Le Nuvole (Aristofane-Romagnoli)/Parte terza

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Parte terza

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Contrasto I Calabroni (Aristofane-Romagnoli)
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PARTE TERZA

lesina

esce di casa portando un sacco di farina.
Quintultimo, quartultimo, terzultimo,
poi penultimo, poi sùbito quello
che m’empie di terrore, mi fa recere,
mi fa rizzare i peli... la scadenza!
Tutti i miei creditori mi minacciano
di chiamarmi in giudizio, e ognuno giura
di rovinarmi e assassinarmi. Eppure,
io pretendevo il giusto, il ragionevole!
«Amico, questa parte non riscuoterla,
rinnovami quest’altra, e questa abbonala! »
Dicono che in tal modo finirebbero
per non pigliare nulla, e mi vituperano,
che sono un imbroglione, e che mi vogliono
far causa. E me la facciano, la causa,
adesso! Se Tirchippide ha imparato
a ragionare, me n’ importa poco.
Vo al Pensatoio, e me n’ informo sùbito.

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Picchia.
Ehi di casa! — Ehi di casa! — Ehi là di casa

socrate

esce.
Lesina, riverito!

lesina

Riverito!
E intanto, prendi questo!
Gli dà il sacco di farina.
L’onorario
pel maestro, ci vuole! — E di’ se il mio
figliuolo, quello ammesso al corso or ora,
quel tal discorso l’ha imparato!

socrate

L’ ha
imparato!

lesina

Ma bene, onnipotente
nostra Signora dell’ Imbroglio!

socrate

E adesso
puoi farla franca in qualsivoglia causa!

lesina

Anche se c era testimoni, quando
feci il prestito?

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socrate

Meglio, se ce n’erano
un migliaio presenti, meglio assai!

lesina

Un altissimo grido all’etra io scaglio!
Viva, viva! In malora gli usurai,
e il capitale, ed il frutto dei frutti!
Farmi quei tiri brutti
non potrete più mai!
Nella mia casa ewi un figliuol che sfolgora
per lingua a doppio taglio,
salvezza alla magion, mio baluardo,
dei nemici sbaraglio,
alleviatore dei paterni guai!
Sll’, entra, e fallo uscir senza ritardo!
Socrate entra.
Figlio, figlio, esci fuore!
Ascolta il genitore!
Torna Socrate, e conduce Tirchippide, emaciato, sordido,
senza scarpe ai piedi.

socrate

Questi è quel desso!

lesina

Amore, anima mia!

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socrate

Pigliati il tuo figliuolo, e fila via!
Rientra nel pensatoio.

lesina

guardando amorosamente il figliuolo.
Evviva, evviva, figlio! Evviva, evviva!
Che gusto, al sol veder la cera tua!
Or ti si legge in viso il contraddire,
il contestare, il romper le parole
all’awersario con un: dille grosse!,
l’arte di fare il male e soverchiare,
e fare il soverchiato! Ora hai la grinta
d’Attico vero! — Or vedi di salvarmi,
giacché m’ hai rovinato!

tirchippide

E di che temi?

lesina

Del giorno della luna vecchia e nuova!

tirchippide

Ah! Ce un giorno di luna vecchia e nuova?

lesina

Già! Quello in cui mi vogliono citare!

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tirchippide

Vedrai che ci rimettono le spese!
Ci può essere un giorno con due lune,
una vecchia e una nuova?

lesina

Non può essere?

tirchippide

E come? A meno che la stessa donna
non possa essere a un tempo vecchia e giovane!

lesina

Pure, è così la legge!

tirchippide

Se non entrano
nello spirito vero della legge!

lesina

E qual’è questo spirito?

tirchippide

L’antico
Solone, amico vero fu del popolo.

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lesina

Oh cosa c’entra con!a luna vecchia
e nuova?

tirchippide

Egli fissò, con le due lune,
due di per le chiamate; ed i depositi
li volle consegnati a luna nuova.

lesina

E perché aggiunse la vecchia?

tirchippide

Perché
i citati potessero accordarsi
coi creditori a luna vecchia; e in caso
contrario, si potesse rinnovare
la citazione a luna nuova.

lesina

E allora,
come avviene che accettano i depositi
a luna vecchia, e non a luna nuova?

tirchippide

Fanno, dico io, come gli assaggiatori;
per la fretta di prendere i depositi,
fanno tutto lo scialo in un sol giorno.
Aiielofane - Commedie, Il ■ 6.

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lesina

Bene!
’ Si rivolgergli spettatori.
E voialtri, poveracci, scemi,
che ci state a far numero? Zimbelli
di noi saggi, macigni, pecoroni,
mucchi di cocci? Un inno alzo or di giubilo
per la ventura di mio figlio e mia!
Canta.
— Oh te beato, Lesina,
come saggio tu sei,
e qual possiedi figlio! —
diran gli amici miei
e quei della tribù, non senza invidia
allor che tu saprai con l’eloquenza
vincer le liti! Pria mangia un boccone!
Entra nella magione!
Entra con Tirchippide.

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pascione

entra, accompagnato da un testimonio.
E dunque, un uomo ha da buttare il suo?
Mai e poi mai! Però, quant’era meglio
far muso duro allora, e non pigliarmi
gatte a pelare! Per avere il mio,
ora t’ ho da far fare il testimonio,
e per giunta mi devo inimicare
un paesano. Ma non vo’ far torto
al mio paese, finché tiro il fiato,
e fo citare Lesina...

lesina

uscendo improvvisamente.
Chi è?

pascione

A luna vecchia e nuova...

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lesina

volto al testimonio.
T estimonio
tu, che ficca due lune in un sol giorno.
Che cosa vai cercando?

pascione

Quelle poche
centinaia che avesti per comprarci
un cavallo pezzato...

lesina

Che cavallo?
Agli uditori.
Non lo sentite? Lo sapete voi
se li ho in uggia, i cavalli!

pascione

E mi giurasti
per tutti i Numi di restituirmeli!

lesina

Vero, perdio! Ma allora il mio figliuolo
non sapeva il discorso insuperabile!

pascione

E per questo, ora pensi di negarmeli?

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lesina

E che frutto, se no, ne caverei
da tanto studio?

pascione

E per questo, sei pronto
a spergiurare i Numi?

lesina

I Numi? Quali?

pascione

Giove, Ermète, Posidone...

lesina

Perdio,
ci metterei la giunta di tre soldi,
per cavarmene il gusto!

pascione

E crepa! Sei
pure così sfrontato?

lesina

dipingendo coi gesti la pinguedine di Pascione.
A scorticarlo
e conciarlo, l’amico può servire!

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pascione

Ah! Mi canzoni?

lesina

N’uscirebbe un otre
da sei boccali!

pascione

Ah, pel gran Giove e i Numi,
non mi darai la berta impunemente!

lesina

Ma che gusto, quei Numi! E per chi sa
come stanno le cose, è poco ameno,
quel giurare per Giove?

pascione

Tu da’ tempo
al tempo, e poi me la dovrai scontare!
Ma fammi andare! — Dammi una risposta:
vuoi pagarmi, si o no?

lesina

Sta li un momento:
ti rispondo all’ istante in modo esplicito.
Entra in casa.

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pascione

al testimonio.
Che credi che farà? Che pagherà?

lesina

torna con un pollo in mano.
Dove quello che vuole i miei quattrini?
Mostra a Pascione il pollo.
Dimmi, questo che è?

pascione

Che è? È un pollo!

lesina

E mi chiede quattrini, un uomo fatto
a questo modo? Una polla la chiami
pollo? Tu non li vedi i miei quattrini!

pascione

Dunque, non paghi?

lesina

No, secondo me!
Ti vuoi sbrigare a metterti le gambe
in collo? Via da questa casa, lesto!

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pascione

Vado, vado; ma sappi che ti chiamo
 in giudizio; e se no, muoia sul colpo!

lesina

Farai la giunta a quelle centinaia.
Avrei proprio voluto risparmiartela!
Pascione esce.
Che babbione però! Pollo una polla!
Entra piagnucolando

benmiguardo

Ahi lasso, ahi lasso!
Ahimè, ahimè!

lesina

Chi è questo che piange? Niente niente
sarebbe uno dei Numi di Grancino?

benmiguardo

tragico.
Chi io mi sia saper bramate? Un uomo
dai mali oppresso!

lesina

Scialaci in famiglia!

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benmiguardo

tragico.
Dèmone infesto, e dei miei cocchi sorte
distruggitrice e dei cavalli miei!
Come in rovina mi mandasti, o Pallade!

lesina

più tragico.
Qual Tlepòlemo a te male facea?

benmiguardo

Non mi burlare, amico! E digli che
mi renda quei quattrini avuti in prestito,
al tuo figliuolo: ché fra l’altre cose,
sono in male acque.

lesina

Quei quattrini? Quali?

benmiguardo

Quelli che prese in prestito!

lesina

Davvero,
se non mi sbaglio, hai fatto un brutto affare!

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benmiguardo

I miei’ cavalli nel guidar mi caddero!

lesina

Ora ti casca l’asino! Che cianci?

benmiguardo

Ciancio perché rivoglio la mia roba?

lesina

È pazzo, non c’è dubbio!

benmiguardo

E perché pazzo?

lesina

Perché mi sembri uscito di cervello.

benmiguardo

E tu mi sembri, per Ermète, entrato
in tribunale, se non mi ridai
quel che mi devi.

lesina

Un momento. Rispondimi.
Credi che il cielo piova sempre acqua

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nuova, o che il sole attiri dalla terra
sempre, via via, la stessa acqua?

benmiguardo

Non ne
so nulla, e non mi preme.

lesina

E come meriti
di riavere i tuoi quattrini, quando
nulla tu sai delle celesti cose?

benmiguardo

Se vi trovate al verde, almeno datemi
il frutto.

lesina

Che animale è, questo frutto?

benmiguardo

Che dev’essere? A mese a mese, a giorno
a giorno, il capitale si fa più
grosso, più grosso, con l’andar del tempo!

lesina

Molto bene! — E di’ un po’. Credi che il mare
sia più grosso di prima, ora?

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benmiguardo

Perdio,
■ no certo! £ uguale! Non e già possibile
che cresca!

lesina

E allora, povero infelice,
se il mar non cresce per il confluirvi
di tanti fiumi, come vuoi che crescano
i tuoi quattrini? — Mi ti vuoi levare
dai piedi? — Qua un bastone!

benmiguardo

agli spettatori.
Testimoni
voialtri...

lesina

picchiandolo.
Trotta, puro sangue! Che
aspetti?

benmiguardo

E questa prepotenza o no?

lesina

Cammini? Ti fo andare io, bilancino,
punzecchiandoti il culo! Te la batti!
Benmiguardo scappa.
Un altro po’, sai dove ti schizzavo,
te, con le ruote e i cocchi ed ogni cosa!
Entra in casa.

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coro

Che è, prender passione
per l’arte del briccone!
11 vecchio or ne fanatico,
né più restituir vuole i quattrini
che presi aveva in prestito.
Ma qualche briga gli farà d’un tratto
pur oggi, ad onta di quei suoi rampini,
tutte scontar le birberie eh a fatto.
Antistrofe
Presto otterrà, cred’ io,
quello ond’ebbe desio:
che il figlio suo spertissimo
nel dir tutto il contrario alla giustizia
fosse, e potesse vincere
chi a contrasto con lui fosse venuto,
anche dicendo ogni più gran nequizia.
Ma pure, pur, dovrà bramarlo muto!

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Dall» casa esce correndo Lesina: Tirchippide lo insegue bastonandolo.

lesina

Ahimè, ahimè!
Oh vicini, oh parenti, oh borghigiani,
al soccorso! Mi picchiano, mi rompono
l’ossa! — Ahi la mia testa! Ahi la mia guancia!
Empio! Picchi tuo padre?

tirchippide

calmissimo.
Ma s!, babbo!
LEZINA
Vedete? Mi bastona e lo confessa!

tirchippide

E come!

lesina

Scellerato, parricida,
scassinamuri...

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tirchippide

Ripeti, ripeti,
e mettici la giunta! Lo sai bene
che a sentir certa roba, io vo in solluchero!

lesina

Culo sfondato!

tirchippide

Sono rose; cuoprimici!

lesina

Picchi tuo padre?

tirchippide

E ti dimostrerò
che ti picchio, per Giove, a buon diritto.

lesina

Pezzo di scellerato! E come mai
si può picchiare a buon diritto un padre?

tirchippide

Te lo dimostrerò, te ne farò
convinto ragionando.

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lesina

Tu convincermi
di tanto!

tirchippide

E molto facilmente! Scegli
quale devo adoprar dei due discorsi.

lesina

Quali discorsi?

tirchippide

Il da meno e il da più.

lesina

Bell’affare, per Giove, ammaestrarti
a contraddire il giusto, se tu adesso
mi devi dimostrar ch’è bello ed equo
che tocchi busse dal figliuolo, un padre!

tirchippide

Pure, spero di farti persuaso
in modo tal, che, udito che tu m’abbia,
non possa replicarmi una parola.

lesina

Voglio proprio sentir ciò che dirà!

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coro

Strofe
Vecchio, provvedi al mezzo che quest’uomo
ora da te sia domo!
Se non avesse in cui fidare, intrepido
sarebbe egli a tal segno?
Ch’abbia motivo a tanto osare, leggilo
nel protervo contegno.

corifeo

Invito
Or donde primamente la zuffa incominciò,
tu devi esporre al Coro: non tardare a far ciò.

lesina

Arringo
Donde mosser le ingiurie? Adesso ve lo spiego.
Mentre, come sapete, s’era a pranzo, lo prego
che dia mano alla lira, e canti la canzone
di Simonide sopra la tosa del montone.
E lui, che fare musica a desco, è un’anticaglia,
è roba da donnaccole che mondano granaglia.

tirchippide

Per ciò sol busse e calci meritavi d avanzo!
Che sono una cicala, per cantare anche a pranzo?

lesina

Giusto così s’espresse allor come or s’esprime;
e poi diede a Simonide del cane. Sulle prime,
Aristofane - Commedie, li - 9.

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sebbene a gran fatica, pure mi tenni a freno.
Poi gli chiesi che, il ramo preso di mirto, almeno
declamasse un po’ d’ Eschilo. E lui rispose tosto:
« Si, giusto fra i poeti gli assegno il primo posto!
Quel fanfarone senza capo né coda, duro
più d’un macigno, tutto frastuono! ». V’assicuro
che mi scoppiava il cuore; ma ingozzando la bile:
a E tu cantami qualche pezzo di nuovo stile, —
dissi — di questa roba tutta finezza! » E quello
attaccca una tirata d’ Euripide: un fratello
che una sorella, Dio guardi, uterina fotte!
Qui non mi tengo; e sùbito glie ne dico di cotte
e di crude; e poi, come succede, una parola
tira l’altra; e lui salta su, m’afferra alla gola,
mi pesta, e squassa e stritola....

tirchippide

Fu degna penitenza!
Se lesini la lode a quell’arca di scienza
d’Euripide!

lesina

Che arca di scienza! Non mi fate
parlare, ché ne busco dell’altre!

tirchippide

E meritate!

lesina

Meritate! Ma come? Se t’ ho allevato io,
studiandomi d’intendere ogni tuo balbettio!

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Dicevi bumba? Io’subito ti davo l’acqua. “Pappa!»
E io stavo li pronto col panino. « Mi scappa 1 »
Non finivi di dirlo, che ti pigliavo su,
ti conducevo fuori, ti reggevo. Ma tu,
birbo, mentr’ io testé
strillavo, urlavo, che
me la facevo addosso,
non ti sei mica mosso
per trarmi fuor dell’uscio!
Strizza strizza, ho finito
per farla sul piantito!

coro

Credo che il cuor sobbalzi ai giovinetti
che aspettano i suoi detti.
Ché se l’amico a chiacchiere giustifica
tutto quello ch’ei fece,
d’ora in avanti la pelle d’un vecchio
10 non la pago un cece!

corifeo

a Tirchippide.
Lontromvito
Trova ora, oh tu che nuovi discorsi agiti e svelli,
11 modo di convincerne che il giusto tu favelli!

tirchippide

Oh che gusto, trascorrere fra novità la vita,
tra finezze, e infischiarsene della legge sancita!

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Quando volto ai cavalli era ogni mio pensiero,
non potevo infilare tre parole, che m’ero
già imbrogliato. Ma ora, che distolto l’amico
m’ ha da quelli, e coi fini concetti me la dico,
coi discorsi e i pensieri, posso addurre le prove
che castigare il babbo cosa è giusta!

lesina

Per Giove,
torna prima ai cavalli! Sarà miglior partito
pagare il tiro a quattro, che a bòtte esser finito!

tirchippide

Donde m’ hai rotto il filo, ripiglio. E ti domando
questa cosa per prima. Tu mi picchiavi, quando
ero bimbo?

lesina

Si, avevo per te tutte le cure,
e cercavo il tuo bene!

tirchippide

Non è giusto ch’ io pure
di te mi prenda cura nel medesimo modo,
se cercar l’altrui bene vale picchiarlo sodo?
Perché dev’esser macero di bòtte il corpo mio,
e il tuo no? Forse libero nato non sono anch’ io?
Tragico.
Piangono i figli: e il padre non dee piangere?

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Ripigliando il tono dimostrativo.
Tu che la legge vale pei bimbi, mi rimbecchi;
oppongo io che bambini sono due volte i vecchi:
e i vecchi più che i giovani dovrian patir le pene,
tanto, quanto il fallire a lor più si sconvierte!

lesina

Ma di trattare il padre così, mica si legge
in nessun codice!

tirchippide

Era o no, chi questa legge
stabili primo, e a chiacchiere far convinti potè
quelli d’un tempo, un uomo come me, come te?
E un’altra non ne posso far io, che d’ora in poi
i figli a loro volta picchino i padri? E noi
dimentichiam le antiche busse: le bastonate
date pria della legge, vadan pure abbonate.
Del resto, guarda i galli e bestie altre siffatte,
come gli tengon fronte, al padre, se le batte!
E pure, in che le bestie differiscon da noi,
eccetto che non scrivono decreti?

lesina

E se tu vuoi
pigliare in tutto i galli per modello, perché
non mangi merda e dormi sul piòlo?

tirchippide

Non è
lo stesso, grullo! E Socrate non direbbe cosi!

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lesina

A te le mafii; oppure dovrai scontarla, un di!

tirchippide

E perché?

lesina

Perché giusto è che tu te le pigli
da me, per darle, quando ti nascono, ai tuoi figli.

tirchippide

E se poi non mi nascono, io resto col sopruso
a mio conto, e tu muori ridendomi sul muso.

lesina

al pubblico.
Mi par che il giusto ei dica. E a giustizia direi
che piegar ci dovessimo, vecchi compagni miei.
Anche a noi, se manchiamo, bòtte! La legge è onesta.

tirchippide

Senti quest’altra, adesso!

lesina

Oggi mi fa la festa!

tirchippide

Non ti lagnerai, forse, di quel che ti toccò!

lesina

Delle busse? Vuoi pure che mi facciano prò’?

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tirchippide

Come ho te già picchiato, la mamma adesso batto!

lesina

Che dici mai, che dici? Più empio è un tal misfatto!

tirchippide

E che dirai, se ti saprò convincere,
il discorso da meno adoperando,
che se picchio mia madre, opero ben?

lesina

Che? Che se compi un atto si nefando,
scaraventar nel baratro
tu ti dovrai con Socrate
e il discorso da men!
Si rivolge alle Nuvole.
In questi guai, per voi, mi trovo o Nuvole!
Ché tutte io v’affidai le mie faccende!

coro

Te li sei procacciati da te stesso,
i guai, dandoti all’arte del briccone!

lesina

Perché, quand’è così, non me l’avete
detto quand’era tempo, e avete messo
su questo pover’òmo vecchio e zotico?

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coro

Sempre così facciamo, a chi vediamo
che piglia gusto a fare birbonate,
finché poi lo cacciamo in qualche guaio,
si eh egli impari a rispettare i Numi!

lesina

Nuvole mie, salata fu. ma giusta,
la lezione! 1 quattrini avuti in prestito
non dovevo negarli! — Andiamo, adesso
vieni con me. figlio mio bello, e pianta
Socrate e quel dannato Cherefonte,
che ci hanno messi tutti e due nel sacco!

tirchippide

Mai farò torto ai precettori miei!

lesina

Sf, si, rispetta Giove patrio!

tirchippide

Eccoci
col Giove patrio! Oh che barbogio sei!
E che, c’è, Giove?

lesina

Altro!

tirchippide

Non c’è, non c’è!
Ha spodestato Giove, e regna Vortice!

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lesina

Che spodestato! Io me la credetti
per via di questo vortice! Ah, tapino
me! Non ho preso vortici per Numi?

tirchippide

Parla, parla da te, sfógati a chiacchiere!
Via.

lesina

Oh che pazzia! Pazzo davvero fui,
che buttai via gli Dei per via di Socrate!
Si volge a una statuetta d’Ermete collocata dinanzi alla sua casa.
Ma non tenermi il broncio, Ermète caro,
e non mi rovinare: compatiscimi,
se la testa perdei per quattro chiacchiere.
Dammi un consiglio tu: devo chiamarli
in tribunale, o cosa devo fare?
Ascolta un istante.
Sf, mi consigli bene! Niente cause!
Ma presto e lesto do fuoco alla casa
di queste lingue infami. Rosso, Rosso!
Portami qui di fuori scala e zappa,
sali sul Pensatoio, se vuoi bene
al tuo padrone, e li scassina i tegoli,
sinché la casa gli rovini addosso!
Il servo obbedisce.
E a me, portate una fiaccola accesa:

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ché io, per quanto sono fanfaroni,
glie la farò scontare, a qualcheduno!
Sale sul tetto, e appicca il fuoco in vari punti.
UNO SCOLARO
affacciandosi alla finestra.
Oh, oh!

lesina

Fiaccola, fatti onore! Brucia a modo!

scolaro

Coso, che fai?

lesina

Che cosa devo fare?
Sottilizzo coi travi della casa!
ALTRO SCOLARO
Poveri noi! Chi dà fuoco alla casa?

lesina

Quello a cui sgraffignaste il palandrano!
CHEREFONTE
Ci ammazzi, tu, ci ammazzi!

lesina

E questo voglio!
A meno che la zappa non deluda
le mie speranze! E se no, voglio prima
cascare a terra e fracassarmi il collo!

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socrate

Ehi, coso! Che ci fai, li, sopra il tetto?
 LESINA
Per l’ètra mòvo, e il sol dall’alto io guardo!

socrate

Ahimè! Povero me! Triste me!... Soffoco...
CHEREFONTE
Misero me! Sarò ridotto in cenere!

lesina

E con che ardire insultavate i Numi,
e andavate a cercar sino nel culo
della luna? Giù botte, giù sassate!
Sotto! Per tante cause se le meritano,
ma innanzi tutto per le offese ai Numi!

corifeo

Guidateci fuori: abbastanza — durata è quest’oggi la danza!