Filottete (Sofocle - Romagnoli)/Esodo

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Esodo

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Sofocle - Filottete (409 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1926)
Esodo
Quarto stasimo Filottete (Sofocle - Romagnoli)
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corifeo
Da un pezzo già vicino alla mia nave
giunto sarei, se non vedessi Ulisse
che a questa volta s’avvicina; e muove
il passo verso noi d’Achille il figlio.

Giunge a gran passo Neottolemo; e dietro lui Ulisse,
che invano cerca di farlo arrestare e di parlargli.


ulisse
Dire tu non mi vuoi perché ritorni
con tanta fretta su la via già fatta?
neottolemo
Gl’inganni già tramati io vengo a sciogliere.
ulisse
Fiere parole! E qual fu mai l’inganno?

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neottolemo
1285Quando a te dando ascolto ed all’esercito...
ulisse
Quale di te non degna opra compiesti?
neottolemo
Con frode e turpi inganni un uomo strinsi.
ulisse
Qual uomo? Ahimè, qual nuova idea disegni?
neottolemo
Nulla di nuovo: di Peante al figlio...
ulisse
1290Fare che vuoi? Come un terror m’invade.
neottolemo
A cui quest’arco già rapii, di nuovo...
ulisse
O Giove, che dirai? Forse vuoi renderlo?
neottolemo
Sí, ché con turpi inique arti lo presi.

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ulisse
A spaventarmi, per gli Dei, lo dici?
neottolemo
1295Se ti spaventi a udir ia verità.
ulisse
Figlio d’Achille, che parli, che dici?
neottolemo
Due volte, tre rivangar debbo i detti?
ulisse
Pure una volta uditi io non li avessi!
neottolemo
Ora tutti li udisti, e ben li sai.
ulisse
1300C’è alcuno, c’è, che saprà proibirtelo.
neottolemo
Che dici? Chi me lo proibirà?

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ulisse
Tutti quanti gli Achivi, ed io con essi.
neottolemo
Saggia hai la mente, e non parli da saggio.
ulisse
E tu non hai saggezza, e non la brami,
neottolemo
1305Giustizia bramo; e val più che saggezza.
ulisse
Quale giustizia, quando tu vuoi rendere
quello che preso hai per consiglio mio?
neottolemo
Il turpe inganno ond’io mi resi reo,
tenterò riscattare.
ulisse
                                     E non paventi,
1310se questo far tu vuoi, l’achivo esercito?

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neottolemo
Se giusto opro, i timor tuoi non partecipo.
ulisse
.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     
neottolemo
Neppure il braccio tuo saprà convincermi.
ulisse
Non coi Troiani, ma con te combattere
1315dunque dovremo.
neottolemo
                                Sia ciò ch’esser deve.
ulisse
Vedi la destra mia, che l’elsa stringe.
neottolemo
Vedi che anch’io la stringo, e che non esito.
ulisse
Dunque, ti lascerò; ma, giunto al campo,

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dirò lutto all’esercito: punire
1320esso ben ti saprà.
Esce.
neottolemo
                                        Da saggio adoperi;
e, se volessi anche nel resto a simile
norma attenerti, fuor dai mali il piede
terresti. E tu, figliuolo di Peante,
Filottete, a te dico, or vieni fuori,
1325abbandona la tua casa di rocce.
filottete
Che strepito, che grida ancor si levano
d’intorno all’antro? Perché mi chiamate?
O stranieri, che v’occorre?
Esce, e vede Neottolemo.
                                                  Ahimè!
Triste bisogna è questa. Ai crucci antichi,
1330nuovi crucci venite ora ad aggiungere?
neottolemo
Fa’ cuore; le parole odi ch’io reco.
filottete
Io n’ho sgomento: ché già pria, per credere
ai tuoi discorsi belli, ebbi il malanno.

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neottolemo
Possibile non è per te ricrederti?
filottete
Eri tale a parole, anche allorché
l’arco tu mi rubasti: eri sincero,
e nascondevi la rovina.
neottolemo
                                             Adesso
non è cosí. Da te questo udir voglio:
se di qui rimaner li dice il cuore,
o se con noi vuoi navigare.
filottete
                                                  Basta,
oltre non dire: ciò che tu dicessi,
vano sarebbe.
neottolemo
                              A ciò sei ben deciso?
filottete
Più ch’io non dica, sappi.
neottolemo
                                                Avrei voluto
coi detti miei convincerti; ma se

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1345le parole opportune io non imbrocco,
smetto.
filottete
               E vano sarebbe ogni tuo detto.
Mai non sarà questo cuor mio benevolo
per te, che con la frode a me rapisti
l’arco e la vita, e adesso vieni qui
1350a consigliarmi, o pessimo rampollo
d’ottimo padre. A voi la mala morte,
prima d’ogni altro, Atrìdi, e poscia a te,
figliuolo di Laerte; ed anche a te.
neottolemo
Oltre non imprecare, e dalla mano
1355mia quest’arco ricevi.
filottete
                                      Che? Che dici?
Tratto son forse in un secondo inganno?
neottolemo
No, per la sacra maestà lo giuro
di Giove eccelso.
filottete
                              O detti soavissimi,
se dici il vero!

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neottolemo
                                        All’atto si vedrà.
1360Tendi la mano, e l’arme tua riprendi.
A questo punto torna e si avanza impetuoso
ulisse
Io te lo vieto, e i Numi consapevoli
son dei miei detti, a nome degli Atrídi.
e di tutto l’esercito.
filottete
                                                       Di chi
è questa voce? Non ascolto Ulisse?
ulisse
1365Di certo; e presso a te vedi chi trarre
per forza ai piani ti saprà di Troia,
voglia il figliuol d’Achille, oppur non voglia.
filottete
lo prende di mira.
Senza tuo pro’, se questa freccia imbrocca.
neottolemo
trattenendolo.
No, per gli Dei, no, non lanciare il dardo.

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filottete
1370La man lasciami, o figlio dilettissimo.
neottolemo
Lasciarti, no.
filottete
                                   Ahimè, perché mi vieti
che coi miei dardi un uomo infesto uccida?
neottolemo
Né per te né per me bello sarebbe.
Durante questo contrasto, Ulisse si allontana.
filottete
Pur sappi ciò, che i primi dell’esercito,
1375mendaci araldi degli Atrídi, fiacchi
sono alla pugna, ed a parole arditi.
neottolemo
Sia pur, ma l’arco ora possiedi; e irato
non devi esser con me, né appormi biasimo.
filottete
Ne convengo; mostrata hai ben la stirpe
1380da cui germogli. Non figlio di Sísifo,

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bensí d’Achille sei, ch’era tra i vivi
il primo, e il primo ora è laggiú, fra i morti.
neottolemo
Godo che al padre mio, che a me medesimo
lodi comparti. Ascolta adesso quello
1385ch’io da te bramo. Agli uomini, le sorti
forza è patir che dagli Dei provengono.
Ma quanti, invece, al par di te, soggiacciono
a volontari mali, a quelli è ingiusto
concedere perdono, e compatirli.
1390Tu feroce or sei fatto, e niun consiglio
accetti; e se qualcuno a te benevolo
t’ammonisce, lo aborri, e infesto e perfido
lo stimi. Eppure, parlerò. Dei giuri
il Nume invoco, e Giove; e ascolta e scrivi
1395nel tuo pensiero, tu. Di questa doglia,
per decreto divin, t’opprime il morbo:
ché tu di Crisa al guardïano, al serpe
che l’aperto recinto ascoso vigila,
t’avvicinasti; e del tuo grave morbo
1400non avrai tregua, sappi, infin che sorgere
di qui vedremo il sol, di lí sparire,
pria che tu stesso, di buon grado, ai piani
giunga di Troia, e i due figli d’Asclepio1
trovi, e dal morbo abbia sollievo, e meco
1405con l’arco tuo la rocca d’Ilio espugni.
E come io so che a questo siamo, ascolta.
Vive un uomo fra noi, fatto prigione
da Troia, ottimo vate, Eleno. Questi
chiaramente cosí gli eventi annuncia.
1410E soggiunge che fato è ch’Ilio cada

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nell’estate ventura; e di buon grado
la morte accetta, se dicesse il falso.
Or che sai questo, di buon grado accòrdati.
È bel vantaggio esser fra tutti gli Elleni
1415ottimo reputato, e soccorrevoli
trovar mediche mani, e la funesta
Troia espugnare, e averne eccelsa gloria.
filottete
Perché, vita odïosa, ancor mi tieni
alla luce del giorno, e non mi scagli
1420giú nell’Averno? Ahimè, che devo fare?
Alle parole di costui, che diede
consigli a me per il mio bene, come
potrò rifiuto opporre? O cederò?
E come allor, se tanto avrò compiuto,
1425potrò mostrarmi, fra le genti, o misero?
Con chi favellerò? Come, o pupille,
che i patimenti miei tutti vedeste,
patir potrete ch’io stia con gli Atrídi.
che a rovina m’addussero, ch’io stia
1430col maledetto figlio di Laerte?
Né dei trascorsi mali il duol mi cruccia;
ma già mi sembra di vedere quelli
che patir debbo ancora. A cui la mente
madre è d’affanni, sempre affanni genera.
A neottolemo.
1435E tu mi sei di meraviglia oggetto,
che a Troia andar mai non dovevi, e lunge
me tenerne dovresti: ché t’offesero,
poi che del padre l’armi a te rubarono;

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e invece tu combatti al fianco loro,
1440e vi costringi me? No, figlio, no;
ma, come giuro m’hai prestato, recami
alla mia casa, e tu rimani a Sciro:
lascia che i tristi tristamente muoiano;
e grazia avrai da me duplice, duplice
1445dal padre mio. Né t’avverrà che, dando
aiuto ai tristi, tristo anche tu sembri.
neottolemo
Bene tu parli; eppur, bramo che, fede
nei detti miei, fede nei Numi avendo,
tu con l’amico salpi da quest’isola.
filottete
1450Verso i piani di Troia, all’infestissimo
figlio d'Atrèo, con questo piede misero?
neottolemo
A chi dal duolo affrancherà quel marcido
tuo piede, e te farà dal morbo libero.
filottete
Grave il consiglio tuo. Che mi proponi?
neottolemo
1455Ciò che per te, per me, riesca al meglio.

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filottete
Così tu dici? Onta non hai dei Numi?
neottolemo
Onta avere dovrà chi cerca il bene?
filottete
Il bene dici degli Atrìdi, o il mio?
neottolemo
Il tuo: ti sono amico, e cosí parlo.
filottete
1460Come, se in man vuoi darmi ai miei nemici?
neottolemo
Scorda fra i danni la superbia, o misero.
filottete
Coi detti tuoi, lo intendo, mi rovini.
neottolemo
Non io: ma tu ragione non intendi.

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filottete
Non so che qui gli Atrídi mi lasciarono?
neottolemo
1465Ti lasciarono; ed or ti salveranno.
filottete
No, se lí venir debbo a mio buon grado.
neottolemo
E allor, se nulla con le mie parole
convincere ti posso, io che farò?
Piú facile sarà, per me tacere,
1470per te viver, come or vivi, nel morbo.
filottete
Ciò ch’io debbo soffrir, lascia ch’io soffra.
Ma ciò che tu, la destra mia stringendo,
mi promettesti, di condurmi in patria,
compilo, figlio, non tardare: a Troia
1475piú non pensare: ché abbastanza ho pianto.
neottolemo
Se ti pare, andiamo.

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filottete
                         Oh detto generoso!
neottolemo
                                                  Avanza il pie’
e su me sostieni il passo.
filottete
                                   Sin che forza dura in me.
neottolemo
1480Come qui potrò schivare le rampogne degli Achivi?
filottete
Non pensarci.
neottolemo
                E se invadessero la mia terra?
filottete
                                                Io sarò quivi.
neottolemo
E che aiuto potrai darmi?

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filottete
                              Sperderò lungi la guerra.
neottolemo
Come mai?
filottete
1480                Coi dardi d’Ercole.
neottolemo
                                   Vieni; e pria bacia la terra.

Mentre stanno per allontanarsi, appare improvvisamente


ercole
Non pria che le nostre parole
tu oda, figliuol di Peante.
E d’Èrcole sappi che ascolti
1485la voce, ne scorgi l’aspetto.
Per te sono qui, la celeste
dimora ho lasciata,
per dirti il volere di Giove,
frenarti sovressa la via
1490che segui; e tu ascolta i miei detti.

E prima a te le mie vicende espongo,
quante fatiche superai, soffersi,
e n’ebbi, come vedi, eterno onore.
Ed anche tu dovrai vivere, dopo

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1495tanti travagli, glorïosa vita.
E con quest’uom d’Ilio alla rocca giunto,
prima dovrai, del tetro morbo libero,
e giudicato il primo dell’esercito,
col tuo valore, Paride, che causa
1500fu di queste sciagure, uccidere
con le mie frecce; e Troia espugnerai.
E, conseguito il premio dell’esercito,
alla terra dell’Eta, al padre tuo,
le spoglie manderai che alla tua casa
1505vengano appese; e quelle che tu avrai
tolte al nemico, presso alla mia pira
recale per ricordo. Ed anche te,
figlio d’Achille, esorto: ché costui
senza di te, né tu senza costui
1510espugnerete mai di Troia i campi.
Ma, pari a due leoni, egli di te
abbia custodia, e tu di lui. Lo stesso
Asclepio a Troia io manderò, che libero
del tuo morbo ti renda. Il fato vuole
1515che pei miei dardi una seconda volta2
cada la rocca d’Ilio. E a ciò badate,
quando l’espugnerete: a non offendere
il rispetto dei Numi: il padre Giove
pospone a questa ogni altra cosa. E infatti,
1520muore forse con gli uomini pietà?
Vivono, muoion quelli; e pietà resta.
filottete
O tu che la voce bramata
mi volgi, che dopo si lunga
stagione m’appari, ai tuoi detti
1525restio non sarò.

[p. 212 modifica]

neottolemo
Sono anch’io del medesimo avviso.
ercole
Non sia dunque piú lungo l’indugio:
ché spira alla poppa
del legno propizia la brezza.
filottete
1530Or, partendo, la terra saluto.
Salve, o casa che me riparasti,
e voi, Ninfe degli umidi prati,
maschia romba del ponto alla spiaggia,
e tu, rupe sporgente, ove spesso
1535fu nell’antro bagnato il mio capo
dal flagello di Noto, ed il sònito
ripercosso degli ululi miei,
mentre ero nel turbine
degli spasimi, a me l’alpe d’Ermo
1540rimandò: voi, fontane, e tu, Licia
sorgente, io vi lascio, io vi lascio,
omai, quando a tanta speranza
mai non m’ero levato. O di Lemno
pianura, recinta dal mare,
1545concedimi prospera rotta,
ché illeso io pervenga là dove
la Gran Parca mi guida, e il volere
degli amici, ed il Dèmone, ch’arbitro
d’ogni cosa, compie’ questi eventi.

[p. 213 modifica]

coro
1550Moviamo, su via, tutti a schiera,
pregando le Ninfe del mare
che proteggano il nostro ritorno.

Note

  1. [p. 246 modifica]I due figli d’Asclepio o Esculapio sono Macaone e Podalirio, ricordati da Omero, Il. II, 731.
  2. [p. 246 modifica]Una seconda volta; come è noto Ercole aveva preso, essendo ancor vivo, una prima volta Troia per vendicarsi di Laomedonte.