Le favole di Esofago da Cetego/X

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Favola X.
LE GALLINE, ED I CORVI.

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Favola X.
LE GALLINE, ED I CORVI.
IX XI
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FAVOLA X.




LE GALLINE, ED I CORVI.


Era già qualche tempo, che le Galline erano mal soddisfatte della reggenza del Gallo, e andavano fra loro pensando di farlo rimuovere dalla tutela. Un dì presero l’occasione, che il Gallo faceva loro un imposto straordinario, e si congregarono per capi di casa, affine di provvedere all’emergente questione del loro stato. La Gallina più vecchia, che aveva molta lettura, e che per la sua grande eloquenza aveva perduto un barbarotto 1 nella presa di Buda, si mise a sedere sovra un gabbione d’alta indagine, si fregò tre volte la rugosa fronte, e disse a quelle congregate eroine: Co... co... cot... conato! La Fenice, quando il corso è spiegato; perchè l’acqua sorpassa l’onde; le pillole son rotonde del parto non simile ai figli, la qual copre la region dell’aria. Avete inteso questa metafora! or ve la spiego. Noi siamo [p. 71 modifica]trattate alla Turca. In quasi tutte le parti del mondo ogni femmina secolare è associata al proprio maschio. Solamente nella Turchia le femmine hanno tra sette un sol marito. Noi siamo nella stessa, anzi peggior nave; perchè ogni dieci, venti ed anche cento Galline abbiamo tutte un solo, e stesso Gallo. Questo è un vivere da bestia. Bisogna mutar costume, e porre rimedio a tanto disordine. A questo favellare restarono le Galline tutte persuase, e convinte, e risolsero di licenziare il Gallo, e provvedersi d’altri vegetabili in numero sufficiente. Indi senza esitazione spedirono ambasciada ai Corvi della Transilvania, i quali si compiacessero di venire in numerosa banda; ed il Gallo si ritirò. Giunti questi signori Corvi al cospetto delle damigelle Galline, le salutarono con molta serietà: indi dopo qualche brieve discorso, e indifferente svolazzarono a vedere le meraviglie della città. Siccome poi i Corvi sono poco atti alla generazione, e la loro infanzia dura sino ai cento anni, si curavano poco delle Galline; si trattenevano solo con esse all’ora del pranzo per ajutarle a triturare la grinza 2, e divider la torta; ed il resto del tempo lo passavano alla vasta campagna a becchezzar carcasse 3. Le povere Galline stettero tre anni in questo duro impegno. Finalmente alcune delle più giovani cominciavano a patire l’iterizia, guardavano il Gallo con occhio certo d’emendazione, e lo salutavano alla lontana, sinchè bel bello caddero tutte nel proposito di richiamarlo. A questo fine gli diedero un memoriale a capi d’opera con tre condizioni: 1.º che lasciasse comandare dalle [p. 72 modifica]Galline almeno una volta l’anno; 2.º che non cantasse a mezzanotte, perchè le disturbava dal dolce sonno; 3.º che permettesse il commercio d’un Gallinajo con l’altro. Il Gallo acconsentì di ritornare al governo delle Galline; ma circa alle tre condizioni, visti gli atti, disse, non farsi luogo a quanto si supplica.

Moralità.

Nemo sua sorte contentus.

Note

  1. [p. 105 modifica]Barbarotto; voce comune nell’alto e basso Novarese, ed anche in alcuni popoli Taurini, per significare quella carne rossa, che pende sotto il becco dei galli, equivale in italiano a bargiglione, o bargigli.
  2. [p. 105 modifica]Grinza; voce onninamente veneta, ed equivale alla voce italiana mondiglia.
  3. [p. 105 modifica]Becchezzar le carcasse; dicesi dei corvi quando essi danno di becco al sozzo carname di cadavere, agli scheletri, alle carogne ec.