Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri - Vol. V/Libro II/VII

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Libro II - Cap. VII

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CAPITOLO SETTIMO.

Delle Isole Molucche, ed altre dell’Arcipelago Molucco.


E
Ssendo situate le Molucche entro la linea delle conquiste Spagnuole, ed essendo state, per l’addietro, dipendenti dal Governo di Manila (di cui ci abbiam proposto notare la distesa giurisdizione) mentre la corona di Portogallo fu unita a quella di Castiglia; fie bene darne alcuna contezza.

Moloc è parola Malaya, che tragge forse origine dalla Ebrea, Malach, che significa, capo di cosa grande: e veramente sono state sempre l’Isole Molucche capo di tutto l’Arcipelago. Il sito è sotto la linea Equinoziale, 300. leghe a Levante di Malaca, e poco meno a scirocco da Manila. Elleno sono cinque, e stanno in tal modo ordinate, per lo spazio di 25. leghe, una dopo l’altra, da Tramontana a Mezzo dì, lungo la terra, detta Betochina del Moro; che non si perdono di veduta. La prima, e più principale è dalla parte Settentrionale, e si appella Terranate, o Ternati, di sei leghe, e mezza di circuito. La [p. 210 modifica]pongono alcuni in altezza di mezzo grado, et altri d’un terzo, dalla parte di Settentrione. Tiene ella un Vulcano, la di cui bocca principale, nella sommità, è della larghezza d’un tiro di pietra; l’altre due più picciole, una da Oriente, verso il mar Malayo; l’altra da Maestro sopra Tacòme: e intorno a tutte tre si raccoglie molto zolfo. La maggior copia di fuoco, fumo, e ceneri suole uscirne ne’ mesi d’Aprile, e Settembre.

Nel 1648. però a’ 15. Giugno, fece incredibile danno, per tre giorni continui; oltre le fiamme, fumo, e ceneri, mandando fuori pietre infocate, per lungo spazio di paese, che bruciavano tutto ciò che incontravano: onde ridussero in cenere un Casale di Mori, detto de la sula. Tutto il tempo, che ciò durò, stette l’Isola in continui movimenti; sentendosi nelle sotterranee caverne un’orribil rumore, come di colpi di fucina, e di quando in quando, come scoppj di bombarde.

Il terreno è tutto montuoso, e quasi innaccessibile, per gli suoi spessi, ed alti alberi, con molte canne d’India, e radici, quasi insieme tessute. Il temperamento è caldo, e secco. Non v’ha fonti, nè fiumi, ma solo una laguna; con tutto ciò le [p. 211 modifica]frequenti pioggie, la rendono soprammodo fertile, e in tutto l’anno verde. Nella sommità i venti sono freddi; e ne’ luoghi bassi il caldo (a comparazion dell’altezza) è moderato. I cibi sono tenui, e di poco nutrimento.

Il vento scirocco spira quivi senza la sua naturale umidità; anzi venendo per sopra il Vulcano di Machica, e passando per Montiel, e Tidore in tempo che fiorisce il garofano, e si matura la noce moscata; è per lo contrario caldo, e secco: onde cagiona varie infermità, particolarmente quella, che dicono Berber; male molto pericoloso, e incurabile. I Terranati sono del medesimo colore de’ Malay, cioè un poco più foschi de’ Filippini; di buona fisonomia, e meglio formati gli uomini, che le donne. La lor maggior vanità (nell’uno, e l’altro sesso) è la cura de’ capelli, ungendogli con certo olio, detto d’Agiungioli. I maschi gli portano fin sulle spalle; le femmine quanto più lunghi ponno. Quanto al vestite, i primi portano un giubbone di varj colori; certe brache sino al ginocchio, e una cintola; andando nudi di piedi, e gambe, anche i Principali. Le donne s’avvolgono, dalla cinta al ginocchio, con un panno di [p. 212 modifica]cottone, sopra il quale ne pongono un’altro di maggior prezzo, che serve di sajo. Il giubbone è del medesimo genero degli uomini; però vi aggiungono sopra un ricco panno di seta, o cottone, in forma di mantellino. Vivono miserabilmente (come tutti i Maomettani) mangiando pane di Sagù, o pure Maiz, e Camotes: con tutto ciò giungono sino all’età di cento anni, con poche infermità. Di costumi sono poco Religiosi, e meno fedeli. I maschi inchinati all’armi, le donne all’ozio. La favella è generalmente Malaya; le armi sono quelle di Mindanao. Il principale, e quasi unico frutto dell’Isola, prima ch’entrassero gli Spagnuoli, era il garofano, e noce moscata; ma poscia gl’Isolani, per dispetto degli Spagnuoli, e degl’Olandesi, ne sono andati il estirpando gli alberi. Vi si truova di presente poco maiz, o grano d’India, e legumi, a cagion della guerra; essendo per altro il terreno capace di produrne in abbondanza. Il Mare è copioso di pesci di ogni sorte; i monti di cinghiali, gatti di zibetto, ed altri animali; come anche d’infiniti serpenti, di stravagante grandezza, del cui fiele si servono per antidoto contro le febbri. [p. 213 modifica]

Fra le spezie di Pappagalli, ve n’ha uno assai domestico, e docile, chiamato Cacatua, di color bianco; che parla poco, e grida molto. Vi sono erbe di gran virtù tutte ben conosciute dagli abitanti; i qua se ne avvagliono in molte, e diverse infermità.

Dalla parte di Levante dell’Isola, verso il monte, si stende, per lo spazio di mezza lega, una laguna di buone acque dolci, che non ha fondo nel mezzo. Come ch’è vicina al Mare, partecipa della crescenza, e mancanza delle Correnti. Non vi si crea alcun genere di pesce; vi si vedono però alcuna fiata coccodrilli. Voleano i Mori romper la terra, e far della laguna un buon porto, per la poca distanza dal Mare: però giammai si sono messi a tanta impresa.

A due leghe da Terranate è l’Isola di Tidore, alla quale danno i Piloti 15. minuti d’altezza polare, dalla parte di Settentrione. Il clima è più sano, che quello di Terranate, così per gli venti, come per lo terreno, più fruttifero; al che contribuisce non poco, l’aver sofferto meno guerre, che Terranate. Di circuito è alquanto più grande, cioè sette leghe; e quattro ne ha di diametro. Tiene alla [p. 214 modifica]parte di Mezzo di un Vulcano più aguto di quello di Terranate; dalle falde del quale sgorgano varie sorti d’acqua calda, e sulfurea, giovevole a varj morbi.

La Terra è popolata di gente guerriera, che può mettere in Mare 20. e 30. grandi barche, con sei, in sette mila uomini. Il Re risiede in Tidore, o Gamolamo (che vuol dire villaggio grande) luogo forte per lo sito. L’Isoletta di Pulicaballo è distante mezza lega da Tidore, et ha due leghe di circuito.

Il principal frutto, e proprio dell’Isola di Tidore, è il garofano, come in Terranate; però di presente gli abitanti non lo coltivano, per esserne mancato il negocio, e perche se lo prende il Re, per lo tributo. Compiuta la raccolta del garofano, siegue quella della noce moscata, in gran quantità. Si sono applicati i Mori alla coltura del maiz, e del riso; però il principal sostentamento è il Sagù.

Hanno tre alberi particolari: uno e detto Atiloche, cioè legno umido, perche il tronco, radici, rami, e foglie sempre stillano acqua, di color di sarsa, buona a bere. Il secondo è l’Apilaga, o albero buono, la di cui corteccia, lavorata in forma di canale, stilla tanta copia [p. 215 modifica]d’acqua, che supplisce alla mancanza de’ ruscelli, e fontane. Il terzo è di rea qualità, perocchè il vento, che passa fra le sue frondi, brucia chi gli viene avanti; e’l limite fa la sua ombra. Nissuno di questi alberi porta frutto, ma sono sempre verdi le lor foglie.

Mutiel (ch’è la terza delle cinque Isole, dette di Terranate) è posta perpendicolarmente sotto la linea, ed è una lega distante da Pulicabello. Il suo terreno è alto, e disabitato, perche poco salubre; e produce garofano.

La quarta Isola viene appellata Machìen, e tiene un Vulcano, della stessa figura, che Terranate. Rende molto garofano agli Olandesi, che vi tengono quattro Forti, con una Fattoria.

Bacian, 16. leghe distante da Machien, è la quinta, e la maggiore Isola; poiche ha 12. leghe di circuito. Un suo Vulcano è della medesima qualità dì quello di Tidore. Abbonda di animali quadrupedi, e volatili; di frutta d’ogni specie; di tabacco; e di sagù, per comun sostentamento. E’ dominata da un Re proprio, che rende tributo, e fà la suba (che è un modo di riverenza, et umiliazione) al Re di Terranate.

Oltre di queste Isole, e di tre altre, che [p. 216 modifica]si comprendono propriamente sotto il nome di Molucche, ve ne sono altre quattro, a Settentrione di Terranate, distanti circa 80. leghe. La più vicina è quella de los Meaos, di cinque leghe di circuito, e sterile di ogni altra cosa, fuorche di alquanto garofano. Non vi hà alcun porto: e gli abitanti vivono colla pescagione.

Tafures, dalla parte di Mezzo dì, è distante 6. leghe da Meaos; e appena avrà tre leghe di circuito. Ella però è più fertile, abbondando di palme di cocchi, sagù, ed altre frutta; e tiene una gran laguna. Di presente non v’ha abitanti, perche tutti se ne passarono in Meaos, per lo rigore usatovi dagli Spagnuoli nel 1631.

Dalla parte di Settentrione, 16. leghe lontana li vede Tagolanda; Isola più ampia, cioè di 6. leghe di circuito. Vi è un Vulcano; il quale però non impedisce, che abbondi di cocchi, sagù, e frutta; e che vi sia qualche poco di riso, e di garofano. Tiene di più due buoni porti, e un profondo fiume dalla parte di Mezzo giorno; con due Isolette, una maggior dell’altra, per la pescagione, amendue con Vulcani. Vien governata da un Re proprio, il cui potere non si stende più, che di porre in Mare otto, o dieci Caracoas [p. 217 modifica]di gente guerriera, con armi da taglio, e da fuoco. La lingua è differente dalla Malaya.

Il Regno di Siao è quindi distante 4. leghe, a Tramontana da Tagolanda, e 30. leghe de Terranate. Ella è un’Isola, con Vulcano, dalla cui cima escono, in gran quantità, pietre infocate; e dall’altro canto un copioso ruscello d’acqua. Il giro dell’Isola sarà da quattro in cinque leghe; gli abitatori Gentili. Il suo Re era Cristiano, in tempo, che le Molucche erano tenute dagli Spagnuoli, a’ quali fu sempre fedelissimo; e perciò era sempre in guerra con quello di Tagolanda Maomettano. Era quivi il Cristianesimo più antico dell’Arcipelago; perche vi si era stabilito fin d’allora, che passovvi S. Francesco Saverio. Il Regno è povero, e picciolo, non essendovi, che 3. m. anime. Produce molti cocchi, e poco riso, sagù, plantani, camotte, e papaye. Ne’ luoghi abitati si truovano galline, e ne’ monti varie spezie d’animali.

Lontano dodici miglia da questo Regno, verso Tramontana, è’l Vulcano, e l’Isola di Colonga; che si stende da Levante a Ponente, ed ha di circuito sei, o sette leghe. Dal Vulcano scaturiscono molte [p. 218 modifica]sorgive d’acqua tiepida, che bagnano l’Isola, e la rendono seconda producitrice di varie sorti di frutta. Farà circa 5. o 6. mila abitanti, che usano armi da taglio, e da fuoco. Tiene di più un porto sicuro dalla parte del Settentrione.

Cauripa è un picciol Regno, distante da Colonga circa 40. leghe. Dalla parte di Mezzo giorno riguarda la grande Isola di Mateos, e’l Regno di Macassar. Da Settentrione tiene un profondo fiume, e un buon porto. Il suo Re è Gentile, e Gentili 4. o 5. m. suoi vassalli. Il clima è temperato, e’l terreno produce tal quantità dì sagù, che ne provvede alcune volte Terranate: e oltreacciò tutte le frutta ordinarie d’India, cocchi, legumi, e varj animali quatrupedi; fra’quali alcuni, detti Caraboas, o Sibolas: nè è punto meno abbondante il Mare, e i fiumi di buon pesce. La gente è infaticabile, et inchinata alla guerra. Vanno vestiti uomini, e donne, come i Tidori. Armano sino a 15. Caracoas, o barche grosse.

Il Regno di Bulan è a sette leghe da Cauripa, verso Levante, nella medesima Terra di Macassar. Abbonda più che Cauripa di riso; e tiene le medesime frutta. Vi sono anche diversi fiumi, per gli [p. 219 modifica]quali si entra a’ Villaggi, abitati da circa tre mila persone. Arma questo Re dieci Caracoas; e’ suoi soldati portano arme bianche, e da fuoco; avendo la comodità del salnitro nel Casale di Mogondo, e miniere di ferro. La Provincia di Manados è distante dodici leghe da Bulan, verso Oriente; e da Terranate 40. Abbonda di riso, frutta, e legumi; e quanto agli animali, di Sibole, bufoli, e porci. E’ popolata da ben 40. m. abitanti, appò i quali la maggior ricchezza è il ferro, rame, e bronzo. Vanno essi nudi, coprendo le parti con un poco di tela: e le donne usano, dalla cinta al ginocchio, alcuni panni, tessuti di canna. Per altro sono le più bianche, e proporzionate di quante ne abbiamo mentovate sinora. Non usa questa nazione armi da fuoco; e nondimeno è crudelissima; imperciocchè si perseguitano gli uni con gli altri, senza donar la vita a’ vinti; poiche la maggiore lor gloria consiste, in appendere il teschio dell’ucciso alla lor porta. Non sono tanto superstiziosi, quanto gli altri Gentili; però molto creduli sul fatto degli augurj, che prendono spezialmente dal canto di certi uccelli. Nel rimanente sono affabili, ed amici del traffico. [p. 220 modifica]

Tutte le riferite Terre, Isole, e Regni o si comprendeano nell’Arcipelago Molucco, in cui dominavano anticamente le armi Spagnuole; o pure erano dalle medesime protetti; o in fine vi si stendeano, per reprimere i nemici de’ Collegati, e tenere nel dovere gli Olandesi: e perciò di esse solamente ho fatta menzione; avvegnache ve ne siano altre molte; come il Regno di Macassar, nella grande Isola di di Mateos, ed altri, che sono al medesimo Re ubbidienti, e tributarj.

Più oltre della Ratacina è la Terra de los Papuas; la Regina della quale, fattasi Cristiana, fu per lungo tempo sostentata dalla Real cassa di Manila; perocchè ella, separatasi dal marito Idolatra, e congiunta in matrimonio col Re di Tidore Cristiano; venne in Manila a dimandar soccorso. Questa Terra vogliono, che sia parte della nuova Ghinea; perche Papuas vuol dire Negros, ond’ebbe nome la nuova Ghinea; la quale non è ancor certo, se sia Isola, o Terra ferma, benche alcune Carte la pongano per Isola. Così anche fra Amboino, e Terranate sono l’Isole di Banda, d’altrettanto numero; ed ugualmente stimate, per la noce moscata, ed altri aromi, siccome quelle per lo garofano. [p. 221 modifica]

Elleno tutte e cinque prendono il nome dalla principale: e sono situate a 4. gradi, e 30. min; lontane tre leghe da Amboino, dalla parte di Mezzo dì. Quivi nasce tutta la noce moscata, e mace, che va per tutto il Mondo; poiche quantunque ve n’abbia altrove, non sono però di tanta efficacia.

Banda, siccome è la principale, così anche è la più amena, ed abbondante dì tutte. La sua figura è come d’un ferro di cavallo, le due estremità del quale, riguardantisi da Settentrione a Mezzo giorno, sono distanti tre leghe. Nel seno interiore è il principal villaggio, frequentato dalle navi, e tutte le rive all’intorno sono sparse d’infiniti alberi di noce moscata; da’ cui fiori esce sì gran fraganza che par che la Natura ogni suo studio, ed industria abbia posto in rendergli a maraviglia soavi.

Questi alberi a poco a poco lasciano il verde, naturale a tutti i vegetabili; e si vestono d’un turchino, mischio di nero, incarnato, e oro, come l’Iride; benche non con quella ordinata divisione. Passata questa amena pianura, s’eleva in mezzo dell’Isola un picciol monte, dal quale scaturiscono alcuni ruscelli, che irrigano [p. 222 modifica]il paese: e quindi si truova un’altro piano, coperto de’ medesimi alberi, spontaneamente dal terreno prodotti. La noce moscata s’assomiglia in altezza, e rami al pero; ma le foglie s’accostano più a quelle della noce, come anche il frutto, coperto di simil corteccia; della quale l’interiore delicata, viene appellata Mace, ed è parimente aromatica. I Bandesi ne fanno un prezioso olio, per curare le infermità fredde. Si scelgono di queste noci le più fresche, pesanti, grosse, e piene d’umore, senza buco; per levar via il mal’odore del fiato, render chiara la vista, confortare lo stomaco; e per altri diversi mali. Gli alberi, che le producono, sono del comune; e in tempo della raccolta (cioè nel mese d’Agosto) si dividono fra gli abitanti de’ Casali.

La gente è robusta, ma brutta di ciera, e malinconica, e porta capelli lunghi. Seguono tutti la setta di Maometto: gli uomini sono applicati al negozio, le donne all’agricoltura. Non tengono Re, nè Signore, ma ubbidiscono a’ più vecchi: e perche questi rade volte sono dello stesso parere, nascono fra di loro molte differenze, ed incontri; che non si tolgono, se non per mezzo delle nazioni, che praticano in quei porti, per lo traffico della [p. 223 modifica]noce, e mace. In tempo, che furono scoperte l’Isole da’ Portughesi, quelle di Giava, e di Malaca vi praticavano.

I Portughesi, e’ Fiammenghi contano per una delle principali Isole quella di Ambuon, lontana otto leghe da Banda, verso Settentrione. Il suo sito è a 4. gr. del polo Antartico, e’l circuito 17. leghe. E’ molto più fertile ella sola di garofano, che tutte le cinque Molucche, sebbene non così perfetto. Abbonda medesimamente di melaranci, limoni, cedri, palme di cocchi, canne di zucchero, e simili cose. Vi ha molte spezie d’animali, ed uccelli; e fra gli altri, Pappagalli di diversi colori; ed uno con piume tutte incarnate, vaghissimo a vedersi.

Gli abitanti sono più docili, che i Molucchi, e Bandesi. Vestono del medesimo modo, e vivono col negozio delle spezierie. Per la gran sofferenza, che hanno così in terra, come in Mare, sono moho apprezzati per soldati, e marinai. Usano, oltre l’armi da fuoco, scimitarre, e lancie, che tirano destramente. La terra è montuosa, e ben popolata; abbondante di riso, di palme da far vino, e di molte esquisite frutta. Era tempo fa posseduta dagli Olandesi, ma poscia gli abitanti si ribellarono, [p. 224 modifica]col favor del Re di Macassar.

Essendosi tante volte fatta menzione del garofano, egli fie bene dirne alcuna cosa. Egli è fatto appunto come un chiodo, perciò gli Spagnuoli lo chiamarono clavo. Il fiore, che fa, è simile a quello del mirto; però con foglie sottilissime, ch’escono frà quei quattro denticciuoli, che secchi rimangono in forma di stella, e fanno la testa del chiodo. Ne nascono molti attaccati a un sol come grappolo, nella stessa maniera, che quei del mirto, e del sambuco; e rendono soavissimo odore. L’albero è simile al lauro, però più folto di frondi; e queste più sottili, e strette. Accade alle volte, che si vedono vagamente adorni di varj colori; imperocchè i garofani non nascono, nè vengono a maturità tutti insieme; ma i più acerbi sono bianchi, poscia verdi, e quando sono presso a maturarsi, divengono rossi; e con tal varietà mirabilmente dilettano gli occhi degli stranieri. Regolarmente si raccolgono a Febbrajo, e a Settembre. Non nascono ogni anno, ma ogni due, e talvolta tre: e allora la raccolta suol essere abbondatissima (detta da’ Portughesi Monçon) quasi voglia la Natura contrappesar così la tardanza. Si [p. 225 modifica]colgono come le olive, scotendosi i rami, dopo ben nettato il suolo: quindi si spandono al Sole, e dopo tre dì rimangono ben secchi, e di colore fra’l nero, e’l cenerognolo. L’acqua dolce gli corrompe; e per lo contrario la marina gli conserva. Quelli che restano ne gl’alberi, e son chiamati Madre-garofano, a capo d’un’anno vengono più cresciuti, e sostanziali, e perciò più stimati nel paese di Giava. Questi caduti nel terreno, senza aver bisogno di altra coltura, producono gli altri alberi; i quali a capo d’otto anni dan frutto; e durano alle volte sino a’ cento. Si dice comunemente, che le sole Molucche producono il garofano, per l’eccessiva quantità, che ve ne nasce, e d’una bontà, alla quale non giunge quello d’altre Isole vicine: però quello dell’Isole d’Ambuon è più grosso; e di poco differente qualità.

E’ mirabile la virtù del garofano, per ogni genere di morbi, cagionati da freddezza, ed umidità. Quando è verde se ne trae, per lambicco, un’acqua odorosissima, molto efficace contro i palpiti di cuore.