L'Unico e la sua proprietà/Parte prima/II. Uomini del tempo antico e del moderno/2. I moderni

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II. Uomini del tempo antico e del moderno - 2. I moderni

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2. — I MODERNI.

«Se uno va con Gesù Cristo, diviene una nuova creatura: ciò che era vecchio è passato; guardate, tutto è diventato nuovo» (2. Cor. 5, 17).

Più sopra abbiamo detto che «per gli Antichi il Mondo era una verità»; ora possiamo dire: «Per i Moderni lo Spirito era una verità»; ma a condizione di soggiungere, come precedentemente: «una verità di cui cercavano e finalmente giunsero a scoprire la falsità».

Il Cristianesimo seguì il cammino percorso dall’Antichità. Curvo, per tutto il medio evo, sotto la disciplina di dogmi cristiani, l’intelletto diventa sofistico nel secolo che precede la Riforma, e giuoca un giuoco eretico con tutte le fondamenta della fede. Ciò avvenne sopratutto in Italia, e particolarmente alla Corte di Roma: ma che male c’è se lo spirito si diverte, purchè il cuore s, conservi cristiano?

Molto tempo prima della Riforma, si era tanto abituati alle sottili controversie, che il Papa, e quasi tutti con lui, credettero, a tutta prima, allorchè Lutero fece la sua apparizione, di assistere ad una semplice «bega di frati».

L’umanesimo corrisponde alla sofistica: come l’epoca dell’umanesimo, che si potrebbe anche chiamare pure l’epoca del machiavellismo, fu un apogeo nella storia della civiltà (scoperta della stampa, del Nuovo Mondo, ecc), così fu al tempo dei Sofisti che la vita greca raggiunse la sua piena fulgidezza (secolo di Periele). In quel tempo, il cuore era ben lungi ancora dall’avere delle velleità di sbarazzarsi del suo contenuto cristiano. Ma la Riforma mosse guerra al cuore sul serio, come aveva fatto Socrate; e a datare da quel giorno i cuori cessarono man mano d’essere cristiani.

Dal momento che si incominciò con Lutero a rimettere il cuore in esame, questo primo passo sulla via della Riforma doveva condurre il cuore ad alleggerirsi del pesante fardello dei sentimènti cristiani. Facendosi di giorno in giorno meno cristiano, il cuore perdette ciò che l’aveva occupato fino [p. 30 modifica]allora, non rimanendogli che la sola sua virtù sostanziale, la cordialità, l’amore generale dell’Uomo, dell’Umanità, il sentimento della libertà, la «Coscienza».

Il Cristianesimo raggiunse così il termine della sua evoluzione, perchè si è denudato, è diventato arido, atrofizzato, vuoto. Il cuore ora non si sottometterà più ad alcun contenuto, ribellandosi a tutto, a meno che il caso non lo sorprenda inconsciamente. Esso sottopone a una critica severissima, con crudeltà mortale, tutto ciò che pretende commuoverlo; esso non ha più alcuna pietà e non usa più alcun riguardo, non essendo più capace nè d’amicizia nè d’amore. Infatti, che cosa potrebbe amare negli uomini, dacchè tutti sono degli «egoisti», e nessuno è veramente l’Uomo, il puro Spirito? Il Cristiano non ama che lo spirito; ma dov’è il puro spirito?

Amare l’uomo corporeo, in carne ed ossa, non sarebbe più un amore «spirituale», bensì un tradimento verso l’amore «puro», l’«interesse teorico». Non bisogna infatti confondere con l’amore puro quella cordialità che stringe amichevolmente la mano ad ognuno; perchè è invece precisamente il contrario; non essendo l’amore puro cordiale con nessuno; esso non è che una simpatia teorica, un interesse per l’uomo come uomo e non come persona. La persona respinge questo amore, perchè essa è egoista, perchè essa non è l’Uomo, cioè l’idea alla quale solo può attaccarsi l’interesse teorico. Gli uomini, come voi ed io, non forniscono all’amor puro, alla pura teoria, che un soggetto di critica, di scherno e di profondo disprezzo; sono per esso, come per i preti fanatici, null’altro che «immondizie» e peggio ancora.

Giunti a questa prima sommità dell’amore disinteressato, dobbiamo accorgerci che questo Spirito, al quale si rivolge l’amore esclusivo del Cristianesimo, non è nulla — o non esiste o è un’esca.

Quello che, in questo riassunto, potrebbe ancora apparire oscuro e poco intelligibile, si schiarirà, speriamo, in seguito.

Accettiamo l’eredità che ci hanno legata gli Antichi e, da operai laboriosi, cerchiamo di ricavarne quello che se ne può ricavare. La terra giace ai nostri piedi disprezzata, molto al di sotto di noie del nostro cielo; le sue possenti [p. 31 modifica]braccia non ci stringono più; noi abbiamo dimenticato il suo soffio inebriante; essa non può più essere che la seduttrice che soggioga i nostri sensi; il nostro spirito — e noi in verità non siamo che spirito — non saprebbe più ingannarlo. Una volta riuscito alla conoscenza delle cose, lo spirito, sciolto dai lacci che lo tenevano avvinto, si eleva al di sopra di esse, ed aleggia, liberamente, nell’infinito. Così parla la «libertà spirituale».

Per lo spirito, che dopo lunghe fatiche riuscì a sottrarsi alla schiavitù del mondo, che rinnegò la materia e il mondo, non rimane più che lo Spirito e lo spirituale.

Tuttavia, benchè diventato essenzialmente differente e indipendente dal mondo, lo spirito non ha fatto che allontanarsene, senza potere in realtà annientarlo: perciò questo mondo gli oppone, dal fondo del discredito in cui è caduto, degli ostacoli ininterrottamente rinascenti; e lo Spirito è condannato a trascinare perpetuamente il melanconico desiderio di spiritualizzare il mondo, di «redimerlo»; e con entusiastico ardimento giovanile, formula desideri di redenzione, progetti di miglioramenti e di riforme.

Come abbiamo veduto, gli Antichi erano schiavi del naturale, del terrestre; essi s’inchinavano all’ordine naturale delle cose, ma si chiedevano continuamente, se non potevano trovare alcun mezzo per liberarsi da tale servitù; ed allorchè furono esauriti in tentativi mortali di rivolta incessantemente rinnovellati, dal loro ultimo sospiro nacque Dio, il «vincitore del mondo». Tutta l’attività del loro pensiero era rivolta verso la coscienza del mondo, e si svolgeva in un ininterrotto sforzo per penetrarlo e oltrepassarlo. Quale fu lo scopo che il pensiero si era prefisso durante i secoli che susseguirono? Che cosa cercavano di penetrare i Moderni? I misteri del mondo? No, perchè questo compito era già stato assolto dagli Antichi; bensì il mistero di Dio che questi avevano loro legato, del Dio «che è spirito», di tutto ciò che appartiene allo spirito, dello spirituale.

Inattività dello spirito che esplora anche le «profondità stesse della divinità» si chiama Teologia.

Se gli antichi non hanno prodotto che una Cosmologia, i Moderni non oltrepassano nè oltrepasseranno mai la Teologia. [p. 32 modifica]

Vedremo in seguito che anche le più recenti ribellioni contro Dio altro non sono che le ultime convulsioni di questa «Teologia»: — sono dunque delle insurrezioni teologiche.