Le poesie di Catullo/55
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Se il mio richiedere non sia molesto,
Dove, di grazia, ti sei cacciato?
Al campo Marzio, al Circo, a questo
E a quel librajo t’ho invan cercato;
5Per fin nel tempio del sommo Giove
E sotto a’ portici del Magno, dove
Di te sollecito richiesi a quante
Donnette avessero lieto il sembiante:
“Chi di voi sappia, o cattivelle,
10Del mio Camerio darmi novelle?”
Sì che scoprendosi una il sen tosto:
“Fra queste rosee ciocce è nascosto!”
È impresa erculea scovarti omai:
Se nella guardia di Creta mai
15Mi trasformassero, se mai portato
Fossi di Pegaso sul dorso alato;
S’io Perseo alípede, o Lada, o asceso
In su la nivea biga di Reso,
Di te, o Camerio, movessi in traccia,
20(E qui tu aggiungere puoi, se ti piaccia,
A’ desiderj miei tutti intenti
Uccelli, celeri corsieri e venti),
Pur fino all’intime midolle fiacco
Cadrei, cercandoti, languido e stracco,
25Ma che superbia bizzarra, io dico,
Ti fa nascondere da tutti, o amico?
Su via, dal guscio sbuca, o che stai?
Coraggio, fídati, dimmi ove andrai.
Che davver t’abbiano, mio buon figliuolo,
30Le lattee veneri preso al lacciòlo?
Se tieni a cintola la lingua, tutti
Ti tocca perdere d’amore i frutti.
Ciarliera é Cípride; pur se hai giurato
Serrare a doppia chiave il palato,
35Fa’ pure il comodo tuo, ma ad un patto,
Ch’io sia partecipe d’amor sì fatto.