Le poesie di Catullo/37

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Gaio Valerio Catullo - Poesie (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1889)
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O criccajuoli — della sozza osteria
     Là presso al nono — píolo della via

Dei pileati — fratelli, e che vi prese!
     Vi par che abbiate — voi soli quell’arnese?

5Voi soli al mondo — a calcar siate buoni
     Ogni donnetta, — e gli altri sian capponi?

Ah vi par, grulli, — perchè a seder vi state
     In fila, a cento — o ducento che siate,

Non possa io solo — geldra di farabutti,
     10Con questo tappo — turar la bocca a tutti?

Sta’ pur tranquilla — taverniera mandraccia,
     Segnerò a tutti — con la frusta la faccia.

Ecco, la mia — donna su tutte amata,
     Per cui più d’una — gran battaglia ho pugnata,

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15Ha preso il volo — dalle mie braccia, e tresca
     Ora con voi. — E voi con faccia fresca,

Voi scalzacani, — voi bertoni che siete,
     Lieti un per uno — pappar ve la volete?

Vergogna! E peggio — d’ogn’altro, in questo caso,
     20Mi fa, per dio, — montar la muffa al naso

Quel zazzeruto — d’Egnazio (uno de’ figli
     Di Celtiberia, — gran madre di conigli)

Quel bel muffetto — d’Egnazio, quello schifo,
     Che si tien bello, — perchè gli adombra il grifo

25Un po’ di pelo: — quel tal che sfrega e liscia
     Ognora i denti — con l’iberica piscia.