Leonardo da Vinci/Capitolo 7 - Pregi di varie opere

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Capitolo 7 - Pregi di varie opere

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Capitolo 7 - Pregi di varie opere
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CAPITOLO VII.


Pregi di varie opere. — Della bellezza.


Molte opere di Leonardo furono guaste o perdute, massimamente quelle di gran dimensione. Ma da ciò che sappiamo dagli storici, è un fatto che egli abbondò di belle invenzioni, che molto movimento trovasi in esse, che tutto vi è ragionato ed espressivo e pieno di erudizione: ciò che vien provato dai di lui disegni conservati nei musei e nelle mani degli intelligenti. In tutto scorgesi il grande artista. Il suo disegno è corretto e di un gran gusto, quantunque appaia essere formato sopra il vero, piuttosto che sopra l’antico, ma nello stesso modo che usavano gli antichi scultori, cioè ricercando dottamente, ed attribuendo alla natura non tanto delle sue produzioni ordinarie, quanto di quelle perfette di cui ella è capace.

Le espressioni di Leonardo sono vivacissime ed assai spiritose. Egli penetrava nel cuore umano con prontezza e precisione, e con varietà ne sapeva ritrarre tutti i moti e gli slanci. Rubens, in un suo manoscritto latino, fa un magnifico elogio dell’arte, degli studii e del genio di Leonardo, e questo elogio onora egualmente i due celebri artisti.

Le carnagioni, il colorito di Leonardo, non sono la parte in cui più emerga; prima, perchè i pittori fiorentini [p. 19 modifica]applicandosi intieramente al disegno, all’espressione, alla composizione, trascuravano alquanto il colorito, parte importantissima dell’arte; — secondariamente, perchè ciò che si rimprovera nel di lui colorito spesso grigio o violaceo, potrebbe anco provenire dalla qualità dei colori che poco resistono all’azione del tempo, o perchè, all’epoca di Leonardo l’uso del dipingere a olio non fosse ancora ben conosciuto.

Il quadro di Leonardo, rappresentante La Modestia e la Vanità, esistente in Roma, è uno dei migliori suoi dipinti. Belle sono queste due mezze figure di donne; una, abbigliata con vaghezza ed ornata in modo da allettare l’amorosa passione; — l’altra, assai più semplice, e abbastanza modesta. In questo quadretto traspajono la finitezza ed il modo prezioso di dipingere dell’autore. Sopratutto la testa della Vanità è un modello; gli occhi sono animatissimi e tutto il viso è di una grande espressione. Questo dipinto ha tutta l’impronta del fare del grande maestro, facile a riconoscersi, difficilissimo ad imitarsi.

Leonardo pensava moltissimo sovra ciò che doveva dipingere; e di qui la grande ed incantevole armonia che domina in tutti i lineamenti delle sue ligure. Ammirabili sono gli occhi, e l’espressione tenera, melanconica, al quanto voluttuosa, formano l’incanto delle sue teste di donna.

La Madonna, ch’ei dipinse a fresco nel convento di sant’Onofrio in Roma, è un tipo di bellezza, e dello stile il più elevato. — L'Arcangelo Michele che porge a Gesù bambino la bilancia della giustizia è uno de’ pregevolissimi dipinti del nostro grande artefice.

In Lombardia egli formò il suo bello ideale, ove Lodovico Sforza, questo amabile usurpatore, morto prigioniero a Lecco, l’aveva chiamato. Questo principe aveva di spesso duelli di spirito con l’artista che riuniva ogni genere di talenti. [p. 20 modifica]Sotto i castagni di Porta Orientale, ed al corso, si ponno ancora vedere le divine Erodiadi di Leonardo, come pure i modelli di Luini e di Salaj, entrambi discepoli di Leonardo. In Saronno ammirasi una bella cappella dipinta a fresco dal Luini, pittore fecondo, svariato, bello nel disegno, nel colorito, nella composizione, e nel condurre con buon gusto e notevole diligenza tutte le parti de’ suoi lavori. Tanto nel dipingere a olio, come a fresco, egli mostra una franchezza ed una valentia rara. Ha delle figure di donne che incantano. Il Vinci, vedendo un giorno, nel passeggiare co’ suoi giovani amici, de’ bellissimi uccelli che varj mercanti portavano in grandi gabbie onde venderli, li comperò per dare loro la libertà. Gli è in codesto modo che coltivava il sentimento del bello nel cuore de’ suoi allievi. Egli non ha l’anima sensuale del Tiziano, come questi manca della di lui finitezza. Condusse a perfezione l’effetto del chiaro-scuro, qualità in cui emerse pure il Correggio.

Belle sono le donne del pittore fiorentino, ma non hanno la passione seria delle Madonne dell’Urbinate. Varii tipi di bellezza presentano le ancelle di Sasso Ferrato, le donne del Quercino, quelle del Masaccio, le belle donne amoreggianti del Leonardo, le poetiche donne del Domenichino, le donne appassionate del Correggio, le veneri del Tiziano, le donne mitologiche di Raffaello e di Giulio Romano, quelle del Parmigianino, le donne veneziane del Tintoretto, del Veronese, e di altri della scuola Veneta; la Maddalena del Guido, la sua Aurora, le Sibille del Buonarotti, le donne di Andrea del Sarto, le Sante di frate Angelico, le Vergini di Raffaello, comprendenti Iddio e la sua maestà infinita. — Aggiungansi a questi tipi quelli animati che incontransi per le vie e nei convegni, e vedrassi in quanti modi diversi si presenta la bellezza, e come variata all’infinito, nella forma e nell’espressione, può essere sempre ritratta, e sempre [p. 21 modifica]piacere ed interessare. Inesauribili sono i mezzi che la natura offre allo studio ed all’ingegno onde giungere allo scopo dell’artista.

L’Italia può annoverare circa 500 pittori (non compresi i nostri contemporanei), e tutti di molto merito, le cui numerosissime epere sono sparse nei due emisferi, e pure ognora vedonsi e sempre si vedranno nuovi tipi di bellezza.

Negli splendidi giorni di Atene e di Sparta vediamo la purezza dei costumi e l’energia della virtù presentarci l’immagine di quel bello ideale che tanto sublima le buone arti, e di cui i rozzi secoli ed i secoli corrotti non ponno farsi idea alcuna.

La più amabile bellezza è quella che possiede la grazia ed il pudore. La salute è la madre della bellezza; la decenza ne è la regolatrice; il buon gusto e le grazie debbono sempre accompagnarla. — Un cielo poetico, il cielo della Grecia, altre regole di decenza, altre leggi di decoro diverse da quelle al cui nome e con le quali si guidano e sono giudicati i costumi e le azioni, permettevano ciò che i moderni vietano. La dea degli amori, la bella e sensibile Venere, non arrossì di aver reso Adone il più felice degli uomini. — Epperò, a quei tempi, ai più bei giorni dell’antica Grecia, si vide sino a qual grado pervenisse l’incivilimento dell’umano intelletto.

Nelle belle e ardenti contrade Iberiche, che furono sì feconde di storie cavalleresche, sonvi sempre state belle e vezzose donne, tipi di una bellezza animata, provocante, voluttuosa, in cui si mostra pure il sentimento religioso; — quindi in quei cuori sensibili, creati, direbbesi, per l’amore ed educati nelle chiese, vedonsi sempre camminare con pieno accordo religione ed amore; quindi, mistero ed espansione.

Fra le donne più avvenenti di cui Leonardo fece il ritratto, bellissimo è quello della Ferronière, il cui nome è inseparabile dall’epiteto di bella, e che fu l’amante di [p. 22 modifica]Francesco I. Ella era, secondo Mézeray, la moglie di un avvocato, e non, come altri storici pretendono, quella di un Féronnier (operajo che lavora il ferro, un fabbro). In allora il nome di questo avvocato doveva essere Féronnier, ed assumere, quando trattavasi di sua moglie, una desinenza femminile.

L’altiera Maria de’ Medici era bella di nobiltà e di maestà: era una bellezza improntata di gravità e d’imponenza.