Il buon cuore - Anno XI, n. 39 - 28 settembre 1912/Beneficenza

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Beneficenza

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Il buon cuore - Anno XI, n. 39 - 28 settembre 1912 Religione

[p. 305 modifica]Beneficenza


Una festa a Bellano

Benedizione della Bandiera

della Società Femminile di Mutuo Soccorso.


Domenica scorsa, 22 corrente, la grossa borgata di Bellano era in festa. Si inaugurava, colla benedizione in chiesa, la bandiera delia Società Femminile di Mutuo Soccorso. Molte Società, coi loro vessilli, erano convenute, con larghe rappresentanze, dai paesi vicini, dai monti e dal lago. Un corteo, preceduto dalla banda del paese, si organizzò prima di recarsi alla Chiesa. Monsignor Nogara, in mitra e pluviale, benedisse la bandiera, e Mons. Vitali recitò un breve discorso di circostanza.

La festa fu resa più animata e solenne, da una copiosa pesca di beneficenza, che fruttò più di lire quattromila, e da una esposizione di svariati lavori, nel nuovo salone della Scuola di lavoro femminile e dell’Oratorio festivo.

Discorsi vennero poi tenuti di propaganda dell’azione cattolica sulla piazza dello storico tempio da diversi distinti oratori, dal signor Capellini, dall’avv. Narizzano e dalla signorina Lina Brambilla. Il senatore Gavazzi e il cav. Domenico Arrigoni, chiusero la serie dei discorsi, ai quali avevano fatto d’esordio alcune appropriate parole del sac. Giuseppe Melasi.

Ecco le parole di Mons. Vitali.


Una cara e geniale solennità, religiosa e insieme patriottica oggi ne raccoglie qui nel Tempio.

Voi siete qui convenuti a chiedere la benedizione di Dio sulla bandiera della Società femminile di Mutuo Soccorso. Questa solennità è completata da altre, dalla costruzione del fabbricato per l’Oratorio e per la Scuola femminile di lavoro, unita ad una pesca di beneficenza per raccogliere i mezzi necessari ai molteplici scopi. Son diverse forme, son diversi momenti di un’opera sola importantissima, la elevazione morale e materiale della giovane.

Annunciare lo scopo è farne conoscere l’importanza. Provvedere al bene della gioventù femminile è giovare al bene di tutto il paese, non solo pel presente, ma anche pel futuro: salvare la giovane in modo indiretto ma efficace sono salvati in un paese anche i giovani. E pel futuro?

La giovine di oggi sarà domani madre, la madre centro della famiglia, che tanta influenza ha nel preparare il benessere di tutta la società. Giustamente fu detto che sulle ginocchia della madre, nel bambino si forma e passa tutta l’umanità.

Il bene della giovane è procurato mediante l’educazione e il lavoro; educazione cristiana, formata dalla dottrina del Vangelo, vivificata dall’ambiente salutare dell’Oratorio festivo, e dal lavoro, nota caratteristica dell’epoca presente, il lavoro è ciò che ora costituisce la dignità dell’uomo in mezzo alla società. Una volta si diceva: l’uomo tanto vale, quanto sa: oggi si dice: l’uomo tanto vale quanto lavora.

E questo lavoro, sempre utile e lodevole, anche quando è isolato, assume maggior forza e importanza, quando abbia il carattere di mutuo soccorso. L’organizzazione è la forza dell’operaio e del lavoratore: è forza nella difesa contro le sopraffazioni di classe opposte, è forza nella rivendicazione dei propri diritti: ciò vale a un tempo per gli uomini e per le donne.

Le diverse forme della vita collettiva della gioventù operaia femminile vogliono però avere un simbolo che le rappresenti, che le associ, che le spinga all’azione. Questo simbolo è la bandiera.

Voi siete venuti qui per far scendere su questa bandiera la benedizione di Dio, e il suo ministro l’ha solennemente invocata.

Benedite, o Signore, questo simbolo della istruzione cristiana della giovane, e sia per essa luce di verità, preservazione dall’errore e dai corrotti costumi.

[p. 306 modifica]Benedite, o Signore, questo simbolo del lavoro della giovane, e il lavoro sia per essa esercizio quotidiano che la salvi dall’ozio, che la renda indipendente nei bisogni propri, caritatevole nei bisogni altrui.

Benedite, o Signore, questo simbolo della fratellanza e del mutuo soccorso della giovine, per cui il bene di una persona sola diventa il bene di tutti, e nelle opere di previdenza e di mutualità prepara ed assicura l’avvenire.

Questo programma che costituisce la grandezza di una classe speciale, costituisce pure una grandezza collettiva, che si riverbera su tutto l’ambiente sociale.

Opera morale ed economica, coll’essere consacrata dalla religione, potrebbe essere contraria al bene della patria? E’ un trionfo di patriottismo. E’ appunto perchè amiamo la patria, che abbiamo sempre propugnato l’unione dei due principî: patria e religione.

Amar la patria è in parte attuar il precetto evangelico della carità del prossimo: il nome di patria scuote arcanamente il cuore di tutti: l’amor di patria è come il saggio del valore delle cose e degli uomini: se una istituzione si accorda col bene della patria, quella istituzione è bene accetta da tutti, benedetta: il contrario, se è contraria: la vostra istituzione si confonde col bene stesso della patria.

Noi amiamo la nostra patria tanto più perchè l’abbiamo veduta oppressa e divisa, e sacra ci fu l’opera dí quegli eroi che la resero indipendente e unita; è questo sentimento vivo e profondo dell’amor di patria che ci associò all’esplosione di entusiasmo di tutti gli italiani per l’impresa libica: siamo andati a combattere fuori del paese per difendere il paese.

Si ripete un fatto avvenuto or son più di venti secoli. Scipione per salvare l’Italia è andato in Africa.

La libertà, è un altro concetto che si collega direttamente coll’ amor di patria. Questo concetto di libertà l’avete fatto vostro coll’avere segnato sulla bandiera il Labaro di Costantino, con in mezzo la Croce, coll’aureola: in hoc signo vinces. Il Labaro di Costantino ha dato la libertà alla Chiesa non solo, ma a tutta l’umanità: insieme al credente ha fatto libero il cittadino. La verità che il cristianesimo ha portato la redenzione di tutti gli oppressi e gli schiavi, fu solennemente ricordata dal nostro grande poeta cristiano, Alessandro Manzoni.

Perchè guardando i pargoli
La schiava ancor sospira,
E il sen che nutre i liberi
Invidiando mira?
Non sa che tutti i miseri
Seco il Signor solleva,
Che a tutti i figli d’Eva
Nel suo dolor pensò?

È ai piedi della Croce che è nata la vera, la universale democrazia. Plebe era il nome di spregio col quale il Paganesimo indicava le classi umili e diseredate. La Chiesa ha preso quel nome e lo ha sollevato a rappresentare tutta la collettività de’ suoi figli redenti: potenza dei concetti consacrati dall’uso delle parole: clero plebano si chiama ancora al presente il clero che regge un determinato numero di Parocchie.

Uniamoci quindi tutti nell’accettazione di questo simbolo benedetto. Alcuni temono che coll’aggiungere il carattere religioso alle istituzioni civili, si comprometta l’esistenza e la libertà delle conquiste della società moderna: lungi questo timore: nessuna opera che sia buona ed utile è dalla Chiesa respinta, condannata. L’uomo è grande: coll’aggiungervi Dio forse diventa piccolo? Diventa ancor più grande: alla grandezza propria aggiunge quella di Dio; grandezza che ha una doppia promessa di bene, il bene presente della terra, il bene futuro dell’eternità.

Cara bandiera, simbolo di tanti preziosi elementi insieme riuniti, gioventù istruita e virtuosa, lavoro, mutuo soccorso, baciata dal raggio della benedizione di Dio, io ti saluto: io ti prendo e ti consegno nelle mani delle giovani della Società operaia di mutuo soccorso, il Ministro di Dio che l’ha benedetta si ritira: ma restano accanto ad essa, custodi invisibili, Cristo e la sua madre Maria, a voi Bellanesi, così particolarmente cara: essi riassumono i principii della vostra bandiera: guardando ad essa, oh, non vi conturbi mai il pensiero di aver mancato alla santità della missione che essa rappresenta: proteggetela, essa vi proteggerà; onoratela, essa sarà il vostro onore sulla terra, essa sarà uno dei vostri meriti pel cielo.