La sesta crociata, ovvero l'istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia/Parte seconda/Capitolo XXXIII

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Capitolo XXXIII

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Capitolo XXXIII.

Come appresso il Trattato si approdò alla nuova Albergheria del Soldano, e come gli Almiranti si giuraro contra di lui.


Adunque il Soldano fe’ tosto mettere in quattro galee sul fiume le genti più grandi e più nobili che ’l Re avesse per menarle a Damiata. Ed erano nella galea ove fui messo, il buon Conte Piero di Bertagna, Guiglielmo Conte di Fiandra, Giovanni il buon Conte di Soissone, Messere Umberto di Belgioco Connestabile, e li due buoni Cavalieri Messer Baldovino d’Ebelino e Guido suo fratello. E quelli della galea ci fecero approdare davanti una gran magione che il Soldano avea fatto levare sovra il fiume. Ed era così fatta questa albergheria ch’egli vi [p. 144 modifica]avea una bella torre fatta di abetelle e tutta chiusa allo ’ntorno di una tela intinta. Ed all’entrata della porta ci avea un gran paviglione teso, e là lasciavano gli Almiranti del Soldano loro spade e loro verghe quando volevano ire a parlargli. Appresso a quel paviglione ci aveva un’altra bella gran porta, e per quella s’entrava in una sala ispaziosa che era quella del Soldano; appo la quale rizzavasi un’altra torre fatta tutto come la primiera, e per questa montavasi alla camera del Soldano. Nel mezzo di quell’albergheria si apriva un pratello, ed in quello si drizzava una terza torre più grande che l’altre tutte, e sovr’essa il Soldano montava per prospettare tutto il paese di là intorno, e l’oste d’una parte e dell’altra. Anche in quel pratello era uno viale tirante verso il fiume, ed a capo il viale avea il Soldano fatto tendere un padiglioncello tutto sugli orlicci del fiume per andarvisi bagnare. Ed era quello alloggiamento tutto coverto, per disovra il fusto di legname, di traliccio, e per di sovra il traliccio parato di tela d’India, affinchè di fuora non si potesse trasvedere di dentro, ed anco tutte le torri erano similmente intelajate. Davanti questa albergheria arrivammo il giovedì innanzi la festa dell’Ascensione di Nostro Signore, e colà presso fu disceso il Re in un paviglione per parlare al Soldano, ed accordargli che il sabbato appresso gli renderebbe Damiata.

E così come si era sulla partenza e il voler venire a Damiata per renderla al Soldano, lo Ammiraglio, che tale era stato al tempo del padre [p. 145 modifica]del giovine Soldano attuale, ebbe in lui alcun rimorso del dispiacere che esso giovine Signore gli avea fatto: perchè al suo avvenimento, dopo che quell’ Ammiraglio l’ebbe inviato cherère per succedere al padre che morì a Damiata, esso invece per provvedere le genti sue ch’avea seco ammenato di stranie terre, lo disappuntò d’ogni onore, e parimente li Connestabili, Maliscalchi e Siniscalchi del padre suo. E per questa cagione li disappuntati presero tra loro consiglio, e si dissero l’uno all’altro: Signori, voi vedete il disonore che ’l Soldano ci ha fatto, poichè egli ci ha ismossi delle preminenze e governi in che il Soldano suo padre ci aveva messi. Per la qual cosa noi debbiamo esser certani, che s’elli rientra una fiata di dentro le fortezze di Damiata, egli ci farà poco appresso tutti prendere e morire in sue prigioni, di paura che per successione di tempo non prendessimo vendicanza di lui, in così come fece il suo anticessore dello Ammiraglio e degli altri che presero li Conti di Bari e di Monforte. E pertanto vale egli meglio che noi il facciamo uccidere avanti ch’egli sfugga delle nostre mani. Ed a ciò si consentirono tutti, e di fatto se n’andarono parlare a quelli della Halcqua di cui ho dinanzi toccato, che son coloro ch’hanno la guardia del corpo del Soldano; e a questi fecero somiglievoli rimostranze come essi avean avuto tra loro, e li richiesero che uccidessono il Soldano, e così loro il promisero quelli della Halcqua.