La scienza nuova seconda/Appendice/I - Ragionamento primo/Capitolo settimo

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I - Ragionamento primo - Capitolo settimo - De' motivi onde tal vero restò seppellito tra tanto falso

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[CAPITOLO SETTIMO]

de’ motivi onde tal vero restò seppellito era tanto falso

1450Le cagioni onde tal vero ci venne ricoverato di tanto falso, oltre alle due generali delle due borie delle nazioni e de’ dotti, furono particolari queste seguenti:

I

1451L’ambasciaria, che fu un pretesto de’ padri, ch’essi non ne sapevano concepire la formola (in que’ tempi che tutte le ragioni erano dalle formole contenute, per ciò ch’appieno abbiamo dimostrato d’intorno al diritto eroico), con isperanza che frattanto da cosa nascesse cosa e, governandola il tempo, cotal ardore della plebe si raffreddasse; il quale per tre anni (ché tanto durò l’ambasciaria), col frapporvisi di piú in mezzo una pestilenza, nulla punto s’intiepidí.

II

1452Le tante leggi, che contiene in tante tavole, furon appresso intagliate dalla maniera poetica di pensare de’ popoli eroici, che noi scuoprimmo nella Logica poetica, e n’arrecammo questa legge ne’ corollari: ch’ogni legge ch’appresso si scriveva (come la legge contro il lusso de’ funerali), per questa parte di libertá popolare: — ch’ella fosse scritta, — s’appiccava a’ decemviri, ch’avevano scritta la prima; siccome tante leggi, che favorivano alla popolar libertá, avevano appiccato a Servio Tullio, ch’ordinò il censo, perché incominciò con quello a sollevare la povera plebe oppressa da’ nobili.

III

1453La moltitudine e diversitá dell’oppenioni dond’ella fusse venuta in Roma nacque dalla stessa maniera di pensare poetico delle prime nazioni. Ma, a rovescio di quello, ch’ovunque i greci eran iti per lo mondo, vi avevano osservati sparsi i loro cureti, i lor [p. 297 modifica] Ercoli, i lor Evandri (come si è appieno sopra pruovato), i romani, per dovunque uscirono, videro gli stessi costumi: nel Lazio, nell’Italia, nella Magna Grecia e nella Grecia oltramare, di cui le piú luminose cittá furono Sparta ed Atene, che la divisero tutta in due parti nella guerra peloponnesiaca, fatta tra loro per lo imperio del mare di Grecia. Onde Tacito disse, indovinando, il vero: che in cotal legge si era raccolto il fior fiore delle leggi di tutte le nazioni del mondo. E, finché durò la giurisprudenza antica (che fu finché Roma fu repubblica aristocratica, nella quale la giurisprudenza fu rigida, ch’aveva per obbietto la civil equitá), la legge si disse venuta da Sparta, che fu repubblica aristocratica; ma, invigorendo poi la giurisprudenza nuova (ch’è benigna ed ha per obbietto l’equitá naturale), indi in poi si disse venuta da Atene, che fu repubblica popolare, perché tal oppenione nacque ne’ tempi della romana libertá popolare, e sotto gl’imperadori ristò.

IV

1454Esse Tavole ci vennero dodici noverate dalla maniera di noverare delle prime genti, che con tal novero certo significavano ogni moltitudine: come i latini, avendo piú spiegate le menti, il fecero poi col numero «seicento»; e noi, che l’abbiamo spiegatissima, il facciamo col numero prima di cento, poi di mille, finalmente di cento e mille, per significar infiniti. Onde furono dodici gli dèi delle genti maggiori, dodici le fatighe d’Ercole, dodici i villaggi de’ quali Teseo compose Atene, i quattro tempi dell’anno divisi in dodici mesi, l’antichissime leghe delle dodici cittá dell’Ionia, di dodici cittá di Toscana, dodici le parti dell’asse. Cosí «dodici» furon dette le Tavole.