMASO D ANTONIO DA SIENA dell’ ORDINE de’ PREDICATORI.

I. L’esorta ad infiammarsi di rero zelo della salute dell’anime, fondato nella rera cauta; ed all* eserc.’tio della santa ora* zione, dimostrando quali siano i suo’ requir’ti.

fi. L’arrisa dell’indulgenza ottenuta per lui, e per altri drl som» . mo pontefice; onde l’esorta ad esserne grato a Sua Santità, e procurare che gli sia usata gratitudine anco dagli altri.

a I !S« Al nome di Jesà Cristo crocifisso e di Maria dolce.

I. ilarissimo figliuòlo in Cristo dolce Jesù. Io Catarina, serva e schiava de* servi di Jesù Cristo, scrivo a voi nel prezioso sangue suo con desiderio di vedervi morire spasimato di quella morte che dà vita di grazia all’ anima, cioè dolere dell’ offesa di Dio e danno dell’ anime. Questo dolce dolere voglio che continuamente cresca nella mente vostra dolce; e perchè procede dalla dolcezza della divina carità, e non affligge 1 anima, anco l’ingrassa, perocché per compassione la fa stare nel cospetto di Dio, con umile, continua e fedele orazione a pregarlo per la salute di tutto quanto il mondo, che allumini gli occhi de’tenebrosi, i quali giaciono nella morte del peccato mortale,, e doni la perfezione a’ servi suoi; umile dico tratta del cognoscimento di sè, vedendo sè non essere, se non in [p. 154 modifica]154 quanto è fatto e creato da Dio: continua, dico, tratta del cognoscimento della bontà di Dio in sè, dove ha veduto che continuamente Iddio adopera in lui, versando le moltre grazie e diversi benefizj sopra di lui: e dissi fedele, che in verità speri, e con viva e ferma fede creda che Iddio sa, può e vuole esaudire le giuste petizioni nostre, e dare le cose necessarie alla nostra salute. Or questa è quella orazione che vola e trapassa infino all’orecchia di Dio, e sempre è esaudita; ma non veggio che si possa fare con freddezza di cuore; e però vi dissi che io desideravo di vedervi morire spasimato; la qual cosa procede dal fervente desiderio che l’anima ha a Dio. Orsù, figliuolo carissimo, risentianci a tanta necessità, quanta vediamo nella santa Chiesa: mugi il desiderio vostro sopra questi morti, e non ci ristiamo per fino a tanto che Dio volla l'occhio della sua misericordia.

II. Il santo padre Urbano VI m’ha conceduta la indulgenzia (A) di colpa e pena per voi, e per più altri, e sete obligato nelle confessioni e predicazioni inducere la gente a fare la loro possibilità, che il comune renda il debito al santo padre e sovvenirlo in tanta necessità. A questo sete obligato voi e tutti gli altri frati, a cui elli l’ha conceduta; e però virilmente annunziate questa verità. Permanete nella santa e dolce dilezione di Dio. Jesù dolce, Jesù amore. [p. 155 modifica]155 Annotazione alla Lettera 118* , (A) Il santo padre Urbano VI m ha conceduta la indulgen-Ja.

E scritta questa lettera ai tempo dello scisma, stando la santa in Roma, onde inviò breve del pontefice a don Bartolomeo Serafini, priore della Certosa di Gorgona, con indulgenza pe’ religiosi, ed altre persone divote, imponendo loro il Tare orazione per i bisogni gravissimi della Chiesa. Vengasi il breve che srè dato uelle anno* (azioni alla lettera 54.