Le rivelazioni impunitarie di Costanza Vaccari-Diotallevi/Documenti/XXIII

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XXIII. — Rivelo sulla costituzione del partito nazionale in Roma

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XXIII.

Rivelo sulla costituzione del partito nazionale in Roma.


Illustrissimo Signore.

In replica alle richieste che mi ha fatte, posso dirle che il Partito piemontese venne qui istituito ed apostolato dal marchese Giuseppe Antonio Migliorati, incaricato interino degli affari del Governo sardo presso la Corte romana. Questo per riuscirvi quantunque predicasse qui che il Partito piemontese non doveva organizzarsi a setta, ma che era una associazione sulle simpatie che s’incontravano per ottenere la meta dei proprii sentimenti liberali, sino al punto che ottenne di tirare al suo partito anche i liberali Carbonari, promettendo ad essi a nome del suo Governo di lasciarli liberi al proseguimento delle proprie intenzioni, dopo che con li sforzi comuni, sarebbero riusciti a detronizzare tutti i sovrani regnanti in Italia, per rendere questa una e libera. Pure il Migliorati che non voleva assolutive nè segretumi, nè forme settarie, si istituì capo d’un Comitato che chiamò Centrale Nazionale Romano, associandosi per formarlo con altri membri che gli avessero tenuta accesa l’azione; e so che questi furono il principe.... . Gabrielli, il duca.... Fiano, il principe Piombino di cui non ricordo nome, ma i di cui affari però vengono trattati da Giuseppe Mazzoni Agronomo, che abita il palazzo Carpegna, ultimo piano, già inquisito politico, il quale tratta anche quelli di Fiano. Il Commendator cavalier Fausti che in allora era presso l’Eminentissimo Antonelli;1 il marchese Verospi Gavotti;2 [p. 161 modifica]il conte Baccus; il conte Lucciani; Pietro De Angelis; Luigi Gulmanelli; . . . . . Silvestrelli, mercante di campagna, e gli altri mercanti di campagna; . . . . Rocchi. . . . . . Ferri;. . . . . Cartoni; . . . . . Tittoni.

Non volle il Migliorati associare allora che quegl’individui, i quali o per grado o per ricchezza avendo influenza sul popolo, potevano attirarsi, in forza di questa, buona parte di quello al loro partito. Cominciarono ad aver luogo dei convegni in casa sua, e cominciarono i primi arrolamenti dei volontarii e da lui furono accettate le firme e spediti gli arruolati al Piemonte. Non poterono i suoi maneggi restare molto tempo occulti, che alla fine scopertosi dal Governo pontificio fu intimato al Migliorati di partire da Roma in termine di tre giorni. Fu partecipato dal Migliorati un tal ordine ai suoi associati liberali, e da questi ai loro subalterni, ingiungendogli di portarsi ciascuno di loro al palazzo abitato dal Migliorati affine di apporre le loro firme (l’800 imdividui andarono a porre le firme nella casa del Migliorati nella mattina precedente alla sua partenza, ed essendo grandissimo il concorso, la polizia non vi prese alcun riparo) in una petizione a nome del popolo romano a V. E. perchè, si degnasse, eleggergli altro capo in supplemento del Migliorati, ma stringendo il tempo fu eletto da lui stesso a suo successore il conte Baccus torinese e addetto all’ambasciata sarda. Le firme furono circa 800, si stabilì dal popolo di fare una dimostrazione al Migliorati, allorchè partendo doveva passare per il Corso, ma fu dal Governo pontificio impedita, facendolo passare per altra via; la sua partenza fu circa il settembre 1860.3

Nella sera precedente alla sua partenza, il Migliorati ebbe col generale Goyon un lungo abboccamento [p. 162 modifica]per raccomandargli in certo modo le persone che facevano parte del Comitato Centrale Nazionale Romano. Dopo alcuni giorni che il Migliorati era partito da Roma venne la conferma del Governo sardo per il Baccus nella carica in cui l’avea lasciato provvisoriamente il Migliorati.

Il conte Baccus abitò il 2.° piano del medesimo palazzo deì Migliorati, e parimenti in sua casa si facevano le adunanze settarie. A causa della partenza di mio marito per Torino dovetti parlare con il Baccus, e mi favorì un biglietto da visita il Goyon con un segno a tergo di convenzione, che mandatolo io allorchè fui in anticamera dal domestico al conte Baccus, mi ricevette all’istante, trattandomi con modi cortesissimi, pregandodomi a comandarlo senza riserva; ed allorchè mi licenziai da lui, mi disse di tornare dal Goyon per dirgli come lui mi avesse accolto. Sarei tornata a parlarci, ma fu anche esso forzato a partire da Roma per parte della polizia romana, e lasciò in sua vece il conte Lucciani che coabitava con lui. La sua partenza fu circa il decembre 1860.

Ricevetti dal Lucciani un gentil biglietto ove mi diceva che sarebbe stato molto fortunato di potermi servire in qualche cosa, come per il passato avea fatto il conte Baccus. Fui a parlare con lui varie volte; Dopo la partenza del Baccus cominciarono le emigrazioni favorite e protette dal Lucciani e suoi colleghi. I convegni si proseguirono a fare nella casa dello stesso Lucciani, ma usando più cautela che non avevano fatto i suoi antecessori.

Finalmente, costretto ad emigrare anche il Lucciani, fu eletto a sua vece Luigi Gulmanelli, che cominciò ad introdurre nei primi posti appo lui persone di bassa condizione come Venanzi ec.nota Rimase sempre nella sua carica il principe Gabrielli, che abbenchè esiliato dal Governo pontificio, tuttavia con il papié della Francia

4 [p. 163 modifica]viene spessissimo in Roma. È da optarsi che nè i! Piombino, nè il Fiano poterono assumere alcuna; carica, emigrando anch’essi quasi unitamente al Lucciani,5 ed il De Angelis ha ricusato sempre fermamente di riceverne alcuna delle primarie.

Fu il Gulmanelli Luigi in quella qualifica sino al carnevale 1861, epoca nella quale gli fu dal Governo pontificio intimata la partenza in termine di tre giorni unitamente al signor Domenico Gelsi (marito della Enrichetta Sostenti da me già citata); ma esso Gelsi ottenne due altri giorni di dilazione per parte di non so qual personaggio del Governo pontificio, e il Luigi; partì e lasciò al suo posto Augusto Gulmanelli suo fratello minore.

Il Fausti non volle coprire detta carica a motivo de’ suoi impieghi, assumendosi però la responsabilità dell’andamento di tutta la squadra scolareccia della Sapienza, e di tutti i professori ed impiegati pontifici!.6

La presente nota puole liberamente inserirla nel Processo, rispondendo io della verità di quanto dissi.

Costanza Vaccari Diotallevi.



Note

  1. Ecco il Fausti membro del Comitato Nazionale Centrale dalla sua prima istituzione! Oh! come poi erasi degradato a dipendente del De Angelis, poi fatto capo de’ Medici e Chirurghi! Quante trasformazioni egli subì nel Partito sino a quella che lo tramutò in promontorio!

    C. N. R.

  2. Il Gavotti a tempo del Migliorati non era ancora uscito di pupillo: tutti ricordano che l’Abate Frezzoliui non lo perdeva di vista.

    C. N. R.

  3. II marchese Migliorati parti da Roma nel gennaio 1858. Nel fatto della dimostrazione la Sibilla confonde i! marchese Migliorati col conte della; Minerva: nè ricorda pure che la dimostrazione ebbe luogo e imponentissima. Avvertiremo che che il Baccus nè il Lucciani hanno mai esistito, almeno come addetti alla Legazione Sarda? Che importa? Occorrevano due uomini e due nomi per meglio colorire il racconto. Di noti non se ne avevano. Perchè non si sarebbero inventati?

    C. N. R.

  4. Non badiamo alla elezione del Gulmanelli, poichè non è niente più, niente meno immaginaria di tutto il resto. Notiamo solo che qui la Sibilla prova propriamente quanto conoscesse il Venanzi!!

    C. N. R.

  5. Di bene in meglio: il principe e il duca di Fiano partirono molto tempo dopo che il Gulmanelli era stato esiliato!

    C. N. R.

  6. Qui il Fausti diventa responsabile dell’andamento degl’impiegati pontificii. La Sibilla mutata in denunciarne parla del 1861. E non si sovvenne di questa qualifica del Fausti nè quando rivelò gl’impiegati traditori; nè quando parlò altre volte di lui! Difetto di memoria!...

    C. N. R.