La madre (Deledda)/Capitolo 3
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L’autunno e l’inverno erano passati senza avvenimenti che confermassero il suo sospetto; ma ecco al ritorno della primavera, col soffiare dei venti di marzo, il diavolo si rimetteva all’opera.
Paulo usciva di notte e andava nella casa antica.
— Come farò dunque a salvarli?
Il vento rispondeva, di fuori, come irridendola, e urtava la porta.
Ed ella ricordava che anche nel venire al paesetto, col suo Paulo appena nominato parroco, dopo che lei era stata per vent’anni serva e aveva resistito ad ogni stimolo di vita, privandosi dell’amore e del pane per tirar su bene il suo povero ragazzo e dargli il buon esempio, un vento furioso li aveva colti in viaggio.
Si era anche allora di primavera, ma tutta la vallata sembrava d’un tratto ripresa dall’angoscia invernale; ogni foglia si torceva, gli alberi si piegavano e pareva guardassero di qua e di là spauriti le nuvole che salivano rapide nere e lucenti da tutte le parti dell’orizzonte e andavano le une contro le altre, come eserciti in battaglia; grossi chicchi di grandine cadevano come palle bucando le foglie tenere.
Allo svolto della strada, dove questa domina la vallata e comincia a scendere verso il fiume, il vento aveva investito con tale impeto i viaggiatori che i cavalli s’erano fermati, nitrendo, con le orecchie dritte per la paura. E il vento infatti scuoteva i loro freni come un bandito che li fermasse al collo per assalire i viaggiatori. Persino Paulo, che pure aveva l’aria di divertirsi, gridava con accento di vaga superstizione:
— E proprio lo spirito indiavolato dell’antico parroco che ci vuol mandare indietro.
Il vento gli rubava le parole di bocca
e le sperdeva lontano; ed egli tentava di
sorridere con ironia; un sorriso a mezzo che lasciava vedere solo i denti dal lato
sinistro della bocca; ma il suo sguardo era
triste, nel fissare il paesetto che appariva
come in un quadro appoggiato alla china
verde, sopra la striscia agitata del fiume,
all’ombra del ciglione carico di nuvole.
Passato il fiume, il vento sì calmò un poco. Tutti gli abitanti del paesetto, che aspettavano il nuovo parroco come il Messia, si erano riuniti nella piazza della chiesa.
Ed ecco d’improvviso i più giovani di essi si riuniscono in gruppo e scendono incontro ai viaggiatori fino alla riva del fiume.
Vengono giù come uno stomo d’aquilotti della montagna: l’aria è agitata dai loro gridi.
Arrivati accanto al loro parroco lo circondano, lo conducono in trionfo, esplodendo di tanto in tanto i loro fucili in segno di gioia. Tutta la valle echeggia delle loro grida e degli spari: persino il vento si placa e il maltempo cessa.
Anche in quell’ora di angoscia la madre palpitava d'orgoglio rivivendo quell'altra ora di trionfo. Le pareva ancora di andare come in sogno, di essere trasportata da quei giovani chiassosi come da una nuvola ardente, e accanto a lei il suo Paulo, così ancora fanciullo, e intorno al quale tutti quelli uomini forti si inchinavano, assumeva un aspetto quasi divino.
Si va su, si va su. Nei punti più alti e nudi del ciglione brillano fuochi di gioia, le fiamme sullo sfondo delle nuvole nere sventolano come bandiere rosse; e il paesetto grigio, le chine erbose, e le tamerici e gli ontani lungo il sentiero ne sono illuminati.
Si va su, si va su. Sopra il parapetto della
piazza sorge un altro muro di corpi protesi,
di teste ansiose, a punta quelle degli
uomini incappucciati, circondate dalla frangia
svolazzante dei fazzoletti quella delle
donne. Brillano gli occhi delle bambine,
beate dello spettacolo; e sul profilo del ciglione
le figurine smilze e nere dei ragazzi
che attizzavano ì fuochi sembrano diavoletti.
Attraverso la porta spalancata della chiesa s'intravedono tremolare come fiori di narciso al vento le fiammelle dei ceri; le campane suonano a distesa; e le nuvole stesse, sul cielo di pallido argento, accumulandosi tutte intorno al campanile, pare si fermino a guardare e aspettare.
Un grido s'alza dalla piccola folla.
— Eccolo! Eccolo! Sembra un santo.
Dei santi, però, egli aveva solo l'aspetto tranquillo: non parlava, non rispondeva ai saluti; non sembrava neppure commosso per quella dimostrazione popolare; solo stringeva le labbra e abbassava le palpebre inarcando le sopracciglia come se la fronte gli pesasse. D'un tratto la madre, quando furono in mezzo alla folla, lo vide piegarsi da un lato, come stesse per cadere: un uomo lo sostenne; egli si sollevò subito e corse dentro la chiesetta, s'inginocchiò davanti all'altare e intonò il rosario.
Le donne rispondevano piangendo.