Filippo (1783)/Atto terzo

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Atto terzo

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Atto secondo Atto quarto

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FILIPPO TRAGEDIA.

ATTO SECONDO.

SCENA PRIMA.

CARLO, ISABELLA.



Carlo

SCusa, deh! scusa l’ardir mio novello:
S’i’ t’inviai per la tua fida Elvira
Preghi d’udirmi in ora tarda, e strana,
Alta cagion mi vi sforzò.

Isabella

 Che vuoi?....
Pace, s’io già non l’ho, perchè più tormi?...5
Che non mi lasci a me?.... Perchè venn’io?

Carlo

Breve i’ ti parlo, e poi ti lascio; ahi sorte!
Ti lascio, e torno all’usato mio pianto.
Odimi: or dianzi al Genitor tu ardisti

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In mio favor quì favellar: gran fallo 10
Tu festi, e dirtel vengo; e al Ciel deh! piaccia,
Che pena io n’abbia solo. Ei di severa
Pietà fea pompa; e di più lungo sdegno,
D’odio maggior, pegno il perdon mi dava.
Semplice tu nol ti pensavi allora, 15
Mostrar pietà quanto a Tiranno è oltraggio:
A rimembrartel vengo: in lui pietade
È d’ogni mal foriera: il cor m’invase
Terror, che in me mai non conobbi pria,
Da quell’istante: Io tremo, e per te tremo. 20
Non sò: nuovo linguaggio ei ne parlava;
Mostrava affetto insolito. Deh! mai,
Più mai di me non gli parlar.

Isabella

 Primo egli
Mi fea di te menzion: risponder quasi
Mi sforzava Ei; ma il suo furor placarsi 25
Parve del tutto a’ detti miei. Pur anco
Or dianzi, allor ch’udito ei t’ebbe, meco
Teneramente di paterno amore

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Lagrime ei sparse, e ti laudò. T’è Padre,
T’è Padre in somma: e fia giammai ch’io creda, 30
Ch’unico Figlio, il Genitor non l’ami?
Ira t’acceca in ciò; furor supponi,
Ch’esser non puote in lui. Cagion son’io,
Misera me! che tu non l’ami.

Carlo

 Oh Donna!
Mal ne conosci: Ei mi t’ha tolto; io fremo, 35
Ma pur non l’odio: invido i’ son di bene
Sì immenso; e nol sent’Egli; e duri modi
T’usa tuttor. Ah! Fossi tu felice!
Men mi dorrei.

Isabella

 Vedi: a’ lamenti usati
Torni malgrado tuo. Prence, i’ ti lascio. 40
Vivi securo; or và, ch’ogni mio detto,
Ogni mio cenno i’ peserò ben pria,
Che più di te m’oda Filippo. Io ’l temo
Pur io.... Ma più teco parlar io temo.

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SCENA SECONDA.

CARLO.



OH nobil cor! In diffidar mal dotta; 45
Dove se’ giunta? ahi! Tu?... Chi vien?



SCENA TERZA.

CARLO, GOMEZ.



Carlo

 CHe vuoi?

Gomez

Quì ’l Rè n’aspetto: Ei quì a momenti or viene. —
Deh! soffri, o Prence, ch’io pur entri a parte
Della ben giusta tua gioja per l’alta
Racquistata da te grazia del Padre. 50
Per quanto io vaglio appresso lui, t’accerta,
Sempr’io per te parlai, parlerò ognora...

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SCENA QUARTA.

GOMEZ.



.....SUperbo molto; ma più incauto assai.



SCENA QUINTA.

FILIPPO, LEONARDO, PEREZ, GOMEZ, ALTRI, che non parlano.



Filippo

NIun’osi, olà, portar quinc’entro il piede.
Pochi, ma giusti, e fidi, io quì v’aduno 55
A insolito consiglio... ognun m’ascolti....
Oh qual m’ingombra, anzi ch’io parli, orrore!
Qual gel mi scorre entr’ogni vena! Il pianto
Sul ciglio stammi; e la debile voce,
Quasi del core i sensi esprimer nieghi, 60
Tremula ondeggia... E il deggio pur? Sì ’l debbo;

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La Patria il vuol, non io.... Chi ’l crederia?
Accusator oggi fra voi mi seggo;
Giudice nò, ch’esser nol posso: E, s’io
Accusator di Reo cotal non fossi, 65
Qual l’ardiria di Voi? Già fremer veggio,
Già inorridir ciascun.... Che fia poi, quando
Di Carlo il nome profferir m’udrete?

Leonardo

L’unico Figlio tuo?

Perez

 Di che fia reo?

Filippo

Pace, che in sen delle Famiglie vostre70
Voi, del Rè vostro più felici assai,
V’avete, a me da ingrato Figlio è tolta.
Pietade invan, dolce rigore invano,
Ed a virtù caldi a vicenda sproni
Seco adoprai. Sordo agli avvisi, ai preghi 75
Sordo, e più sordo alle minacce, all’uno
L’altro delitto, ed a’ delitti aggiunge
Insano ardir, sì, ch’oggi ei giunge al colmo

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D’ogni eccesso maggior. Questo dì, questo,
Che nuove i’ dava lui prove non dubbie 80
Di mia clemenza troppa, era prescelto
Da lui d’empiezza a dar l’ultime prove.
Appena, sì, l’Astro Sovran del giorno,
Lucido testimon d’ogni opra mia,
A rischiarar gli altri mie’ Regni andava, 85
Che già coll’ombre della notte, amiche
A’ Traditor, forgea nel cor di Carlo
Atro orribil pensiero. A far vendetta
De’ perdonati falli il piè movea
Ver le mie stanze tacito. La destra 90
Armata Ei s’ha di parricida acciaro:
A me da tergo ei già s’appressa; il ferro
Innalza già; già nel paterno inerme
Fianco, già piomba.... Ecco da opposta parte
Inaspettatamente un grido uscia: 95
„Bada, Filippo, bada„. Era Rodrigo,
Che a me venia. Mi sento a un tempo un moto
Come di colpo, che lambendo striscia:
Volgo addietro lo sguardo; a piè mi veggo

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Caduto stil: lungi nell’ombra incerta 100
Veggio in rapida fuga andarne il Figlio. —
Tutto narrai. Di voi se v’ha chi ’l possa
D’altro fallo accusar; se v’ha chi ’l possa
Anco di questo discolpar, favelli
Arditamente libero: v’inspiri 105
A tanto il Ciel. Terribil’opra è questa;
Ben vi pensate, o Giudici: da Voi
Del Figlio aspetto, e in un di me sentenza.

Gomez

Che ne domandi, o Rè? Tradir Filippo,
Tradir noi stessi, e il potrem noi? Ma in core 110
Di Padre immerger potrem noi l’acciaro?
Deh! non ci sforza al duro passo.

Leonardo

 Giorno
Può sorger forse, o Rè, che udito, troppo
T’incresca il vero: e noi, che a te il dicemmo,
Farne tu vogli ripentir.

Perez

 Ma nocque 115

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Il vero mai? Chiesto n’è il ver: si dica.

Filippo

Quì non v’ascolta il Padre; il Rè quì siede.

Gomez

Dunque io primier quì parlerò; primiero
L’ira di Padre affronterò; che Padre
Pur se’ tu sempre; e nel severo ad arte 120
Turbato più, che minaccevol volto
Ben ti si legge, che, se Carlo accusi,
Il Figlio assolvi; e annoverar del Figlio
Non vuoi, nè sai forse i delitti tutti. —
Patti in voce proporre a’ ribellanti 125
Batavi a Carlo error poco parea:
Or ecco foglio a lui sottratto, iniquo
Foglio, dov’ei patteggia in un la nostra
Rovina, e l’onta sua. Co’ Franchi egli osa
Trattare ei sì, cogli odiati Franchi: 130
Quì di Navarra, e Catalogna, e d’altre
Ricche Provincie al Trono Ispano aggiunte
Dal valor de’ nostri Avi, indi serbate
Da noi col sangue, e sudor nostro, infame

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Quì mercimonio leggerete farsi.135
Prezzo esecrando d’esecrando ajuto
Prestato a Figlio incontro a Padre, andranne
Parte sì grande di cotanto Regno
De’ Franchi preda; e impunemente oppressa
Sarà poi l’altra da ingannevol Figlio140
Di Rè, il cui senno, il cui valor potria
Regger sol, non che parte, intero il Mondo.
Ecco qual sorte or ne s’appresta: cari,
E necessarj, e sacri i giorni tuoi
Ci sono, o Rè; ma necessaria, e sacra145
Non men la gloria dell’Ispano Impero.
Di Rè, di Padre insidiar la vita
È terribile eccesso: ma, ribelle
Al proprio onor, la Patria aver venduta,
Maggior fors’è; soffri ch’io ’l dica. Il primo150
Puoi perdonar, che spetta a te; ma l’altro?...
E perdonarlo anco tu puoi: ma dove
Aggiunto io ’l veggo a sì inauditi eccessi,
Che pronunziar altro poss’io, che morte?

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Perez

Morte? Che ascolto!

Filippo

 Oh Ciel!

Leonardo

 Chi ’l crederebbe? 155
Che aggiunger nome agli esecrati nomi
Di Parricida, Traditor, Ribelle
S’avesse ancor? Pur ne riman sol’uno:
Troppo esecrabil più; tal, ch’Uom non osa
Profferir quasi.

Filippo

 Ed è?

Leonardo

 Del giusto Cielo 160
Disprezzator sacrilego mendace.
Onnipossente Iddio, di me tuo vile
Servo, ma fido, espressamente or sciogli
Tu la verace lingua. È giunto il giorno;
L’ora, il momento è giunto, in cui d’un solo 165
Folgoreggiante tuo tremendo sguardo

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Chi lungamente insuperbì ne atterri.
Me difensor, me sorger fà dell’altra
Tua maestade offesa: a me tu spira,
Tu sovrumano ardir nel caldo petto; 170
Pari alla causa ardir. O della Terra
Tu Rè, pel labro mio ciò, ch’or ti dice
Il Rè de’ Rè, pien di terror tu ascolta.
Il Prence, Quei, ch’empio cotanto parmi,
Che nomar Figlio del mio Rè non l’oso, 175
Orribili dispregj, onde, non meno
Che i ministri del Cielo, il Ciel s’insulta,
Dall’impura sua bocca mai non resta
Di versar, mai. Le rie profane grida
Perfino al Tempio ardimentose inalza: 180
Biasma l’antico culto; applaude al nuovo;
E, s’ei quì regna un dì, vedransi a terra
I sacri Altar: vedrem calpesto, e infranto
Da sacrilego piè quant’or d’incensi,
E di voti onoriam: vedrem.... che dico? — 185
Se tanto pur la fulminante spada
Di Dio tardasse, i’ nol vedrò; vedrallo

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Chi pria morir non ardirà. Non io
Vedrò strappare il sacro Vel, che al Volgo
Adombra il ver, ch’ei non intende, e crede:190
Io non vedrò quel Tribunal, che in terra
Del Ciel rassembra la giustizia, e mite
Più ne la rende poscia, andar sossopra,
Com’ei giurò; quel Tribunal, che illesa,
Pura ci serba ad onta altrui la Fede.195
Disperdi, o Ciel, l’orrido voto; Inferno,
Speralo invan. — Filippo, al Rè Sovrano
Lo sguardo inalza: onori, Impero, vita,
Tutto hai da lui; tutto Ei può tor. Se offeso
Egli è, t’è Figlio l’offensor? Stà scritta,200
In lui stà scritta la fatal sentenza:
Leggila tu; nè ad eseguirla tarda....
Del Ciel vendetta in chi l’indugia torna.

Perez

Liberi sensi a vil servaggio in seno
Facil trovar non è: libero sempre 205
Non è il pensier liberamente espresso:
E talor anco la viltà si veste

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Di finto ardir. Libero dir che sia,
Odimi Rè, sì ’l vedrai tu: ben’altro
Ardir vedrai. — Supposto foglio, accuse 210
Vegg’io tra lor discordi troppo. O Carlo
Di propria mano a parricidio infame
S’appresta; e allor co’ Batavi ribelli
A che l’inetto patteggiar? Soccorsi
A che de’ Franchi? A che la mal divisa 215
Con lor paterna eredità? Smembrato
Il proprio Regno a che? Ma s’ei pur volle
Far con sì vili mezzi a se il destino
Più mite, allora il parricidio orrendo
Perchè tentar? Perchè così tentarlo? 220
Imprender tanto, e rimanersi a mezzo;
Vinto, da che? S’Ei lo tentò in tal guisa,
Più che colpevol, forsennato il tengo.
Ch’alla vita di Rè vegliano a gara,
Benchè per amor nò, que’ ch’empie tanti 225
D’onori, d’oro, e sangue, ei nol sapea? —
Visto fuggir l’hai tu, Filippo? Ah! forse
Visto non l’hai tu che con gli occhj altrui.

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Venga ei; s’ascolti; ei sue ragion ne adduca.
Ch’ei non t’insidia vita, io ’l giuro intanto; 230
Sovra il mio capo il giuro: ove non basti;
Sull’onor mio; di cui nè Rè, nè Cielo,
Arbitri d’ogni cosa, arbitri sono. —
Or che dirò dell’empietade, ond’osa
Pietà mentita in suon di santo sdegno 235
Incolpar lui? Dirò.... Che val ch’io dica,
Che sotto vel di sacrosanta ognora
Religion per se, gente havvi spesso
Che rei disegni asconde? E ch’avvi ad arte
Chi sua privata causa alla celeste 240
Frammischiando, s’attenta anco ministra
Farla d’inganni, iniquitade, e sangue?......
Or chi nol sà? Dirò ben’io, che il Prence
Giovine d’alti sensi, e d’uman core,
Conforme core all’avvenente aspetto, 245
Mostrossi ognor; che da’ più teneri anni
Dolce al Padre speranza ei quì ’l credea ciascuno;
E ’l credo io ancor; nè di cotanta empiezza

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Uom d’un sol tratto giunse al colmo mai. 250
Dirò, ch’a’ tanti replicati oltraggj,
Ch’ei s’ebbe quì, sol pazienza oppose,
Silenzio, ossequio, e pianto. — È ver; ma il pianto
Anco è fallo talor: v’ha chi del pianto
S’adira pur.... Deh! tu, se tu sei Padre, 255
Non te n’adira; ma al suo pianger piagni,
Ch’ei reo non è; ben’è infelice assai.
Ma se pur mille volte anco più reo,
Ch’ogni Uom quì ’l vuol, foss’egli; a morte il Figlio
Dannar nol può, cred’io, nè ’l de’ mai Padre. 260

Filippo

Pietade alfine in un di Voi ritrovo,
E pietà sieguo: i’ son pur Padre; ai moti
Cedo di Padre. Or me col Regno mio
Tutto abbandono all’arbitra suprema
Imperscrutabil volontà del Cielo. 265
Dell’ire forse di lassù ministro
Esser de’ Carlo in me: pera il mio Regno,
Pera Filippo pria; ma il Figlio viva:
L’assolvo io già.

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Gomez

 Tu delle Leggi dunque
Maggior ti fai? Perchè noi quì ne appelli? 270
Ben romper puoi tu senza noi le leggi:
L’assolvi pur; ma se pietà ti fosse
Funesta un dì, non dir....

Perez

 Funesta certo
Or fia pietà, che in ver novella i’ veggio 275
Sorger pietà.... Ma, qual ch’ei sia l’evento,
Non è Consiglio questo, ov’io più possa
Sedermi omai: m’è cara ancor la fama,
La vita nò. Ch’i’ non bagnai mie mani
Nell’innocente sangue il Mondo sappia:
Chi vuol rimanga. Al Ciel mie’ voti io pure 280
Innalzerò: ben’è palese al Cielo
Il ver: ma che dich’io? soltanto al Cielo?.....
S’io volgo intento a me dintorno il guardo,
Non vegg’io, che ciascun ben sà quì ’l vero?
Che il tace quì ciascun?... Che il dirlo forse, 285
Quì già gran tempo è capital delitto?

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Filippo

Non sai chi son?....

Perez

 Tu sei di Carlo Padre.

Filippo

E son tuo Rè....

Leonardo

 Di Carlo tu se’ Padre:
E in te chi ’l duol di disperato Padre
Non vede? Ma i tuoi Sudditi pur t’hanno 290
Per Padre; e il nome di tuoi Figli in pregio
S’han, quanto Carlo in non caler sel tiene.
Egli è sol’uno: innumerabil stuolo
Son essi: Ei salvo, altri in periglio resta:
Colpevol’Ei, gli altri innocenti Tutti.295
S’uno or tu salvi, o Tutti, incerto stai?

Filippo

In cor lo stile a replicati colpi
Non mi s’immerga più; cessate: udirvi
Più non ho forza omai. Dove i’ non sia,
Nuovo Consiglio ivi s’aduni; e i Sacri 300

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Vi seggan anco dell’Altar Ministri:
Tacciono in lor mondani affetti: il vero
Per lor rifulga; e sol s’ascolti il vero.
Itene dunque, e sentenziate: al dritto
Or mia presenza là nuocer può troppo;...305
O troppo forse a mia virtù costarne.



SCENA SESTA.

FILIPPO.



....OR quanti sete traditor? Che disse
L’audace Perez? Penetrato ei forse
M’avesse il cor?... Nò... Ma quai sensi! Quale
Bollente orgoglio! Alma cotal quì nasce, 310
Ov’io son Rè? Quì dov’io regno vive?