Già fa sul carro dell'eterno ardore
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XIII
AL SIG. TOMMASO STRINATI
Colui viver tranquillamente, il quale non si
travaglia dell’avvenire.
Già fa sul carro dell’eterno ardore
Inverso noi l’eterno Sol ritorno,
E per sua face rallungando l’ore,
Fora ragion, che sfavillasse il giorno.
5Lasso, e pur tuttavia fuor l’antico uso,
Cela il vago seren dell’aurea faccia,
E dentro orride nubi il Sol rinchiuso
Fieri oltraggi di verno altrui minaccia.
Tolgono omai da’ cari balli il piede
10Meste le Ninfe, di fioretti amiche,
E cosparsa di duol Cerere vede
Guasto l’onor delle bramate spiche.
Quinci tragge sospir, quinci querele,
Cinto di figli, il villanel dal petto;
15Ma d’altra parte l’usurier crudele
Di quel misero duol tragge diletto.
Tu sotto logge, e tra begli orti intanto
Schiera d’amici, o buon Strinati, attendi,
E rivolto ad udir nobile canto,
20Dell’avversa stagion cura non prendi.
Felice l’Uom, che giù nel cor non chiude
Voce, ch’irata i suoi desir condanni:
Ma forte amico all’immortal virtude,
Qual morso di leon, fugge gli affanni.
25Quei sulla terra è fortunato appieno,
Che d’ora in or può dir: Vissi giocondo;
Diman con la bell’Alba esca sereno
Dall’onde il Sole, o nubiloso al mondo.