Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. V/Libro II/V

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Libro II - Cap. V

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CAPITOLO QUINTO.

Delle Piante, e fiori delle Filippine.


I
Fichi d’India de’ Portughesi sono chiamati Plantani dagli Spagnuoli, e per la copia, sono in secondo luogo appresso le palme. La loro pianta si secca, subito dato il frutto: non ha rami, ma foglie così lunghe, e larghe; che non vi ha dubbio, che con due di esse poteva Adamo farsi un mantello: giacchè si stima, questo essere stato il frutto, che fece prevaricarlo, nel Paradiso terrestre. Egli si è di varie sorti, e sapori: una ne dicono Obispo, per esser degno della mensa d’un Prelato: un’altro si chiama Plantano di pipita; e gl’Indiani ne tengono intorno le loro case, non solo, per avere ombra dalle frondi; ma per servirsi di queste in vece [p. 185 modifica]di tovaglie, e di piatti; e delle frutta per aceto. I più stimati, e nutritivi sono i Tanduqui (lunghi un palmo, e mezzo, e grossi quanto un braccio) che si mangiano arrostiti, con vino, e cannella sopra; ed hanno il sapore delle mele cotogne d’Europa. Per lo sapore sono anche ottimi quelli, che si chiamano venti coxol; però sono molto migliori i chiamati Dedos de Dama. A un sol grappolo, o spica (per dir così) stanno attaccati, alle volte cento, e ducento plantani; onde, per reggerlo fa di mestieri puntellarlo. Certamente s’era di tal genere il grappolo d’uva, della terra di promissione; non è maraviglia, che vi bisognassero due uomini, per portarlo. Gl’Indiani ne danno agl’infermi, tanto le riputano salubri: e in vero, benche siano duri a digerirsi, si sperimentano giovevoli a’ mali di pulmone, e di reni; e, se si dee credere ad Avicenna, sono cordiali. Gli Arabi gli dicono Musa, i Malabari Palan.

Vi sono anche quantità di Canne di zucchero, e gengiovo: agnil, per fare il color turchino; e tabacco in gran qualità, e quantità. Las Batatas, di gran nutrimento agl’Indiani, e stimatissime dagli Spagnuoli, sono di varj generi; come [p. 186 modifica]come anche los Camotes, che hanno la figura di grossi ravani, e buon sapore, e odore. Le Gabis sono come grosse pine; e cotte servono agl’Indiani di pane, agli Spagnuoli de navos nella pignata, e le foglie per minestra. L’Ubis è grosso quanto una cocozza, e la pianta simile all’edera. Las Xicamas hanno il sapore cornea l’Ubis, e batatas; si mangiano in conserva, e crude, con pepe, ed aceto, a modo di cardoni; perche fresche sono sugose e salutevoli. Le carotte silvestri hanno sapor di pera, e la pianta è come edera. Il Taylan silvestre ha le foglie grandi, e’l sapor delle Batate. Di tutte queste radici ve n’è sì gran quantità per tutte l’Isole, che se ne sostentano più migliaja di uomini silvestri, come altrove è detto.

Las Piñas, che i Portughesi dicono Ananas, sono frutta, dette così, per la figura, e grandezza somigliante alle pine. Sono molto pregiate per l’odore, colore, e sapore, e se ne fa conserva, per mangiarne in fine del desinare. Allora ajutano la digestione; ma a digiuno, benche incitino l’appetito, non sono salutevoli. Posto un coltello, per mezz’ora, dentro la pigna, perde ogni buona tempra.

Molte sono l’erbe odorifere, e fiori [p. 187 modifica]dell’Isole, prodotte ne’ campi spontaneamente dalla Natura; senza alcuna industria degl’Indiani, che s’approfittano delle loro virtù. Eglino non è gran fatto, che non s’applichino a coltivarle, poiche con fatica si riducono a seminare il riso: e perciò non si vedono in Manila giardini così vaghi, come in Europa; ma pochi fiori in que’ de’ Conventi, e degli Spagnaoli.

Il primo luogo devesi al fiore della zampaga. Egli è simile al mogorin de’ Portughesi; perocchè è a modo d’una rosetta bianca, con tre ordini di frondi, assai più odorose del gelsomino Europeo. Un’altro, detto Solasi, di buon odore, è anche di due sorti, oltre un’altra silvestre, detta loco loco, che ha l’odore del garofalo. Il Balanoy, altrimente appellato Torongil, e Damoro, tiene un seme picciolo, odoroso di tomatto. E’ molto giovevole allo stomaco; e la gente più dilicata lo mescola col Betle. Il Daso ha la radice aromatica, come il gengiovo ordinario; e di esso sono piene le campagne; come anche di quell’altra sua spezie più calda, e forte, che chiamano lang-covas. Il Cabling è odoroso, fresco, e maggiormente secco. La Tala è anche erba [p. 188 modifica]odorifera, di maggior fraganza, che il Calaton don; e se ne tragge acqua d’odore. La Sarasa, overo oja di S. Juan, è di bella vista, e tiene frondi lunghe, con liste verdi, e bianche.

Quanto all’erbe per uso di medicina, non vi è Isola al Mondo, che tanto ne abbondi, quanto le Filippine; poiche oltre la salvia, erba di Santa Maria, balsamino, sempreviva, ed altre Europee, ne tiene molte particolari. L’erba chiamata del pollo, è simile alla portulaca, e nasce da per tutto. Le han dato un tal nome, perche sana, in pochissimo tempo, qualsivoglia ferita penetrante de’ loro galli guerrieri. La Pansipan è un’erba, più alta, che fa un picciol fiore bianco, come quello della fava. Ella pestata, ed applicata sulle ferite, le purga in brieve dal veleno (se vene fusse) e dalla marcia. La Golondrina, e la Celidonia hanno virtù di guarire, con prodigiosa brevità, la dissenteria. Vi si truova anche l’erba del Sapo, ed altre molto efficaci. Nell’Isola di Mindanao, e Xolò vi sono altresì molte particolari erbe, per curare, in brieve tempo, le ferite; perche bevendone il decotto, et applicatevi su, le sanano in 24.ore. Ve n’ha un’altra, di cui si servono, della stessa [p. 189 modifica]maniera, che i Turchi dell’oppio, per uscir di sensi, prima d’entrare in battaglia. Ella togliendo il retto uso di ragione, nulla fa temer de’ pericoli; e fa porre in non cale le taglienti spade, e le lancie de’ nemici. La maggior maraviglia si è, che non esce sangue dalle ferite, a chi l’ha presa; se disse il vero il Governadore di Samboangan a quello di Manila, nella sua Relazione; e molti Missionarj Gesuiti, ch’erano stati seco. Aggiunsero costoro, esservi due altre erbe mirabili: una, che applicata alle reni, non fa sentire stracchezza; l’altra, tenuta in bocca, preserva dagli svenimenti; e dà tal vigore, che un’uomo, mercè di lei, può camminar due giorni, senza prendere alcun cibo.

Per esser l’'Isole calde, ed umide, e poco coltivatevi si creano, per ogni parte, molti animali velenosi; e la medesima terra produce erbe, fiori, e radici della stessa rea qualità: in tal guisa, che non solamente recano a morte chi le tocca, o le assaggia, ma infettano l’aria circostante altresì; e perciò, in alcune parti muore, tanta gente, nel tempo che fioriscono tali alberi, e piante. Dall’altro canto però, il Creatore ha provvedute le medesime Isole di molte sorti di ottimi [p. 190 modifica]controveleni; fra’ quali devesi il primo luogo alse pietre Bezoar, che si truovano nel ventre de’ cervi, e delle capre. Il Manungal, in qualunque modo polverizzato, e dato in acqua tiepida, o in olio di cocco, è efficacissimo per tutte le febbri maligne, e pestilenziali. La foglia d’Alipayon (simile a quella del Plantano) purga mirabilmente ogni piaga; facendovi crescere la carne nuova, senz’altro ajuto, che di mutar di quando in quando le medesime foglie. La radice del Dilao, simile al gengiovo, è di mirabile virtù per le ferite, e per spine velenose, applicata pesta, e bollita con olio di cocco.

Un’erba, dagli Spagnuoli detta di Culeuras, da’ Tagali Karogtong, è molto efficace in unire, e conglutinare le parti divise; onde i serpenti talora, tagliati, quasi per mezzo, col mezzo di lei si sanano. Simigliante virtù ha un legno, detto Docton. L’amuyon dà un frutto, come nocciuola; di sapor piccante, come il pepe, e giovevole a’ mali, che vengono al ventre inferiore per freddezza. Il Pandacaque pesto, ed applicato caldo, ajuta il parto. L’albero Camandag è così velenoso, che le sardelle, mangiandone le foglie cadute in Mare, muojono, e fan [p. 191 modifica]morire altresì coloro, che mangiano esse. Il licore, che stilla dal tronco, serve a que’ Popoli, per avvelenar la punta delle lor freccie. L’ombra stessa dell’albero è tanto maligna, che dovunque giugne, non vi nasce alcuna erba; e traspiantato fa seccar tutti gli altri del luogo; fuorche un picciolo arbuscello suo controveleno, che sempre l’accompagna. Vale contro di tal veleno il portare in bocca un pezzetto del legno, o una foglia dell’arbuscello; e perciò gl’Indiani ne vanno sempre provveduti. La terra di S. Paolo è stata anche sperimentata efficace controveleno.

La maca Bubay, (che significa donatrice di vita) è un genere d’edera, che nasce, e cresce avviticchiata a qualche albero, e viene alla grossezza d’un dito. Produce alcune lunghe fila, come sarmenti di vite, de’ quali gl’Indiani si fanno maniglie;» per portarle, per difesa contro qualsisia veleno. Il sugo di questa pianta è molto amaro. La radice del Balet, presa dalla parte Orientale, applicata pesta sopra^ qualsisia ferita, in 24. ore la sana, meglio d’ogni Balsamo. Nasce quest’albero dentro le fabbriche, come i capperi; e le penetra talmente, colie radici, che atterra, e [p. 192 modifica]spiana palagi. Nasce anche ne’ monti; e perche quivi l’albero vien grandissimo, è molto venerato dagl’Indiani.

Sono molte altre piante, ed alberi di gran virtù, nell’Isole, de’ quali il Fratello Giorgio Carrol Alemano, Speziale del Collegio de’ PP. della Compagnia in Manila, ha fatta la descrizione, in due volumi in foglio; colle figure tanto al naturale, che, col libro in mano, facilmente si riconoscono in campagna. Vi è anche notata ogni lor virtù, e’l modo come si debbano preparare. L’opra, è fatica di quindici anni continui; avendo bisognato acquistarne la cognizione, per mezzo, degli stessi Indiani, che sono grandissimi erbolarj: e veramente sarebbe degna di essere stampata, per beneficio comune; ciò che non lasciai d’insinuare al Padre Vice Provinciale, e al Fratello medesimo.

Fra le piante sensitive, e che sono un certo mezzo tra le piante, e gli animali (secondo il detto di Plinio Lib. 9. c. 45.) oltre la spugna, e ortica marina, se ne truova nelle Isole una, in tutto simile al cavolo. Ciò si seppe nel 1642. per mezzo di un soldato, del presidio della Costa d’Ibabao, che volendola prendere, vide fuggirsela di mano, e ritirarsi nel sasso, ch’era sotto [p. 193 modifica]l’acqua del Mare. Di maggior maraviglia si e un’altra (non miga marittima, ma che nasce nelle colline di S. Pietro, intorno Manila) non molto alta, e con frondi picciole; la quale in qualsivoglia ora venga, anche leggiermente, tocca, si ritira, e chiude strettamente le sue foglie. Gli Spagnuoli la chiamano perciò la Verguenzosa.