Gazzetta Musicale di Milano, 1842/N. 46

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N. 46 - 13 novembre 1842

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GAZZETTA MUSICALE

N. 46

DOMENICA
13 Novembre 1842.

DI MILANO
Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in 4.° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio figurato si intitolerà Antologia classica musicale.
La musique, par des inflexions vives, accentuées. et. pour ainsi dire. parlantes, exprimè toutes les passions, peint tous les tableaux, rend tous les objets, soumet la nature entière à ses savantes imitations, et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sentiments propres à l’émouvoir.

J. J. Rousseau.

Il prezzo dell’associazione annua alla Gazzetta e all’Antologia classica musicale è di Aust. lire. 24 anticipate. Pel semestre e pel trimestre in proporzione. L’affrancazione postale della sola Gazzetta per l’interno della Monarchia e per l’estero fino a confini è stabilita ad annue lire 4. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio Ricordi, nel modo indicato nel Manifesto — Le associazioni si ricevono in Milano presso l’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto.


STI ÌLI biografici GIOVASSI WOI.FASGO MOZART ARTICOLO IV. Fedi i N. 37. 38, 43 e 41 di questa Gazzetta. ’if i ritorno a Vienna al principiare ■>del 1788 Mozart ripigliò i suoi Jlavori di composizione stromen> tale e vocale, dedicandovisi con • mirabile attività. Ei fu intorno a questo tempo ch’ei sentì i primi sintomi d’una malattia di petto complicata con un’affezione nervosa, che lo gettava spesso in accessi di cupa melanconia. In simili circostanze il lavoro era il solo suo conforto nei tristi pensieri, sebbene gravasse il suo male. Egli scriveva con incredibile rapidità, e pareva che improvvisasse anziché comporre; e tuttavolta le sue opere recano l’impronta della perfezione, tanto dal lato dell’arte di scrivere, come da quello dell’ispirazione. Ei fu in quest’anno che fra molte altre composizioni, scrisse le sue ultime tre grandi sinfonie e la sua partitura teatrale Così fan tutte, leggiadra operetta che ebbe a Vienna un brillante successo (•). Il male ond’era afflitto rendeasi ogni dì più grave e minaccioso, nò guari andò che il timore della morte si impossessò del suo spirito e lo tormentò lino agli estremi istanti. Un pensiero fra gli altri lo preoccupava incessantemente; ei dubitava di non aver fatto abbastanza per la sua gloria, e questo pensiero Io spronava ad attendere più ostinato al lavoro, il che consumava le ultime sue forze. Indarno gli amici suoi si provavano a distrarlo; continuando indefesso nel lavoro e contornato da essi appena ei li udiva, nè rispondeva alle loro interrogazioni altrimenti che con monosillabi. Talvolta era egli sorpreso da tale smarrimento di forze, che faceva mestieri trasportarlo sur un sofà. Se conducevasi a diporto in carrozza nulla ei vedeva, rimaneva assorto in tristi pensieri, e manifestava tale impazienza che bisognava ricondurlo a casa ove si affrettava a rimettersi al lavoro che lo uccideva. Era egli in questo misero stato alloracliè a richiesta del Direttore di un teatro di Vienna, prese a comporre il Flauto magico, opera d’un genere al tutto diffe«àj rente dalle altre di Mozart, e nella quale spicca una freschezza, un vezzo che non yjf (i ) Vedi F’ctis. Dizionario degli Artisti musicali, la biografìa di G. W. Mozart. di leggeri sariasi creduto poter riscontrare nelle ispirazioni di un moribondo. Mentre componeva, non voleva essere interrotto nè durante il giorno, nè pel sopravvenir della notte. Soventi volte el cadeva in un prostramento totale, ed era colpito da svenimenti che duravano parecchi minuti, ma nè le preghiere di sua moglie, nè quelle de’ suoi amici poterono mai ottenere ch’ei sospendesse la composizione del Flauto magico, alla quale pose fine nel mese di luglio del 1791, sicché potè rappresentarsi nel susseguente mese con un successo inaudito a Vienna, perocché vi fu dato per venti sere consecutive. Mozart non potè assistere che alle prime dieci; in seguito troppo malato per poter recarsi al teatro, poneva l’orologio sulla tavola, e seguiva coll’occhio il movimento dell’indice per sapere qual pezzo esegui vasi in quel momento. In preda a questo tristo piacere l’idea che fra breve lutto sarebbe finito pellai, lo assaliva, ed era quindi colpito _ da profonda prostrazione. In uno di questi sì tristi momenti ei se ne stava seduto dinanzi alla sua tavola assorto in lugubri meditazioni allorquando una carrozza si fermò alla porta della sua casa; tosto poi gli è annunziato uno straniero. Un uomo di mezzana età e di signorili sembianze, sconosciuto a lui e a sua moglie, entra con aria imponente: «Sono a voi mandato, gli dice, da parte di un personaggio d alto riguardo...» - «Chi è egli codesto personaggio? risponde Mozart interrompendolo. - Vuol rimanere ignoto. - Che cosa desidera egli da me? - Taluno, oggetto del suo più tenero amore, calò nella tomba; egli non saprà mai dimenticarne la memoria, e vorrebbe rendergli omaggio facendo celebrare a suo onore un ufficio funebre ogni anno, epperò sono incaricato di chiedervi un Rec/uiem di vostra composizione.» Colpito da questa domanda, fattagli in un tempo in cui ei stesso reputavasi vicino al dì delle sue esequie, Mozart assentì incontanente a quanto gli veniva chiesto dallo straniero. Il quale soggiunse: «Non è posta misura al tempo necessario al vostro lavoro; perù si vorrebbe sapere l’epoca in cui potrete darlo terminato. - Entro un mese, rispose Mozart. - Qual somma domandale pel vostro compenso? - Cento ducati. - Eccoveli. - Lo straniero depose la somma sulla tavola, e scomparve. Assorto in cupi pensieri, Mozart non udì le osservazioni di sua moglie intorno a questa singolare avventura. Già egli era tutto preoccupato dalla composizione del domandatogli Requiem: immediatamente si accinse al lavoro e vi si adoperò con tanta attività che bastato avrebbe ad esaurire le residue sue forze, se un altro importante oggetto non fosse occorso a distrarlo da una sì triste occupazione. Ricorreva l’epoca dell’incoronazione dell’Imperatore Leopoldo qual re di Boemia. L’Amministrazione del teatro di Praga non pensò clic agli ultimi momenti a far scrivere un’Opera nuova per questa circostanza, e si rivolse a Mozart nei primi giorni di agosto, annunciandogli che gli stati generali della Boemia aveano scelto per tema la Clemenza di Tito di Metastasio. Lusingato dalla preferenza che gli si accordava, accettò Mozart le proposte quali vennergli fatte; sebbene il termine assegnatogli fosse sì breve che gli fu giuocolorza ridurre l’opera in due atti, non musicare che i pezzi principali e far comporre i recitativi da un suo allievo. Si trasferì a Praga e nel decorso di dieciotto giorni ebbe posto fine alla sua partizione della quale consegnava i fogli al copista mano mano li componeva. E tuttavia non vi ha un solo pezzoscadente in questa bell’opera che fu rappresentala il 5 settembre del 1791. Tutte le arie, i duetti, il finale del primo atto e il terzetto del secondo sono di una bellezza finita Questo nuovo eccesso di lavoro e l’esaltazione che avea in lui eccitata pareva dovessero annichilire le sue forze, tuttavolta le distrazioni che gli vennero pòrte a Praga riaccesero il suo coraggio e restituirono al suo umore parte della prima ilarità. Al suo ritorno a Vienna pareva migliorata la sua salute, ma non fu che l’estremo barlume di una esistenza prossima a spegnersi. Si rimise alla composizione del Requiem, ma appena aveva ricominciato il lavoro quand ecco di nuovo farsegli innanzi lo sconosciuto. «Non potei mantenere la data parola, gli disse Mozart - Lo so; avete fatto bene a non attenervi strettamente alla promessa che mi deste; ma pure, qual nuovo termine prefiggete al vostro lavoro? - Un altro mese; quest’opera mi interessa grandemente e voglio dedicarmivici eolia maggior possibile attenzione - Basta cosi: se non che i nuovi vostri sforzi meritano una novella testimonianza della mia gratitudine. Eccovi altri cento ducali.» La signora Mozart fece tener dietro all’incognito; ma il domestico incaricato di ciò lo perdè di vista nella folla, e Mozart finì per persuadersi che quello era un | avvertimento del cielo e che scrivendo Tal-! logalogli Requiem non faceva che comporre j (1) Vedi V Opera citata. ( [p. 198 modifica]il suo inno di morie. Nulla valse a distrarlo dalla funesta sua idea che fini per esaurire le estreme sue forze. Alfultimo fu costretto a porsi e letto e spirò il 5 settembre 1791 prima di aver tocco il trentesimosesto suo anno. Così tristamente si spense la vita di quest’uomo, la cui infanzia era stata contornata da prestigi e da lusinghe, ma che giunto alfelà virile, solo conforto trovar seppe nel lavoro. Con queste parole il sig. Fétis nella Biografia già citata chiude la narrazione della vita dell’esimio artista. Prosegue quindi ad enumerare la mirabile quantità di opere sia teatrali, sia stromentali che dal 1784 fino al 1791 venne producendo la instancabile sua fantasia. In tutte l’attento occhio dell’intelligente ravvisa l’impronta di una superiore creazione, in tutte la scienza più elevata si collega alla gastigatezza dello stile, senza che mai traspaja lo stento dello studio o l’affettazione della dottrina. In Mozart, come negli altri grandi compositori della scuola tedesca, la parte matematica dell’arte, o a dirlo volgarmente, le combinazioni contrappuntistiche, per quanto ingegnose, per quanto ricercate appajano, non sono mai usate colla sciocca mira di far pompa di scolastico magistero o colla vana ambizione di far inarcare le ciglia dei pedanti barbassori, i quali sogliono apprezzare il pregio di una partitura in ragione della quantità degli astrusi accordi e delle armoniche difficoltà cercate a bello studio e con dotta e improba fatica di mente superate. Nelle grandi e splendide loro composizioni la dottrina dei numeri, per quanto superiormente usata, non lo è mai come scopo ma sempre quale mezzo dell arte. L’espressione,il calore, l’evidenza delle idee, l’ordinato loro sviluppo, il succedersi, l’intrecciarsi spontaneo di esse, in guisa che le diverse parti della locuzione musicale sieno l’une alle altre così felicemente legate e assorellate che ne risulti un tutto omogeneo-, la varietà nell’unità, la vivezza del colorito e l’eleganza delle concertazioni stromentali sempre combinate colla chiarezza e colla semplicitàecco a quali risultamenti è sempre indirizzato lo studio scientifico che si ammira nel comporre dei sommi maestri di una scuola che un falso pregiudizio fa credere al volgo de’ nostri sedicenti musicofili, non essere per altra cosa stimata ed acclamata che per la sua superiorità nelle lambiccature e nelle astrusaggini del contrappunto! Ma a chi spassionato osservi con fino gusto, e retto e nobile sentire le belle produzioni del genio degli Handel, degli Hasse, dei Gluck, dei Beethoven, dei Mozart, ben altro verrà veduto che non questi al tutto secondarii e materiali pregi del grande stile musicale. Ispirazione, sentimento, grandezza e originalità di pensieri, chiarezza, ordine logico, euritmia nel tutto e nelle singole parti, questi sono i vanti (per nostro particolar conto non lo ripeteremo mai abbastanza) dei capolavori, a’quali noi siamo forse accusati di prestare un cullo troppo esaltato e pretenzioso. Senonchè, volendo anche ammettere che la nostra ammirazione per i più vantati capolavori della scuola musicale tedesca sappia alcun po’di entusiasmo non sarebbe egli da perdonarsi questa colpa di eccesso a noi che, essendoci proposto il difficile assunto di additare, colla scorta delle migliori dottrine, la via più retta che deve percorrere l’arte, la vediamo da tanti e tanti trascinata per l’opposto sentiero, per quel sentiero, cioè che, a nostro giudizio, non mancherà di guidarla alla sua rovina, se non avrà forza di far argine al corrotto gusto della turba appunto la voce dei pochi cui le verità che noi proclamiamo, senza vani riguardi alle pregiudicate esclusive opinioni, paiono tutt’altro che da porsi in dubbio? À quale diverso scopo vorrebbero dirsi dedicati questi nostri studii biografici sui più grandi e stimali compositori troppo presto fra noi dimenticati, se non a questo, di opporre la verace e incontrastata splendidezza della loro gloria immortale ai vani e ingannevoli bagliori di tante illustrazioni musicali della giornata che si credono certe di valere molto più di quegli illustri, solo perchè dalla voce adulatrice degli inscienti si odono susurrare ad ogni tratto all’orecchio che la musica degli antichi è musica da papaveri e perciò solo degna di starsene sepolta nell’obblio, e la loro invece più gradevole, più popolare, più animata, a tutto buon dritto galoppa trionfalmente pei teatri della Penisola, e mette in orgasmo gli appaltatori, gli agenti teatrali, le platee, i giornali....? Potrebbe essere tema di un’apposita serie d’articoli il venire indagando per quali cagioni è sì diversa la sorte dei due affatto opposti generi di musica, l’antica classica, cioè, e quella che si compone oggidì, la prima dimenticata e tenuta poco meno che in ispregio dagli impresarii, dai cantanti e dal pubblico, l’altra esaltata oltre ogni giusta misura;, e forse si vedrebbe che molte di esse cagioni derivano appunto dalle condizioni tutt’alti’o che felici in che si trova al presente l’arte musicale in Italia;, e dall’attento esame delle medesime risulterebbe più chiara all’occhio degli imparziali la necessità di ridestare la stima e l’amore ai capolavori classici, e far nascere quindi la voglia di vederli richiamati all’onor della scena, onde servendo di quadro di raffronto alle tante produzioni melodrammatiche che vediamo a’ dì nostri comparire e scomparire come fantasmi o fuochi fatui, giovassero ad un tempo quale mezzo di educazione alle platee, servissero di vivo modello e di eccitamento al far meglio ai giovani compositori dotati di vero talento, (e grazie alla inesauribile potenza del genio italiano ve ne ha non pochi di questi) e fossero sgomento e vergogna ad alcuni pochi impudenti profanatori dell’arte, i quali per avere imparato a raccozzare alla peggio dei pensieri qua e là rubati a casaccio e a man salva, e trovato modo a cucirli insieme a foggia di cavatine, di duetti, e di pasticci, cui si dà nome di pezzi concertati, si credono maestri laureati, e non arrossiscono di sorridere in viso con aria beffarda a chi li consiglia a vegliare le loro notti sui grandi capolavori degli antichi, e per tutta risposta a così savie parole si accontentano di rispondere: «genio ci vuole, genio e non pedantesca dottrina!» Ma di qual genio essi intendano parlare in verità non sappiamo: quello che veramente sappiamo si è che il vero genio non disprezza la dottrina, ma la stima e ardentemente la desidera quale potente aiutatrice delle sue migliori ispirazioni. Così sempre pensarono i sommi artisti che aspirar vollero a incontestata celebrità-, così sempre pensò Mozart. All esame dell’indole e delle somme bellezze delle sue più acclamate composizioni consacreremo quanto prima un’altro articolo. E. ESTETICA MUSICALE SOPRA li’USO DE’ SExlIimi PENSIERI E PRECETTI III REE CANTO («), METTERÀ Al nobile ed ’egregio sig. Giovanni Colleoni da Rerganio. E che potrò io aggiungere di più alla di lei difesa de’passi cromatici applicati alle parole di doloree d’affanno? Ella ha giudicato in conformità delle sensazioni che producono in lei, ed è ben cosa certa che il sentimento s’inganna assai meno nei suoi giudizi, che non è l’intelletto. - Ella è appoggiata sulla sentenza d’uno scrittore filosofico estetico, che a motivo delle persecuzioni cui ha dovuto soffrire in Francia può ben dirsi il martire della musica italiana (f) - e ne ha dimostrata la pratica nelle opere di un compositore moderno, il quale agognava più che altri mai all’espressione imitativa delle passioni, e la di cui perdita immatura piangerà l’Italia per lunga stagione (2). Che vuoisi dunque di più?... La di lei opinione è adottata da tutti i teoretici e pratici d’ogni nazione occidentale, e il voler negarla sembra lo stesso che sostenere: a mezzodì non è giorno ancora. Sulzer, Arteaga, Lichtentbal, ecc., e tutti gli estetici che ragionano intorno alle differenti qualità de’suoni e de’caratteri dei tuoni, convengono che le scale minori sono le più atte ad esprìmere la tristezza, la melanconia ecc. ecc., e perchè ciò? appunto perdi’ esse sono delle maggiori più ricche di semitoni - mentre i passi semitonati furono mai sempre usati dagli esecutori più sensati, e da tutti i compositori antichi e moderni, e trovansene ne’madrigali del 700 - nelle cantate dell’800 - e nelle opere del giorno d’oggi. Ed essi sono pure retaggio della musica stromentale, quando essa si prefigge a dipingere ed esprimere un affetto di tristezza od un fatto a cui debba adattarsi una musica lugubre (come la morte cl’un artista, d un eroe, ecc.) inteso sempre che non si parli di quelle interminabili scale semitonate, per cinque e più ottave, le quali odonsi a sazietà in ogni paio di variazioni, e non servono ad alcuna espressi Il suonatore (li viola del quale i nostri lettori avranno accolto con piacere ed interesse i savii pensieri e le erudite riflessioni su Palestrina, volle favorirci di quest’allro suo scritto che ci affrettiamo a inserire in questi fogli. Esso c dettato colla assennata dottrina che attesta di molta ed alta esperienza nelle più nobili discipline dell’arte; accenna di volo a tante verità che forse saranno udite con dispettoso orecchio dalla presontuosa mediocrità del virtuosismo moderno, ma che pure non sono meno incontrastabili per quanto amare. - A non pocbi nascerà voglia di sapere chi sia questo suonatore di viola da Bergamo, che sì addentro si addimostra versato nella critica estetica musicale, c noi, rispettando il velo sotto il quale si nasconde, diremo solo ch’egli va illustre tra i pochi veri ristoratori della melodrammatica moderna, e reca un nome venerabile per quanti ricordano i giorni delle belle e incontrastate sue glorie teatrali. Non chiuderemo questa nota senza aggiugnere una parola di vivo e profondo rammarico consecrata alla memoria del defunto egregio cultore delle lettere cui è indirizzato lo scritto del vecchio suonator di viola. Il nobile Giovanni Colleoni, che noi pure onorava della preziosa sua amicizia, venne da poco tempo rapito ai vivi nel fiore dell’olà, e quando già si avveravano le belle speranze date dall’eletto suo ingegno. Col vigore (ii un animo sensibile ed entusiasta del bello egli amava le arti, e fra (preste principalmente la musica. Particolari rapporti di intimità lo legavano all’illustre anonimo che a lui indirizzava io scritto qui offerto, e nel privato suo carteggio furono trovate diverse lettere confidenziali di Bellini le quali attestano quanta simpatia gli professasse il sommo autore della Norma e dei Puritani. L’Estensore. (1 ) Rousseau. (2) Bellini. [p. 199 modifica]sione, ma soltanto per far mostra di saper sorvolare come vento tutti i tasti a doppj ed anche triplici suoni cromatici. Benché il sistema di Batteux, che voleva ridurre tutte le belle arti ad una sola base (cioè all’imitazione pretta della natura), sia stato combattuto con ragione, perchè assegnava loro troppo stretti conlini volendo per esempio pretendere che per ogni passione non vi fosse che un certo dato suono naturale, nullameno sembra che fra la lingua, gli accenti delle passioni e la musica havvi una tal analogia, che si possa dire che la scelta de’ suoni deve in qualche modo somigliare a quelli che l’uomo pronuncia allorché l’animo suo è dominato dalle passioni, e che questi suoni, allorché sono trascelti a proposito, producono consimili affetti in quei che l’odono. Il grido d un animale che soffre scuote i nervi d un altro che non soffre, e desta nondimeno in esso un consimile senso simpatico che si dice con-passione. 11 poeta sceglie pure le parole ed il metro atto ad esprimere i suoni degli oggetti sonori della natura, come il muggito del tuono, il mormorio del ruscello, e le voci ed i moti degli animali, come il koag delle rane di O/nero, o il quadrupedante del cavallo di Virgilio; ed i versi di Anacreonte dipingono i palpiti d’amore, come que’ di Dante l’orrore dell’inferno. Ed ancor più tenterà il compositore musicale di esprimere co’ suoni più possibilmente somiglianti il gemito del dolore, i flebili accenti del pianto, i sospiri e singhiozzi delfangoscia e le grida della disperazione. E di quali suoni si servirà egli per ottenere il fine che deve ognora proporsi, cioè, di destare consimili sensazioni nell’animo altrui? de’suoni brillanti, forti, concisi, delle scale maggiori, degli accordi ognor consonanti non già, perchè questi sono i ministri della gioia - ma bensì dei suoni cromatici, degli intervalli minori, degli accordi diminuiti od eccedenti, co’ quali gli detterà l’anima sua, immedesimata colla situazione e colla poesia, quelle melodie ch’esprimono or gli Inni di Geremia ed or la disperazione della Didone abbandonata. Droz, nel suo Tr attato del bello nelle belle arti, dice: i suoni lugubri adattati ad idee tristi conservano mai sempre la loro analogia con queste. Ma questi semitoni vogliono però essere modificati a seconda de’ differenti affetti; e quindi egli impiegherà anche varie figure di note, varii movimenti e ritmi, differenti progressioni nelle melodie ed accordi variali - caugierà accompagnamento, e gl’istromenti che accompagnano; e tenterà a dipingere il nascere, il crescere, il diminuire, non che gli estremi gradi della passione. Egli osserverà che la melancojia muovesi a lenti passi, che la tristezza è concentrata e quasi nulla; che altro sono le lagrime che spreme un’interna angoscia, ed altre quelle che scorrono a torrenti nello staccarsi dall’oggetto adorato; e quanti gradi percorre la disperazione finché giunga alla demenza! In somma l’artista dev essere osservatore della natura dell’uomo, e parlar deve tutti i dialetti delle passioni. Ma quasi non meno del compositore deve il vero esecutore studiare gli accenti e l’indole degli affetti. Prima di tutto poi non deve prefiggersi soltanto per primario oggetto di far brillare la sua meccanica abilità, la quale non lascia che la momentanea impressione d’una fredda ammirazione, che svapora dall’animo dell’uditore al pari del fuggevole suono. Egli è un assiomà estetico che non tutto ciò che l’arte può, dev’essa far apparire sempre ed ovunque. Quindi prescindendo dall’esatta lettura delle note e dalla distinta e retta pronuncia delle parole, l’esecutore deve mettervi del suo, deve abbellire con quegli accenti che possono ispirargli il possesso dell’arte, il suo dilicato sentire, e Io squisito suo gusto. Così veggendo egli le tarde note della tristezza tenterà di sostenerle con messa e portamento di voci - non azzarderà pei sentimenti lugubri alcun abbellimento con note acute, percliè questi amano le voci profonde -non molta agilità, ma userà dolci appoggiature, trilli lenti e molli - ondeggiamenti leggeri - portamenti per gradi quasi insensibili da un tono all altro, ossia lo strisciamento ma non troppo ripetuto - qualche volatina breve con semituoni piuttosto in giù che in sù. - Nell’espressione dell’ambascia si prevalerà de’ passi sincopati, del tempo rubato, di note celeri, di passaggi interrotti anche da sospiri (ma non caricati), di frequenti cangiamenti di accenti forti e deboli. - In quella della disperazione userà slanci, salti, volate ed anche semitonate, strazianti, ascendenti, esclamazioni ed attacchi di suoni forti, purché non eccedano in grida o strilli, ed alterino la giusta intonazione - ma depressa discenda talvolta quasi all’estinzione della voce e sbalzi di nuovo a suoni acuti e penetranti. In oltre saprà egli ben discernere che gli stessi abbellimenti non posson convenire a tutte le sorta di composizioni, ed a’ caratteri varj de’ pezzi di musica, i quali assumendo variato nome, come romanza e aria di carattere^ ecc., ecc., chiedono anche differente trattamento; ed avrà persino riguardo di modificarli a seconda delle circostanze, dell’accompagnamento, dell’orchestra, del locale e dell uditorio stesso. Ed in tale guisa la composizione si presenterà come una vera poesia del suono, e l’esecutore comparirà qual declamatore, i di cui animati accenti risuonano poi qual poesia dell’anima, che imprimesi in altrui con tutta forza. Nelfa prima si scorge un Pimmalione, che scolpi la statua, e nell’esecutore la Madie d’amore, che ispira in essa la vita. A ragione aggiugner potrebbersi due parole intorno all’abuso che si fa a’ di nostri dalla maggior parte de’ virtuosi, delle scale cromatiche di ogni sorta e del tiillo che talvolta non merita tal nome - delle pretese messe di voce molto mal messe degli ondeggiamenti (per occultare talvolta la "voce naturale tremolante) che guastano la fermezza ed il portamento delia voce del ribattimento di una nota appena un po’ più accentuata - dell’abuso d<£falsetti a danno delle corde di petto, e quindi confusione di voci naturali e disgustosi distacchi dei registri - dello sforzar la voce a grida, strilli e stuonature insopportabili della mala applicazione e della monotonia degli stereotipi ornamenti - dell’uso di cucir insieme in una sol aria i pensieri di diversi autori senza discernimento ed a controsenso - dell’arbitrio di trasportare le arie da un tono in un altro e storpiarle sul letto di Procuste, con alterazioni d’accompagnamenti e di stronienli - della spezzatura d’una frase musicale: la metà in suoni acuti e l’altra metà in profondi - delle frequenti alterazioni de’ tempi, degli accenti, de’ ritmi - delle insulse ripetizioni e morire col si e no - (ed or non finisce o non ripetesi mai una cabaletta senza l’affettata aspirazione ah!!! ) - degl’inserimenti di parole non scritte nelle partiture - dei chicherichì persino nelle esclamazioni di dolore e di meraviglia - degl’innumerabili passaggi sopra le più viete vocali dell’alfabeto - e tanti e tanti altri riprovevoli vizii della moderna arte del così detto bel canto, che pur troppo dovrebbesi dire brutto canto, ecc., ecc. E tutto ciò per causa di cieca mal’intesa imitazione - per ambiziosa smania di uguagliare altrui - per poco discernimento e gusto barocco - per lo traviamento dei sciocchi ammiratori - per gl’inopportuni applausi mercanti o compri della moltitudine che non apprezza che lo strano e bizzarro e non conosce il vero bello - per mancanza di buone scuole di canto - pel poco amore dell’arte, e per la intemperante avidità del presto guadagno - per l’inesprimibile presunzione d’una gonfia e sprezzatrice orgogliosa gioventù - e persino per causa di alcuni compositori negligenti, che troppo compiacenti a’ capricci degli attori, introducono appunto quelle tante scale semitonate, quelle catene di trilli, que’passaggi stromentali, quelle voci sopracute e que’ sbalzi grotteschi onde malamente imitare ciò ch e straniero, distruggendo così il vero bel canto d’Italia e della natura. Ma per trattare di tutto ciò vi vorrebbe una dissertazione ben lunga, e forse altrettanto nojosa, la quale per quante verità contenesse sarebbe una predica a’pesci, i quali dopo il sermone di S. Antonio si tuffarono nell’acqua, e divoraronsi fra di loro come prima (*). Il vecchio suonatore di viola DA BeIIGAMO. (1) Abbiamo lusinga di poter rifarci quanto prima a svolgere più partitamentc i temi in questo articolo sol di volo accennati, e additare con severa critica ad uno ad uno i molti vizii delie moderne scuole di canto, o porre in chiaro come, nella folla de’tanti nostri maestri di quest’arte che tutti dal più al meno si credono possessori del miglior metodo, ben pochi e forse nessuno possiede il vero, che è quello di assecondare e favorire, non isforzare i migliori doni della natura, e di dare al teatro pochi e perfetti allievi, non molti e ignoranti c presuntuosi guastamestieri. L’Estensore. NOTIZIE VARIE — Fu detto in alcuni giornali che il celebre poeta tedesco Thieck era stato colpito di paralisia in conseguenza di una congestione cerebrale. Al presente l’illustre autore di Shakespeare e i suoi contemporanei è pienamente ristabilito. S. M. il re di Prussia Io ha di fresco nominato direttore della scena del gran teatro dell’Opera a Berlino. Così la Gazelte Musicale de Paris. Noi per conto nostro osserviamo che la scelta di persona tanto stimata per altezza di ingegno e dottrina a presiedere al lustro e al savio andamento d’un teatro regio, dimostra quale e quanta importanza debbo darsi a un simile ufficio che non può essere lasciato in mani mercenarie e inscienti se non con grave danno dei buoni progressi e del decoro deH’artc. — A Berlino alcune distinte persone hanno concepito il progetto di fondare un teatro specialmente destinato a rappresentare dei componimenti storici e in ordine cronologico. Per tanto si darebbe principio coi primi grandi avvenimenti narrati dalla Genesi per scendere fino all’era contemporanea. Decorazioni,’ macchinismo;, vestiario, ogni cosa sarebbe nella più stretta esattezza di costume storico. Autori drammatici di un merito conosciuto, come Raupach ed altri, avrebbero l’incarico di scrivere delle azioni sceniche nelle quali la verità storica dovrebbe col più sottile scrupolo osservarsi. Se questo progetto, ottenuta che abbia l’approvazione del governo, riuscirà, come si spera, non potrà non offrire al popolo la miglior scuola per imparare dilettevolmente la storia. Ogni componimento dovrà essere rappresentato con tante repliche che bastino a dar campo ai dotti e agli amatori degli studii storici di vederne la rappresentazione almeno una o due volle. Nelle tele o scenarii dovrà essere con tale esattezza osservata la verità del tempo c della località, che si possa conoscere I’ architettura c il paesaggio delle diverse contrade del globo. Per quanto sia splendido e utile questo progetto, c’e a temere che l’esecuzione abbia a incontrare perora molte difficoltà; sebbene [p. 200 modifica]si osi sperare che la fermezza e la perseveranza lede& sca, veramente singolare allorachè si tratta di opere gioii vevoli al sano progresso, sappiano trionfare d’ogni ostala colo. A Milano un progetto si bello e si nobile potrebbe almeno in qualche parte venir applicato alla grande scena □ della Scala, nelle azioni coreografiche: sarebbe codesto Ì il miglior modo di dare qualche importanza a questo genere di spettacolo, ai di nostri, per un complesso di sventurate circostanze, caduto in tanto scredito. Potrà essere fonte di non breve discorso questo tema che forse ci faremo a svolgere seriamente in altri fogli allorachè i miglioramenti di redazione ideati per questa Gazzetta, ci permetteranno di entrare anche in cosiffatte discussioni. — In Francia il gusto per la musica sembra vada propagandosi ogni di più; opperò ivi è sempre maggiormente sentita la necessità di moltiplicare le opere elementari didascaliche destinate ad agevolare lo studio dell’arte col metterlo alla portata di tutte le intelligenze e di tutte le condizioni. Con questo scopo il sig. Laboureau pubblicò a Parigi sotto il titolo di Teoria della lettura musicale, un piccolo libro redatto con forma di domanda e risposta, nel quale i principii della musica sono esposti c spiegati in modo chiaro e succinto. Consigliamo a qualche nostro intraprendente Editore di procacciarne la versione di questa operetta istruttiva ad uso del nostro popolo. Poiché è troppo raro il caso che inostri maestri italiani si occupino a pubblicare scritti dedicati all’insegnamento musicale, è pur giuocoforza ricorrere agli stranieri, per quanto possa spiacere che la nazione stimata a buon dritto sovrana nella musica debba piegarsi a imparare dalle altre i migliori precetti che guidano a bene studiarla. — Leggiamo in un giornale di Vienna in data 25 settembre: La direzione del teatro imperiale e reale dell’Opera-tedesca della nostra Capitale, ha composto e fissato il repertorio della prossima stagione d’inverno: vi si notano cinque Opere francesi che già da5 vent’anni più non si rappresentano in Francia e sono La Medée c le Deux Journées di Cherubini, La Pestale di Spontini, Joseph di Mchul, e le Petit Chaperon rouge di Boieldieu. - Ci crediamo in diritto di osservare che sebbene la Medea e le due Giornate sicno spartiti scritti su poesia francese e nel genere dell’Opera-francese, pure sono capolavori dovuti al genio di due italiani. — Leggiamo con piacere nella France musicale: «Le prove della Linda di Chamounix di Donizetti procedono con molto zelo tanto per parte dei cori come per quella de’ principali cantanti. Si dicono le più belle cose di questa nuova partitura dell’autor della Lucia. Noi ne giudicheremo alla prima rappresentazione che avrà luogo verso la metà di novembre. Lablache vi rappresenterà una parte importantissima». — Il suddetto giornale reca quanto segue: “ II signor professor Rossi di Torino trovasi a Parigi 3 egli ci fece udire alcuni frammenti di una graziosa opera di sua composizione rappresentata con successo in Italia, e diversi pezzi di 1111 bellissimo Requiem. Lo stile di queste composizioni, piene di scienza, di armonia e di grazia, sentono l’alta scuola italiana. Noi speriamo che cedendo all’invito dei suoi amici, il signor Rossi ci farà quanto prima udire tutt’intera qualche sua opera,,. - Abbiamo riprodotte con particolare soddisfazione queste parole, e ciò per due ragioni: la prima, perchè coll’egregio maestro Rossi ci lega una relazione che potrà, speriamo, diventar utile a questa Gazzetta; l’altra, perchè ci gode l’animo ogni qualvolta ci si olire l’occasione di riprodurre giudizii di giornali stranieri, e massime francesi, onorevoli ai maestri ed artisti italiani. Ciò però avviene più di rado di quanto vorremmo. — Giorni fa venne Ietta al Comitato dell’Opera-Comique di Parigi una nuova composizione drammatica di Scribc, la cui musica dev’essere di Auber. Questa sarà forse la prima grande Opera musicale che si produrrà sulle scene del detto teatro. — Il giornale parigino La Melodie afferma che Meyerbeer offrì a madama Stoltz la parte protagonista della nuova sua Opera L’Africaine. Nello stesso giornale leggiamo: 11 teatro Italiano spiega quest’anno una insolita attività. Oltre l’Opera di Donizetti scritta di fresco, c le prove di Linda, abbastanza inoltrate per poter giustificare nel giudizio degli artisti il gran successo ottenuto da quest’Opera a Vienna, si parla di porre in iscena il Nabucodonosor, spartito del giovine Verdi, il quale di primo lancio si è messo nella schiera dei migliori compositori italiani. „ — Il Signor Berlioz, lusingato degnamente dei grandi onori ricevuti a Urusselles, si dispone a recarsi a "Francoforte, ove è aspettato a far udire le grandiose sue composizioni stromentali. — Leggiamo nel Menestrel: «La riproduzione della Favorite si effettuò nel più splendido modo; già da un pezzo questa opera di distinto merito era desiderata, e l’amministrazione coll’offrirla dì nuovo a’ suoi abbonati ha dafo prova di buon gusto c di intelligenza. La Sala del teatro dell’Opera Francese era zeppa. Levasseur, Duprez, Baroilhet c mad. Stoltz furono ammirabili. Col favore di questa magnifica esecuzione, il maestro Donizetti non mancò di cogliere la porzione d’entusiasmo del pubblico dovuta al grande suo merito quale compositore». — Tutti i giornali annunziano ufficialmente che Meyerbecr ha destinata la parte protagonista dell’A fricaine a madama Stoltz, ma ciò che essi tacciono e che diremo noi (così il Menestrel) quale notizia ben più vera e fresca, si è che il Prophète sarà dato prima dcV A fricaine e che anche in quest’altra nuova opera di Meyerbecr madama Stoltz avrà pure una delle parti principali, perfettamente acconcia al suo talento drammatico. Questa è cosa stabilita tra l’illustre autoredi Roberto il Diavolo, e il signor Pellet. Benché l’amministrazione del Grand’Opéra siasi appuntino intesa su questo punto col signor Meyerbecr, il Prothéte non si darà alle prove se non nella prossima primavera. — Nella seduta di venerdì 28 ottobre la Commissione speciale dei teatri reali di Parigi decise negativamente sul punto discusso per ordine della superiorità, se si dovesse procedere alla fondazione di un terzo teatro musicale a spese del Governo. — Scrivono da Dresda in data 21 ottobre: “ La prima rappresentazione del Rienzi, grand’opera in cinque atti, parole e musica di Riccardo Wagner, ebbe luogo jeri al teatro della Corte, ed ottenne un successo sì clamoroso che sarà notato nei fasti della nostra scena lirica. Non mai l’entusiasmo del nostro pubblico, d’ordinario sì calmo, si manifestò con più strepitosi applausi. L’esecuzione fu perfetta. L’Amministrazione sfoggiò un lusso straordinario per la messa in iscena di quest’opera rimarchevole sotto tutti gli aspetti. Le parti principali affidate ad artisti di primo ordine, come madama Schroedcr-Devricnt e il signor Tichatschck vennero rappresentate e cantale col raro talento che li distingue.,, — La centesima rappresentazione del Freyschiitz ebbe luogo ultimamente a Dresda; la serata fu delle più brillanti che si vedessero da un pezzo. Madama SchroederDevricnt sorpassò se stessa. 1 capolavori della scuola tedesca non ponno essere degnamente apprezzati se i cantanti non vi spiegano tutti la potenza di un distinto ingegno artistico; guai se si accontentano di far effetto coi soli passi di sortita, e non si curano della generale economia drammatica e musicale ond’è costituito il sostanziai merito di quelle opere dettate con vigore di poetica fantasia! Alla solenne rappresentazione del Freyschiitz ora accennata assistevano la vedova e i figli di Weber. — Scrivono da Copenaghen in data 10 ottobre. - L’arte musicale ha ora fatta una grande perdita per la morte del celebre compositore Weysc, mancato ai vivi in età di 68 anni. Le sue Opere ed Oratorii gli assicurano un posto distinto fra i compositori». — Prima rappresentazione nella Festa Musicale di Norwich del recentissimo Oratorio del maestro Spohr, intitolalo: lì caduta di babilonia. — Se questa festa musicale, datasi a Norwich nella seconda metà dell’or scorso settembre, fu una delle più brillanti ch’ebbero luogo in Inghilterra, convien dire che il maggior suo splendore fu l’eccellente esecuzione del sumcntovato Oratorio, appositamente a tal uopo composto dallo Spohr. Sgraziatamente egli non potè dirigerla in persona. Pertanto il signor Taylor, affezionatissimo del celebrato maestro alemanno, fece del tutto, onde la esecuzione riuscisse ottima in ogni verso; e siccome la sala ove fu fatta, non poteva accogliere le migliaia di persone accorse a sentirla, ad onta del prezzo d’ingresso di una mezza ghinea, così il signor Taylor promise di ripetere l’Oratorio ne’giorni susseguenti. Gli esecutori cantanti furono: le signore Corradori, Rainfort e Ilawes; i signori Balfe, Hobbs, Philipps, Young e Walter. II maestro ha saputo dipingere le situazioni ed i caratteri particolari di questo suo nuovo Oratorio con una tale finitezza, che i diversi variati quadri compongono un magico tutto, ch’eccitò l’ammirazione degli uditori. I giornali inglesi combinano ne’ grandi elogi su questo nuovo componimento del sig. Spohr, il quale gode pur grande rinomanza nel loro paese. (Dalla G. U. M. di Lipsia). SCOTE PUBBLICAZIONI MUSICALI dell’i. r. stabilimento nazionale privileg.0 di GIOVANNI RICORDI. RIMEMBRASSE DEM,’ OPERA LUCREZIA BORGIA jyer Pianoforte DI -15752 Op. 10. Fr. 4 75. ESERCIZI GIORNALIERI ®i sm BASATI SULL’ESPERIENZA 1)1 MOLTI ANNI DI Min Man 13913 Fr. 9. MOTI HITOM Diviso in tre parti DI mutisco nomo 12605 Parte I, contenente le Teorie preliminari, le Scale, Lezioni ed Esercizj su gl’intervalli, e diversi Solfeggi Fr. 12 13097 Parte II, che tratta delle Scale volate, Esercizj sulle medesime, dell’Appoggiatura, dell’Acciaccatura del Gruppetto c Mordente, delle Noteslaccate, del Trillo e delle Scale cromatiche, coi relativi Esercizj e Solfeggi» 12 La parte III verrà pubblicata in seguito. Melodramma in £ atti «li Felice Romani MUSICA DEL 31.° ALBERTO MAZZUCATO L’Opera completa per Canto con accomp. di Pianofòrte Fr. 50. Vendesi anche in pezzi separati. «ÈRE MUSICALE MELODIES FAVORITES transcrites yoar le Piano dans an style brillant Op. 97. 14231 N. 1 La Romanesca, Rondeau.. Fr. 1 75 14235» 2 Andante final de Lucia di Lammermoor de Donizetti, varié.» 1 75 XZtigntelle potu* le JPiano SUR UN 3IOTIF DE -1587o i. wmm Op. 50, Fr. i 75. DlVBimSMMIMT EN forme de rolero t>aar le Piano Op. 09. - N. -i. ■15879 Fr. 2 25. DIVERTISSEMENT EX FORME DE FANTAISIE Itour le Piano PAH IDs WOIFP ■15880 Op. 09. - N. 2. Fr. 2 50. GIOVANNI RICORDI EDITORE-PROPRIETARIO. Dall’I. R. Stabilimento Nazionale Privilegiato di Calcografìa, Copisteria e Tipografia Musicale di GIOVANNI RICORDI Contrada deyli Omonimi N 4750.