Il milione (Pagani, 1827)/Il Milione di Marco Polo, Testo della Crusca/25

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25. Della gran china

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[p. 21 modifica]25. della gran china (6).

Questo piano dura verso mezzodie cinque giornate. Da capo delle cinque giornate è un’altra duna1, che dura venti miglia [p. 22 modifica]molto mala via, e havvi molti rei uomini che rubano. Di capo della china hae un piano molto bello, che si chiama piano di Formosa, e dura due giornate, e havvi bella riviera, e quivi hae francolini (1), pappagalli,e altri uccelli divisati da’ nostri. Passate due giornate è lo mare oceano, e in sulla riva è una citta con porto eli’ ha nome Cormos. E quivi vengono d’India per navi tutte ispezierie, e drappi d’oro, e denti di leofanti, e altre mercanzie assai; e quindi le portano i mercatanti per tutto il mondo. Questa è terra di grande mercanzia, sotto di se ha castella e cittadi assai, perchè ella è capo della provincia. Lo re ha nome Re Umeda Iacomat (2). Quivi è grande caldo : la terra è inferma molto2; e se alcuno mercante d’altra terra vi morisse, lo re piglia tutto suo avere. Quivi si fa il vino di datteri, e d’altre ispecie assai (3); chi ì bee e non è uso, si 1 fa andare a sella3, e purgalo; ma chi nè uso fa carne assai. Non usano nostre vivande, che se manicassono grano, e carne, infermerebbono incontanente; anzi usano per loro sanità pesci salati e datteri, e cotali cose grosse, e con queste dimorano sani. Le loro navi sono cattive e molte ne pericolano, perchè non sono confitte con aguti di ferro4, ma cucite con filo che si fa della buccia delle nocie d’india5, che si mette in molle nell acqua, e fassi ilio come setole, e con queste le cuciono, e non si guasta per 1’ acqua salata. Le navi hanno una vela, e uno albore, e un timone, e una coverta, ma quando sono caricate le cuoprono dì cuoio, e sopra questa coverta pongono i cavalli che menano in India. Non hanno ferro per fare aguti; ed ee grande pericolo a navigare con quelle navi. Questi adorano Malcometto; ed evvi sì grande caldo, che se non fossono gli giardini con molta acqua, di fuori della città, ch’egli hanno, non camperebbono. Egli è vero che vi viene un vento talvolta l’estate di verso lo sabbione con tanto caldo, che se gli uomini non fuggissono all’acqua, [p. 23 modifica]non caraperebbono dal caldo. Eglino seminano loro biade di novembre, e ricolgono di marzo : e così fanno di tutti loro frutti : e da Marzo innanzi non vi si truova ninna cosa viva, cioè verde sopra terra, se nonio dattero, che dura insino a mezzo Maggio : e questo è per lo gran caldo. Le navi non sono impeciate, ma sono unte di un’olio di pesce. E quando alcuno vi muore sì fanno gran duolo, e le donne sì piangono li loro mariti bene quattro anni, ogni dì almeno una volta con uomini, e con parenti. Or torneremo per tramontana per contare di quelle provincie, e ritorneremo per un’ altra via alla città di Crema (1), la quale v’ho contato, perciocché di quelle contrade, che io vi voglio contare, non vi si puote andare se non da Crema. Io vi dico che questo re Ruccomot Diacamat, donde noi ci partimmo aquale ee re di Crema. E al ritornare da Cremosu (2) a Crema ha molto bello piano, e abbondanza di vivande, e liavvi molti bagni caldi, e liavvi uccelli assai, e frutti. Lo pane del grano è molto amaro, a chi non è costumato: e questo è per lo mare che vi viene (3). Or lasciamo queste parti, e andiamo verso tramontana, e diremo come.


Varianti

[p. 21 modifica](6) Chinata (Cod. Pucc.) “Ci dit de la grande declinée„ (Cod. Bernen.) [p. 22 modifica](1) Falconi (Cod. Pucc.) - (2) Keumedai (Cod. Pucc.) Re Amedan Acomalo (C. Magl. II.) - (3) Spezie (Cod. Pucc.) -. [p. 23 modifica](1) Crerman (Cod. Ricc.) - (2) Cormos (Cod. Rìcc.) - (3) Eo quod per aquas amaras est; ... Ibi (sunt) balnea optima cali da quae valent ad scabiem depellendam, et ad multas aegritudines alias (Cod. Ricc.)

  1. China per iscesa, ne allega duo esempj la Crusca, che uno tratto da Matteo Villani, e l’altro dal Varchi.
  2. Infermo luogo, o terra malsana atta ad indurre infermità. Ne adducce esempio la Crusca tratto dai due primi Villani.
  3. Andare a sella, per adagiarsi per i suoi naturali bisogni. Anche in Francese selle’ significa predella (v. not. cap. 159.)
  4. Aguto per chiodo.
  5. Qui parla del mallo filamentoso che avviluppa il frutto dell’albero detto dai Botanici Cocos Nucifera (Targ. Ist. Bot. t. III. p. 255.) Dell’utilità, varietà, frutto e cultura di tal Albero si ragiona eloquentemente nelle operette del Conte Magalotti, articolo Palma (Ven. 1779. 8. p. 55.)