Lezioni di analisi matematica/Capitolo 8/Paragrafo 49

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Capitolo 8 - Derivata

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§ 49. — Derivata.


α) Sia una funzione reale.

Nei due precedenti §§ si è presentato il rapporto

.


Il denominatore e il numeratore sono il primo e la differenza di due valori della variabile indipendente , l'altro la differenza dei due valori corrispondenti della funzione . Perciò di suol anche porre (ricordando la lettera iniziale della parola: differenza)

,


.


Il primo sarà detto incremento della , l'altro incremento della . Il rapporto


viene perciò chiamato anche chiamato rapporto incrementale. [p. 162 modifica]In entrambi i problemi precedentemente trattati, si è trovato necessario calcolare il

.


Questo limite, se esiste ed è finito, ha ricevuto il nome di derivata della funzione nel punto ; esso è una funzione di , che si suole indicare con .

Se è posto , questo limite, se esiste, si indica brevemente anche con senz'altro, o con , se si vuol mettere in evidenza la variabile rispetto al quale si deriva1.

Se il punto che si esamina è all'estremo sinistro (destro dell'intervallo, in cui è definita, è sotteso che tende a zero per valori positivi (negativi); se invece il punto è interno a tale intervallo, si dice che la funzione ha in tal punto la derivata soltanto se il esiste, e è sempre lo stesso, sia che tenda a zero per valori positivi, sia che tenda a zero per valori negativi.

Di più, quando diremo che esiste la derivata , noi supporremo sempre che il nostro limite abbia valore finito (sebbene si parli talvolta anche di derivate infinite). I risultati dei precedenti paragrafi si possono perciò anche enunciare così:

1° Se è lo spazio percorso da un punto mobile su una retta in unità di tempo, allora la derivata di ci sà la velocità del punto all'istante (dopo che sono trascorse unità di tempo).

2° La retta tangente alla curva nel punto di ascissa ha per coefficiente angolare .

Così, p. es., la derivata di è


.


Quindi: Se un punto in minuti secondi percorre metri, la sua velocità (misurata in metri secondi) dopo secondi è [p. 163 modifica]. (Da ciò si deduce il risultato del penultimo paragrafo ponendo ).

La retta tangente della parabola nel punto di ascissa ha per coefficiente angolare .

β) Un teorema di importanza specialmente teorica è il seguente:

Se una funzione f(x) ha un punto x0 derivata (finita), essa è continua in tale punto.

Infatti dalla


si trae


Ossia

                                        .                              c.d.d.

Il teorema reciproco non è vero; esistono funzioni continue senza derivata, per quanto tutte le funzioni, che può incontrare il tecnico nei suoi studi, sieno derivabili nei punti non singolari2.

γ) Chiuderemo questo paragrafo con alcune osservazioni sulla equazione della retta tangente ad una curva. Si tratta di osservazioni evidenti, sebbene talvolta io mi sia accorto della difficoltà incontrata da molti studenti a scrivere tale equazione in modo corretto.

Il punto di ascissa sulla curva ha per ordinata . [Con si indica, come è noto, il valore quando alla variabile si da il valore ]. Il coefficiente angolare della tangente corrispondente è 3. Ora, affinchè la retta passante per il punto (x_0, y_0)</math> e un altro punto abbia il coefficiente angolare è condizione necessaria e sufficiente che . Questa è dunque l'equazione della retta tangente alla curva in quello dei suoi punti, che ha per ascissa . Si noti:

1° La che figura in questa equazione è l'ordinata di un punto mobile sulla tangente ed è perciò completamente distinta dalla , ordinata di un punto mobile sulla data curva.

2° Siccome il punto appartiene per ipotesi alla nostra curva, la è precisamente il valore assunto dalla , quando alla variabile si dà il valore . Così pure è il valore di nel punto .

Così, p. es., l'equazione della tangente alla curva nel punto di ascissa zmath>x_0</math> è , ossia (poichè ) è . [p. 164 modifica]δ) Sia data una curva definita in un intorno destro o sinistro di ; poniamo, p. es., nell'intorno di . La retta tangente nel punto di ascissa ha per equazione

ossia .

Se per le hanno limiti finiti la retta che ha per equazione si dirà asintoto della curva, nel punto di ascissa infinita (e si considererà come la posizione limite della tangente considerata per ).

Così pure, se è definita per , e se, quando è in un intorno di a, si ha , allora l'equazione della tangente nel punto di ascissa , si può scrivere:

.


Se è , , 4, allora la retta che ha l'equazione [che si deduce dalla precedente passando al limite per ] si chiama ancora asintoto della nostra curva nel punto di ascissa a.

Cos', p. es., la curva ha per tangente nel punto di ascissa la retta

.


Passando al limite per e per si trova che asintoti di tali curve sono le rette , ossia gli assi coordinati.


Esempi.


1° Sia una funzione continua e non negativa per . Consideriamo la figura piana (fig. 17) racchiusa tra l'asse delle , la curva , e le perpendicolari all'asse delle ascisse innalzate dal punto di ascissa e dal punto di ascissa variabile .

Ad una tale figura daremo il nome di rettangoloide. [p. 165 modifica]Dimostreremo altrove che questa figura possiede un'area (che cioè le sue aree esterna ed interna sono uguali).

Fig. 17.

Ed anche senza ammettere tale teorema, il lettore noti che le seguenti considerazioni (da noi svolte per l'area di tale rettangoloide) valgono del resto tanto per l'area esterna che per l'area interna (cfr. § 7, pag. 25).

Tale area sarà una funzione dell'ascissa variabile . Noi non sappiamo per ora calcolare tale area, qualunque sia la funzione ma, come ora vedremo, sappiamo in ogni caso calcolarne la derivata .

Per calcolare tale derivata, diamo alla un incremento positivo (ad identito risultato si giunge con ragionamenti analoghi se .

L'incremento ricevuto dalla nostra area sarà l'area del rettangolo limitato dall'asse delle , dalla nostra curva, e dalle ordinata dei punti e di ascissa ed . Se in questo intervallo la conservasse un valore costante, la curva , sarebbe in questo intervallo un segmento parallelo all'asse della ; la nostra figura sarebbe un rettangolo di base e di altezza , cosicchè la sua area sarebbe uguale ad . Ma può variare nel nostro intervallo da un minimo ad un massimo ; cosicchè la nostra figura contiene all'interno il rettangolo di base ed altezza , ed è contenuta nel rettangolo di base ed altezza . La sua area è perciò compresa tra i numeri ed , ossia sarà uguale ad , essendo il valore assunto dalla in un punto dell'intervallo (math>x, x+h)</math>. Dalla


abbiamo


cosicchè

.

[p. 166 modifica]Fig. 18

α) Sia, p. es., la curva (fig. 18) la retta uscente dal punto di ascissa ed ordinata col coefficiente angolare ; sia cioè dove , essendo il solito angolo della retta con l'asse delle . L'area della nostra figura (un trapezio) è

.


Ne deduciamo che la derivata di


è : ciò che si pò dimostrare direttamente col metodo di pag. 162.

β) Sia ora la curva un arco di cerchio col centro nell'origine e raggio . Dalla equazione di questo cerchio si trae (fig. 19). Fig. 19. L'area racchiusa tra l'asse delle , il cerchio, l'ordinata (di lunghezza nulla) di ascissa e l'ordinata di ascissa variabile è data da , dove (cfr. fig. 19) è l'arco minore di che ha per coseno , o, come si suol dire, ed .

Quindi la derivata di è uguale a .

γ) Infine, se e quindi la curva è un'iperbole equilatera con gli assi coordinati per asintoti, noi sappiamo (§ 38, es. 3°, pag. 128) che . Quindi la derivata di e in aprticolare di vale . [p. 167 modifica]2° Sia dato un solido . Esista e sia il volume di quella porzione di che è racchiuisa tra un certo piano fisso , e un piano parallelo posto alla distanza dal precedente. L'area della sezione fatta da in esista, e sia una funzione continua della . Dimostreremo che .

Oss. Ammettiamo il teorema che il volume dello strato , che è compreso tra due piani e qualsiasi paralleli a sia compreso tra i prodotti della distanza di questi due piani per i valori massimo e minimo dell'area d'una sezione fatta in da un piano parallelo a od a . Questo teorema, che troveremo più tardi dimostrato in generale, è evidente se, p. es., è una sfera, o un ellissoide avente per piano di due assi, o una piramide avente la base parallela a tale che il piede dell'altezza sia interno alla base, ecc. A tutti questi solidi il nostro ragionamento è quindi applicabile senza necessità di ammettere alcun teorema non dimostrato.

Ris. Se sono due piani paralleli a , il volume dello strato limitato in da e da è, per l'osservazione precedente, compreso tra ed , se con e con indichiamo rispettivamente il massimo ed il minimo valore di nell'intervallo .

E col metodo tante volte usato si deduce

.


L'allievo controlli questo risultato nei casi su citati che sia una sfera, od una piramide, calcolando effettivamente ed .

Varie e molteplici sono le applicazioni della definizione di derivata di una funzione e in moltissimi problemi la considerazione di si presenta spontanea. Perciò assai importanti sono i problemi fondamentali del calcolo:

1° Trovare la derivata di una funzione data.

2° Trovare le funzioni, che hanno una derivata assegnata.

Del primo si occupa il calcolo differenziale, del secondo il calcolo integrale.

Note

  1. Cioè la variabile, alla quale si è dato l'incremento arbitrario h, che si fa tendere a zero. L'arbitrarietà di è naturalmente limitata alla sola condizione che i punti appartengono al campo, in cui la è definita.
  2. È facile riconoscere che una funzione può essere continua in un punto , senza essere derivabile in tale punto. Basti pensare alle funzioni tali che la curca abbia per un punto angolare. Ma sono stati dati esempi di funzioni continue in tutto un intervallo, sprovviste di derivata in ogni punto di tale intervallo.
  3. E non già . Si osservi del resto che la non è generalmente l'equazione di una retta, e tanto meno della retta tangente, perchè non è neanche lineare (di primo grado) nella .
  4. Si potrebbe dare a queste condizioni (non tutte tra loro indipendenti) una forma che almeno apparentemente fosse meno restrittiva.