L'asina de Bbalaàmme

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Giuseppe Gioachino Belli

1833 Indice:Sonetti romaneschi III.djvu sonetti letteratura L'asina de Bbalaàmme Intestazione 11 marzo 2024 75% Da definire

Er giro de le pizzicarìe Oggni asceto fu vvino
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833

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L’ASINA DE BBALAÀMME.

     A ttempo de l’Ebbrei, ch’oggni storiaro
Sapeva ppiù er futuro ch’er passato,
Balaàmme, all’usanza d’un frustato,1
Cavarcava a ccavallo d’un zomaro.

     Er ciuccio2 pe’ un zocchè3 ss’era affermato;4
E ’r profeta menava.5 “Eh ffrater caro,
Perchè mme fate lo scontent’amaro?„
Je disse er poverello martrattato.

     “Avéssiv’ occhi,6 com’avete mano,7
Potréssivo8 vedé cchi cc’è cqui avanti,9
E snerbamme10 le chiappe un po’ ppiù ppiano.„

     Fórze11 ve farà spesce12 Iddio sa a cquanti
Che li somari parlino itajjano:
C....! in latineria sce ne so’ ttanti!

Roma, 28 aprile 1833.

Note

  1. [Perchè i condannati alla berlina si frustravano per la città sull’asino. V. la nota 8 del sonetto: Er terramoto ecc. (4), 19 genn. 32.]
  2. Ciuco.
  3. Per [un] non socchè.
  4. Fermato.
  5. Assolutamente, “percuoteva.„
  6. Se aveste occhi.
  7. Mani.
  8. Potreste.
  9. [C’era, ome tutti sanno, l’Angelo del Signore, con la spada nuda in mano, che impediva alla povera bestia il cammino. Ma Balaam non lo vedeva.]
  10. Snerbarmi.
  11. Forse.
  12. Specie: [meraviglia].