Il Tesoretto (Laterza, 1941)/XVII

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Per cosí bel commiato
n’andò dal’altro lato
lo cavalier gioioso,
     1860e molto confortoso

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per sembianti parea
di ciò ch’udito avea.
E ’n questa benenanza
se n’andò a Leanza,
     1865e lei si fece conto,
e poi disse suo conto,
sí come parve a lui.
E certo, io che vi fui
lodo ben sua manera
     1870e ’l costume e la cera.
E vidi Lealtate,
che pur di veritate
tenea suo parlamento.
Con bello acoglimento
     1875li disse: «Ora m’intendi
e ciò ch’io dico aprendi.
Amico, primamente
consiglio che non mente;
e ’n qual che parte sia,
     1880tu non usar bugia;
ch’on dice che menzogna
ritorna in gran vergogna,
però c’ha breve corso.
E quando vi se’ scorso,
     1885se tu ale fiate
dicessi veritate,
non ti sará creduta.
Ma se tu hai saputa
la veritá d’un fatto,
     1890e poi per dirla ratto
grave briga nascesse,
certo, se la tacesse,
se ne fossi ripreso,
sarai da me difeso.
     1895E se tu hai parente,
o caro benvogliente

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cui la gente riprenda
d’una laida vicenda,
tu dèi essere acorto
     1900a diritto ed a torto
in dicer ben di lui,
e per fare a colui
discreder ciò che dice.
E poi, quando ti lice,
     1905l’amico tuo gastiga
del fatto onde s’imbriga.
Cosa che tu promette,
non vo che la dimette.
Comando che s’atenga,
     1910pur che mal non n’avenga.
Ben dicon buoni e rei
se tu fai ciò che dèi,
avegna ciò che puote;
ma poi chi ti riscuote,
     1915s’un grave mal n’avene?
Foll’è chi teco tene;
ch’io tegno ben leale
chi per un picciol male
fa schifare un magiore,
     1920se ’l fa per lo migliore,
sí che lo pegio resta.
E chi ti manofesta
alcuna sua credenza,
abine retenenza
     1925e la lingua sí lenta,
ch’un altro no lla senta
sanza la sua parola;
ch’io giá per vista sola
vidi manofestato
     1930un fatto ben celato.
E chi ti dá in prestanza
sua cosa, o in serbanza,

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rendila sí a punto,
che non sie in fallo giunto.
     1935E chi di te si fida,
sempre lo guarda e guida;
né giá di tradimento
non ti vegna talento.
E vo ch’al tuo comune,
     1940rimossa ogne cagione,
sie diritto e leale,
e giá per nullo male
che ne poss’avenire
no llo lasciar perire.
     1945E quando se’ ’n consiglio,
sempre ti tieni al meglio,
né prego, né temenza
ti mova in ria sentenza.
Se fai testimonianza,
     1950sia piena di leanza;
e se giudichi altrui,
guarda sí abondui,
che giá da nulla parte
non falli l’una parte.
     1955Ancor ti priego e dico,
quand’hai lo buono amico
e lo leal parente,
amalo coralmente;
non sia ’n sí grave stallo,
     1960che tu li faccie fallo.
E voglio ch’am’e crede
Santa Chiesa e la fede;
e solo, e ’nfra la gente,
innora lealmente
     1965Gieso Cristo e li Santi,
sí che vecchi e li fanti
abian di te speranza
e prendan buon’usanza.

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E va, che ben ti pigli,
     1970e che Dio ti consigli;
ché per esser leale
si cuopre molto male».