L'incontro der beccamorto

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Giuseppe Gioachino Belli

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Er Cardinale da vero L'occhi der Papa
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1843

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L'INCONTRO DER BECCAMORTO

     “Padron Zanti!1 me sbajjo?„ “Ôh ssor Pasquale!.„
“Filiscia notte.„ “Grazzie: bbona sera.„
“Che nn’è de tu’ fratello?„ “Sta in galera.„
“Poveraccio! E ttu’ mojje?„ “A lo spedale.„

     “Vanno bbene l’affari?„ “Ah! vvanno male.„
“E da quanno?„ “Dar tempo del collèra.„
“Ma ssento vojji aritornà.„ “Se spera.„
“Me l’ha ddetto un dottore.„ “E a mmé un spezziale.„

     “Quanti sta sittimana?„ “Eh! appena dua.„
“E ll’antra?„2 “S’annò llisscio.„3 “E ll’antra avanti?„
“Uno, madetta l’animaccia sua!.„

     “E ttu mmuta parrocchia.„ “È ttempo perzo.„4
“Ma er curato che ddisce, padron Zanti?„
“Disce quer che ddich’io: semo a ttraverzo.„

21 gennaio 1843

Note

  1. Colla z aspra, come in prezzo. Sante, nome proprio.
  2. E l’altra?
  3. Si andò liscio “non si fece nulla.„ Metafora sorta dal gergo del giuoco delle bocce.
  4. Perduto.