Guida della Val di Bisenzio/Parte seconda/9/d

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Via d. Per Iavello e il Tabernacolo di Migliana

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Via d. Per Iavello e il Tabernacolo di Migliana
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[p. 98 modifica]Via d. Per i Faggi d’Iavello e il Tabernacolo di Migliana: a piedi 7,20. Chi ama passare dai Faggi d’Iavello segua l’Itin. 1, Via a, e disceso dalla Serra di Monte Vecchio alle Cavallaie pigli là il sentiero che gira a levante il fianco del. M. d’Iavello venendo verso il Bisenzio. La via ora pianeggia ora discende e sale seguendo le sinuosità e le sporgenze della montagna tutta selvosa. L’osservatore è come al fondo d’un grandioso semicerchio, alle estremità del quale si allungano due speroni montuosi, da cui sporgono molti contrafforti più piccoli, che nascondono fra l’uno e l’altro tutti quei torrentelli, i quali giù sotto si uniscono e si confondono in un solo letto, e fanno nascere dalla loro unione la Trògola, prima origine del Bisenzio, come abbiamo altrove notato (V. a pag. 8). Oltre metà strada dalle Cavallaie, in una insenatura, cinque o sei metri sopra la via, trovasi una fonticella d’acqua fine e fredda; è una delle tante sorgenti del fiume Bisenzio. Dopo questa fonte la via sale e poco appresso si divide in due; quella a sinistra segue la crina e conduce anche a M. Castiglioni; l’altra a destra che continua a salire va al Tabernacolo di Migliana, pochi metri distante, dal quale si partono diversi sentieri. (V. Itin. 5, Via g).

Chi va al M. Castiglioni pigli quello del crinale: per un certo tratto la strada si mantiene sul versante della Trògola, poi passa su quello del Bisenzio calando un poco per ritornare piana; si trova una [p. 99 modifica] piccola croce di legno che dicono la Collina, (770 m.); allora si lascia la mulattiera che a destra scende a Migliana (25 min.). Si piglia invece per il sentiero sulla sinistra, versante della Trògola, e costeggiando il poggio dell’Uccellaia (788 m.), si viene ad un altro colle detto le Piastre, a cui sale da Migliana un sentiero che passando da un antico tabernacolo, vi si legge là data del 1560, scende giù in Trògola per risalire poi a Vespaio o a Logomano. Si lascino queste strade e si segua il viottolo che va a levante, per il castagneto e passa un po’ sopra una casa, le Valli; in breve siamo nella strada mulattiera per Logomano, e si chiama la Via delle Svolte per le molte girate che fa. Una fonte detta dei cani con abbeveratoio di legno trovasi dove il sentiero entra nella via; si piega a sinistra salendo pochi passi e si va al colle dove è un’altra piccola croce di legno, vi dicono la Colonna: la strada costeggia a sinistra e si vede là scollinare alla base d’un bel poggio rotondo, M. Moscoso, tutto coltivato a frumento, è la via sopraccennata delle Svolte; si lascia questa strada e si piglia invece un viottolo poco battuto a destra costeggiando un monticello; poi s’incontra un sentiero che viene da un gruppo di case, Masseto, che si vede lì sotto in una spianatella tra campi e castagneti, e si continua ad andare camminando sulla crina e l’occhio domina l’una e l’altra vallata, sinchè si discende alla strada mulattiera in vicinanza d’una casa detta la Crocetta di là della via, e proseguendo a sinistra si giunge in breve al Casino, dov’è il valico sotto M. Castiglioni. (680 m.)1. [p. 100 modifica]

Dal valico il sentiero per M. Castiglioni si fa aspro e ripidissimo, ma la fatica è breve; in 15 min. si arriva alla croce d’Ulivo, e qui si scorge facilmente un viottolo che fra le scope, le ginestre e i faggi sale alla cima, 10 min.

La vetta non è che una spianata più lunga che larga, da ogni lato la costa è ripida assai; sul declivio del Bisenzio in parte è rocciosa ed a picco. Si vedono anche oggi avanzi di muri ed esiste quasi tutto il cerchio dell’antiche muraglie che racchiudevano la rocca, le torri e il Palazzo. Oggi il musco e l’erba, i rovi e le pianticelle silvestri ricoprono quei terreni, e rivestono quelle mura vetuste, un tempo erette a tenere in soggezione le vicine popolazioni; e laddove il feudatario circondato dalla famiglia e dagli amici, dai vassalli e scherani viveva potente e temuto, oggi pascolano quiete le pecore e il pastore si riposa all’ombra di annosi faggi, che crescono in giro agli avanzi in mezzo all’area dell’antico castello. Questo imponente fortilizio fu edificato nell’anno 1248 dai Pistoiesi che un altro, forse quello di Codilupo, ne avevano comprato dal conte Alberto di Mangona nel 1240 con altri luoghi situati tra il M. Castiglioni e la sponda destra del fiume Bisenzio. Fu poi distrutto per le continue discordie, cagione di danni gravissimi e di uccisioni.

La veduta è amenissima: sembra d’essere al centro d’una cerchia di monti più alti, che hanno la figura d’un immenso cratere, di mezzo al quale sorga una catena montuosa che in linea retta vada a toccare le due parti opposte di quel cerchio. Questa catena non è che il contrafforte che per il M. Cavallino staccandosi dai Faggi d’Iavello corre verso nord-est [p. 101 modifica] perpendicolare all’asse dell’Appennino di Montepiano. Cominciando da Iavello e venendo verso nord-est, ecc. troviamo l’avvallamento delle Cavallaie, che unisce l’Appennino col monte d’Iavello; la montagna più alta dopo le Cavallaie è Bucciana, e poi il Pian della Rasa, indi il Poggio alla Zucca, le tre cime de’ Monti Calvi, il Monte della Scoperta, il M. Casciaio, la gola di Montepiano; più indietro le turchinicce vette dell’Appennino mugellano, più in avanti tutta quanta la Calvana, sotto la Valle del Bisenzio con i suoi pittoreschi casali, e scura scura, minacciosa, la Rocca di Cerbaia là in basso; le vallecole di Canvella e della Trògola dall’altra parte. Il paesaggio è de’ più ameni, tutto raccolto lì dintorno a noi, vario di tinte, di forme, d’aspetto.

Per andare a S. Poto, si può ritornare alla Croce d’Ulivo e seguire la via che gira a nord il M. Castiglioni, oppure discendere il versante opposto a quello, pel quale siamo saliti cercando di tenersi un poco a sinistra: vi sono diversi sentieri da pecore, pigliarne uno che conduca alla crina, che si vede in basso a mano manca. Giuntivi, si prende la via sul versante volto ad oriente, non discendendo mai; continuando si arriva laddove la via occupa tutta la crina che si è fatta stretta e coperta di lastroni che la rivestono tutta; il versante del torrentello Canvella è ripidissimo, più mite quello del Bisenzio; la veduta ammirabile, stupenda. Il paesetto che si vede sotto di noi di là di Canvella è Agnana; quello più in alto, oltre Agnana, e biancheggiante fra un gruppo di cipressi è Luicciana, con i suoi casolari allegri, puliti, pittoreschi, adagiati sulle spianatelle [p. 102 modifica] dell’Appennino come un branco di pecore. Intorno la solita corona di montagne.

Si scende ad una casa, Valligiana, e qui la strada piega a sinistra e va ad incontrare la via che viene da Luicciana al valico detto il Termine; piega a destra e poi serpeggiando un po’ per un castagneto ripiglia la direzione di nord-est e giunge ad alcune case, Sucini, da cui si scopre allora tutto S. Poto là sotto in un’insenatura molto aperta del monte. (25 min. dal Valico a S. Poto).

Il paesello che si compone di casali sparsi più qua e più là intorno alla chiesa, è situato in amenissima posizione (380 m.) e domina la valle del Bisenzio, per un bel tratto presentando all’occhio un panorama incantevole.

Chi viene da Prato, passata appena la Rocca di Cerbaia, lo vede subito biancheggiare là in alto, dinanzi a sè, abbellito da un gruppo di cipressi, che sul verde chiaro della vegetazione campestre lo fa maggiormente spiccare sul fondo azzurro del cielo. È luogo salubre, adattatissimo per dimora estiva, ricco di acque, di frutta, di biade; con una popolazione buona e cortese, oltremondo industriosa specialmente nella coltura delle viti, le quali, attesa la posizione del terreno, parte a levante, parte a mezzogiorno, danno un abbondante ed eccellente prodotto di vino, che gareggia per bontà con quello delle colline.

= Il paese è dei più antichi della Valle; la chiesa col titolo di Pievania di Vernio si crede esistere sino dal X secolo. Le mura esterne accennano a remota antichità; la parte inferiore del campanile serba anche oggi tutta la forma d’una torre medioevale; ma [p. 103 modifica] l’interno non ha nulla che ci richiami all’epoca presunta della sua costruzione; la mano sapiente dell’imbianchino tolse via ogni traccia di antichità e, come avvenne ad altre chiese della valle e dei dintorni di Prato, coprì di bianco i dipinti che la pietà dei fedeli vi aveva fatto fare, e che se non avevano sempre il pregio dell’arte, l’avevano però per la storia della pittura. Degna d’osservazione è una Deposizione di Croce che si vede sull’ultimo altare a destra di chi entra: il quadro è di buona scuola e fu regalato alla Chiesa dai Conti Bardi di Vernio. Nella casa del parroco trovasi un quadro «la Natività di N. S.» che a giudizio di persone perite nell’arte, si vuole del Ghirlandaio, ed un altro dipinto della scuola giottesca. All’altare del Crocifìsso, vi sono due grosse e belle colonne di pietra serena, tutte d’un pezzo; sono state tolte e lavorate alle cave di questo paesello.

Le cave di S. Poto danno eccellente pietra serena adoperata in lavori di costruzione e d’ornato nei due comuni di Vernio e di Cantagallo.

A breve distanza dalla canonica havvi un luogo detto il Campone, ove dal popolo si vuole che fosse combattuta al tempo de’ Conti feudatari una battaglia, essendosi trovate ossa umane ed armi infrante.

Note

  1. La via che scende al torrente Canvella va a Luicciana passando da un casolare detto Agnana. (Itin. 12, a).