Le Ricordanze (Rapisardi 1872)/Parte prima/Luna sulle nevi

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LUNA SULLE NEVI.




      Batte il notturno vento a la campagna
L’ondeggiante oliveto, e su le prime
Nevi de la montagna
Passa la fredda luna.
5Da le materne cime
Cade la foglia inaridita e smorta,
E de la corta vigna

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Su ’l gelido vïal saltan le lepri.
Fra gl’ispidi ginepri de la siepe
10S’acquatta il cacciatore,
Mentre con l’importuno
Raglio il disturba dal vicin presepe
Il povero asinel freddo e digiuno.

      Là su ’l romito calle,
15Dove s’incrocia la petrosa via,
Splende la lampa tremula
Su ’l povero altarino di Maria.
Passa tremante e mesto il contadino
Su ’l nodoso baston curvo le spalle;
20Dal chiuso pecorile
Lo provoca uggiolando a la lontana
L’indocile mastino;
Egli guardingo passa,
E mormora una prece e fa un inchino.

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      25Vede intanto da l’erta
L’accesa fenestrella
De la capanna misera e deserta,
E pe ’l noto vïale allunga il passo;
Ode il murmure incerto e la faccenda
30De la sua famigliola,
E sente al petto lasso
Un secreto piacer che lo consola.

      Così verso un’ignota iri di pace
Tende l’umana vita,
35Che sulla terra squallida e fugace
Fíore non porta aprile
Dì salde foglie e di profumo eterno.
Pari a larva sottile
Di sogno mattutino
40Fugge il piacer di nostra istabil sorte,
E perpetua ne incombe ala di verno;

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Ma da la cieca fronte
Il mensognero vel scioglie la Morte,
Ed al redento spirito
45Schiude del vero il libero orizzonte.

      Ah! tu dillo, secreta
Visitatrice del mio cor dolente,
Dolce fanciulla aerea,
Tu lo ridici al povero poeta!
50Che ti valse il clemente
Riso del nostro cielo
E il lampo degli azzurri occhi sereni
Ed il trapunto velo
Ed il voto d’amore, ond’eri avvinta,
55Or tu lo sai, che cinta
Di sempiterni raggi,
Qual fior su lago tremulo.
L’onda d’eternità vedi e vïaggi.

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      Pria che degli anni il gelo
60T’inaridisse il core,
O pia fanciulla, a te fu caro il cielo.
Così esotico fiore,
Chiuso in vetro geloso, a l’aere immite
Sporge la cima tenera,
65Cerca il suo cielo, e muore;
Uccello doloroso
Pellegrinante per stranio paese
Cerca così il cortese
Nido del suo riposo;
70Così striscia lucente
Di fuggitiva stella
Guizza e dilegua a la pupilla intenta;
Oh! non dite ch’è spenta,
Non dite ch’è per lei l’ultima sera,
75Dite che viva e bella
Corre ad illuminar più lieta sfera.

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      Io doloroso e solo
De la memoria tua ravvivo il canto,
E di celesti immagini
80Il mio lungo aspettar queto e consolo.
Oh! dimmi, o pia, quanti di questi ancora
Sono serbati a me giorni di pianto?
Quanto per questa tenebra
Affaticando andrò gli occhi miei lassi
85Desiderosi de l’eterna aurora?
Ah! tu mi guardi e passi,
Mi guardi e passi, e la serena fronte
Al pianto mio s’imbruna....
E fischia il vento intanto, e dietro al monte
90Cade la fredda luna.