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Le favole di Esofago da Cetego/XI

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Favola XI.
LA FORMICA, ED UN ASINO.

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Favola XI.
LA FORMICA, ED UN ASINO.
X XII
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FAVOLA XI.




LA FORMICA, ED UN ASINO.


La Formica, così detta, perchè è un animale formidoloso, scrivono i geometri, che si forma, e genera dal catarro de’ Trojani. Ella è molto famosa nelle mandre, per essere la prima, che ha inventato il galoppo. Non depone mai la cimasa di ferro, di cui va sempre armata contro gli Asclepiadi: ha fatto trecento anni l’amore ad Esculapio, ed ora fa sua residenza ordinaria nel luogo del tribunale. Stava una notte la Formica ritirata nel gabinetto degli Asparagi, stendendo una buona protesta contro l’ordine proibitivo dei magazzinamenti 1 quando tutto ad un tratto sentì un forte calpestio di due persone affacendate; onde mossa dalla curiosità uscì fuori, ed al [p. 73 modifica]chiaro della luna le parve di vedere un albero d’alto fusto tutto occupato in complimenti verso la bella Rachele parturiente, ed in poca distanza due eserciti accampati con scimitarre sguajate, e tutto in ordine per dar l’assalto all’Antiperistasi 2. Queste cose non le parvero naturali, onde avvicinatasi un po’ più in dietro, discoprì il tutto, e vide, che vi era un bifolco, il quale caricava un asino di grano, che aveva rubato, qual per mettere in salvo, doveva viaggiar tutta quella notte; e passare da parte a parte una profondissima montagna. Il povero Asino posto in questo duro frangente, dava nelle smanie, e maladiceva la sua sorte, e desiderava di esser piuttosto nato un vilissimo ciabattino. La Formica a questi accenti restò stupida da una parte, e non poteva capire, come un minerale sì corpulento ricusasse una mediocre fatica; epperò disse all’Asino: caro signor metafisico, voi vi lamentate a torto della vostra carica, e non dovreste dissentire di sopportare un tal pondo, perchè siete ancora un animale ragionevole 3. Al che rispose l’Asino: perdonatemi, donna Formica, noi subito nati facciamo voto d’ignoranza, e sebbene il nostro nome compaja in molti luoghi, non abbiamo però, che un sol formolario. So bene che la notte non è fatta per l’onesta gente, ma per gli Asini, Muli, Scimie, e Rinegati, come dice la legge — Nux, Asinus, mulier simili sunt lege ligati — Ma mi dispiace, che non posso farmi onore nel mio impiego; perchè le tenebre dell’aria non permettono, che si discerna la finezza del mio lavoro. Orsù tu hai quasi ragione, disse la Formica, ed io voglio ajutarti nella spedi[p. 74 modifica]zione di questo tuo affare. Anderò al formicajo, chiamerò settantamila dei nostri, faremo una breccia nel sacco, il grano anderà molendo 4 per la strada, e sarai appena alla metà del viaggio, che il sacco sarà quasi vuoto. Il padrone non se ne accorgerà, perchè il bujo della notte favorirà assai l’impresa; ed in tal guisa sarà la tua fatica alleggerita. Noi questo lo possiam fare in coscienza, perchè siamo deputate alla colletta del grano per l’ospedale dei semplici d’Acquileja, ed abbiamo la patente d’invigilatori degli sfrosi 5. Così avvenne. Giunse il ladro coll’Asino al ripostiglio, e siccome l’alba del giorno spuntava in ogni parte, cominciò ad osservare il sacco, e vedendolo esinanito, e floscio, gli disse: povero sacco, tu hai patita la serena 6, e la frescura della notte. Or ora ti metterò al coperto. Stende ambedue le braccia, indi le curva per prenderlo, e caricarselo indosso. Ed ecco, che il sacco gli resta tutto raccolto nelle pugna. A questa vista credette il ladro, che la Dea Cerere avesse ripudiata l’eredità paterna, e che per reintegrare il suo dovario 7, avesse voluto esigere il grano del comparto 8: poi cominciò a prendersela coll’Asino, perchè non avesse fedelmente custodito il corpo del delitto. Seguirono fra essi diverse altercazioni, talchè erano in procinto di venir alle mani. Alfin l’Asino fece quest’argomento: quando l’Asino fu incaricato di portar il grano, la bersacca 9 era piena: atqui l’ambasciator non porta pena; ergo il torto non è dell’Asino, ma di chi lo mena. Il ladro rispose: questo è un caso della legge Ubena: epperò mi riservo di consultarlo col poeta [p. 75 modifica]lirico, se non l’hanno ancor messo alla catena. Indi rivoltosi verso l’uditorio, disse: chi avesse perduto il cervello, me lo porti, acciocchè ne faccia la restituzione a chi l’ha ritrovato.

Moralità.

Farina del diavolo ec.

Note

  1. [p. 105 modifica]Contro l’ordine proibitivo dei Magazzinamenti; alludesi certamente ai tempi in cui scrisse l’autore, epoca in cui dalla Regia legge era vietato il magazzinamento delle granaglie. (R. Edit. 1789).
  2. [p. 105 modifica]Antiperistasi; voce greca, in latino circumobsistentia, in italiano resistenza; ed usasi dai medici, per esprimere la resistenza fattasi da ogni parte ad un corpo da un altro corpo di opposta qualità: così del caldo e del freddo; quando il calore acquistando forza restringe, e concentra il freddo; al contrario il freddo esteriore prevalendo, comprime ed addensa il calore: così il freddo divenuto padrone di un corpo, perchè egli è contrario baturalmente al caldo, fa, che il calorico si unisca, per l’unione rinvigoreggi, rinvigorito riscaldi. Ciò diede motivo all’antica opinione comprovata dall’esperienza, che i pozzi ed i luoghi sotterranei d’inverno son caldi, perchè il calore vi si concentrò per dar luogo al freddo, che padroneggia i luoghi superiori. (Castelli lex. med. alla voce antiperistasis).
  3. [p. 105 modifica]Ragionevole; equivale in questo luogo di sufficiente grossezza. La facezia qui consiste nel doppio significato dell’epiteto a questo animale attribuito.
  4. [p. 105 modifica]Il grano andrà molendo; voce usata in Piemonte, e significa che andrà uscendo dalla fessura del sacco; deriva dalla voce sennese mulenda o molenda, che significa il prezzo che si paga della macinatura al mugnajo in farina.
  5. [p. 106 modifica]Sfrosi; voce piemontese quando si sottrae qualche cosa dal diritto fisso d’entrata: usasi pure ogniqualvolta si prende qualche cosa di soppiatto, di nascosto.
  6. [p. 106 modifica]La serena; voce piemontese, e significa la rugiada che cade dal cielo la sera nel cader del sole e la notte.
  7. [p. 106 modifica]Dovario; voce tratta dal francese douaire, in italiano pensione, usufrutto, o rendita che si assegna alla moglie in occasione di vedovanza.
  8. [p. 106 modifica]Il grano del comparto; contribuzione che in tempo di guerra si pone dal Governo ai popoli pel mantenimento de’ militari.
  9. [p. 106 modifica]La bersacca; voce piemontese, in latino pera, in italiano la bisaccia.