Il Novellino/Parte seconda/Novella XIX

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Novella XIX - Dui Cavoti andano a Napoli, l'uno alloggia al ponte Rizzardo, e per uno strano avvenimento
guadagnano un sacco de jupponi

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Novella XIX - Dui Cavoti andano a Napoli, l'uno alloggia al ponte Rizzardo, e per uno strano avvenimento
guadagnano un sacco de jupponi
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NOVELLA XIX.




ARGOMENTO.


Due Cavoti vanno a Napoli, l’uno resta stracco a la Torre, e l’altro giunge a tardi a Ponte Ricciardo, e ivi si giace: un altro Amalfitano passa da quindi la notte, ha paura degli appiccati, chiama l’appiccato: il Cavoto si crede il compagno, e corregli appresso: colui crede che sia l’appiccato, fugge, quello il segue, butta il sacco, il Cavoto il piglia, scontrasi col compagno, e ritorna a casa.


AL VIRTUOSO E MAGNIFICO MISSERE BERNARDO DE ROGIERI1


ESORDIO.


Volendomi nel mio novellare dei più perfetti amici ricordare e nella mia operetta i lor nomi con perpetua memoria scolpire, sono da tale debito costretto, pria che più oltre vada, di tanto perfetto e singolarissimo amico rammentandomi, la presente novelletta di faceta materia composta a te intitolare; per la quale, oltre la sua piacevolezza, nel cominciamento intenderai in parte la genealogia dei quasi [p. 220 modifica]nostri compatrioti Cavoti, a tale che tu, prudentissimo presente loro Podestà e Rettore2, possi perfetto giudizio donare se i moderni hanno dovuto dagli antiqui loro vestigi deviare.


NARRAZIONE.


La Cava citate molto antiqua fedelissima, e novamente in parte divenuta nobile, come è già noto, fu sempre abbondantemente fornita di singulari maestri muratori e tessitori, de la cui arte ovvero maesterio loro v’era sì bene avvenuto, che in denari contanti ed altri beni mobili ed immobili erano in maniera arriccati che per tutto il nostro regno non si ragionava d’altra ricchezza che di quella dei Cavoti. Di che se li figliuoli avessero seguiti li vestigli dei padri loro, e andati dietro le orme dei loro antiqui avoli, non sarebbero ridutti in quella povertà estrema e fore di misura nella quale al presente già sono. Ma forse loro dispregiando le ricchezze acquistate in tale fatichevole mastiero, e quelle come beni de la fortuna e transitorii avendo a nulla, seguendo la virtù e nobiltà come cose incommutabili e perpetue, universalmente si sono dati a diventare novi legisti, e medici, e notari, ed altri armigeri, e quali cavalieri, per modo tale che non vi è casa niuna che dove prima altro che artigliaria3 da tessere e da murare non vi si trovava, adesso, per iscambio di quelle, staffe, speroni, e centure indorate in ogni lato vi si vedono. Il che delle due [p. 221 modifica]sopradette vie quale avessero dovuto fuggire o seguire, lo lasso non solo a te ma a coloro che non avendo altre faccende leggendo la presente novella ne possono giusta sentenza donare.

Ed io seguendo la istoria dico che nel tempo che il famoso maestro Onofrio de Jordano avea pigliata l’impresa del mirabile edificio del Castello Novo4, la maggior parte de' maestri e manipuli de la Cava se conduceano a Napoli per lavorare a la detta opera: ove tra gli altri furono due giovani del casale di Priato, i quali non meno desiderosi di vedere Napoli, che anco stati non vi erano, che per vaghezza di guadagno, una domenica matina dietro un maestro se avviarono, e camminando con molti altri Cavoti a la sfilazzata, avvenne che costoro che di camminare non erano usi rimasero una gran via dietro, e per la pista degli altri, ancorchè non sapessero il cammino, tanto si affaticorono che quasi a tardi giunsero a la Torre del Greco, e uno di loro che era assai più dell’altro stracco, propose ivi albergare; l’altro dandosi core, e credendo forse giungere i compagni, affrettando il passo quanto potea, non ebbe tanto potere che tra il mezzo cammino fra la Torre e Napoli non gli sopragiunse scura notte; di che lui molto pentito di avere il compagno lassato, pur trottando senza sapere ove si fosse, giunse al Dritto di Ponte Ricciardo5, del quale vedendo le [p. 222 modifica]mura e la porta, si crese albergo, e vinto da stanchezza, e anche per fuggire una minuta pioggia che facea in quell’ora, si accostò al detto uscio, e avendo con un sasso pure assai picchiato, e niuno rispondendo, convertito il bisogno in pazienza, sentatosi in terra, e appoggiata la testa alla porta con deliberatione insino al matino ivi aspettare il compagno con debole sonno si addormentò. Era per avventura quel medesimo dì partito da Amalfi un poveretto sarto con un sacco in ispalla de jupponi per venderli la seguente matina a Napoli in sul mercato; al quale similmente la notte e la stracchezza lo aveva a la Torre sopragiunto, e ivi albergato con proposito de la matina a bona ora si ritrovare a loco e a tempo di spacciare sua povera mercanzia; ed essendo poco più che passata mezza notte si destò, e ingannato da la luna credendosi esser vicino al dì, entrò in cammino, e camminando tuttavia e non vedendo farsi giorno, cominciò a intrare a l’arena passati gli Orti, ed ivi essendo sentì suonare matutino dei frati, per la quale cagione si accorse anco vi essere gran parte di notte; e in questo si venne ricordando degli appiccati che erano a Ponte Ricciardo, e come colui che Amalfitano era, che di natura sono timidi e di poco core, cominciò a temere forte, e con lento passo camminando non ardiva di passare, e di volgersi indietro aveva gran paura; e così abbagliato e pauroso che ad ogni passo gli parea che uno de li appiccati gli si facesse intorno, gionto appresso al sospetto loco ed essendo di rimpetto a le forche, e anco non veduto niuno appiccato muoversi, gli parve avere già una gran parte del pericolo passata, e per dar pure a sé medesimo [p. 223 modifica]animo disse: O appiccato, vuoi venire a Napoli? Il Cavoto che avea male e poco dormito, avendo sentito prima la pista, e credutosi il compagno, e poi udendosi invitare allo andare a Napoli, lo ebbe per certissimo, e subito rispose: Eccomi che vengo. Quando l'Amalfitano si senti rispondere tenne per fermo che fosse l’appiccato, per la cui cagione fu di tanta paura territo che portò pericolo di lì cascar morto; pure in sé tornando e vedendo colui verso di sé venire, non gli parve tempo d’aspettare, e buttato via il sacco cominciò fieramente a fuggire verso la Maddalena sempre con alte voci gridando Iesù. Il Cavoto udendo il gridare e lo sì rattamente correre, credea che da alcuno altro fosse stato assalito, e seguendolo appresso pure gridando dicea: Eccomi a te, aspettami, non dubitare: le quali parole davano al fuggente di maggior timore cagione. Il Cavoto pure seguendolo si trovò dinanzi il sacco da colui gittato, e quello preso, ed estimandolo di miglior roba pieno, e sapendo che il compagno non avea tal sacco, conobbe colui che fuggia non esser desso, e non curandosi più oltre, col fatto guadagno se ne ritornò dove la notte con non piccolo disagio era dimorato, e quivi sentatosi aspettava in sul fare del giorno o dal compagno o da altri essere a Napoli condotto. L’Amalfitano con spaventevoli gridi e solluzzi6 assai, gionse a le Taverne del Ponte, al quale fattisi incontro i gabelloti il domandarono de la cagione del suo gridare: ai quali lui affermava del certo avere visto un appiccato moversi da le forche e dargli la caccia insino all’orlo del fiume: il che da tutti fu facilmente creduto, e non meno di lui impauriti il [p. 224 modifica]raccolsero dentro, e serrate le porte, e segnatisi di croce, insino a dì chiaro non uscirono di casa. Il compagno Cavoto che rimasto era a la Torre insieme con un altro pure de la Cava, essendo omai dì, arrivarono al Dritto del Ponte Ricciardo, ai ragionamenti dei quali furono dal compagno conosciuti, e fattosi loro incontro raccontò il suo avvenimento. Di che l’altro che pratico del paese era, subito estimò come il fatto potea essere intravenuto, e per non perdere la preda del sacco, deliberaro per la via di Somma ritornarsene a casa; e così fecero, e diviso tra loro il bottino non molto dopo a Napoli si ritornarono. La novella in pochi dì fu per tutto il paese divulgata, e da vero si ricontava che gli appiccati di notte davano la caccia agli uomini che soli passavano per Ponte Ricciardo, ognuno sopra di ciò componendo varie e diverse favole, per a cagione delle quali non v’era paesano alcuno che per quel loco avanti dì passasse che non segnasse la bestia e lui con croci, ed altri assai percauti7 passavano il periglioso passo.


MASUCCIO.


Diverse e strane sono le paure che i morti sogliono ai vivi donare, siccome ogni dì infinite esperientie se ne veggono; ove talvolta accade che alcuni andando di notte, ed essendone da tale soperchio timore assaliti trasvedono in maniera che più volte giudicano una cosa per un’altra, e dopo sopra a quello componeno le più nove e maravigliose favole che mai si udissero, di che in parte la passata novella [p. 225 modifica]ce ne ha data notizia. La quale mi ha già ritornato a memoria di farmi un’altra natura di paura appresso scrivere, tanto differente da la ricontata quanto lo impaurito, dalle calenti fiamme d’amore speronato, andò volontariamente a trovar la paura, dietro alla quale ne seguiro molte notevoli piacevolezze, come nel venente trascorso saranno dichiarate.

  1. Bernardo de Rogieri, Podestà della Cava, potrebb’essere stato congiunto a quel Carlo de Rugieri ambasciatore di Re Ferrante ai Veneziani nel 1492. V. Codice Aragonese voi. 2.° Nelle edizioni seguenti questa novella è dedicata al virtuoso e magnifico messer Sestilio Aurelio Aliprando reale armigero, del quale non conosco alcuna memoria.
  2. Per intendere bene questa novella bisogna sapere che Salernitani, Cavoti, Amalfitani si davano, e si danno ancora, la baia fra loro; e i Cavoti hanno le beffe maggiori.
  3. attrezzi.
  4. Noto questa notizia per la storia. Alfonso I.° d’Aragona fè costruire la gran sala di Castel nuovo e le alte torri. V. l’Istoria del Costanzo lib, 18. 11 Castello fu fondato da Carlo I d’Angiò quando fece Napoli capitale del regno.
  5. Ponte ora detto della Maddalena. Ma che cosa è il drito di ponte Ricciardo? L’ed. dell’83 dice dricto: le altre drito. Io credo che si chiamava dricto o dritto la casa dove si riscoteva il dritto della gabella presso il ponte.
  6. nap. singhiozzi.
  7. percauti, alla latina, molto cauti.