La dispenza der madrimonio

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Giuseppe Gioachino Belli

1832 Indice:Sonetti romaneschi VI.djvu sonetti caudati letteratura La dispenza der madrimonio Intestazione 2 novembre 2022 25% Da definire

Mi' fijja maritata La donna liticata
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

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LA DISPENZA DER MADRIMONIO

     Cuella stradaccia1 me la sò llograta:
Ma cquanti passi me sce fussi fatto
Nun c’era da ottené pe’ ggnisun patto
De potemme sposà cco mmi’ cuggnata.

     Io sc’ero diventato mezzo matto,
Perchè, ddico, ch’edè sta bbaggianata2
C’una sorella l’ho d’avé assaggiata
E ll’antra nò! nnun è ll’istesso piatto?

     Finarmente una sera l’abbataccio
Me disse: «Fijjo, si cc’è stata coppola,3
Provelo, e la liscenza te la faccio».

     «Benissimo Eccellenza», io j’arisposi:
Poi curzi a ccasa, e, ppe’ nun dì una stroppola,4
M’incoppolai Presseda, e ssemo sposi.


Roma, 20 dicembre 1832

Note

  1. La via detta degli Uffici del Vicario, dove sono notai e altri incaricati in cose matrimoniali e di costume pubblico.
  2. Ridicolezza a cui si dia importanza.
  3. Copula.
  4. Menzogna ufficiosa.