Guida di Castiglione dei Pepoli/XXVI
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XXVI.
Da Castiglione a M. Òvolo (m. 962)
Dal paese, per la via della Chiesa Vecchia, ci conduciamo al Brasimone e si varca il ponte di Spinalacqua, in parrocchia di S. Damiano. Si trova costì un molino, il Molin Nuovo, e da qui ascendiamo fino alla Serra, un quattro Km. circa. Dalla Serra, seguendo il crinale a sinistra, si arriva all’Oratorio dei Frascari, onde si volge a destra e scendiamo ad una casa dal nomignolo di Cardèra. Da qui ci conduciamo al primo di una serie di tabernacoli, che guidano al Santuario di Montovolo, notissimo e venerato in Emilia e in Toscana.
Anche prima del sec. XII questo monte fu chiamato Montovolo, forse dalla sua forma, ed anche Roccabruna, dalle fortificazioni, annerite dagli anni, che torreggiavano sulla sua vetta.
In tempi più remoti, come resulta da un atto di donazione fatta ai canonici della Cattedrale di Bologna dal Vescovo Adelfredo nel 150 fu chiamato Monte Paleuse. È supponibile che ivi sorgesse un fano, un delubro a Pale, deità etrusca dei pascoli e dei pastori e che solennizzavasi anche dai Romani il primo Maggio, attribuendosene a Romolo l’istituzione1.
In una delle punte dell’altipiano di Montovolo detto Cantalia si ergeva il più forte dei molti castelli dei Conti di Panico, nel quale si rifugiarono l’anno 1306 inseguiti dall’esercito del Comune di Bologna. Ivi il vecchio Maghinardo e il terribile Mostarda suo figlio naturale, sostennero un lungo assedio, finchè non riuscirono a fuggire di nascosto con tutto il loro seguito lasciando in tal modo ingannati gli assedianti, che per altri due giorni rimasero intorno al castello, tanto che poi accortisi della fuga, lo invasero facendovi copioso bottino di quanto vi trovarono. È quindi fama che vi abbia esistito, e potrebbe esistere ancora, chiusa però alle estremità, una via sotterranea che da Cantalia conducesse alla Rocca di Vigo, e di là forse all’antico monastero di Carpineta2.
Montovolo è nella parrocchia di Vimignano, ed oltre all’avere una certa importanza storica ne vanta una molto più ragguardevole religiosa.
Molti soldati romani, secondo la tradizione, che aveano abbracciato la fede cristiana, furono spediti quassù da Massimino, il feroce e barbaro imperatore e quassù vennero tutti trucidati. Con essi, sempre secondo la tradizione popolare, ebbe la corona del martirio, il loro antico capo, forse centurione, Acacio o Agazio3, come pronunziano i nativi di qui, fratello della invitta vergine Alessandrina Caterina, detta poi della Ruota, anch’essa morta per la fede di Cristo4.
Al sommo del monte v’ha un Oratorio dedicato alla Martire: vi è una statua di essa e un pezzo di lancia, appartenuta al fratello guerriero e che i devoti baciano. Vi si ammira anche un arca sepolcrale antichissima, degna di studio, che vuolsi essere stata il sarcofago d’Agazio. L’Oratorio è antichissimo, forse più antico del Santuario: vi sono pitture interessanti molto del sec. XIII raffiguranti l’Inferno ed il Paradiso, ma si trovano in pessimo stato.
«In questa chiesina ogni dì sul tramonto, veniva a pregare ferventemente una nobile donzella bolognese di nome Bramezza, ostaggio del condelissimo Mostarda, e siccome il barbaro mai non perdeva di vista la fanciulla, fu qui che ricevette l’annunzio dell’assalto dei Bolognesi, i quali venivano a sorprenderlo su questo altissimo scoglio, che fu l’ultimo ricovero della sua pervicacia delle sue turpitudini5».
Al nord v’ha una gran frana, che giunge fino al casale d’Orèglia. Dove ora è il precipizio, fu già un castello e vi si tenevano fiere e mercati. Franò nel 1500.
Il santuario di Montovolo ha la lunghezza di m. 28 circa su una larghezza di 8; non vi sono cappelle: ha una sola navata coperta a cavalletti. L’altar maggiore è sotto una volta più bassa del resto della Chiesa, che fu dipinta ultimamente dal Guardasoni di Bologna per la munificenza del compianto Conte Cesare Mattei della Rocchetta.
Questa è certamente una delle località storicamente più importanti del nostro Appennino. La tradizione vuole, che qui si mantenesse sino al 4. secolo, un centro di paganesimo ed un tempio di vecchi idoli, ed è cosa di fatto, provata da documenti, che quando Flavio Claudio Gioviano, succedendo a Giuliano di trista memoria, ordinò, nel 363 la chiusura definitiva dei delubri agli Iddii, nei pagi dell’impero, ancora restii al Cristianesimo, M. Palense, o Polense — come altri, scrisse, fu concesso alla Chiesa Vescovile di Bologna. E probabile che il tempio idolatrico fosse atterrato, i sacerdoti cacciati, come pure dispersi i fanatici, ostinati adoratori degli idoli.
Il Santuario esisteva già da gran tempo nel 1054; forse fu costrutto sulle rovine dell’antico, forse il delubro pagano se non fu distrutto, servì al culto cristiano, come, «Si licet exemplis in parvo grandibus uti6» il Pantheon stupendo fu cangiato in Basilica e dedicato ai martiri della Fede. Ad ogni modo nel 1054 già esisteva da gran tempo. Nel sec. XIII s’incendiò e venne rifabbricato: l’attuale mostra gli avanzi in istile romanico, con cripta e una volta a timpano, sorretta da colonnine basate sui liturgici leoni. Vi si legge la data MCCXL.
La leggenda del martirio di S. Agazio, il Santuario, l’Oratorio antichissimo dedicato a S. Caterina, che si dice sorella di lui, la tradizione comune, rendono verisimile una strage di cristiani avvenuta su quel monte uno degli estremi baluardi, l’ultimo nido su questi monti della morente idolatria.
L’icone della Vergine è una statua in legno alta, severa: qualche archeologo ha voluto riconoscervi un vecchio idolo d’Iside; il putto vi sarebbe stato aggiunto dopo.
Il Santuario attualmente, non è ufiziato altro che in certe solennità, e specialmente nel mese di maggio il 3 in cui si commemora il ritrovamento del segno glorioso della Redenzione, o il 14 sacro all’esaltazione di esso.
Per la prima solennità vi concorrono quindici parrocchie, colle loro compagnie precedute dai gonfaloni proprï a ciascuna, e da un paesano vestito in un modo singolare e strano, a tamburi battenti.
A qual’epoca rimonta questa costumanza? Al debellamento definitivo dell’idolatria, compiuto dai popoli ora accorrenti costassù, forse a commemorar la vittoria? Sarà un vestigio, un ricordo delle compagnie dei battuti, delle processioni medioevali di perdonanza?
La fiera annuale di Tavernola-Reno, si fa a Montovolo dall’11 al 14 Settembre.
Andata e ritorno da Castiglione, circa ore 8.
Note
- ↑ Taluno chiama questo monte «Palleuse» in questo caso non sarebbe presumibile che desso fosse stato sacro a Pallade, o che vi fosse un qualche tempio di quella deità?
- ↑ Cenni storici su Montovolo, Vergato Tipografia Nazionale 1882 d’anonimo. Appennino Bolognese ai Robbiani p. 378.
- ↑ Veramente nel «Martirologio Romano» si legge «Acatius Ceuturio Martyr, Costantinopoli sub Diocletiano. 8 Maggio.
- ↑ Secondo il Martirologio ed i Bollandisti, S. Caterina subì il martirio, sotto l’imperatore Massimino. Si festeggia il suo nome ai dì 23 di Novembre. Chi sa la fantasia popolare quali fatti riavvicina e confonde!
- ↑ Cenni storici su Montovolo. Vergato ecc.
- ↑ Ovidio N. I. Tristi Elegia III.