Le poesie di Catullo/23

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Gaio Valerio Catullo - Poesie (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1889)
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Tu non hai, Furio, servi, nè armari
    Non ragni o cimici, non focolari,

Ma quella gioja di babbo, quella
     Matrigna, un subbio vero in gonnella.

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5Con una coppia tal di parenti,
     Che ponno i ciottoli tritar coi denti,

Te ne stai proprio arcibenone
     Senza pericolo d’indigestione.

Voraci incendj, gravi ruine,
     10Veleni, insidie, empie rapine,

I casi, i rischj del mondo tutto
     Son per voi favole senza costrutto.

Sollion, borea, sete, appetito
     V’han così i muscoli rimprosciuttito,

15Che secchi ed aridi più d’esca o corno,
     Viventi mummie movete intorno.

Puoi tu non essere felice? Ignori
     Che cosa sieno sputi e sudori;

Non t’ha mai frigido catarro invaso
     20Di denso moccolo, cervello e naso;

E la tua massima nettezza è avere
     Qual saliera aurea terso il messere;

Giacch’è miracolo davver se mai
     Nell’anno un dodici volte la fai,

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25E una pallottola fai di tal sorte,
     Che fava o silice non è sì forte;

Che in mano a prenderla, che a farla trita,
     La non t’insudicia punto le dita.

Non voler, Furio, tenere a vile
     30Così bei comodi! Com’è tuo stile,

Al ciel non chiedere sesterzj cento:
    Puoi dei tuoi comodi viver contento.