La miseria di Napoli/Parte II - La ricchezza dei poveri/Capitolo VII. Istituti ospitalieri

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Parte II - La ricchezza dei poveri - Capitolo VII. Istituti ospitalieri

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CAPITOLO SETTIMO.

Istituti ospitalieri.


Lessi che si cambiano i Governatori di varie Opere pie in Napoli, e fra le altre dell’Albergo dei Poveri e dell’Ospedale degl’Incurabili. Ma il cambiare gli uomini, senza cambiare il sistema dalla base alla cima, tornerà cosa vana.

Non mi propongo di parlare a lungo dell’Ospedale degl’Incurabili, per la semplice ragione che mi riesci impossibile, malgrado delle larghe promesse, di avere dati e statistiche accurate. Ma lo visitai per filo e per segno, e mentre credo che difficilmente si troverà un Ospedale meglio ordinato di quello della Pace, non dubito di esagerare, affermando che difficilmente in Europa oggidì esiste un luogo così infelice e disadatto ad alleviare le sofferenze e a curar le malattie dell’umanità, quanto il giustamente nominato degl’Incurabili. La sudiceria, l’aria mefitica, la polvere nauseante che si sollevano dai pavimenti, i buchi senza scolo che servono per cessi, lo squallore e la luridezza dappertutto, ma specialmente nella quinta sala, fanno si che per lo meno si debba scrivere sul vestibolo: «Lasciate ogni speranza, o voi che entrate.» [p. 124 modifica]

Eppure nel libro: Le Istituzioni Pie, lavoro statistico pubblicato a spese del Consiglio provinciale, si legge: «Venuto il Pio Luogo a celebrità di beneficenza, divenne tosto la riunione dei primi luminari delle scienze medico-chirurgiche. Infatti esso, oltre di essere una gloria patria dei Napoletani, è uno dei più cospicui Nosocomii d’Italia, sia per la varietà e moltiplicità dei casi e dei morbi, che per le celebrità me dico-chirurgiche e per la vastità, scompartimento, ordine e salubrità.»

In quanto alle celebrità medico-chirurgiche, non mi stimo giudice competente; ma per tutto il resto le lodi suonano sarcasmo. Parlate cogli ammalati ivi raccolti, con quei che hanno avuto la buona fortuna di uscirne, udite ciò che eglino vi diranno della dieta, del trattamento, del cangiar della biancheria. Parlate con alcuni disgraziati, che si ripromisero un onesto guadagno come appaltatori della biancheria, e vi diranno che lenzuola e camicie scomparvero a centinaia alla volta, e che dovettero ben presto ritirarsi dall’impresa, per non soccombere. Parlate con un altro pietoso, che vedendo il ributtante pasto dato agli ammalati, lo commise allo stesso venditore che serviva la casa propria: ma serviti di minestra, gli ammalati lamentavansi più che mai, perchè chi aveva interesse a fare scomparire il pietoso, aveva messo la nuova pasta ad ammuffire in cantina.

La razza degl’infermieri negli Ospedali è in genere trista; sembra che la presenza costante dei patimenti indurisca, invece d’intenerire, il cuore. Era la nostra gran difficoltà nel 1860, quando non fu [p. 125 modifica]possibile far assistere i feriti dai proprii camerati. Per quanto fossero lauti gli ordini alimentarii dei medici, per quanto questi ubbiditi a pennello, venuto il mo mento del rancio, il cibo era scarso e cattivo.

Un giorno il Garibaldi, durante una sua visita, prometteva a tutti che avrebbero avuto qualunque cosa che il medico, passando la rivista, non avesse giudicato dannosa. La domane trovai prescritto un numero notevole di petti di pollo. Scesi in cucina, e conobbi che i polli erano in numero bastevole alla richiesta; ma a pranzo non un sol petto di pollo figuro tra le pietanze. Ridiscesi in cucina allora, coll’energico Direttore di quell’Ospedale, il compianto Morosini, e ci vennero veduti delicatamente accomodati e panati tutti i petti per il pranzo degl’infermieri. Messi dei Garibaldini capi-cucina, gl’infermieri civili si ammutinarono e minacciarono. Li cacciammo fuori tutti, e le cose procedettero un po’ meglio.

Ove i religiosi e le religiose fanno da infermieri, si sa bene che chi tra i malati si presta agli esercizii spirituali ha il corpo rinfrancato con brodi ristretti e bocconcini squisiti, mentre i renitenti son trattati ad acqua salata, e ad ossa da rosicchiare.

L’Ospedale degl’Incurabili ha una rendita di 830,395 lire, spende per il culto 17,277 lire, ed Achille Lazzaro nel 74 affermava che il costo dell’amministrazione ascese al 57 per cento. Egli nel suo capitolo sugl’Istituti ospitalieri espone molte utili osservazioni, e dice tra l’altre cose che, mentre negli Ospedali c’erano 1647 letti, non c’erano che 1353 infermi, e non pertanto si videro infermi dappertutto [p. 126 modifica]respinti: ciò deriva dal fatto, che essendo divisi gli Istituti tra clinici, acuti, cronici, feriti ed altri, spesso vuoti gli Ospedali acuti, son pieni i cronici, e questi pieni, e gli acuti non potendo ricevere cronici, viene la conseguenza che gl’infermi non hanno dove andare, benchè altrove ci sieno letti vuoti. Egli propone il rimedio di una unificazione legislativa con decentramento amministrativo, e questa proposizione, come dirò altrove, parmi l’unica applicabile a tutte le Opere pie.

Per fermo, di tutti gl’Istituti di beneficenza, quelli dedicati agli ammalati poveri, infermi di mente o di corpo, sono i più necessarii. L’Italia che non ha leggi, cost dette, dei poveri, ha però questo di superiore ad altri paesi, che concede assistenza medica a quanti non possono procurarsela per sè; ma a che servono i devoti servizii dei medici? E devoti lo sono per la maggior parte, e mal retribuiti, e faticosi, da gius ficare il Fusinato nel dire:

Arte più misera,
Arte più rotta
Non c’è del medico
Che va in condotta.

Ma a che serve, ripetiamo, tutta la loro abnegazione e devozione, quando gl’infermi non hanno letti, nei quali ricoverarsi, nè biancheria, nè assistenza, nè quiete, nè dieta adattata al loro stato, e spesso neppure medicine?

Difficilmente un individuo, per quanto sia ozioso o vizioso, domanda senza estremo bisogno ingresso [p. 127 modifica]in un ospedale, cotanto suol regnarvi triste e melanconica l’atmosfera. È vero che abbiam letto che l’Ospedale-infermeria nella Colonia di New-South-Wales in un anno ricevette 1769 persone, ed è talmente attraente che ci va chi poteva farsi curare altrove, e che in tasca di varii individui ammessi dietro ordine del Segretario furon trovale rispettivamente 78, 170, 193, fin 215 sterline. Non c’è da temere che chi possiede altrettante lire, domandi ammissione all’Ospedale degl’Incurabili.

Ma in confronto degli altri Istituti di beneficenza in Napoli, molti dei quali dannosi ed inutili, gl’Istituti ospitalieri non sono sufficienti per la popolazione. Londra ha 78 Ospedali per differenti malattie, di cui 11 per bambini, e in un anno ha ricevuto in essi 38,382 persone, e dato soccorso medico a 830 persone; inoltre 43 farmacie, ove si dispensano medicine gratuite, ed il costo è presso a poco di un milione di sterline, è questo senza includervi un gran numero d’istituti privati, per aiutare gl’infermi poveri. E poi recentemente, essendo sottomessi anche i guardiani dei poveri al Local Government Board, sono obbligati nelle dette Case di Ricovero di tenere edificii separati per i sani e gl’infermi, e nelle 20 parrocchie, in cui la metropoli è divisa, 26 hanno ospedali od infermeria propria. E che questi Istituti stiminsi necessarii, lo prova il fatto che in tutte le chiese una domenica all’anno è dedicata al così detto fondo per gli Ospedali, e alla fine del discorso del predicatore si fa una colletta, e la carità pubblica vi versa migliaia di sterline. [p. 128 modifica]

Nella sola città di New-York c’è un Ospedale per i ciechi, per gl’incurabili; l’Ospedale di Bellevue; l’Ospedale della Carità per i febbricitanti, per i paralitici, per gli epilettici, per gli ubriachi, per gl’idioti e per i matti, e questi ospitano 50,000 persone all’anno. Or Napoli con una popolazione di circa 500,000 abitanti non ha che cinque Ospedali, con una rendita: complessiva di un milione e 313,115 lire; mentre, come ho già detto, la rendita delle opere pie nella città ascende a 7 milioni e 154,859 lire, di cui 717,942 lire spendonsi in culto. Nei 68 Comuni della Provincia otto soli hanno Ospedale, cioè Castellamare uno, Forio d’Ischia 2, Giugliano 3, Gragnano 4, Napoli 5, Pozzuoli 6, Procida 7, Sorrento 8; in tutti questi Ospedali messi insieme non ci sono che 2346 posti per una popolazione di oltre un milione di abitanti, ossia un posto per ogni 387 abitanti. Devesi notare che in alcuni Istituti c’è un ospedaletto, come per esempio quello di San Pietro e Gennaro, e nel Comune di Casamicciola uno Stabilimento balneario di acqua termo-minerale, dipendente dal Monte della Misericordia, ove un anno per l’altro curansi mille infermi, e costa 55,000 lire annue.

Naturalmente l’organizzazione degli Ospedali non rappresenta che una sola parte delle grandi riforme sanitarie, necessarie in Italia dappertutto e specialmente in Napoli.