Il congresso cisalpino in Lione

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Vincenzo Monti

1802 Indice:Poesie (Monti).djvu Letteratura Il congresso cisalpino in Lione Intestazione 9 agosto 2021 75% Da definire

In morte di Lorenzo Mascheroni (1891) In occasione del parto della vice-regina d'Italia
Questo testo fa parte della raccolta Poesie di Vincenzo Monti


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IL CONGRESSO CISALPINO IN LIONE

Contenuto: Duro è aver la patria schiava; piú duro non aver leggi, e; cercando libertà, non trovar che catene, e dover sottostare alla forza del piú potente (1-13). Nata in mezzo al sangue, solleva, o Repubblica Cisalpina, il pensiero da’ tuoi lunghi affanni: Bonaparte viene di Francia per sanar tue piaghe (14-26). Viene, non già per combattere (troppo si versò già di sangue), ma per istaurare la pace (27-39). Una cruda ambizione di regno fece parer bello talvolta il misfatto, e degne di lode le stragi: quindi s’applaude ancora a Ciro e a Sesostri, e fu Alessandro predicato dio. Ma l’assoggettare, non i nemici, bensí i popoli innocenti è opera tirannica, inumana e irragionevole (40-52). Bello è il conquistare un lauro, combattendo per la patria, e il togliere nazioni alla schiavitú e poi interrogarne la volontà. Scopri dunque le tue piaghe, o Cisalpina; ché tacendo, tua sarà la colpa (53-65). Il sole che scalda il petto de’ tuoi figli è quello stesso che scaldò la fronte di Scipione e di Bruto; nè il primitivo valore è spento, se figlio d’Italia è [p. 181 modifica]Bonaparte (66-78). O spirito divino, concesso dal cielo, fortunato così, che ove tu sei, sta sempre vittoria, abbi pietà di questa che per te rinacque e da te aspetta giustizia: senza di te è appena viva (79-91). Tu dàlle auguste leggi, ché, piú che debellare gli alteri, è glorioso soggiogare le anime e il comporre in pace le genti (92-104). Così Giove, dopo vinti i Titani, fe’ ritornare tranquilli i cieli turbati e paurosi e s’assise trionfante fra gli dei (105-117). — Il 15 dicembre 1S01 si trovarono riuniti in Lione, pel congresso che doveva dare nuova costituzione alla Repubblica Cisalpina, quattrocento cinquantadue Italiani, eletti rappresentanti delle sei nazioni cisalpine: lo stato di Milano, le Legazioni (fino a Pesaro), le ex-provincie venete (Bergamo, Brescia, Cremona, Mantova), il ducato di Modena, il Novarese e la Valtellina. Ma Napoleone non vi si recò prima dell’11 gennaio dell’anno seguente. Dopo molte sedute, che si potrebbero chiamare di preparazione, si venne a quella del 26 gennaio, che fu l’ultima, in cui si lesse e s’approvò la nuova costituzione, si mutò il titolo di Repubblica Cisalpina in quello di Repubblica Italiana e se ne nominò presidente Napoleone, che, a sua volta, nominò vice-presidente, con plauso universale, Francesco Melzi d’Eril. Cfr. la nota al v. 220, p. 177. Ciascun deputato ebbe del congresso una medaglia commemorativa d’argento, che dall’un lato recava il ritratto del primo console, dall’altro la scritta «Auspice Bonaparte inter Gallos Gallorum nepotes Cisalpini antiquum foedus renovantes gentem suam legibus condiderunt: Lugduni anno X Reipub. Gall.» Per maggiori e piú particolari notizie cfr. De Cast. St., p. 127 e segg. — La presente canzone fu composta nella fine del 1801 e stampata la prima volta nel 1802 (anno IX) dall’editore Pirotta in Milano. — Il metro è la canzone petrarchesca: cfr. la nota d’introduzione a p. 121. Qui la strofa è composta di 13 versi: la fronte (suddivisa nei due piedi) è formata dei primi sei versi, cosí rimati: ABC, ABC: la sirima (non suddivisa nelle due rolte), degli altri sette, cosí rimati cDeeDFF. Manca il congedo come in due canzoni del Petrarca e in molte altre di antichi.


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Duro, o prole di Giove1 eterne Muse,
     Serva la patria aver. Piú duro assai
     Niune aver leggi; e senza remo e vele
     4Guidar la nave tra le sirti2; e chiuse
     D’atri nembi le stelle, altro giammai
     Non veder che baleni in mar crudele;
     Orrende udir querele
     8Per ogni parte; e libertà cercando,
     Non trovar che catene;
     E, bollenti le vene3,
     Piegar la fronte alla ragion del brando,
     12Alla cruda ragion che nelle selve
     Han su le miti le piú forti belve.
Nata in mezzo alle stragi inclita figlia
     Del valor che in Marengo4 all’Alemanno

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     16Tolse d’Italia il mal sperato impero,
     Alza, vergine insúbre5, alza le ciglia,
     E dalle nubi del tuo lungo affanno
     Sprigionato e sereno ergi il pensiero.
     20L’ammirando guerriero
     Che ti diè vita, dalla Senna6 mosse
     Per sanar le tue piaghe.
     Le rive odi presaghe
     24Del Rodano7 esultar: ve’ che si scosse
     Per gaudio anch’essa la sua muta sposa8,
     Che affretta, per veder, l’onda pensosa.
Viene, ei viene l’eroe; non già di guerra
     28Nembi portando; né davanti al forte
     Sferza i suoi negri corridor Bellona9.
     D’umano sangue assai bebbe la terra;
     Assai degli orbi padri e delle smorte
     32Vedove il pianto e il maledir risuona.
     Sola al cor gli ragiona
     Pensier di pace la cecropia diva10;
     Non qual Xanto11 la vide
     36Brandir armi omicide,
     Ma in man scotendo la vivace oliva12
     Tutrice di città, qual già devoti
     L’invocâr d’Erettèo gli alti nepoti13.
40Cruda di regno ambizïon fe’ bello
     Parer sovente un gran misfatto, e laude
     Acquistaron le stragi e le ruine.
     Quindi all’avido Ciro14 e a quel flagello
     44Di popoli Sesostri15 ancor s’applaude;

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     E Dario debellato16 e le divine
     D’Ammon compre cortine
     Fecer del figlio di Filippo un dio.
     48Ma domar innocenti
     Non avversarie genti,
     Sol per farle soggette, opra è di rio
     Tiranno: oppressa wmnanità sospira
     52Su quei trionfi, e la ragion s’adira.
Ma bello in fronte a buon guerriero e degno
     Delle chiome de’ numi è il lauro tinto
     Del sangue sparso per le patrie mura:
     56Bello il tôr nazïoni a giogo indegno,
     E vincitor la volontà del vinto
     Interrogar, rimossa ogni paura.
     Scopri adunque secura
     60Le tue tante ferite17, o dischiomata
     E quasi spenta in culla
     Cisalpina fanciulla.
     Tua, se taci, è la colpa; né versata
     64Fia lagrima su te. Giace deserta!
     Del vil la sorte; e s’ei va servo, il merta.
Il sol che scalda de’tuoi figli il petto18
     Rammentalo, infelice!) è ancor lo stesso
     68Che la fronte scaldò di Scipio e Bruto19:
     Ovunque attenta volgerai l’aspetto20,
     Sculta la gloria ne21 vedrai sovresso
     Gli spersi avanzi dell’onor caduto.
     72Divisïon fe’ muto
     L’italico valor22, ma la primiera
     Fiamma non anco è morta23.
     A chi nol crede, accorta
     76Nell’orecchio dirai24: l’anima altera

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     Che nel gran cor di Bonaparte brilla,
     Fu dell’italo sole una scintilla25.
Oh concesso dal ciel, spirto divino,
     80Per dar pace alla terra26; a cui Fortuna
     L’arbitrio cesse dell’instabil rota27;
     E tal le Parche28 decretâr destino,
     Che, dovunque tu fossi, ivi la cuna
     84Del valor fosse e la Vittoria immota29:
     Deh la pietà ti scuota
     Del largo pianto che i begli occhi offende
     Di costei, che rinacque
     88Di tua virtude, e tacque
     Aspettando ragion. Fine all’orrende
     Sue trafitte, per Dio! Vedi che priva
     Del creator tuo sguardo appena è viva.
92Tu dunque la rintegra, e il suo correggi
     Incerto fato30; né patir che ria
     Forza tradisca l’alto tuo concetto31.
     Tu di salde l’affida auguste leggi
     96E di tal patto socïal, che sia
     Saggezza e libertà solo un affetto.
     E ben altro diletto
     Questo a te fia, chè d’armi e di guerrieri
     100Inondar vincitore
     Tedeschi campi. Onore
     Certo è sublime debellar gli alteri:
     Ma gloria, se ben guardi, è piú verace
     104Conquistar l’alme e compor genti in pace32.

Varianti

[p. 180 modifica] [p. 181 modifica] [p. 182 modifica]N. B. Queste varianti sono state ricavate da una stampa senza indicazione di tipografia e d’anno, ma certo del 1802.

24. Del Rodano muggir
44. De’ popoli, Sesostri [p. 183 modifica] [p. 184 modifica]

Note

  1. 1. prole di Giove: cfr. Musog., 103 e segg.
  2. 4. sirti: scogli.
  3. 10. bollenti le vene: pur essendo valorosi. Accusat. di relaz.: cfr. la nota al v. 26, p.3.
  4. 15. in Marengo: cfr. la nota d’introd. a p. 125.
  5. 17. vergine insubre: o Repubblica cisalpina. Gl’Insubri furono antichi popoli della Gallia traspadana (Cfr. Plinio St. Nat. III, 21); ed insubri ed insubrici chiamansi anche oggi, in lingua poetica, i lombardi. Cfr., p. es., Parini Od. V, 157; VIII, 31 ecc.
  6. 21. Senna: cfr. la nota al v. 39, p. 4.
  7. 24. 'Rodano: il R. (cfr. la nota al v. 172, P. 58), prima di scendere nel Mediterraneo, bagna Lione, città ove si teneva il congresso.
  8. 25. la sua muta sposa: la Saona (Arari), che Cesare (De bell. Gall. I, 3) dice sboccar nel Rodano incredibili lenitate, e che l’Alamanni gentilmente salutava cosí: «O di Rodan superbo umile sposa, Sona vaga e gentil, che il corso prendi Dal piú gelato polo, e in basso scendi, Qual si sia la cagion, muta e pensosa...».
  9. 29. Bellona: la dea della guerra.
  10. 34. la cecropia diva: Minerva. Cfr. la nota al v. 1, p. 2.
  11. 35. Xanto: cfr. la nota al v. 171, p. 103.
  12. 37. oliva: simbolo della pace.
  13. 39. gli alti nepoti: i magnanimi Ateniesi, discendenti del re Erettéo. Cfr. Omero Iliad. II, 547
  14. 43. Ciro (359-329 av. C.) figlio di Cambise persiano e di Mandane d’Astiage, re de’ Medi, fondò, per mezzo di conquiste sanguinose, l’impero de’ Persi.
  15. 44. Sesostri: nome dato dai Greci a Ramesse II, glorioso re d’Egitto della XIX dinastia (che va dal 1450 al 1250 av. C.), figlio di Seti primo, al quale furono attribuite conquiste piú ampie di quelle che in fatto compí.
  16. 45. Dario debellato: Dario III Codomano, salito al trono di Persia nel 336, e vinto da Alessandro nelle battaglie d’Isso (333) e di Arbela (831), che furono causa della distruzione dell’impero persiano. Cfr. Q. Curzio Rufo Hist. Alex. Magn. III, 9 e IV, 15. — e le divine ecc.: L’oracolo di Giove Ammone, che proclamò dio Alessandro (Cfr. la nota al v. 600, p. 119), era nel deserto di Libia a occidente dell’Egitto. Cfr. Q. Curzio Rufo IV, 7 e VIII, 5. Cfr. anche Parini Od. III, 31.
  17. 60. Le tue tante ferite: I mali che travagliavano la Repubblica cisalpina svelò il Foscolo nella sua Orazione a Bonaparte pei comizi di Lione, che compose in nome del comitato di governo di essa repubblica.
  18. 66. Il sol ecc.: Vuol dire che l’Italia è stata e dev’essere ancóra terra d’eroi.
  19. 68. di Scipio e Bruto: cfr. la nota al v. 19, p. 122.
  20. 69. l’aspetto: lo sguardo.
  21. 70. ne: di esso sole, è, per conseguenza, di essa terra. — sovresso: cfr. la nota al v. 127, p. 88.
  22. 72. Division fe’ muto ecc.: le discordie ci resero inerte ecc.
  23. 73. ma la primiera ecc.: Petrarca P. III, canz. iv, 95: «Ché l’antico valore Negl’italici cor non è ancor morto». Cfr. il v. 30, p. 122.
  24. 76. l’orecchio: Per non offendere i Francesi e Napoleone stesso, che si vantava francese.
  25. 78. Fu ecc.: Bonaparte fu d’origine italiana, ciò che mostra che l’Italia può e sa produrre eroi pari agli antichi.
  26. 79. Oh concesso ecc.: «Oltre a tanta ricchezza storica, osserva giustamente lo Zumb. (p. 277), la sua poesia politica ha in particolare qualche cosa che la ravvicina, sotto certi rispetti, a quella di Dante e del Petrarca. Intendo parlare di quel suo continuo rivolgersi ad un Potente, che... avrebbe ridato alla nobilissima nazione l’antica grandezza, e che, rompendo i sonni di Roma, ridestava nei cuori italiani quel tumulto di affetti, che vi si destò sempre ad ogni nuovo moto della gran madre. Or, nei tempi ultimi, chi piú di lui ci ha fatto rammentare di quei nostri sommi che, salvo naturalmente la differenza dei modi, si rivolgevano ai Cesari stranieri confortandoli a provvedere insieme alla propria gloria e alla salute d’Italia? Quanta differenza, anche sotto tali rispetti, tra la poesia storica del Monti e quella di altri nostri poeti dei secoli precedenti e del suo stesso secolo!... Anche scrivendo poesia storica, molti dei nostri, eziandio non volgari, si dimenticarono totalmente dell’Italia; laddove il M. non cessò mai di parlarne».
  27. 80. a cui ecc.: al quale fortuna concesse di far felice chi tu vuoi.
  28. 82. Parche: cfr. la nota al v. 48, p. 99.
  29. 84. immota': Bellissimo aggettivo, che indica come la vittoria dovesse, per volere de’ fati, accompagnar sempre e da per tutto Napoleone.
  30. 92. e il suo correggi ecc.: e provvedi al suo dubbio stato.
  31. 93. né patir ecc.: né soffrire che la rea forza del vizio corrompa in licenza la libertà, che dev’essere, per durar salda, accompagnata da saggezza (v. 97).
  32. 103. Ma gloria ecc. Concetto affine a quel del Tasso (IV, 41)