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Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) I.djvu/246

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NOTE 219


Pag. 138, v. 345. - Nell’isola di Sciro era nato Neottolemo.

Pag. 138, v. 354. - Febo Apollo, che diresse la saetta di Paride.

Pag. 139, v. 363. - L’aio di mio padre, cioè Fenice.

Pag. 143, v. 434. - Il grande Aiace è il Telamonio.

Pag. 143, v. 441. - Quei che Laerte comperò da Sisifo è Ulisse, che secondo una tradizione postomerica, non sarebbe figlio di Laerte, ma di Sisifo e di Anticlea, la quale lo avrebbe partorito dopo sposato Laerte; cfr. Aiace, pag. 31, v. 202.

Pag. 147, v. 517. - Calcodonte fu re d’Eubea.

Pag. 159, v. 719. - L’uom che s’appressò di Giove al talamo è Issione, re dei Lapiti, il quale, in pena dei suoi illeciti amori con Giunone, fu nell’Averno legato ad una ruota in continuo e rapido movimento.

Pag. 164, v. 801. - Se giungon quelli annunciati dal mercante (cfr. pagg. 150 sgg.), cioè Fenice in cerca di Neottolemo e Ulisse di Filottete.

Pag. 176, v. 960. - O fuoco ecc. Per gli antichi il fuoco era anche simbolo di temerarietà.

Pag. 182, v. 1075. - Con la forza e la frode; allude al tranello col quale Ulisse, che si fingeva pazzo, fu smascherato e costretto a prender parte alla guerra di Troia.

Pag. 204, v. 1403. - I due figli d’Asclepio o Esculapio sono Macaone e Podalirio, ricordati da Omero, Il. II, 731.

Pag. 211, v. 1515. - Una seconda volta; come è noto Ercole aveva preso, essendo ancor vivo, una prima volta Troia per vendicarsi di Laomedonte.