La poesia cavalleresca e scritti vari/La poesia cavalleresca/V. L'Orlando Furioso/11. Cloridano e Medoro

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V. L'Orlando Furioso - 11. Cloridano e Medoro

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ii. — Cloridano e Medoro.

Ma se l’Ariosto è giunto alla fine, il porto è ancora lontano da noi. ci resta ad esaminare un’ultima faccia del poema. Abbiamo esaminato l’epico ed il cavalleresco, ma in Ariosto non solo v’è il passato messo in caricatura, ma il presentimento dello spirito moderno, anche l’affermativo. Qual’è l’abisso che separa il Medio Evo dalla Rinascenza? Nel Cinquecento comincia l’elemento umano; l’uomo segregato dalla società. I fatti che rappresenta intorno a quel centro sono fatti che succedono tutto dì. Zerbino e Isabella, Brandimarte e Fiordiligi, ecc. Qui non c’è l’epico ed il cavalleresco, ma il romanzo moderno. Questo sará il soggetto delle ultime lezioni sull’Ariosto.

Vi delineerò il primo di questi fatti. Cloridano e Medoro è un’invenzione che si riattacca fino ad Omero (spedizione notturna d’Ulisse e Diomede). Ma in Omero non v’è l’amicizia; son due guerrieri riuniti dal caso da uno scopo comune. Virgilio ha imitato questo fatto. In Omero c’è il nudo fatto: ma quali furono i loro sentimenti? Virgilio vi ha aggiunto il cuore: ha fatto amici Eurialo e Niso, che vanno ad avvertire Enea lontano del pericolo dei Troiani. In Virgilio il romanzo comincia a far capolino. L’elemento epico è soverchiato dal romanzesco. Ariosto ha imitato il fatto. Qual è il mobile in Omero e Virgilio? La patria. Il mobile di Cloridano e Medoro è cavalleresco, cioè per un principio, per un costume cavalleresco. Medoro si gitta fra’ pagani per seppellire il suo re. Come in Virgilio il sentimentale soverchia l’epico, nell’Ariosto il sentimentale soverchia il cavalleresco.

Il Tasso ha voluto anche lui imitare il fatto (spedizione notturna d’Argante e Clorinda). Il sentimentale sopravvanza l’epico: non ci curiamo un frullo della torre. Ma nell’Ariosto anche il sentimentale rimane un puro gioco d’immaginazione.

Due esseri perfettamente simili è un assurdo in natura, ma possono essere animati, come Diomede e Ulisse, da uno scopo comune. [p. 154 modifica]

In Virgilio sparisce la parte epica, c’interessiamo ad Furialo e Niso non per il fine patriottico ma perché sono due amici in vita e in morte, de’ quali l’uno muore per l’altro. L’Ariosto conserva una perfetta indipendenza di spirito nell’episodio di Cloridano e Medoro. Ogni uomo succhia col latte i costumi e le idee del suo tempo e non sa sbrigarsene, e scrive sotto l’influenza de’ libri e delle teorie, de’ poeti; anche gli uomini superiori hanno certi lati di pedanteria: e Dante e Tasso hanno avuto il loro ramo di pedanteria. Ariosto è il più indipendente dei poeti: non ha innanzi a sé che la sua situazione: è rimasto Ariosto e rappresentante della forma cavalleresca. Qual è il mobile di Cloridano e Medoro? prettamente cavalleresco. Fanno la spedizione notturna perché il re loro è morto e spiace loro che debba rimanere

Per lupi e corbi, oimé, troppo degna esca.

Questo movente è serio in lui perché non è il centro ma il pretesto dell’azione. Se fosse serio, dovrebbe rappresentare seriamente questa religio sepulchri, questo principio d’onore cavalleresco. Questo è il mobile apparente, il pretesto del fatto. Ha voluto rappresentare due amici che si amano fino alla morte, indipendentemente dal fatto cavalleresco, che è appena accennato. Quando Ariosto rappresenta una società epica o cavalleresca, ride; ma, rappresentando affetti umani, non ride più. Questo fatto non finisce con la caricatura. È serio, ma non fino alla serietà del Tasso; non lo mette in caricatura. Nel Tasso il caratteristico è l’elemento umano, ed il poeta cerca di commoversi. Nell’Ariosto è un presentimento; se lo rappresentasse con tutto il sentimento sarebbe una dissonanza in un poema d’immaginazione: tempera la serietà con qualche scherzo comico, con lusso d’immagini, con paragoni. Notate che tutto ciò è essenziale per intendere la varietà delle intonazioni del poema ariostesco e nel tempo stesso la mirabile unità, in cui tutte si fondono.

L’interesse non è nel desiderio di seppellire il re, ma nel carattere de’ due amici. Due amici debbono essere differenti; [p. 155 modifica]Medoro è un giovane ingenuo ed entusiasta; propone la spedizione a Cloridano, che, essendo uomo di maggiore esperienza, risponde: — È una stravaganza!— . Questo diverso carattere lo vedete anche nella persona:

     Cloridan, cacciator tutta sua vita,
Di robusta persona era ed isnella.
Medoro sembra una giovanetta.

Chi più interessa è Cloridano, l’uomo che sembra prosaico, e che non disprezza i nobili sentimenti, li rispetta, ma non è disposto a parteciparli. Non si beffa di Medoro:

     Stupisce Cloridan che tanto core,
Tanto amor, tanta fede abbia un fanciullo...
Rimane stupefatto, e cerca di fargliene capire la stravaganza. Ma, ostinandosi Medoro, gli dice: e verrò anch’io:
Anch’io vo’ pormi a si lodevol pruove
Anch’io famosa morte amo e disio.
Qual cosa sará mai che piú mi giove,
S’io resto senza te, Medoro mio?
Morir teco con l’arme è meglio molto,
Che poi di duol, s’avvien che mi sii tolto— .

Questi pochi versi bastano a riconciliarci seco. Quell’«e», con cui comincia, ci fa vedere un’intera lotta nel suo pensiero.

Non va per seppellire il re, ma teme di esser tenuto a vile da Medoro. Quanto è tenero quel: «Medoro mio»!

Questa è l’introduzione del racconto. Ma siamo giunti ad un momento di tenerezza, e l’Ariosto tempera la vostra emozione presentandovi un macello. Questa strage è rappresentata comicamente: i due giuocatori, felici se fossero stati viziosi fino alla fine:

Poi se ne vien dove col capo giace
Appoggiato al barile il miser Grillo:
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Avealo voto, e avea creduto in pace
Godersi un sonno placido e tranquillo.
Troncógli il capo il Saracino audace:
Esce col sangue il vin per uno spillo...

Giungono i due guerrieri nel campo. Un poeta da dozzina consumerebbe quattro o cinque ottave a descriverlo. Ariosto l’ha rappresentato unicamente per rispetto a Cloridano e Medoro.

Cos’è un campo di battaglia per due guerrieri che cercano fra tanti un cadavere? Un caos:

Vengon nel campo, ove fra spade ed archi
E scudi e lance in un vermiglio stagno
Giaccion poveri e ricchi, e re e vassalli,
E sozzopra con gli uomini i cavalli.
Quattro versi, non piú: ma evidenti e propri.

Riconoscono il corpo:

Fu il morto re sugli omeri sospeso.

Mentre camminano, sono sorpresi da Zerbino coi cavalieri cristiani. Ora viene l’interesse che nasce dall’opposto carattere de’ due.

Cloridano, vedendosi venire la cavalleria addosso:

— Frate, bisogna (Cloridan dicea)
Gittar la soma e dare opra ai calcagni;
Ché sarebbe pensier non troppo accorto
Perder duo vivi per salvar un morto— .

Rivela tutto Cloridano: il cadavere per lui è una «soma»; «gittare» mostra il poco prezzo che gli dava; ed all’ultimo fa ridere mostrando ogni cosa materialmente. Lo dice con tanta buona fede che si crede imitato da Medoro, e scappa.

Ma quel cadavere non era una «soma» per Medoro, [p. 157 modifica]Cloridano fugge senza voltarsi, finché non sente più rumore. Si volge e non vede più Medoro:

Ma quando da Medor si vede absente
Gli pare aver lasciato addietro il core,


Non sa rendersi conto come Medoro non sia appresso a lui. Forse Medoro si sarebbe messo a piangere. Cloridano, invece


                                        nella torta via
«Dell’intricata selva si ricaccia;
Ed onde era venuto si ravvia,
E torna di sua morte in su la traccia.


Chi pensa cosí? Cloridano o Medoro? Entrambi.


Ode i cavalli e i gridi tuttavia


Pur non si arresta:


All’ultimo ode il suo Medoro, e vede
Che tra molti a cavallo è solo a piede.


Il fatto è giunto all’ultimo della tragedia; dimentichiamo Medoro. Cloridano ha chiamato quel cadavere una soma, trattandosi di Medoro è un caro peso. Cloridano gittare, Medoro l’ha riposato alfin su l’erba. Non sa allontanarsene. Qui la situazione è troppo tesa. L’Ariosto raddolcisce con un magnifico paragone: quello dell’orsa:


     Come orsa che l’alpestre cacciatore
Nella petrosa tana assalita abbia...


Nella petrosa lana assalita abbia: verso imitativo il plastico di quel primo fremito: mentre sta accovacciata move l’unghia, move le labbra. L’Ariosto è uno de’ migliori rappresentatori [p. 158 modifica]degli animali. Cloridano uccide con una freccia uno scotto: movimento comico. Tutti si voltano dove è partito il colpo e non vedono nessuno. Ogni ottava è un nuovo movimento drammatico. Zerbino, tratto dall’impeto, dice a Medoro: Ne farai tu penitenza:
Stese la mano in quella chioma d’oro,
E strascinollo a sé con violenza:
Ma come gli occhi a quel bel volto mise,
Gli ne venne pietade, e non l’uccise.


Ma uno de’ seguaci di Zerbino uccide Medoro a tradimento:


Cloridan, che Medor vede per terra,
Salta del bosco a discoperta guerra.


È spinto dall’ira e dal pensiero che morto Medoro non può vivere:


     E getta l’arco, e tutto pien di rabbia
Tra gli nimici il ferro intorno gira,
Piú per morir, che per pensier ch’egli abbia
Di far vendetta che pareggi l’ira.


Ma è ferito; si sente finire:


E tolto che si sente ogni potere
Si lascia accanto al suo Medor cadere.