La Disfida di Golia (1834)

Da Wikisource.
Gabriello Chiabrera

1598 Indice:Opere (Chiabrera).djvu Poemetti Letteratura La disfida di Golia Intestazione 29 ottobre 2023 75% Da definire

Scio La liberazione di S. Pietro
Questo testo fa parte della raccolta Poemetti di Gabriello Chiabrera
[p. 251 modifica]

I

LA DISFIDA DI GOLIA

ALLA SERENISS. CRISTIANA DI LORENO

GRAN DUCHESSA DI TOSCANA.

     Inclite Muse, che nel ciel cantate
I veri pregi de’ beati spirti,
Voi con la forza delle note eterne
E tranquillate e serenate i cori,
5E versate nell’alme almi diletti:
Da voi, lunge da voi fugge l’affanno,
Da voi la noja, e se ne vanno in bando
Pure al vostro apparir doglie e sospiri;
Però fervidamente i prieghi invio,
10Che or siate meco, onde cantando io vaglia
Alcuna volta raddolcir la mente,
E dilettare il cor d’alta reina.
Ella crebbe di Senna in sulla riva,
E fece que’ bei regni un tempo altieri
15Con sua dimora, or co’ begli occhi all’Arno,
Là, dove ella soggiorna, i pregi accresce,
E l’alma Italia alteramente onora.
Seco è vero valor, seco è virtute,
Onde il petto real sempre s’infiamma,
20E sempre il suo pensier s’erge alle stelle:
Quinci tacete opre terrene, o Dive,
E su nobile cetra a lei cantate,
Come a donna del ciel, cose celesti;
E pria l’assalto, onde David estinse
25In val di Terebinto il fier Gigante.
Dall’aurea porta d’Orïente il Sole
Era più volte d’Occidente al varco
Corso, sferzando i corridor volanti,
E l’alte gemme del volubil carro
30Lavò più volte ne’ cerulei campi,
Indi sorgendo più lucente al mondo;
E pur d’orgoglio il Filisteo Gigante
Gonfiava il petto, e con terribil voce
Sfidava i forti d’Israel guerrieri,
35Che alcuno uscisse a singolar battaglia;
Ma dentro i gran steccati ognun rinchiuso
Fermò le piante, e di timor gelato
Si venìa men di quelle voci al tuono.
Qual tra le mura de’ notturni alberghi
40Sta palpitando mansueto armento,
S’ode per l’ombra dell’insidie amica
Lupi ulular per gran digiuno in selva;
Tal freddi il petto, impalliditi il volto
Erano udendo i cavalier Giudei,
45E di loro spavento alto cordoglio
Al lor sommo tiranno empieva il seno:
Ei nella real tenda altera, immensa,

[p. 252 modifica]

D’ostro contesta, e di gran gemme aspersa
Sovra ricco tesor d’eburnea sede
50Stava pensoso, e nubiloso il guardo,
E con la manca sosteneva il mento,
Sovra essa alquanto ripiegando il tergo:
Quando il buon germe del canuto Isai
Al suo cospetto alteramente apparve,
55Vermiglio ambe le gote, e biondo il crine,
E tutto ardito in sul fiorir degli anni;
Ne prima scorge il suo Signor, che il capo
Inchina umile, e le ginocchia ei piega,
Poi riverente il favellar discioglie,
60Così dicendo: Or non perturbi il petto,
O sommo re, fra le tue squadre alcuno:
Io tuo fedele accetterò l’invito,
E pugnerò col Filisteo Gigante.
A cui rispose d’Israele il Rege:
65Mal fornito d’etate e di possanza,
Non durerai contra si fier nemico.
A questi detti sfavillò dal guardo
Nobile ardire il buon figlio d’Isai,
Indi soggiunse: il tuo fedel sovente
70Pascea ne’ campi le paterne greggie,
Ed or venia leone, or veniva orso,
E delle torme depredava il fiore,
Ed io metteva a seguitargli l’ali,
E percotendo il lor furor, traeva
75Da’ denti ingordi il depredato armento:
Volgeansi incontro me l’orribil fere,
Io lor prendendo con le mani il mento
Le soffocava, e le stendeva ancise;
Cosi tuo servo orsi e leoni estinsi;
80Ed or sarà il gigante a lor sembiante,
Chè anciderollo. D’Israele il Dio,
Che vincitor mi fe’ dell’empie belve,
Farà, che io vinca il Filisteo non meno.
Così diceva alteramente umile
85Del suo Signore alla real possanza:
Ed ei rispose al giovinetto: or movi;
Dio sia con teco. Indi recar commise
Arme di gemme, e di grande or lucenti,
E di tempra possenti: elmo fiammante
90Di ricchi lampi, luminoso usbergo
Tutto cosperso di diamanti, e spada
Gemmata, aurata, insuperabil ferro
Di lavoro ammirabile e superbo:
Ma come ricoperto il capo, e’l busto
95Fu di metallo il buon David, e cinto
Del brando altiero, ei contrastar sentissi
L’almo vigor delle leggiadre membra:
Qual se mai di Partenope ne’ regni
Indomito destrier vien che si elegga
100A tirar carro di real donzella,
Il buon maestro ora gli avvolge al collo,
Per lui domar, morbido cuojo e lana,
Indi le lunghe cinghia, indi gli appende
Nojoso carco di volubil rota:
105Ed egli usato a disfidare in corso
L’aure volanti, ed innalzar disciolto
Il più veloce, da’ novelli arnesi
Tutto occupato a sè medesmo incresce;
Tale in quelle armi disusate spiacque
110A se medesmo il buon David, e disse:
Non posso, no, per questa guisa in campo
Uscire a guerra: indi sgravò la fronte,
E tutto il busto de’pomposi acciari;
Ma prese in quella vece il suo vincastro,
115E cinque selci di torrente ei scelse
Lucide e monde, e le si pose in tasca,
Che siccome pastore al fianco avea,
E prese fionda: e così fatto i passi
Ei mosse contra il Filisteo memico.
120Qual giovine sparvier, se rende il giorno
Buon cacciatore alle fasciate ciglia,
Volge superbo gli occhi franchi, e scuote
Le sparse piume, e sovra il piè s’innalza,
E travagliando al suo Signore il pugno,
125Mostra, ch’è nato a nobil volo, e sembra
Tutti voler cercar dell’aria i campi;
Tal ripien di vigore era a mirarsi
Per la campagna il buon figliuol d’Isai:
E d’altra parte minaccioso i passi
130Contra movea lo sfidator Geteo.
Grande elmo in testa, grande usbergo indosso,
Gran spada al fianco, e gran metal guerniva
Ambe le gambe, e sul terribil tergo
Grande acciar risuonava, e grande scudo,
135E con immensa man tronco reggea
Dismisurato. A rimirarsi orrore
Era in quelle armi, l’ammirabil mostro;
E l’aureo Sol che dall’eteree piagge
Spandendo lampi, percotea quei ferri,
140Ne facea sfavillar l’aria d’intorno,
Raddoppiando ne’ cuori alto spavento.
Qual nel grembo all’Egeo nave percossa
Da procelloso fulmine raccoglie
Ne’ fianchi antichi la celeste fiamma,
145Indi nudrendo per la negra pece
I gravi incendi, se ne va l’ardore
Imperioso alle velate antenne
In un momento, e per le gabbie eccelse,
Onde da lunge il pescatore ammira
150L’alta sembianza delle vampe Etnee.
Tal fiammeggiava il Filisteo Gigante
Sotto le piastre de’ ferrati arnesi:
E fattosi da presso ebbe in dispregio
Del buon David la giovenil virtute,
155Onde ridendo egli diceva: Or forse
Ho sembianza di can, che tu ne vieni
Col tuo vincastro? indi salito in ira
Gridando ei minacciò: Fa che t’appressi,
Sicchè io disperga le tue carni pasto
160Alle fere dell’aria e della terra.
A cui rispose il buon figliuol d’Isai:
Tu nella spada, e tu nell’asta hai speme,
Tu nello scudo, io mia speranza ho posta
Nel Signor degli eserciti, che regge.
165Onnipotente d’Israel le squadre,
Cui tu dispregi; e Dio porratti in forza
Della mia mano, e troncherotti il capo,
E donerò de’ Filistei le membra
Alle fere dell’aria, e della terra,
170Acciò comprenda l’Universo, come
L’eterno Dio con Israel soggiorna.
Qui d’atro fiele il fier Gigante accese
Alto disdegno, ed affrettava i passi
A calpestarne il giovinetto, ed egli
175Di durissima selce empie la fionda,
E sovra il capo la si gira intorno
Ben tre fiate; indi fermato in terra
Il piè sinistro, ei lo sospinge innanzi,
E quando intento la percossa ei scioglie,

[p. 253 modifica]

180La destra pianta sollevando, allunga
La man diritta, e v’accompagna il fianco:
Scoppia la corda liberando il sasso
Ferocemente, ed ei ne va fremendo,
E fende l’aria, e l’orgoglioso incontra,
185E nel gran spazio della fronte il fere.
Ei di sè tolto impallidisce, e trema,
Al fin trabocca, e la pianura ingombra
Con l’ampio petto: rimbombaro intorno
Per lungo spazio la riviera, e ’l monte,
190Onde i pastor per le lontane piagge
Meravigliando dier l’orecchie al suono.
Ma non indugia il fiondator, che altero
Corre sul vinto, e gli disarma il fianco
Della gran spada, e verso il ciel lucente
195Par con ambe le man l’acciar solleva,
Ed indi i nervi, onde si lega al busto
Quel teschio minaccioso, egli percote,
Doppiando i colpi, e gli recide al fine.
Qual s’Austro irato, e se Aquilone atterra
200Alto cipresso, che le nubi appressa,
L’accorto villanel, perchè si tragga
Comodamente alla cittate, il pârte;
Onde lucida scure in man si reca,
Ed alza ambe le braccia, e giù dal petto
205Tragge gli spirti faticati, e fere,
E spezza al fin la riversata pianta:
Tale affannando le robuste braccia
Il buon David del Filisteo disciolse
L’abbominata, e spaventevol testa.
210Ampio correa dalle troncate canne
Il sangue spento, e dilagava il piano,
Siccome fiume: e da terror commossi
Volsero il tergo i Filistei fuggendo:
Ma il buon David col fiero teschio anciso
215Entro Gerusalem facea ritorno.