La sesta crociata, ovvero l'istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia/Parte seconda/Capitolo LXVIII

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Capitolo LXVIII

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Capitolo LXVII.

Dei santi ed ultimi ammaestramenti ch’esso diede al figliuolo.


«Bel figlio, la primiera cosa che t’insegno e ti comando a guardare si è che di tutto tuo cuore, e sovra tutte cose tu ami Dio, perchè senza ciò null’uomo non può esser salvato; e guardati bene di far cosa che a lui dispiaccia, cioè guardati di peccato: giacchè tu dovresti piuttosto desiderar di soffrire tutte maniere di tormenti, che di peccare [p. 264 modifica]mortalmente. Se Iddio t’invia avversità ricevila benignamente, e rendigliene grazie, e pensa che tu l’hai ben meritata, e che il tutto ti ritornerà a prò. S’Egli ti dona prosperità sì ringrazianelo umilmente, e guarda che per ciò tu non ne impeggiori per orgoglio o altrimenti: poichè non si dee mica muover guerra a Dio coi doni ch’egli ci ha fatto. Confessati sovente ed eleggi Confessore idoneo che produomo sia, e che ti possa securamente insegnare a fare le cose che sono necessarie per la salute dell’anima tua, ed altresì quelle da cui tu devi guardarti; e fa d’esser tale che i Confessori tuoi, i tuoi parenti e famigliari ti possano così arditamente riprendere del male che tu arai fatto, siccome apprenderti il bene ch’era da farsi. Ascolta il servigio di Dio e di Nostra Madre Santa Chiesa devotamente e di cuore e di bocca (e per i speciale alla Messa dappoi che la consecrazione del Santo Corpo di Nostro Signore sarà fatta) senza celiare od ammiccare con altrui. Abbi il cuor dolce e pietoso ai poveri, e li conforta ed aiuta in ciò che potrai. Mantieni le buone Costume del tuo Reame, ed abbassa e correggi le malvage. Guardati della troppo gran cupidigia, e non buttar su al tuo popolo troppo grandi taglie e sussidii, se ciò non fusse per invincibile nicissità e pel tuo Reame difendere. Se tu hai alcun misagio in tuo cuore, dillo incontanente al tuo Confessore, o ad alcuna buona persona che non sia punto piena di villane parole, ma le abbia soavi e amorevoli, e così leggermente porrai portare il tuo male, per lo riconforto che l’uomo savio ed [p. 265 modifica]ammisurato ti donerà. Prenditi ben guardia che tu aggia in tua compagnia genti probe e leali, le quali non siano punto piene di cupidigia, sieno esse religiose, secolari o altrimente. Fuggi la compagnia dei malvagi, ed isforzati d’ascoltare le parole di Dio, e le ritieni in tuo cuore. Procaccia continuamente preghiere, orazioni e perdoni. Ama il tuo onore. Guardati dal soffrire colui che sia sì ardito di dire davanti a te parola alcuna, la quale sia cominciamento d’ismuovere chicchessia a peccato, o che maledica d’altrui assente o presente per detrazione. Non soffrire che alcuna villana cosa sia detta di Dio, della sua degna Madre, o dei Santi o Sante. Sovente ringrazia Dio dei beni e della prosperità ch’egli sarà per donarti. Fa drittura e giustizia a ciascuno tanto al povero come al ricco. A tuoi servitori sii leale, e munifico, ma fermo e non voltabile di parola, acciò ch’essi ti temano ed amino come loro Signore. Se controversia nasce, od azione alcuna viene intentata, fanne inquisizione fino a raggiugnere la verità, sia che questa ti favorisca o ti contrarii. Se tu sei avvertito di avere alcuna cosa d’altri, sia per fatto tuo, sia de’ tuoi predecessori, qualora ne venga certificato, rendila incontanente. Riguarda con tutta diligenza se le genti a te soggette vivono in pace ed in drittura, e specialmente nelle buone ville e cittadi. Mantieni loro le franchigie e libertà, nelle quali i tuoi antenati le hanno mantenute e guardate, e tienile in favore ed amore: giacchè per la ricchezza e possanza delle tue buone cittadi i tuoi nemici ed avversarii si [p. 266 modifica]dotteranno d’assalirti e di misprendere inverso di te, e per ispeciale i tuoi Pari, i tuoi Baroni, ed altri simiglianti. Ama ed onora tutte le genti di Chiesa e di Religione, e guarda bene che non loro togliessi li redditi, i doni, e le elemosine che i tuoi antenati e predecessori hanno lasciato o donato alle medesime. Si racconta del Re Filippo mio avo che una fiata l’uno de’ suoi Consiglieri gli disse che le genti di Chiesa gli facevano perdere ed amminuire i diritti, le libertà, non che le giustizie sue, e che era gran meraviglia ch’egli il sofferisse così. E il Re mio Avo gli rispose ch’egli il credeva bene altresì, ma che Dio gli avea fatti tanti beni e tante gratuità donate, ch’egli amava meglio perdere alcun poco di suo podere che piatire e contendere colle genti di Chiesa Santa. A tuo Padre e a tua Madre porta onore e reverenza, e guardati dal corrucciarli per disobbedienza de’ loro buoni comandamenti. Dona i beneficii che ti apparterranno a persone buone e di netta vita, e sì fallo per lo consiglio di uomini probi e savi. Guardati dallo ismuover guerra contra Cristiani senza grande consilio, e solo allorché altrimenti tu non ci possa ovviare: e se guerra ci avrai, risparmiane le genti di Chiesa, e coloro che in niente non ti avranno misfatto. Se guerra o dibattimento insorga tra i tuoi soggetti, pacificali al più tosto che tu potrai. Prendi guardia sovente a’ tuoi Balivi, Preposti, ed altri Officiali, ed inchiedili di lor governo, affinchè se cosa v’ha in essi a riprendere che tu lo faccia. Pon mente gelosa che qualche villano peccato non s’immetta nel tuo Reame, e [p. 267 modifica]principalmente blasfemo e resìa, e s’alcuno ve ne rampolla fallo togliere e strappar via. Tien modo che tu faccia nella tua Magione spendio ragionevole ed ammisurato. Supplico poi io a te, figliuol mio, che dopo il mio fine aggia sovvenenza di me e della povera anima mia, sicchè ne la voglia soccorrere per messe, orazioni, preghiere, limosine e buoni fatti in tutto il Reame, e mettimi in parte e porzione di tutti li beneficii e sante opere che tu farai: ed io dono a te tutta la benedizione che giammai Padre può donare a figliuolo, pregando umilmente alla Santissima Trinità del Paradiso al Padre, al Figliuolo e allo Spirito Santo, sicchè ti guardi e difenda da tutti i mali, e per ispeciale dal morire in peccato mortale; acciò che noi possiamo una fiata, appresso questa breve vita mortale, essere insieme davanti a Dio, a rendergli grazie e lodi senza fine nel suo vero e non perituro Reame del Paradiso. Amen.»