Le morbinose/Lettera di dedica

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Lettera di dedica

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Le morbinose L'autore a chi legge
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AL MIO CARISSIMO AMICO

IL SIGNOR

GABRIELE CORNET

agente di sua altezza

ELETTORALE DI BAVIERA.


S
ONO parecchi anni, Amico mio dilettissimo, che facciamo, si può dir, vita insieme1, pochi essendo que’ giorni, ne’ quali non ci veggiamo. Due anni almeno dovrò stare da Voi lontano2, e quantunque sia certo che non mi allontanerete dal vostro cuore, voglio lasciarvi di me in questi fogli una più certa e più stabile ricordanza. Voi siete solito collocare i miei Tomi nella vostra picciola, ma scelta, e non inutile libreria. Nell’ora in cui respirate dalle serie occupazioni de’ vostri impieghi, ricorrete assai volentieri al trattenimento piacevole de’ vostri libri, però son certo che vi caderà sovente il nome mio sotto gli occhi, e più spesso vi ricorderete di me. Queste (direte di tratto in tratto) sono le opere del mio Goldoni, che amai da vicino, ed amo tuttavia da lontano. Goldoni mi parve degno dell’amor mio, della mia amicizia; dal primo giorno ch’io lo conobbi, mi compiacqui della sua compagnia, mi dilettai colle sue fatiche, ascoltai volentieri tuttociò che con cuore aperto mi confidava; giacchè ora trattenermi non posso col caro amico, passar vo’ il tempo con qualche opera sua. Così dicendo, prenderete talor per mano alcuno de’ miei Volumi, e se per avventura vi cade di sceglier questo, in cui ho voluto imprimere il nome vostro, non può a meno che non vi nasca in cuore per me una più tenera ricordanza, un più sensibile affetto. [p. 106 modifica]

Il vostro compiacimento non deriverà certamente dalla giustizia ch’io rendo al merito vostro, collocandovi io fra tante illustri e degne persone, poichè anzi per questa parte la vostra esimia moderazione me lo avrebbe forse vietato, se fatta prima ve ne avessi la confidenza; ma mi lusingo, che perdonando all’amico la libertà e la sorpresa, abbiate a compiacervi di quell’animo sincero e grato, con cui ho voluto darvi una pubblica testimonianza dell’affetto mio, della mia vera stima, e del mio leale riconoscimento. Voi non potete nascondere a voi medesimo le cortesie che usate mi avete, e siete in obbligo di approvare in me un principio di gratitudine e di onorata corrispondenza. Se foste mai per cagione di virtuosa modestia così severo, che perdonare non mi voleste l’arbitrio che sopra di Voi mi son preso, ricorrerò per placarvi all’amorevole mediazione della degnissima vostra ammirabile Genitrice, che mi ha sofferto per anni frequentemente ne’ savj e moderati trattenimenti della sua virtuosa Famiglia. Io che talvolta, là dove trattasi del buon costume, non ho risparmiato fatica sulle Scene e sui libri, posso dire costantemente, e colla più candida Verità, che ho appreso molto, moltissimo in Casa vostra. Quando ebbi da prima l’onore di frequentarla, viveva ancora il vostro amabilissimo Genitore, di sempre cara ed onorata memoria, ed ho imparato da Lui come sa un Padre farsi amare e stimare, e come i Figliuoli gli sanno rendere eguale amore e rispetto. Mancato egli di vita, non è mancata tra le vostre pareti la pace, l’armonia, la concordia. Due fratelli attentissimi, una virtuosa Sorella, una saggia, prudente Madre, pare che abbiano in quattro petti un cuor solo, onde il voler dell’uno è il volere dell’altro, e tutti vogliono il meglio, e s’aiutano insieme a mantenere il decoro della Famiglia, e a proseguire la più lodevole, la più esemplare condotta. Son certo adunque, che se l’amicizia che per me avete, non valerà a meritarmi il vostro compatimento, resistere non potrete a quella Madre gentile che vi ha infusa col proprio sangue la cortesia e la dolcezza, e vi ha educato sì bene col suo talento e colle buone massime, da Lei apprese in Parigi, dov’ella è nata, e di cui amate le insinuazioni, e rispettate i consigli. Vi porrò a’ fianchi [p. 107 modifica]il mio dilettissimo Signor Giovanni Fratello vostro3, che mi vuol bene davvero non men di Voi, che ha il più bel cuore del Mondo, che fa sue proprie le premure de’ suoi amici, e se ciò non bastasse, anche la Sorella vostra savissima, morigerata e cordiale impiegherà gli uffici suoi generosi a mio pro, per quell’innata bontà che è l’ereditario costume della vostra degna Famiglia. Superato con tali mezzi l’ostacolo dell’avversione, che aver potreste a una Dedica, rimarrà solo nel vostro animo l’amore verso di me, e come vi diceva a principio, sarà questa mia lettera uno svegliarino alla vostra cara amicizia. Io all’incontro non avrò bisogno di stimolo per ricordarmi di Voi. Ho troppo radicate nell’animo le obbligazioni che vi professo, ed avrò sempre nella mente e nel cuore l’adorabile persona vostra, e la preziosa vostra cordialità.

Oh quanto i veri amici sono rari! Non dico ciò per averlo sentito dire, o per averlo moltissime volte letto. Dicolo, perchè l’ho provato io stesso; perchè sovente mi sono lasciato dalle apparenze ingannare, e sono stato da chi meno potea aspettarlo, assai mal corrisposto. Ciò non ostante ho procurato sempre di far del bene a quelli ancora ch’io sapeva non meritarlo, per quella buona ragione, che anch’io senza merito sono stato parecchie volte beneficato. Voi mi siete stato sempre liberalissimo colle opere e colle parole, ed ho trovata in Voi quella cordialità, quella amichevole sincerità, che giova moltissimo a chi la conosce, ed in pochi si può sperar di trovare. Questa vostra cordialità, questa vostra buona amicizia, mi ha giovato in Venezia, e mi gioverà da per tutto. Il vostro nome è in ogni parte assai conosciuto, e il carattere d’amico vostro può farmi esser caro a moltissimi, e son certo che tutti quelli che nel mio lungo viaggio avrò occasion di conoscere col mezzo vostro, saranno persone degne di Voi, che vale a dire, d’intera fede, di ottimo cuore e di perfetta onesta. Spiacemi andando ora a Parigi non poter passar per Marsiglia4. [p. 108 modifica]Sarebbe per me un piacere grandissimo poter riverire e abbracciare l’altro Fratello vostro degnissimo, che colà con vero merito e con approvato talento sostiene l’onorevole carico di Console per la Serenissima Repubblica di Venezia5 Fate seco lui le mie parti, ringraziatelo Voi per me per l’interesse ch’ei prende per la mia novella edizione6, siccome ringrazio Voi ben di cuore, e l’amatissimo Signor Giovanni, d’avermi procurato finora i nomi e l’anticipazioni per quarant’otto associati. Vi spiacerebbe per avventura ch’io rendessi pubblica quest’amorosa vostra attenzione? Non so che dire; compatitemi. Il mio costume vi è noto. Io dico in pubblico il bene e il male che mi vien fatto; ma del bene mi mostro grato, e del male non ne procuro vendetta. Può darsi che osservando io un tal sistema, sia da alcuno chiamato vile, codardo; ma so che Voi giudicate di me altrimenti, e vi compiacete della mia indifferenza, inalterabile, non per dispregio, ma per interna tranguillità. Caro amico, conservatemi l’amor vostro. Tenetemi vivo nella ricordanza de’ vostri cari congiunti, de’ nostri diletti comuni amici; accordatemi guesto dono dopo tanti che ne ho da Voi ricevuti; gradite guesta mia lettera. Ricevetela di buon cuore, o per memoria di me, o per uno sfogo della mia tenerezza, con cui vi sono e vi sarò eternamente

Vostro Obbligatiss. Cordiale Amico
Carlo Goldoni.


Note

  1. Vedasi anche la dedica dell’Avaro a Girolamo Marsand: vol. XIII, p. 390.
  2. La presente lettera di dedica fu stampata a Venezia, nell’autunno del 1761. nel t. VIII del Nuovo Teatro Comico dell’Avv. C. G., edito dal Pitteri. Il Goldoni allude al suo prossimo viaggio in Francia (partì da Venezia ai 15 aprile del 1762).
  3. Fratello di Gabriele, secondogenito: «l’un et l’autre» dice il G. nei suoi Mémoires «Négocians de Venise, et originaires François». A Giovanni lasciò la cura della propria nipote, prima di partire da Venezia: v. Mémoires, parte seconda, cap. 46.
  4. Il Goldoni, com’è noto, proponevasi da prima di fare il viaggio per le Alpi, toccando Ginevra; e voleva «abbracciare» il Voltaire a Ferney: v. lettera dei 5 sett. 1761 da Venezia al marchese Albergati Capacelli.
  5. A costui, e non a Gabriele, che non fu mai console veneto a Marsiglia, come per errore mi sfuggì nella n. 2 a pag. 390 del vol. XIII, allude certamente il Gradenigo ne’ suoi Notatorj. Il Goldoni, che potè conoscerlo a Venezia nel 1757, o fors’anche prima, fu ospite in sua casa a Marsiglia nel principio dell’agosto 1762 per ben sei giorni, come afferma nel primo capitolo della terza parte dei Mémoires. Gran lodi fece il nostro commediografo di «madama Cornet di Marsiglia» nella lettera a Gabriele del 27 sett. 1762, da Parigi.
  6. Allude il Goldoni alla famosa edizione Pasquali, di cui uscì il manifesto nell’aprile 1761, e dentro l’agosto il primo tomo.