La Pelarina/Parte III

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Parte III

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Parte II Nota storica
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PARTE TERZA

SCENA PRIMA.

Volpiciona da sgherro, poi Pelarina da paroncino1 con mezzo volto.

Volpiciona. Ecco a che ti conduce, o Volpiciona,

L’amor di madre. Il Ciel la mandi buona.
È venuto il capriccio a Pelarina
Di voler ella stessa travestita
Far la filata 2 a Tascador, se viene.
Difenderla conviene
In caso di bisogno, e trasformarmi
Volli per esser pronta all’occasione.
È ver ch’egli è un poltrone,
Pur da qualche timore
Turbata è la mia mente.
Pelarina. Eccomi. Che vi par?
Volpiciona.   Ottimamente;
Ma non vorrei, figliola...
Pelarina.   Eh non temete.
Mandato pur avete
A Tascadoro quel biglietto?
Volpiciona.   Ancora
Io te lo dissi già, che per un uomo
Noto a me, ignoto a lui, ma destro assai,
La carta gl’inviai.
Pelarina.   Or ben, s’ei non credesse
Alle scritte minaccie,
E s’accostasse alla mia casa ancora,
Voi ben vedrete allora

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Se dal suo capo uscir farò l’umore

Di venir dov’io son.
Volpiciona.   Pure ho timore.
Siam donne alfine, e poi
Tu il veneto linguaggio...
Pelarina. Eh so il parlar, so tutto, ed ho coraggio.
Oh se un uomo foss’io,
Tal volta delle belle io ne farei,
E far già non vorrei,
Come fan certi bravi al giorno d’oggi,
Che con un magazzin3 d’armi alle mani,
Voglion dar, ammazzar, ma stan lontani.

Veduto ho talvolta
     D’alcuni buletti
     Le belle bravure.
     Un con la durlindana:
     A ti, sangue de diana.
     L’altro col palossetto4:
     Via che ti xe pochetto5.
     Dai, tira, para,
     Saldi, fermeve.
     Grida la Cate:
     Ah mio mario!
     Tonia: mio fio!
     Chiasso, fracasso,
     Morti, feriti6.
     Ognun sano e salvo
     A casa sen va.
Con questi gradassi
     Pigliar la vorrei,
     Vederli godrei
     Andarsene a gambe

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     Correndo, chiedendo
     Aiuto, pietà7.

Volpiciona. Chi leone è ne’ detti,

Spesso è lepre ne’ fatti.
Pelarina. Che vorreste voi dir?
Volpiciona.   Uh sento gnente.
Pelarina. Ritiriamci in disparte.
Vedrem s’è Tascador.
Volpiciona.   Ci giovi or l’arte. (si ritirano

SCENA II.

Tascadoro in maschera da dorma, e dette.

Tascadoro. Maledetta paura,

A che mai mi riduci! E pur io voglio
Andar da Pelarina, anco al dispetto
Di colui che mandò questo biglietto.
Pelarina. Chi mai è quella maschera che veggio?
Volpiciona. Chiarirmi io vuò.
Tascadoro.   Si può sentir di peggio?
Signor buffalo. (A me!) Se mai più in casa
Di Pelarina andar, e di guardarla
Sì ardito tu sarai,
Con la vita l’ardir tu pagherai.
Il conte Campagnola.

Pelarina. La mascheretta è Tascadoro.
Volpiciona.   Eh via.
Tascadoro. Chi mai creduto avria
Colei tanto infedel? Ma forse ancora
Non sa di questo Conte indiavolato.
Pelarina. È desso, e sconcertato
Ora è il nostro disegno8.
Tascadoro. Per schivar ogn’impegno

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Così son travestito; in questa guisa

Deludo il Campagnola, e vado a lei.
Chi sa? Forse potrei
Scoprir... Basta... se mai.
Volpiciona. Un altro più bel colpo io già pensai.
Senti.
Tascadoro.   Se alfin tradito è l’amor mio,
La mia roba voglio
Ricuperare almeno.
Pelarina. Ma poi...
Volpiciona.   Vanne, trattienlo, usa con esso
Ciò che a te alcuna volta è intervenuto.
Tascadoro. Ma solo e senza aiuto...
Eh, sono donne alfine, e intimorirle
Saprò ben con l’orgoglio.
Pelarina. (Farsi animo convien e uscir d’imbroglio).
Tascadoro. Si vada; in questo giorno
La vogliam veder bella.
Pelarina. La ran, la ran, la ran, lan la ranlella9.
Tascadoro. (Ohimè! Sono osservato:
Che fosse mai costui
Il sicario del Conte?)
Pelarina.   Mascheretta,
Cussì sola soletta?
Tascadoro. (Tremo 10 tutto).
Pelarina.   A servirve, un galantomo
Pronto vu troveressi,
Tascadoro.   (Ora comprendo.
S’inganna).
Pelarina.   Respondeme,
Occhietti bagolosi 11, e comandeme.

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Tascadoro. Oh buona!

Pelarina.   Che? seu muta?
Che vaga? Andemo insieme.
Si no volè vegnir all’ostaria12,
Anderemo al caffè, alla malvasia13.
Tascadoro. (Meglio! Ma da costui
Sbrigarmi io vuò). Pe’ fatti vostri andate;
Io di quelle non son che voi cercate.
Pelarina. (Che diavolo di voce
Per nascondersi ei fa!)
Tascadoro. Guardate che insolenza!
Pelarina. Ah maschera, ve vedo,
A quella sottogola de alabastro,
A quelle ganassette14 delicate
Sè una bella persona;
Ma si bella vu sè, siè mo anca bona.Fonte/commento: ec
Tascadoro. (Oh che imbroglio!) Partite,
Temerario che siete.
Pelarina. (La voce s’è scordata).
Tascadoro. (Che feci?) Ehem ehem, son raffreddata.
Pelarina. (Che gusto!)
Tascadoro.   (Volontier gli scoprirei
Che son uomo; ma poi per la mia vita
Io temo).
Pelarina.   A un cortesan 15 della mia sorte
Sti torti no se fa: so la maniera
De trattar co le donne.
E si me cognoscessi,
D’avenne refudà ve pentiressi.
Tascadoro. (Abito femminil, ti maledico;
Per te son nell’intrico).
Pelarina. Eh andemo via, caretta:

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No fe più la retrosa.

Tascadoro. Signor no, signor no, l’è ben curiosa.
Pelarina. Si no vegnì con mi, gnanca16 con altri
Vu no anderè; da vu mi no me parto,
Magari in fin doman,
Magari in Inghildon 17, ve vegno drio18.
Tascadoro. (Questa vi mancherebbe al caso mio). (esce 19
Volpiciona. Ah infame, desgraziada,
Mi te gh’ò pur trovada, e l’esser scaltra
Più no te giova adesso.
Tascadoro.   (Eccone un’altra).
Volpiciona. (Or sì ch’egli sta fresco).
Pelarina.   Siora maschera,
La me fazza giustizia: sta sassina
In ghetto za do mesi xe vegnuda,
E tanto la gh’à ditto, e tanto fatto,
Che sti abiti medemi
A nolo senza pegno ghe l’ha dai
Mio zerman 20 Menacai.
Tascadoro. O o o o oh!21
Volpiciona.   El gonzo gh’à credesto...
Pelarina. No me disè de più, za intendo el resto.
Mi credo che custia
Più tornada no sia,
L’abito per truffar e ’l nolo insieme.
Tascadoro. U u u u uh!22
Volpiciona.   La l’ha indevinada.
Tascadoro. Ah che vero non è...
Volpiciona. Tasi, sfazzada.
  Son giudio23, son pover’omo,
  Da mosconi son perfetto 24;

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     Ma onorato galantomo,
     La dimanda a tutto el ghetto,
     De gabbar l’arte no25 so.
Sabadin e Semisson,
     Siora Luna e siora Stella,
     Giacudin e sier Aron,
     Siora Lea, siora Gradella,
     In t’un tratto
     De sto fatto
     Testimoni gh’averò 26.

Pelarina. (Panni che sia mia madre

Divenuta un giudeo).
Tascadoro. (Può avvenirmi di peggio,
Ch’esser posto tra un bulo ed un ebreo?)
Pelarina. Ah ladra!
Tascadoro.   (Or se a scoprirmi
Tardo, costor di me faran strapazzo).
Volpiciona. Giustizia.
Pelarina.   Poverazzo!
Me fe peccà, stè su,
Son qua tutto per vu; de consolarve
El sarà pensier mio;
Farò ben a sta truffa27
De le so baronae pagar el fio.
Tascadoro. Eh, la va lunga assai: mirate entrambi
Che ingannati voi siete,
E che frenar dovete
L’insolenza che troppo or va avanzando.
(Già mi svelai. Giove, mi raccomando).
Volpiciona. E tanto ardir...
Pelarina.   Tasè. Vu, donna matta,
Si megio no parlè, volè che fazza
De quella vostra mausa28 una fugazza 29.

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Tascadoro. A me donna!

Volpiciona.   Siben: no seu Pandora?
Tascadoro. Oh, che son uom non lo vedete ancora?
Pelarina. Ti omo!
Volpiciona.   Anca de queste
Ti vorressi impiantar?
Pelarina.   Semio quaggiotti?30
Tascadoro. La barba...
Pelarina.   Al sesto31, al petto...
Tascadoro. I baffi...
Volpiciona.   A quel visetto...
Pelarina. A la ose32 arzentina, a tutto el resto,
No se védela za?
Tascadoro.   Ch’io sono donna?
Pelarina. Chi pol negarlo mai?
Tascadoro. Oh questa sì, che saria bella assai.
Or vedo ben che siete ambi d’accordo
A farmi disperar.
Pelarina.   Oe, parla meggio;
E no far che te daga
Tre righe de cortello
Su quella magnaora 33.
Tascadoro. Non v’adirate...
Volpiciona.   Semo galantomini,
Qua no ghe xe d’accordi, è vero el fatto,
Che ti xe ladra.
Tascadoro.   Ah tristo scellerato!
Volpiciona. Sta indrio 34, si no a la pezzo
Mi meno zo.
Pelarina.   Via, che te averzo a mezzo 35.
Tascadoro. Per pietà, mio signore, la vita
  Vi dimanda un meschin ginocchion.

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  Son in terra,

  Con voi non vuò guerra;
  Illustrissimo signor Aron,
  Voi tenetelo per carità.
Pelarina. Eh, che no gh’è più tempo.
Tascadoro. Sì signor, che ve n’è.
Volpiciona.   Giustizia.
Pelarina.   Adesso
Vederè si so far la parte mia.
Tascadoro. (Era pur meglio andar all’osteria).
Pelarina. Anemo, bella putta...
Tascadoro. Eh via...
Pelarina.   Respetto, digo,
Si no, come i salai 36 te taggio in fette 37.
Tascadoro. Son putta, sì signor: ma che volete?
Volpiciona. Che ti me rendi adesso
Sti abiti truffai
Al gramo Menacai.
Tascadoro. Ma, illustrissimo Ebreo,
Lei sbaglia in verità: questi vestiti
Mi prestò mia sorella
Olimpia, poco fa.
Pelarina.   (Questa è più bella).
Tascadoro. Signor...
Volpiciona.   Via, tasi là: no la ghe creda,
Che zuro...
Pelarina.   Eh che non dubito.
Dàgheli, o te sbasisso38.
Tascadoro.   Eccoli subito.
(Che rabbia!) Prendi sì, ma un giorno... basta...
(Oh amor! O Pelarina,
Quanto costate a me!)
Pelarina.   (Che figurina!)

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Tascadoro. Or dove mi nascondo?

Pelarina.   Olà, fermeve,
Che ve gh’ò da parlar.
Tascadoro.   Le mie sventure
Non ancor son finite?
Volpiciona. Grazie, grazie infinite
A ella, siora maschera, ghe rendo,
Che la m’ha fatto dar la roba mia,
E la fa che culia39 vaga a radicchi40:
Per vita mia un regalo
Mandar ghe vogio de pastei bruicchi41.
Tascadoro. Possibile che ancora
Si voglia ch’io sia donna?
Pelarina. Oibò; adesso vu se sior Tascadoro.
Tascadoro. Come I mi conoscete? (Oh mia vergogna!)
Pelarina. (Che piacere è mai questo!)
Volpiciona. Presto, figliuola, presto,
Il signor Conte attende...
Tascadoro. Che!
Pelarina.   Aspetti, io non ho fretta.
Tascadoro. Oh diavolo!

Volpiciona. a due Ah ah, la mascheretta.
Pelarina.
Tascadoro. Pelarina crudele,

Di tanti doni in premio
Ridurmi in questo stato?
Questo dunque è l’amor?...
Pelarina.   Stai ben burlato.
Mirate il bel galante,
L’adorabile amante!
Tascadoro. Ah la rabbia m’accora.
Volpiciona. Signora Tascadora,

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Or v’uscirà dal capo la pazzia

Di dameggiar.
Tascadoro.   Voglio la roba mia.
Pelarina. Eh vanne alla malora.
Tascadoro. Tal non parlavi allora
Che mi parlasti; or che rubato m’hai,
Io griderò altamente,
Finchè mi renderai...

Pelarina. a due Taci, insolente.
Volpiciona.
Tascadoro.   Soccorso, aiuto, o genti,

  Amici miei, parenti,
  Rubato,
  Fracassato
  Son io, pietà, pietà.
Pelarina.   Se chiamo il Conte a basso...
Tascadoro.   Amici...
Volpiciona.   Questo 42 chiasso
  Finir ei ti farà.
Pelarina.   Sarai ben bastonato.
Tascadoro.   Aiuto.
Pelarina.   Dai al matto.
Volpiciona.   Stè salda, siora Lea.
Tascadoro.   Di razza vera ebrea
  Voi siete, già si sa.
Pelarina.   Di’ pur ciò che vuoi,
  Spazzarti ora puoi
  La bella bocchina.
Volpiciona.   Non è Pelarina
  Boccone per te.
Tascadoro.   Streghe, ladre, ribalde, assassine 43.

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Pelarina. a due Matto, porco, baron, mascalzone44.
Volpiciona.
Tascadoro. A lasciarvi pelar dalle donne

Imparate, corrivi, da me.
Volpiciona. Vegnì, sior Aron.
Pelarina. Via, Conte, corrò,
Sbasilo, sbuselo45.
Tascadoro. La roba truffata
Colui mangerà.

Volpiciona. Ah lingua sfacciata! a due Via di qua46.
Pelarina. Briccon


Fine dell’Intermezzo.


Note

  1. "Ce mot Paroncin, soit pour la traduction littérale, soit pour le caractère du sujet, revient parfaitement au mot françois, Petit-Maître'': Goldoni, Mémoires, P. I, ch. 51. V. pure vol. I, pag. 127, e la commedia intitolata il Frappatore, nel vol. II.
  2. Forma dialettale. Filada significa braveria, rabbuffo, intemerata: v. Patriarchi e Boerio.
  3. Nelle stampe del Settecento: magazin.
  4. Piccolo paloscio: forma dialettale.
  5. Debole, dappoco: v. Boerio.
  6. Nell’ed. Zatta c’è l’interrogativo.
  7. Nell’ed. Valvasense si aggiunge: Veduto etc.
  8. Nell’ed. Zatta il testo è così mutato: “Pelarina. È desso, è sconcertato. Volpiciona. Ora il nostro disegno eseguiremo.
  9. Qui esce Pelorina, che era finora ritirata insieme con Volpiciona.
  10. Edd. Valvasense e Savioli: Fremo.
  11. Occhietti ghiotti (v. Patriarchi), che danno bagolo, spasso, piacere; che attirano. Manca tale aggettivo nel Boerio.
  12. Dicevasi per locanda, albergo.
  13. Bottega dove si beveva la malvasia, vino greco: vedasi vol. II. pag. 587, n. 1.
  14. Vezzeggiativo di guancie.
  15. Per il significato di questa voce, vedi Goldoni stesso, vol. I, pag. 157 (vedi pure vol. II, pag. 105, n. c e altrove).
  16. Neanche.
  17. Vocabolo storpiato, forse per una fusione di Inghilterra e di London, come sospetta Cesare Musatti.
  18. Dietro.
  19. Questa indicazione trovasi soltanto nell’ed. Zatta e si riferisce a Volpiciona.
  20. Cugino.
  21. Lo Zatta stampa: Oh oh ecc.
  22. Lo Zatta stampa: Uh uh ecc.
  23. Ed. Zatta: giudeo.
  24. Locuzione oscura. Moscon significa damerino; e anche, nel gergo famigliare, pegno: v. Boerio.
  25. Ed. Tevernin: non.
  26. L’ed. Valvaseuse aggiunge: Son giudio etc.
  27. Truffatore, furfantone: v. Patriarchi. Manca nel Boerio.
  28. Manca nei vocabolari e nei glossari. Quasi certamente sta per musa, faccia.
  29. Focaccia.
  30. Manca questa espressione nel Boerio, ma qui quaggiotto, quaglia maschio, corrisponde a coccal; e perciò si deve intendere: Siamo forse degli sciocchi?
  31. Garbo, grazia.
  32. Voce.
  33. Mangiatoia, ma nel gergo significa bocca; e qui faccia: v. Boerio.
  34. Indietro.
  35. Ti apro a metà. Certo significa: ti taglio in due.
  36. Salami.
  37. Nelle edizioni del Settecento è stampato, per cagione della rima: te tagio in fete.
  38. Ti stendo a terra, ti uccido: v. Patriarchi e Boerio.
  39. Colei.
  40. Vada alla cerca. Manca questa frase nei vocabolari.
  41. Leggesi pastèi (pastelli) bruici. Quest’ultima voce manca nei lessici e nei glossari. Bruo significa brodo.
  42. Così corregge l’ed. Zatta. Nelle edd. Valvasente, Tevernin e Savioli leggesri: Quanto.
  43. Così nell’ed. Zatta, ma non sappiamo se fosse correzione dell’autore stesso o d’altri. Nelle edd. Valvas., Tev. e Sav. leggesi: "Strega - Ladra - Ribalde, assassine ".
  44. Nelle edd. Valvas., Ter. e Sav.:
    Pelarina. Matto a 2 barton, mascalzone.
    Volpiciona. Porco
  45. Infilzatelo. Sbusar, bucare.
  46. Nell’ed. Zatta è stampato:
    Volpiciona. a 2 Ah lingua sfacciata!
    Pelarina. Briccon, via di qua.