Il Baretti - Anno V, n. 1/Sciocchezzaio

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Aspetti della novissima poesia russa Arnolt Bronner

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Papini, i monasteri e altri edifici cittadini

«I maggiori edifici, che fanno d’una città una città, appaiono aggregazioni di carceri. Non solo la carcere degli espianti, ma tutto è prigione: la reggia, prigione dei principi; il ministero, prigione degli scribi; la fabbrica, prigione dei salariati; la scuola, prigione degli adolescenti; la caserma, prigione dei giovani; l’ospedale, prigione dei feriti; il manicomio, prigione dei posseduti; l’ospizio, prigione degli abbandonati; il bordello, prigione delle Vendute; il monastero, prigione dei penitenti».

G. PAPINI - Accuse alla città - Gazzetta del Popolo, 10 gennaio 1928).

Anche gli eremiti più santi erano, si sa, tentati dal demonio; il demonio di Papini è il demonio della retorica ed è così insidioso, che anche i più fedeli cattolici perdoneranno allo zelante correligionario di essere ancora una volta stato vinto dalle sue tentazioni e di avere scambiato un monastero per una prigione.

Ardengo sol contro Germania tutta

«E’ necessario indicare con un termine ognuna di simili aberrazioni! L’ugonottismo, il giansenismo, il modernismo, il misticismo, l’occultismo l’idealismo, il razionalismo, il materialismo, il superomismo, il pragmatismo, il socialismo, il comunismo, il nichilismo, il romanticismo, il naturalismo, il simbolismo, il decadentismo, ecco i nomi di alcune fra le principali manifestazioni della stessa infermità, della stessa privazione di quella gioconda e splendida salute che fu nostra per secoli o secoli.

Ho detto che questo avvenne via via e con moto sempre più accelerato dalla fine del medioevo agli anni della guerra, epoca in cui la contaminazione pareva aver raggiunto il suo massimo. Ma ho detto anche in principio che, contrariamente a quanto si poteva arguire o sperare, nè durante la guerra nè dopo, il triste fenomeno cessò, ma che anzi continuò con virulenza crescente e tanto da sgomentare. E difatti, basta gettare uno sguardo indietro per questi ultimi lustri per esser convinti che, malgrado le apparenze, lo spirito tedesco domina sovrano in tutte le espressioni significative della vita europea, siano esse di natura religiosa, filosofica, politica, morale od estetica».

(A. SOFFICI - La Germania vittoriosa - (Gazzetta del Popolo - 15 gennaio 1928).


L’ardore combattivo porta evidentemente Soffici a combattere non la Germania soltanto, come Egli crede, ma tutta l’Europa.